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Beatrice Gallori. Core

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Beatrice Gallori. Core

Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art, Lucca

3 dicembre 2016 – 5 febbraio 2017

a cura di Luca Beatrice e Maurizio Vanni

 
Per dare il titolo alla sua mostra personale Beatrice Gallori ricorre al linguaggio scientifico: Core come nucleo, termine con cui nell’informatica si intende una parte del microprocessore, insieme al package che lo contiene. L’esposizione si compone di opere-installazioni create site specific che ruotano attorno alle ricerche dell’artista toscana sulla “cellula” che sono poi il tramite per studiare l’uomo in quanto essere vivente. 
“Al Lu.C.C.A. – spiega Luca Beatrice, uno dei curatori della mostra – Gallori espone tutte opere site specific che riflettono una volta di più sulla condizione residuale della pittura, unica possibilità che tale mezzo può giocarsi in una difficile condizione contemporanea. Certo la riflessione sul monocromo parte da lontano, con sfumature e variazioni sia internazionali che italiane: è uno stile ben radicato nella tradizione tardo novecentesca e attualmente tornato di attualità per la critica e per il pubblico. Gallori però fa di più, inserendo la propria riflessione nello spazio con cui dialoga e in qualche modo combatte negandone i tratti distintivi, modificando angoli e proporzioni con la sua tipica forma a blob”.

“Viviamo il momento più interessante e imprevedibile nelle arti visive degli ultimi venticinque anni – aggiunge il co-curatore Maurizio Vanni – nel quale la realtà, privata di qualunque elemento interpretativo in grado di garantirne la coerenza, lascia il posto a coloro che non vogliono alluderla o narrarla, ma ricrearla ex novo attraverso una pluralità di codici plausibili. Beatrice Gallori riparte dalla molecola, dalla genesi della materia, non come operazione atavica e regressiva, bensì per ritrovare nel ‘concepimento del Tutto’ quelle relazioni capaci di ricostruire un nuovo mondo visivo. Core non è la risposta, ma l’unica via possibile”.

Lo speciale allestimento della mostra coinvolge il visitatore, stimolando diversi sensi attraverso il colore delle opere, le modalità con cui sono state realizzate e il movimento che creano con la loro struttura all’interno delle sale. “Mi sono divertita – sottolinea Beatrice Gallori – a cercare il vuoto, il pieno, ciò che non si vede, ciò che c’è, quello che ancora non c’è, che potrebbe accadere oppure no. È uno studio sulla cellula nuda e cruda, su quello che porta con sé e sulle informazioni che veicola dei nostri corpi, e che a volte li condanna. Una sorta di linea sottile tra la vita e la morte, ma anche una possibilità di comprensione dell’oltre. Ritengo che dobbiamo vedere l’infinitamente piccolo per capire l’infinitamente grande”.
L’esposizione è realizzata con il patrocinio di Regione Toscana, Comune di Lucca, Opera delle Mura, Camera di Commercio di Lucca, Confindustria Toscana Nord, Confcommercio Province di Lucca e Massa Carrara, Confesercenti Toscana Nord, Confartigianato Imprese Lucca, e con il supporto di Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Fondazione Banca del Monte di Lucca, Gesam Gas+Luce, e-Gate, Lara&Rino Costa Arte Contemporanea, Vecchiato Arte.
 
Note biografiche Beatrice Gallori
Beatrice Gallori nasce a Montevarchi nel 1978. Si diploma nel 1996 presso il Liceo Classico “Cicognini” di Prato. Nel 2001 concretizza la sua passione per la moda ed il design frequentando l’Istituto Polimoda di Firenze dove si specializza in Fashion Design e Maglieria. Dal 2008 espone in collettive in spazi pubblici e privati. Nel 2009 partecipa ad Arte in Vetrina-Prato, giovani talenti emergenti curata da Giovanni Faccenda. Nel 2010 crea dei bozzetti di maglieria hand-made con interventi pittorici per il marchio “Bettaknit” che ne produce una vera e propria collezione.
Nel 2011, la scultura To Red-ing Future entra a far parte del catalogo del Premio Combact. Nello stesso anno, una delle sue “colate”, Milk Walking, viene selezionata dal critico d’arte Arturo Schwarz per l’Asta di Arte Contemporanea Sotheby’s a Milano a favore del Museo d’Israele di Gerusalemme. Le ceramiche della collettiva Linguaggi a Milano riscuotono successivamente un grande successo di pubblico. Partecipa ad Art Verona 2011 ed entra poi a far parte del progetto Artisti a km 0 presso il Museo di Arte Contemporanea Luigi Pecci, a Prato, installando all’interno del museo l’opera e il video I suoi respiri.
Presenta, nel 2012, un’installazione creata appositamente per la “Giornata Internazionale della Maglieria” patrocinata dalla Provincia e dal Comune di Prato, con la collaborazione del Museo del Tessuto. Si intensifica il suo lavoro di collaborazione con gallerie italiane e mostre, sia collettive che personali, in Italia e all’estero. Una sua opera viene selezionata per BAU10, contenitore di arte contemporanea, ed entra a far parte della Collezione Zavattini (permanente presso la Biblioteca Nazionale di Firenze).
Nel 2013 inizia la collaborazione con la galleria Armanda Gori Arte (PO) che porta le sue opere in varie fiere presentandole ad un ampio pubblico. La collettiva pratese Urbana Vestigia è l’occasione per sperimentare anche altre forme espressive ed il suo video, Human Crisis, è scelto dall’Assessorato alla Cultura e dall’Assessorato alle Pari Opportunità di Prato come simbolo per la “Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne” ed una sua opera scultorea viene installata nella Piazza del Comune di Prato. A fine 2013, presso Armanda Gori Arte, la personale Time Lapse presentata dal critico Valerio Dehò.
Nel 2014 partecipa a tre mostre collettive presso Armanda Gori Arte a Pietrasanta: Rosso Contemporaneo, Plastica Italiana, Differenze. Nel 2015 è presente alla Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea di Arezzo con le mostre Evolve-ING e Plastica Italiana; Photissima a Venezia; Microscope alla Armanda Gori Arte a Pietrasanta; BIOsphere al Museo di Pittura Murale a Prato. Chiude l’anno con una personale dal titolo #differences presso la Galleria Riccardo Costantini Contemporary di Torino. Inaugura una mostra presso l’Ospedale di Sassuolo, Origins, portando nei corridoi dello stesso le sue opere insieme a Volontariarte.
Stringe collaborazioni con le gallerie Galleria Lara & Rino Costa Arte Contemporanea, Valenza; Galleria Arte Polimnia, Brescia-Forte Dei Marmi; Galleria Riccardo Costantini Contemporary, Torino, che presentano il suo lavoro ad Arte Fiera Bologna 2016 ed in altre fiere d’arte contemporanea, entrando così nel mercato italiano e non solo. Sempre nel 2016 una sua opera dal titolo BOOM entra a far parte della collezione dell’Università Bocconi di Milano. A giugno inaugura presso la galleria Vecchiato Arte di Padova una sua mostra personale dal titolo The Cell curata da Luca Beatrice.
Attualmente lavora con Lara & Rino Costa Arte Contemporanea, Riccardo Costantini Contemporary, Vecchiato Arte e con progetti espositivi che saranno presentati in gallerie e spazi museali durante tutto il 2016. Le sue opere sono presenti in vari collezioni private e pubbliche italiane ed internazionali.
 
Beatrice Gallori. Core
Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art, Lucca
3 dicembre 2016 – 5 febbraio 2017
a cura di Luca Beatrice e Maurizio Vanni
 
Per info:
Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art
Via della Fratta, 36 – 55100 Lucca tel. +39 0583 492180
 
 
Orario mostra:
Da martedì a domenica ore 10-19
Chiuso il lunedì
Biglietti: intero 7 €; ridotto 5 €
 
Inaugurazione: 2 dicembre ore 17,30 (su invito)
 
Organizzazione: Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art
In collaborazione con: MVIVA
Con il patrocinio di: Regione Toscana, Comune di Lucca, Opera delle Mura, Camera di Commercio di Lucca, Confindustria Toscana Nord, Confcommercio Province di Lucca e Massa Carrara, Confesercenti Toscana Nord, Confartigianato Imprese Lucca
Con il supporto di: Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Fondazione Banca del Monte di Lucca, Gesam Gas+Luce, e-Gate, Lara&Rino Costa Arte Contemporanea, Vecchiato Arte.
 
Ufficio Stampa
SPAINI & PARTNERS + 39 050 36042/310920 www.spaini.it
Addetto Stampa Lu.C.C.A.
 
 
Pubblica
Massimo Nardi

Tesori del Nord e delle altre province russe

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Icone del XVI - inizio XIX secolo dalla Collezione Orler e da altre collezioni private

A cura di Levon Nersesyan e Migena Hajdari

Galleria civica san Zenone
Piazzale Maestri Campionesi - Campione d’Italia (CO)

Inaugurazione 10 dicembre ore 16
10 dicembre 2016 - 15 gennaio 2017


Dal 10 dicembre alla galleria Civica di Campione d’Italia ospiterà la mostra “Tesori del Nord e delle altre provincie russe”, che vedrà l’esposizione di 38 antiche icone russe provenienti in larga misura dal patrimonio di Collezione Orler con sede a Marcon (Venezia) e da alcune importanti collezioni private. Nel complesso le opere esposte coprono un arco cronologico che va dal XVI al XIX secolo, con tavole provenienti per lo più dai centri iconografici della Russia settentrionale (Cholmogory, Kargopol’, dalla regione del fiume Onega, Vyg, Belosersk, Ustiug la Grande dalla regione di Vologda) ma anche dalla Russia centrale, dalla regione del Volga, da quella di Yaroslavl’ fino ad arrivare a quella degli Urali con Neviansk.

Tra l’interessante campione di opere esposte, riveste una particolare importanza scientifica anche la presenza di una icona raffigurante il tema della “Resurrezione - Discesa agli Inferi” della prima metà del XVII secolo proveniente da Sol’vycegodsk, a quel tempo possedimento della famosa famiglia di mercanti e imprenditori Stroganov.

Perché proprio i “Tesori del Nord”, perché proprio le icone provenienti da questi remoti, isolati e talvolta inospitali aree della Russia settentrionale? La risposta a queste domande la si ha leggendo la presentazione di Gabriele Orler, titolare della ditta omonima e curatore della mostra: “Sono tornato di recente da un viaggio che mi ha portato a visitare alcuni suggestivi villaggi e alcune più grandi città del vasto Nord della Russia. Luoghi carichi di spiritualità, dove il passato risplende ancora oggi, regalandoci gli scorci e le emozioni più intense. Nel mio itinerario, ho avuto modo di incontrare isolati monasteri, piccoli paesi con le tipiche case dai colori variopinti che si affacciano nei fiumi, semplici chiesette di legno, vedute mozzafiato dai campanili, arabeschi di nuvole che sembrano rubare l’azzurro del cielo... Tutto questo trattengo, come ricordo ed emozione indelebili, nel mio cuore, oltre ai tesori custoditi in musei magari poco noti eppure scrigni della "vera bellezza", ovvero le meravigliose icone. Sono queste le immagini che porterò sempre con me e che mi hanno arricchito enormemente. Ma la cosa che maggiormente ho percepito, lungo il mio cammino, è stata la purezza… È nell'aria, la si può “avvertire” in ogni cosa; persino nei silenzi… Perché la Russia, e il suo Nord non meno che altri luoghi, serbano intatte oasi che invitano alla riflessione, alla meditazione, alla preghiera. E generano viva una sensazione di pace, di estasi divina che pervade la nostra anima, fa pulsare il nostro cuore e ci avvicina a Dio.”

“Le più antiche opere d’arte sacra nella Russia -ricorda il responsabile scientifico della mostra Levon Neserjan- furono realizzate, com’è noto, sotto l’influsso di Bisanzio e sovente con la diretta partecipazione di maestri greci. Tuttavia, fin dalla seconda meta del XIII secolo, quando dopo l’invasione dei tataro-mongoli i legami tradizionali con Bisanzio per qualche tempo si indebolirono, la pittura russa di icone cominciò ad acquistare dei propri lineamenti caratteristici, ben riconoscibili. Proprio in questo periodo presero avvio centri artistici locali come Novgorod, Pskov e Rostov la Grande. Poco più tardi, alla fine del XIV secolo, anche Mosca e Tver’ si presentarono come centri artistici autonomi. Al XIV - XV secolo appartengono le più antiche icone provenienti dal Nord russo, una sconfinata regione comprendente la regione costiera del mar Bianco come pure i territori del bacino dei fiumi che vi si gettano, l’Onega, la Dvina Settentrionale, la Pinega, la Mezen’ e la Vycegda.

E ancora, dalle parole dello studioso russo: “Data l’esistenza di due principali vie di colonizzazione del Nord russo, provenienti da Novgorod e dalle terre di Rostov e Jaroslavl’, le poche icone settentrionali del XIV -XV secolo conservatesi fino a oggi possono essere ascritte senza difficoltà alle due rispettive tradizioni artistiche di Novgorod e della Russia Centrale. Forse, parte di esse era stata dipinta direttamente a Novgorod e nei centri artistici della Russia Centrale, ma la semplificazione delle tecniche artistiche che si osserva in varie opere consente di ipotizzare che fin da quest’epoca nel Nord russo esistessero delle botteghe artistiche più o meno autonome. In tali botteghe, probabilmente, si dipingevano icone per le prime chiese dei monasteri e le poche chiese parrocchiali del territorio. La fioritura della pittura di icone nel Nord e il processo di formazione delle sue peculiarità iconografiche e artistiche si situano nell’epoca del tardo Medioevo, nel XVI-XVII secolo. Questo fenomeno venne favorito dallo sviluppo economico delle terre costiere e del loro entroterra, la cui importanza in questo periodo non era più determinata semplicemente dalle ricche risorse naturali, ma anche dalle grandi vie commerciali che attraversavano questi territori.”

Insieme a botteghe locali, che almeno dalla meta del XVI secolo operarono attivamente a Vologda, Kargopol’, Cholmogory, e poi anche ad Archangel’sk, importanti centri di pittura di icone furono anche i principali monasteri del Nord, alle Solovki, le comunità di sant’Antonij di Sijsk, dell’Esaltazione della croce a Kij e altre ancora, dove in questa attività erano impegnati monaci, servi del monastero e pellegrini. Sempre dalla prefazione di Levon Neserjan al catalogo della mostra si ricava che: “Pur mancando una formazione professionale come quella esistente nella capitale, nelle botteghe di queste città e monasteri furono dipinte opere di indubbio talento, che colpiscono ancor oggi per la loro intensa e a volte ingenua espressività, e per l’originalità artistica. Gli iconografi che lavoravano in città, in particolare a Kargopol’ e Cholmogory, eseguivano anche opere destinate a chiese rurali, costruite per iniziativa delle parrocchie locali. Tuttavia, nella maggior parte dei casi le icone per queste chiese venivano dipinte dai contadini stessi, alcuni dei quali conoscevano i rudimenti del mestiere di iconografo e non di rado se li trasmettevano di padre in figlio. Questi artigiani semiprofessionali erano abbastanza numerosi, e proprio essi costituivano la massa principale degli iconografi settentrionali: questo spiega, da un lato, l’evidente semplificazione delle tecniche tradizionali, e dall’altro l’apparire di originali peculiarità iconografiche e di soluzioni artistiche insolite ma generalmente molto efficaci. Un certo isolamento e la trasmissione dei segreti del mestiere di padre in figlio contribuivano a serbare e a fissare gli elementi caratteristici, cosa che talvolta (in particolare nella pittura di icone di epoca più tarda), consente di distinguere l’arte delle singole regioni settentrionali – i territori dell’Onega, di Kargopol’, Vologda e Beloozero, del mar Bianco e cosi via. Non si può dire, tuttavia, che queste regioni conducessero un’esistenza completamente separata dagli altri centri artistici. La pittura russa di icone del XVI-XVII secolo e l’arte di un grande Stato centralizzato, in cui gli impulsi artistici provenienti dalla capitale svolgevano un ruolo fondamentale.


info:

Galleria civica san Zenone
Piazzale Maestri Campionesi - Campione d’Italia (CO)
Inaugurazione 10 dicembre ore 16
10 dicembre 2016 - 15 gennaio 2017

orari:
sab. 10.00-13.00 / 14.00-17.00 - dom. e festivi 10.00-13.00 / 14.00-17.00
lun. mer. ven. 9.00-13.00 - mar. giov. 9.00-13.00 / 14.30-17.30


info@collezioneorler.it
(+39)0414567816 / +41916419141
galleriacivicasanzenone@gmail.com
+41 91 649 84 19

Comunicato stampa a cura Frattura Scomposta
info@fratturascomposta.it - www.fratturascomposta.it

Artemisia Gentileschi e il suo tempo

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Museo di Roma a Palazzo Braschi 30 novembre 2016 - 7 maggio 2017

Un viaggio nell’arte della prima metà del XVII secolo seguendo le tracce di una grande, vera donna. Una pittrice di prim’ordine, un’intellettuale effervescente, che non si limitava alla sublime tecnica pittorica, ma che seppe, quella tecnica, declinarla secondo le esigenze dei diversi committenti, trasformarla dopo aver assorbito il meglio dai suoi contemporanei, così come dagli antichi maestri, scultori e pittori. La parabola umana e professionale di Artemisia Gentileschi (1593-1653), straordinaria artista e donna di temperamento, appassiona il pubblico anche perché è vista come un’antesignana dell’affermazione del talento femminile, dotata di un carattere e una volontà unici. Un talento che le consentì, giovanissima, arrivata a Firenze da Roma, prima del suo genere, di entrare all’Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze; che le fece imparare, già grande, a leggere e scrivere, a suonare il liuto, a frequentare il mondo culturale in senso lato; una volontà che le consentì di superare le violenze familiari, le difficoltà economiche; una libertà la sua che le permise di scrivere lettere appassionate al suo amante Francesco Maria Maringhi, nobile raffinato quanto tenero e fedele compagno di una vita. Una tempra la sua, che pure sotto tortura (nel processo che il padre intentò al suo violentatore Agostino Tassi) le fece dire: “Questo è l’anello che tu mi dai et queste le promesse”, riuscendo così a ironizzare, fino al limite del sarcasmo, sulla vana promessa di matrimonio riparatore.

La mostra che si apre il 30 novembre al Museo di Roma a Palazzo Braschi, con il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, promossa e prodotta da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Arthemisia Group e organizzata con Zètema Progetto Cultura, e che copre l’intero arco temporale della vicenda artistica di Artemisia Gentileschi, consentirà al visitatore di ripercorrere vita e opere dell’artista a confronto con quelle dei colleghi: circa 100 sono in totale le opere in mostra, provenienti da ogni parte del mondo, da prestigiose collezioni private come dai più importanti musei in un confronto serrato tra l’artista e i suoi colleghi, frequentati, a Roma, come a Firenze, ancora a Roma e infine a Napoli, con quel passaggio veneziano di cui molto è da indagare, così come la breve intensa parentesi londinese.

L’esposizione, che rimane aperta sino al 7 maggio 2017, nasce da un’idea di Nicola Spinosa ed è curata dallo stesso Spinosa per la sezione napoletana, da Francesca Baldassari per la sezione fiorentina, e da Judith Mann per la sezione romana. È accompagnata da un catalogo edito da Skira che dà conto dei diversi periodi artistici e umani di Artemisia e riporta le schede delle opere esposte, frutto dei più recenti studi scientifici e degli ultimi documenti rinvenuti.

Oltre quindi ai magnifici capolavori di Artemisia come la Giuditta che taglia la testa a Oloferne del Museo di Capodimonte, Ester e Assuero del Metropolitan Museum di New York, l’Autoritratto come suonatrice di liuto del Wadsworth Atheneum di Hartford Connecticut, si vedranno la Giuditta di Cristofano Allori della Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze o la Lucrezia di Simon Vouet del Národní galerie v Praze di Praga, solo per citarne alcuni: dopo i dipinti della prima formazione presso la bottega del padre Orazio, quelli degli anni fiorentini, segnati dai lavori dei pittori conosciuti alla corte di Cosimo de Medici come Cristofano Allori e Francesco Furini, ma anche le tangenze con Giovanni Martinelli; altri che recano echi, e non solo, della sua amicizia e frequentazione con Galileo, come del mondo, allora nascente, del teatro d’opera. Scandite all’interno di un itinerario cronologico, le successive opere di Artemisia sono messe in relazione con quelle dei pittori attivi in quegli anni d’oro a Roma: Guido Cagnacci, Simon Vouet, Giovanni Baglione, fonte d’ispirazione rispetto ai quali la pittrice aggiorna, di volta in volta, il suo stile proteiforme e mutevole.

A concludere, i dipinti eseguiti nel periodo napoletano, quando ormai Artemisia può contare su una sua bottega e sulla protezione del nobile Don Antonio Ruffo (1610-1678), lavori in cui, grazie ai confronti, sarà possibile capire il suo rapporto professionale coi colleghi partenopei: da Jusepe de Ribera e Francesco Guarino a Massimo Stanzione, Onofrio Palumbo e Bernardo Cavallino; tele come la splendida Annunciazione del 1630 – presente anch’essa in mostra – paradigmatiche di questa fiorente contaminazione, scambio e confronto.

Sponsor della mostra Generali Italia, sponsor tecnico Trenitalia. L’evento è consigliato da Sky Arte HD.

ARTEMISIA GENTILESCHI

Artemisia Lomi Gentileschi. Artemisia Gentileschi. Artemisia. È così ormai che il mondo la conosce, gli storici dell’arte come la gente comune. Chi la reputa pittrice di prim’ordine, in grado di eguagliare e superare nell’arte i tanti pittori del suo tempo, e non solo, e chi resta stregato dalle sue Giuditte vendicatrici, dalle Cleopatra, Ester, Maddalene, sante, dame e suonatrici, dai suoi colori, dalle ombre caravaggesche e terribili di suoi lavori. Artemisia per anni, per decenni, complice la biografia parecchio romanzata di Anna Banti, è sembrata essere solo una bambina violata dall’amico e sodale del padre, quell’Agostino Tassi che non fece un solo giorno di esilio o galera. Sembrava Artemisia, uscita dalle pagine travagliate della grande storica dell’arte, non voler altro che l’approvazione del padre, come pittrice, e il suo amore, come figlia. Sembrava Artemisia far ricorso all’orgoglio per salvare la sua vocazione, al punto da allontanare l’unico uomo amato, il padre della figlia, il vicino di casa Pierantonio Stiattesi, sposato per cancellare la macchia dello stupro dalla sua reputazione di donna. E sembrava aver avuto un’unica figlia, trascurata e negletta, che detestava colori e pennelli e odiava quella madre che affetto e attenzioni non poteva dare, troppo impegnata a farsi strada in un mondo fatto solo di uomini, impossibilitata a svelare emozioni, pena il crollo della sua autorevolezza. Una figlia che, con gli occhi e le parole, pare esser sempre pronta a rimproverarle modi e costumi, che preferisce la pudicizia delle monache e la tranquillità economica di un matrimonio di interesse. E parte Artemisia, attraversa mezza Europa per giungere alla corte della Regina di Inghilterra, dove si trova il padre che la accoglie, ma al tempo stesso è geloso del suo successo. La corte è tetra e fredda, il padre se ne sta nascosto e infine muore, tra le sue braccia, e a lei non resta che tornare indietro e forse morire sola in una qualche locanda prima di arrivare nel porto di Napoli.

Artemisia non è questa, non lo è mai stata. Il tempo, i documenti, le carte uscite fuori dagli archivi, e forse ancora molte da trovare, han reso giustizia a una donna, a un’artista, a un’eroina che non si fa scrupoli perché solo in questo modo è possibile esser donna e pittrice in quell’epoca, in quel mondo. Non era affatto bambina quando conobbe il Tassi che amò per quasi un anno. E certo il processo ci fu e alla fine non si sposarono. Sposò lo Stiattesi ma chi tra i due ci guadagnò, non è chiaro. Amò furiosamente un suo coetaneo alla corte di Firenze, il nobile Francesco Maria Maringhi, come testimoniano le sue lettere appassionate, che la salvò dall’accusa di furto di colori quando scappò con i figli, che molti ne ebbe, da Firenze a Roma. Cambia case, si fa nuovi amici, non paga i debiti, pur di lavorare e di essere grande tra i grandi del suo tempo. L’amico Vouet ci lascia un suo ritratto (ma il suo volto lo si conosce a memoria, che lo regala alle sue donne di pennello più crudeli). È a Venezia e poi a Napoli. Si fa agente di se stessa. Ha a che fare coi grandi della nostra penisola, come d’Europa, raccomandando perfino famiglia e parenti, rimandando consegne di lavori, scrivendo lettere tanto supplichevoli quanto furbe. Scrive a Galileo di cui è amica. Il suo amante di sempre, il Maringhi, la raggiunge a Napoli. Girolamo Fontanella compone un’ode per lei e negli anni successivi addirittura sette per le sue opere. Parte per Londra, dove raggiunge il padre, e dove rimane anche dopo la sua morte per rientrare poi a Napoli dove lavora molto e molto promette, pur di farsi anticipare danari e colori.




Secondo le fonti vien sepolta nella Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini. “Heic Artemisia” sulla sua lapide. Perché da questo momento è solo Artemisia, la grande, immensa pittrice.

LA MOSTRA
1606-1613 - Artemisia a Roma: gli esordi
Orazio Gentileschi ebbe quattro figli e la primogenita Artemisia (Roma, 8 luglio 1593 – Napoli, 14 giugno 1653), unica femmina, era quella dotata di maggior talento. Cresciuta nel mondo del naturalismo caravaggesco, si formò nella bottega del padre, che eccelleva nella riproduzione realistica di materiali e particolari quotidiani. La giovane assimilò da Orazio l’attitudine a registrare tutto ciò che osservava, come dimostra il notevole Susanna e i vecchioni dipinto nel 1610. Artemisia sviluppò una spiccata capacità di ritrarre la figura umana, che è il tratto per il quale è più nota e ammirata.
La Roma degli anni giovanili di Artemisia era una città vibrante, in pieno cambiamento. La ristrutturazione delle chiese paleocristiane, la progettazione di strade più ampie ed efficienti, il miglioramento del sistema di circolazione dell’acqua e la realizzazione di nuove fontane: tutto ciò attirava numerosi pellegrini che avvertivano il richiamo della città santa e molti artisti stranieri. Tra questi Agostino Tassi, divenuto un collega del padre, aggredì e stuprò nel 1611 Artemisia. Malgrado il trauma, in questo periodo difficile l’artista eseguì alcuni dei suoi lavori più ispirati, tra cui la Danae (1612 ca.) proveniente da Saint Louis. È difficile stabilire con certezza quali altri artisti Artemisia conoscesse direttamente ma è evidente che la pittrice assimilò i gesti espressivi, la luce drammatica e gli scorci intimi che caratterizzavano il linguaggio visivo della pittura romana dell’epoca.
Nella prima sezione di mostra le opere di Artemisia Gentileschi sono: Susanna e i vecchioni (1610), Danae (1612 ca.), Giuditta e la fantesca Abra (1613 ca.) accanto al David con la testa di Golia (1610 ca.) di Orazio Gentileschi e Maddalena in meditazione di Jusepe de Ribera. In mostra anche Giuditta consegna la testa di Oloferne alla serva di Giovanni Baglione, La morte di Cleopatra e Santa Cecilia di Antiveduto Gramatica, Giuseppe e la moglie di Putifarre (1610) di Lodovico Cardi detto Il Cigoli e Maddalena penitente di Carlo Saraceni.

1613-1620 - Artemisia a Firenze

Nel 1613 Artemisia, dopo la violenza e il processo subiti a Roma, giunse con il novello sposo Pierantonio di Vincenzo Stiattesi pittore fiorentino, alla corte di Firenze allora in vivace fermento sotto il gusto raffinato di Cosimo II de’ Medici.
Durante i quasi otto anni di soggiorno presso la capitale del granducato toscano, Artemisia si distinse come una delle personalità di primo piano nel panorama cittadino dominato dalla presenza di Galileo e originale snodo artistico, segnato anche da influenze caravaggesche. La posizione di rilievo acquisita è testimoniata dalle prestigiose committenze e dall’ammissione - prima donna della storia - all’Accademia del Disegno nel 1616. Per Artemisia Firenze significò soprattutto l’incontro e il dialogo con gli artisti attivi sul suolo toscano nella prima metà del Seicento, primo tra tutti Cristofano Allori, inventore della “poetica degli affetti”. Allori, oltre a fare da padrino al figlio omonimo della pittrice, svolse un ruolo fondamentale nell’evoluzione del suo stile, inducendola ad adottare soluzioni più eleganti e decorative, già magistralmente padroneggiate dal maestro Ludovico Cigoli che Artemisia seppe coniugare all’uso di una tavolozza preziosa e di una pennellata morbida sull’ulteriore esempio di Jacopo da Empoli. La celebre Giuditta dell’Allori oggi a Pitti, con l’intrigante immagine della Mazzafirra, amante dell’artista, che seduce dall’alto della sua statura brandendo il capo mozzo dello stesso Cristofano nei panni di Oloferne, rimane senz’altro una lezione indimenticata da Artemisia. Il segreto degli ori del damasco che languisce e lievita sotto il pennello di Cristofano è ormai di pieno dominio gentileschiano nella Maddalena convertita oggi a Pitti. Fondamentale per il successo professionale di Artemisia che, lontana dal padre, riuscì ad acquisire un proprio stile originale, fu la figura di Michelangelo Buonarroti il Giovane (1568- 1646), suo mecenate e protettore. Fu forse proprio il Buonarroti a fare da tramite tra Artemisia e la famiglia Corsi, e in particolare Laura Corsini, consorte del geniale Jacopo Corsi, l’inventore della Camerata de’ Bardi. Laura Corsini è l’ipotizzata committente della Giuditta oggi a Capodimonte, gemella dell’eroina che compare nella tela più tarda e di soggetto analogo oggi agli Uffizi, forse realizzata proprio a Firenze o comunque commissionata e ideata in terra toscana, come attestano la composizione scenograficamente più curata in chiave teatrale, la cura dei dettagli e la vesta sontuosa.




Opere di Artemisia Gentileschi presenti in questa sezione sono: La Conversione della Maddalena (1616-17 ca.), Giuditta che decapita Oloferne (1620-21 ca.), Giuditta decapita Oloferne (1617, da Capodimonte il cui prestito è stato concesso dal 17 febbraio 2017), Giaele e Sisara (1620); accanto magnifiche tele quali Giuditta con la testa di Oloferne (1620) di Cristofano Allori, Giuditta e la fantesca (1620 ca.) di Andrea Commodi, Pietà (1618) di Filippo Tarchiani, Venere piange la morte di Adone (1625-26 ca.) di Francesco Furini, Davide uccide Golia (1620-1622 ca.) di Filippo Tarchiani, Apollo che scortica Marsia (1630 ca.) di Bartolomeo Salvestrini, Noli me tangere (1618 ca.) di Battistello Caracciolo.

L’Aurora di Artemisia e la sua influenza nella pittura fiorentina del Seicento
Nella cerchia di Michelangelo Buonarroti il Giovane figuravano personalità di spicco per l’arte, la scienza, la musica e la letteratura. Tra quest’ultime svetta lo scienziato pisano Galileo Galilei (1564-1642), i cui studi e interessi avevano avuto una diffusione importante a Roma, dove lo scienziato era affiliato all’Accademia dei Lincei, e nella città granducale dove godeva del favore della famiglia Medici. Il più giovane principe Leopoldo de’ Medici contribuì, nel 1657, quando lo scienziato era mancato ormai da oltre un decennio, alla nascita dell’Accademia del Cimento.
Il legame di sincera amicizia tra Galileo e Artemisia è documentato anche dall’interesse mostrato, fin dagli esordi, dalla pittrice per gli studi dello scienziato sull’atmosfera. Se nella figura dell’Inclinazione, compiuta tra il 1615 e il 1616 per Casa Buonarroti a Firenze, è palese l’omaggio a Galileo, ancor più evidente è nella grande tela raffigurante l’Aurora databile al 1625 circa. La figura di Aurora ebbe una grande eco nell’immaginario pittorico del Seicento fiorentino, come attestano il Ratto di Proserpina di Giovanni Bilivert (1633), il Pan e Siringa di uno dei suoi allievi più dotati, Agostino Melissi, le sensuali bellezze femminili di Francesco Furini, le eroine come la Ghismunda di Mario Balassi o l’Olimpia di Giovanni Martinelli. Tra Artemisia e i pittori fiorentini vi fu un legame bivalente di reciproco scambio, fatto non solo di debiti, ma di crediti importanti.
Se Artemisia attinse al linguaggio figurativo imparato a Firenze, appropriandosi della sensuale eleganza, dei colori brillanti e vividi, del gusto teatrale e della languida morbidezza dell’Empoli, del Cigoli e dell’Allori, gli artisti che intrecciarono le proprie vicende artistiche con quelle della pittrice ne guadagnarono i plateali toni drammatici, nonché la sinuosa sensualità delle figure femminili, come attestano mirabilmente le Tre Grazie del Martinelli e la Lucrezia di Felice Ficherelli.
Opere di Artemisia Gentileschi presenti in questa sezione sono: Aurora (1625 ca.), accanto a Arianna abbandonata da Teseo nell’isola di Nasso (1625-30 ca.) di Francesco Morosini, detto il Montepulciano, Ghismunda riceve il cuore di Guiscardo (1635 ca.) di Mario Balassi, Olimpia abbandonata da Bireno (1640 ca.), Maddalena (1630 ca.) e Le tre Grazie, (1635-40 ca.) di Giovanni Martinelli, Tarquinio e Lucrezia (1640 ca.) di Felice Ficherelli, detto il Riposo.

1620-1627 - Il ritorno a Roma: gli orizzonti si ampliano

Artemisia tornò a Roma nel febbraio del 1620 ma il rientro non fu propriamente trionfale. I crescenti problemi di debiti e il logorarsi del rapporto con la corte medicea l’avevano spinta a lasciare Firenze. L’amante Francesco Maria Maringhi le aveva fornito il denaro necessario per ritrasferirsi nella città natale, dove si trovò nuovamente coinvolta nel rapporto conflittuale con il padre e i fratelli.

In questo soggiorno romano la sua vita e il rapporto con la Roma città d’arte furono del tutto diversi. Artemisia tornava da donna sposata e con in più un amante premuroso. Nel 1621 abitava in via del Corso con il marito, la figlia Palmira e i servitori e poteva permettersi anche l’affitto di una seconda casa in via della Croce. Adesso era finalmente libera di godersi l’eredità della Roma antica e paleocristiana, così come le opere dei contemporanei.

Fra gli artisti attivi a Roma in quel periodo, il pittore che probabilmente esercitò una maggiore influenza su Artemisia fu Simon Vouet, il quale ammirava talmente le sue doti da volerla ritrarre in un celebre dipinto. A volte la pittrice si ispirava ancora a modelli caravaggeschi, come dimostra il Ritratto di gonfaloniere (Costanzo di Giasone?) dipinto nel 1622, o la composizione sviluppata per la Maddalena penitente. Di certo la pittrice interagì con molti artisti che lavoravano a Roma negli anni venti del Seicento e i lavori esposti permettono di valutare le affinità e le differenze tra Artemisia e i colleghi romani.

Opere di Artemisia Gentileschi presenti in questa sezione sono: Santa a mezzo busto (1630 ca.), Ritratto di gonfaloniere (1622), Ritratto di dama con ventaglio (1620-25 ca.) accanto a opere quali Il suicidio di Lucrezia (1624 ca.) e La circoncisione (1622) di Simon Vouet, Giuseppe e la




moglie di Putifarre (1620 ca.) e Giaele e Sisara (1620 ca.) di Giuseppe Vermiglio, Giuditta con la testa di Oloferne (1626) di Domenico Fiasella, Sibilla (1618-21 ca.) di Orazio Gentileschi; Salomè con la testa del Battista (1627-28) di Charles Mellin, David con la testa di Golia (1625- 26 ca.) di Nicolas Regnier.

Artemisia a Napoli

Nel 1629, lasciata Venezia, Artemisia dopo una breve sosta romana si trasferisce a Napoli su invito del viceré, duca di Alcalá, che era stato già a Roma suo committente e collezionista.
Tra le prime opere dipinte nella Capitale meridionale l’Annunciazione del 1630 (Museo di Capodimonte) e la Nascita del Battista del 1635, appartenente a una serie di tele con storie del Santo (Museo del Prado) per l’Eremitaggio di San Giovanni nel parco del Buen Retiro a Madrid, realizzata su incarico del viceré, conte di Monterrey, da Massimo Stanzione, con la partecipazione anche di Paolo Finoglio. Due dipinti, questi degli esordi napoletani della pittrice, stilisticamente influenzati sia da esempi recenti dello Stanzione, sia da opere romane di Simon Vouet prima del ritorno in Francia, che dal classicismo del Domenichino, impegnato dal 1631 proprio a Napoli nella decorazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro. Tra il 1635 e il 1637, con Ribera, Stanzione, Lanfranco, Finoglio, Francesco Fracanzano e Agostino Beltrano, Artemisia realizza tre tele per il Duomo di Pozzuoli, restaurato dopo l’eruzione del Vesuvio del 1631, con l’Adorazione dei Magi, San Gennaro che placa le fiere nell’Anfiteatro Flavio e San Procolo con Nicea: dipinti nei quali, avvalendosi della collaborazione di Viviano Codazzi e di Domenico Gargiulo, Artemisia concilia aspetti del naturalismo di Jusepe de Ribera con il preziosismo cromatico degli ultimi dipinti di Vouet. Contemporaneamente, pur esercitando un’influenza solo marginale sui pittori locali, si avvale anche della collaborazione del giovane Bernardo Cavallino, come nel Loth e le figlie del Museo di Toledo (Ohio). Trasferitasi a Londra nel 1638 per assistere il padre Orazio malato, rientra a Napoli tra la fine del 1639 e l’inizio del 1640 dove, per far fronte alle numerose richieste di prestigiosi committenti, è costretta a ricorrere all’aiuto del modesto Onofrio Palomba, con il quale realizza un Trionfo di Galatea di collezione privata e una Susanna e i vecchioni della Pinacoteca Nazionale di Bologna. Opere dipinte negli ultimi anni di vita che confermano il mito, oggi più che mai attuale, di una donna che per impegno professionale e a dispetto della violenza subita, fu capace di imporsi in un ambiente, quello delle arti, che era e sarebbe stato ancora a lungo dominato dalla prevaricante presenza della sola figura maschile.

Opere di Artemisia Gentileschi presenti in questa sezione sono: Ester e Assuero (1626-29 ca.), Lasciate che i pargoli vengano a me (1629-30 ca.), Annunciazione (1630), Cleopatra (1640-45 ca.), Corisca e il satiro (1635-37 ca.), Maddalena penitente (1640-42 ca.), Nascita di san Giovanni Battista (1635 ca.) accanto a opere come Salomè con la testa del Battista (1625 ca.) di Battistello Caracciolo, Madonna con il Bambino nella bottega di san Giuseppe (1640-42 ca.) e Compianto su Cristo morto (Pietà) (1633) di Jusepe de Ribera, Lucrezia (1630-35 ca.), Commiato di san Giovanni Battista dai suoi genitori (1634-35 ca.) e Loth e le figlie (1635-40 ca.) di Massimo Stanzione, Santa Lucia (1645 ca.), Santa Cecilia al cembalo (1640-45 ca.) e Maria Maddalena pentita (1640-50 ca.) di Francesco Guarino, Allegoria della pittura (1645) e Santa Lucia (post 1645) di Bernardo Cavallino, Giuditta mozza la testa di Oloferne (1635 ca.) di Filippo Vitale.

Artemisia a Londra

Artemisia si trasferì a Londra per raggiungere il padre Orazio, ormai anziano e malato, che dalla fine del 1625 vi risiedeva, lavorando prima per George Villiers, duca di Buckingham, quindi, alla sua morte avvenuta nel 1628, per la corte di Carlo I Stuart e della regina Henrietta Maria.
Le trattative per avere Artemisia a Londra furono lunghe e complicate e il viaggio appare tra i più misteriosi della pittrice per la brevità del soggiorno e per la scarsità di notizie ad esso legate.

La pittrice giunse infatti in Inghilterra in un momento imprecisato del 1638 (certamente dopo il 28 novembre 1637, quando è ancora a Napoli) e lasciò Londra per fare rientro in Italia circa un anno dopo la morte del padre, avvenuta nel febbraio del 1639, al principio del 1640. Nei suoi viaggi venne scortata dal fratello Francesco, agente del re e della regina, che più volte avevano richiesto i suoi servigi, nonostante la riluttanza di Artemisia a muoversi verso il Nord dell’Europa. La fama della Gentileschi doveva essere giunta a Londra prima del suo arrivo, poiché entro il 1633 vi pervenne un suo dipinto raffigurante Tarquinio e Lucrezia, oggi perduto.






Delle tele attribuite alla Gentileschi registrate negli inventari dei beni del re e della regina è oggi identificabile soltanto l’Allegoria della pittura di proprietà della Royal Collection. Le altre opere furono disperse alla vendita dei beni di proprietà della corona dopo la decapitazione di Carlo I nel 1649. Tra di esse vi è una misteriosa Santa che poggia la mano sulla frutta non ancora rintracciata, la cui descrizione sembra suggestivamente corrispondere alla Cleopatra della Galerie Sarti qui esposta che, per la maestà ed eleganza della resa pittorica, può essere riconducibile al periodo inglese. In questo momento Artemisia risulta infatti in stretto contatto stilistico con il padre, come attesta il magnifico Loth e le figlie di Bilbao, collaborando con lui in modo assai ravvicinato all’esecuzione del soffitto per la Queen’s House oggi a Londra, Marlborough House.

Opere presenti in questa sezione: Loth e le figlie (1628) di Orazio Gentileschi e Cleopatra (1639- 40 ca.) di Artemisia Gentileschi.


Materiale stampa e immagini in HD
http://bit.ly/ARTEMISIA_GENTILESCHI

Sede
Museo di Roma Palazzo Braschi
Ingresso da Piazza Navona, 2 e da Piazza San Pantaleo, 10

Informazioni
T. +39 06 0608 (tutti i giorni ore 9 - 21) www.museodiroma.it; www.museiincomuneroma.it; www.arthemisia.it @museiincomune #ArtemisiaRoma

Orari
Dal martedì alla Domenica
Dalle ore 10 - 19 (la biglietteria chiude alle 18) Giorni di chiusura: lunedì; 25 dicembre, 1 gennaio, 1 maggio

Catalogo
Skira


Uffici stampa
ARTHEMISIA GROUP
Adele Della Sala | ads@arthemisia.it Anastasia Marsella | am@arthemisia.it Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
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Barbara Notaro Dietrich | b.notarodietrich@gmail.com

ZÈTEMA PROGETTO CULTURA
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Verso il Mediterraneo. Sezioni del paesaggio da Salerno a Reggio Calabria

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Verso il Mediterraneo
Sezioni del paesaggio da Salerno a Reggio Calabria

mostra a cura di Emilia Giorgi e Antonio Ottomanelli

inaugurazione: mercoledì 14 dicembre 2016, ore 18.00
apertura al pubblico: 15 dicembre 2016 – 14 febbraio 2017

Palazzo Poli, Istituto centrale per la grafica
Roma, via Poli 54 (Fontana di Trevi)

Dal 15 dicembre 2016 al 14 febbraio 2017, l’Istituto centrale per la grafica ospita la mostra Verso il Mediterraneo. Sezioni del paesaggio da Salerno a Reggio Calabria, a cura di Emilia Giorgi e Antonio Ottomanelli, con oltre 100 lavori realizzati da alcuni dei maggiori fotografi italiani contemporanei che hanno documentato il paesaggio attraversato dall’A3 Salerno - Reggio Calabria. Il sottotitolo della mostra prende ispirazione dalla celebre ricerca di Gabriele Basilico e Stefano Boeri Sezioni del paesaggio italiano, pubblicata nel 1997 per un atlante eclettico sui mutamenti del territorio nazionale.
La mostra è promossa da Anas SpA in collaborazione con l’Istituto centrale per la grafica e il MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, nell'ambito del progetto OIGO - Osservatorio Internazionale sulle Grandi Opere.
Undici gli autori coinvolti, Andrea Botto, Gaia Cambiaggi, Martin Errichielloe Filippo Menichetti, Marco Introini, Allegra Martin, Maurizio Montagna, Armando Perna, Filippo Romano, Marcello Ruvidotti, Francesco Stelitano, Giulia Ticozzi, che hanno esplorato tre regioni – Campania, Basilicata e Calabria – e rintracciato un patrimonio culturale materiale e immateriale visibile in mostra come un “viaggio nel viaggio” che inizia a Salerno e termina a Reggio Calabria. Sono narrate realtà diverse, attraverso i focus che ogni autore ha individuato con singoli percorsi, visitando le infrastrutture, osservando il paesaggio, facendo emergere attraverso l’ascolto dei linguaggi delle tre regioni, i conflitti e le contraddizioni del territorio indagato.
La documentazione va dalla dismissione delle vecchie infrastrutture alla naturalizzazione e il ripristino ambientale; dalle storie di vita di uomini e donne coinvolti direttamente o indirettamente dai lavori dell’infrastruttura alla presentazione di opere collegate all’autostrada, come il Porto di Gioia Tauro; fino alle immagini di paesaggio fisico e culturale alla scoperta di un Meridione inedito, a volte intrinsecamente legato alle origini dei singoli autori.
Ne emerge un racconto antropologico in cui la monumentalità delle grandi opere diviene veicolo per sondare da una parte la trasformazione e l’emancipazione del panorama culturale delle regioni che attraversa, dall’altra l’integrazione e la valorizzazione dell’architettura paesaggistica.
A fare da contrappunto a questo racconto sul presente è una sezione dedicata a tre maestri della fotografia italiana con opere provenienti dalla Collezione di Fotografia del MAXXI Architettura e in particolare dal progetto di committenza Atlante Italiano 03. Sono gli scatti di Gabriele Basilico e Olivo Barbieri che descrivono lo stretto di Messina, ancora oggi di estrema attualità, e quelle di Mario Cresci che centra il suo lavoro sulla SS 106 Jonica, importante collegamento tra Reggio Calabria a Taranto, illustrata anni dopo anche dal fotografo Filippo Romano.
Sono parte integrante del percorso espositivo i disegni e le immagini provenienti dall’archivio Anas, esposto per la prima volta al pubblico: progetti, planimetrie e soprattutto fotografie degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta, alcune realizzate dallo Studio Fotografico Vasari, che testimoniano i lavori infrastrutturali di un’epoca e del periodo che precede la costruzione dell’A3.
La mostra Verso il Mediterraneo. Sezioni del paesaggio da Salerno a Reggio Calabria è accompagnata da una pubblicazione edita da Planar Books con i testi dei curatori e di Stefano Boeri e Joseph Grima.
Il progetto allestitivo è dello studio di architettura 2A+P/A di Roma (Gianfranco Bombaci e Matteo Costanzo)

Scheda tecnica
Titolo: Verso il Mediterraneo. Sezioni del paesaggio da Salerno a Reggio Calabria
A cura di: Emilia Giorgi e Antonio Ottomanelli
Promosso da: Anas
In collaborazione con: ICG - Istituto centrale per la grafica e MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo
Con il supporto di: Contship Italia Group, Willis Towers Watson, Planar
Nell'ambito del progetto: OIGO Osservatorio Internazionale sulle Grandi Opere
Progetto di allestimento: 2A+P/A

Info pubblico
Istituto centrale per la grafica
Roma, Palazzo Poli, via Poli 54 (Fontana di Trevi)
Orari: martedì – domenica, dalle ore 14.00 alle 19.00
Chiuso il lunedì, 25 dicembre, 1 gennaio
Ingresso libero

PiiiL Cultura Puglia_Il weekend della cultura

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Tre grandi conferenze territoriali nel corso delle quali istituzioni, imprese, artisti e operatori della cultura si confronteranno e interrogheranno sui cinque temi del Piiil: Prodotto, Identità, Innovazione, Impresa, Lavoro. Ciascun incontro sarà, dunque, diviso in cinque sessioni di lavoro, ogni sessione sarà introdotta da un “relatore del tema”. I partecipanti saranno divisi tra i tavoli allestiti e organizzati per sei aree di intervento: attività culturali, istituzioni culturali, spettacolo dal vivo, beni culturali e ambientali, industria creativa, industria audiovisiva. A margine di ciascuna conferenza sarà redatto e pubblicato un report che costituirà il documento di partenza per la redazione del Piano strategico.

I tavoli di lavoro saranno divisi in:
Attività culturali: arti visive, lettura ed editoria, fumettistica, convegnistica, eventi culturali
Spettacolo dal vivo: teatro, musica e danza, arti circensi
Industria audiovisiva: cinema, radio, tv, multimedialità, cross medialità e web
Beni culturali, ambientali e paesaggistici: archivi, aree archeologiche, biblioteche, cattedrali, complessi monumentali, musei, teatri storici, parchi, sic (siti interesse comunitario), riserve naturali, sac (sistemi ambientali e culturali), ecomusei
Industria Creativa: design/artigianato artistico e architettura, agenzie di comunicazione, servizi filiera culturale, nuove tecnologie, laboratori urbani
Istituzioni culturali: università, sovrintendenze, EELL, istituzioni di ricerca, studio e documentazione


ATTENZIONE: I partecipanti al Weekend della cultura siederanno a tavoli di discussione divisi per le sei aree di intervento. I tavoli si svolgeranno in contemporanea, pertanto OGNI PARTECIPANTE potrà prendere parte AD UN SOLO TAVOLO DI LAVORO (i tavoli saranno: attività culturali, istituzioni culturali, spettacolo dal vivo, beni culturali e ambientali, industria creativa, industria audiovisiva).

Iscrizioni APERTE:

Iscriviti



FOGGIA
A Foggia gli incontri si terranno tutti presso la Camera di Commercio.

Venerdì 16 Dicembre, h. 15-19
Si parla di LAVORO
con Michele Trimarchi

Sabato 17 Dicembre, h. 9-13
Si parla di INNOVAZIONE
con Patrizia Asproni

Sabato 17 Dicembre, h. 15-19
Si parla di IDENTITA‘
con Alessandro Leogrande

Domenica 18 Dicembre, h. 9-13
Si parla di IMPRESA
con Guido Guerzoni

Domenica 18 Dicembre, h. 15-19
Si parla di PRODOTTO
con Francesco Cascino


BARI
A Bari gli incontri si terranno tutti presso la Fiera del Levante.

Venerdì 16 Dicembre, h. 15-19
Si parla di INNOVAZIONE
con Patrizia Asproni

Sabato17 Dicembre, h. 9-13
Si parla di LAVORO
con Michele Trimarchi

Sabato 17 Dicembre, h. 15-19
Si parla di IMPRESA
con Guido Guerzoni

Domenica 18 Dicembre, h. 9-13
Si parla di PRODOTTO
con Francesco Cascino

Domenica 18 Dicembre, h. 15-19
Si parla di IDENTITA‘
con Alessandro Leogrande

LECCE
A Lecce gli incontri si terranno tutti presso l'Università del Salento.

Venerdì 16 Dicembre, h. 15-19
Si parla di IDENTITA‘
con Alessandro Leogrande

Sabato 17 Dicembre, h. 9-13
Si parla di IMPRESA
con Guido Guerzoni

Sabato 17 Dicembre, h. 15-19
Si parla di PRODOTTO
con Francesco Cascino

Domenica 18 Dicembre, h. 9-13
Si parla di INNOVAZIONE
con Patrizia Asproni

Domenica 18 Dicembre, h. 15-19
Si parla di LAVORO
con Michele Trimarchi


Per maggiori info seguire sul Piano Strategico Cultura Puglia
PiiiL Cultura Puglia www.piiilculturapuglia.it


VERITAS FEMINAE

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mostra d’arte

Dopo la suggestiva esperienza nei Sassi di Matera e quella presso il Museo degli Arsenali di Amalfi, la mostra Veritas Feminae prosegue il percorso dedicato all'universo femminile e fa tappa a Cernobbio (CO) presso le Sale espositive di Villa Bernasconi.


52 artisti in esposizione + 7 guest artist fuori concorso.

Il tema è l’Universo Femminile, la “Donna” e le sue molteplici sfumature, portando alla luce quelle “Verità Velate”. Il testo critico è affidato alla dott.ssa Teresa Stacca, critico d’arte.

Anche per questa esperienza, ad ogni artista in esposizione sarà affiancato una ‘DONNA SIMBOLO’: Ipazia D’Alessandria, Sononisba Anguissola, Matilde Serao, Giovanna d’Arco, Frida Kahlo, Maria Sklodowska, Edith Piaf, Rita Levi Montalcini, Marie-Sophie Germain, Maria Callas, Sabine Spielrein e tante altre….

Tutte donne che hanno lasciato un’impronta indelebile nella nostra storia. L’esposizione avverrà dal giorno 8 al giorno 18 dicembre 2016 con orario 14.00/19.30. L’ingresso è libero.

Il vernissage è fissato per il giorno 8 dicembre alle h 18.00 in presenza delle Istituzioni locali, degli artisti, appassionati d’arte, addetti del settore e critici.


Durante il Vernissage è prevista la Performance

DANDELION | Ciò che per Lei è salvezza, per Lui è prigione
a cura dei Performer Mina D’elia e Massimiliano Manieri

Mina e Massimiliano ci condurranno insieme alla conoscenza del mondi apparentemente contrapposti, il maschile ed il femminile, e il tentativo, artistico e poetico, di superare le "cesure", di trovare una nuova via.

Lui rappresenta la gravità, il nichilismo che però nascondono un estremo e titanico sforzo di "liberazione".

Lui cuce i suoi veti a chimere elette a dogmi carnefici.

Lei, nella gravità e nel Caos, si fa "piuma, vento, seme" per riappropriarsi della dimensione naturale che ci è toccata come destino, ma della quale l'umanità sembra aver perso ogni ricordo... Il femminino opera il riscatto, rende possibile ancora farsi "beffa" dei sistemi (economico, ideologico, religioso) e rialzare gli occhi al cielo e nutrirsi ancora della Terra. La leggerezza e il gioco nascondono ben altro! Sono l'ultimo e il più poetico tentativo di Salvezza dopo aver attraversato il dolore, il fallimento, il senso di Caos e di morte che sembra schiacciare ogni traccia di spiritualità, di sacralità.


Ad arricchire la serata inaugurale inoltre reading itineranti di poesie tra le stanze espositive, con scelte poetiche a cura di Liliana Angela Grassi e letture recitate dai lettori dell’Associazione
#abbracciebaci: Re Giovanni, Massimo Varisco, Giorgio Cottini e Malu’ Lattanzi La Location

Villa Bernasconi a Cernobbio costituisce uno dei più preziosi esempi di stile liberty in Italia.

Fu edificata prima tra il 1905 ed il 1906 dall’Architetto Alfredo Campanini, non direttamente sul lago ma a poca distanza dallo stabilimento tessile del committente Davide Bernasconi. La decorazione della villa è ispirata all’industria tessile: uno dei più notevoli dello stile floreale esuberante in Lombardia. I motivi decorativi ricordano il processo di produzione della seta con decorazione che si ispirano a bachi da seta, farfalle e foglie di gelso. Dopo i recenti ed impegnativi restauri, se ne possono ammirare tutti i particolari.

La villa è di proprietà del comune di Cernobbio dal 1989; ora è polo culturale e ospita mostre ed eventi nell’ambito del progetto “Liberty Tutti”.


L.go Alfredo Campanini 2 Cernobbio (CO) villa.bernasconi@comune.cernobbio.co.it tel. 031 - 3347209


I Patrocini
La rassegna gode del Patrocinio Morale della Regione Lombardia, Regione Basilicata, Comune di Cernobbio, Comune di Amalfi e Fondazione Matera 2019.


Gli artisti in esposizione:
Algisi Maria Grazia, Arnaout Sara, Barbaglia Claudia Aurelia, Barile Zarro Marisa, Caliari Clelia, Ciaramicoli Simona, Ciocia Alberto, Coccia Giuseppe, Colombo Carloluigi, Damiano Alessandra, De Luca Mattia, Di Falco Antonio, Donati Meyer Cristina, Dragonetti Simona, Gaeta Stephanie, Garuti Cesare, GenesiArt, Giordano Margherita, Giuliano Pinella, Grassi Liliana Angela, Greppi Marco, Larenza Antonella, Larosa Nadia, Lusignani Gabriella, Maddalena Cristina, Meneghin Susi Monica, Modaffari Antonella, Montalbetti Cristina, Mumari, Pagni Elisa, Pasini Gaia, Pepe Dody, Perna Marco, Piccirillo Elisabetta, Prenzato Giuseppe, Ranzato Ilaria, Rescaldani Carlagiulia, Rumen Nicoletta, Saia Rosario, Sanna Antonello, Santarsiero Martina, Scafuto Francesca, Sciaulino Roberta - Roscia, Shakar Galajian, Silvestre Angelina, Simonelli Marcella, Spampinato Domenico, Spoto Francesca, Taroni Marina, Tonello Renzo, Vivace Domenica, Zamboni Cristiana


Guest Artist (fuori concorso) con opere accuratamente realizzate per l’esposizione Veritas Feminae:
Ciro e Gelsomina Ascione, con l’ opera L’Araba Fenice

Rossella Baldecchi con l’opera Elisabetta Nataly Crollo con l’opera Ritratto di Donna Emanuele Dascanio con l’opera Rosa Rùtila Paolo Medici con l’opera Veritas Feminae Carlo Perretti con l’opera Solitud

Danilo Ricciardi con l’opera Mater Dulcissima

La rassegna proseguirà con l’Incontro letterario co-creato da Liliana Angela Grassi


“LA BELLEZZA NELLA POESIA E NELL’ARTE”
17 dicembre h 17.30 Villa Bernasconi


Ospiti:
Tomaso Kemeny,
Vicepresidente Casa della Poesia di Milano, poeta e critico letterario
Laura Garavaglia,
Presidente della Casa della Poesia di Como e direttore artistico del Festival Internazionale di Poesia Europa in versi
Francesca Pirrone, poetessa poliglotta, traduttrice, editor
Moderatore: Giovanni Ingino


Degustazioni
Tenuta Belvedere di Gianluca Cabrini, vini di nicchia d’Oltrepò Pavese. Ceresio di Lupica, panificio, pasticceria, caffetteria, produzione propria artigianale, specialità siciliane




Veritas Feminae team
Gina Affinito | Curatore 
Teresa Stacca | Critico d’arte 
Mariano Cervone | Grafiche La Cromografica | Catalogo
Scelte Poetiche | Liliana Angel Grassi
Performance | Mina D’Elia e Massimiliano Manieni 
Supporto | Giusy Vergara ed Antonello De Stefano

Per contatti: veritas.fem@gmail.com

Mater(i)a. Ilaria Abbiento e Donatella Tataranni

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A partire da domenica 11 dicembre 2016 e fino al 31 marzo 2017, la lussuosa residenza I Tre Portali in piazza San Pietro Caveoso a Matera, rinnova il suo allestimento interno con “Mater(i)a”, una mostra curata da Momart Gallery per sperimentare nuovamente la contaminazione tra arte, design e paesaggio.
Nella centralissima piazza di San Pietro Caveoso con l’omonima Chiesa e con l’incantevole panorama dei Sassi di Matera, la Suite Cielo e la Suite Terra dello storico edificio “I tre Portali”, ospiteranno, a partire dalla seconda domenica di dicembre, la mostra “Mater(i)a” delle artiste Ilaria Abbiento e Donatella Tataranni, in un duplice percorso visivo che fissa la dimensione del viaggio come elemento necessario per strutturare e approfondire un pensiero inedito.
La fotografia di Ilaria Abbiento e il collage di Donatella Tataranni, seppur conoscano e si servano del paesaggio rupestre circostante, se ne distaccano parzialmente, descrivendolo con nuovi linguaggi espressivi, e regalano agli ospiti la possibilità di vivere il luogo con un approccio curioso e contemporaneo. I due lavori si inseriscono perfettamente negli ambienti della residenza definendo un nuovo equilibrio tra volumi, colori, luci e proporzioni.
“Mater(i)a” vuole indagare le possibili sfaccettature del paesaggio culturale, interpretare concretamente la magia di un luogo storico di rilevanza mondiale e condurre l’arte fuori dagli schemi consueti di lettura, trasformando un luogo di generale accoglienza turistica in una esclusiva temporary art gallery house.
Le suites ospiteranno la mostra fino al 31 marzo, ad uso esclusivo degli ospiti della struttura.

ILARIA ABBIENTO
Artista di stanza a Napoli ha il primo incontro con la fotografia durante la sua infanzia quando uno zio fotografo la introduce per gioco in camera oscura. Vince il Concorso Scatta Mojoca nel 2011. All’attivo una mostra personale Concetta dei fiori nel 2013 anno in cui entra in Lab \ per un laboratorio irregolare del fotografo Antonio Biasiucci esponendo l’Opera In ogni luogo nella collettiva Epifanie al Castel dell'Ovo a Napoli e al Museo Macro a Roma per il Festival Internazionale di Fotografia 2014. Nello stesso anno espone In ogni luogo a Photissima ArtFair con Galleria Primopiano. Artista visiva per AltoFest 2014 con l‘Opera Appartamenti, e nel 2015 con l’Opera Corrispondenze. Premiata al Festival di Corigliano Calabro Fotografia, vince Portfolio Italia 2015 con l’Opera Corrispondenze esposta al Centro Italiano Fotografia d’Autore a Bibbiena e nel circuito dei Festival di fotografia di varie città d’Italia tra cui il SiFest / Savignano Immagini Festival 2016. Partecipa alla Residenza d’Artista BoCS Art 2015 curata da Alberto Dambruoso con l’Opera Opificio per la collezione del Museo d’Arte Contemporanea di Cosenza.
Selezionata nel 2016 tra gli artisti di Smartup Optima / Premio di Arte Contemporanea con l’Opera Harmonia.
Artista per la Collezione di Arte Contemporanea Imago Mundi Art / Luciano Benetton con l’Opera Lido Conchiglia. I suoi lavori sono stati pubblicati su diverse riviste di fotografia e arte contemporanea. Predilige la fotografia concettuale, correlata talvolta dalla materia, che le consente di costruire una poetica di immagini sospese nel tempo.
Attualmente è impegnata in un progetto artistico sul mare.


DONATELLA TATARANNI
Donatella Tataranni, materana di origine e milanese di adozione, inizia la sua attività creativa come una pratica di esplorazione e conoscenza del proprio caos immaginario, sbocciando nella primavera del 2014.
Del Collage ama il fatto che sia una tecnica efficace, a volte veloce a volte meditativa, che dà attraverso semplici strumenti come forbici e colla, una forma visibile alla propria creatività; con aspetti anche terapeutici, rappresenta la costruzione di un sogno, dove l’ immagine diventa surreale, metaforica, dove l’incontro e la costruzione di due o più elementi portano ad una coincidenza visiva, ad un nuovo scenario, dove quasi sempre l’ essere umano è protagonista. Tra le sue esperienze più significative, il collage per Metropolis concorso internazionale di cortometraggi dedicato al tema del lavoro e delle urgenze sociali, organizzato dall’associazione Statuto dei lavoratori.it, inserito nel programma Matera Capitale europea della cultura 2019, patrocinato dalla Lucana Film Commission, dalla Apulia Film Commission, dall’Università degli studi di Bari “Aldo Moro” e dal Comune di Matera e il collage per l’immagine di copertina del podcast musicale scelto dalla etichetta Sharingtones.


BASE Milano | GIOVEDI' 15 DICEMBRE | INCONTRO CON GLI AUTORI E ANTEPRIMA POSTER | Mostra SIGNS. GRAFICA ITALIANA CONTEMPORANEA

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Francesco Dondina - Il cuore è la mia base


 
SIGNS
Grafica italiana contemporanea
24 protagonisti del design della comunicazione

Una mostra a cura di Francesco Dondina 
Fino al 20 dicembre 2016
BASE Milano, Via Bergognone 34

DIALOGUE SUL GRAPHIC DESIGN

 15 dicembre, ore 18.30
PROGETTO, RICERCA, SPERIMENTAZIONE 
Partecipano:  Claude Marzotto e Maia Sambonet (òbelo), Silvia Sfligiotti (Alizarina), Gianluigi Colin, Giuseppe Mastromatteo

Coordina: Azalea Seratoni

A seguire alle 19.30
PRESENTAZIONE IN ANTEPRIMA DEI POSTER INEDITI REALIZZATI PER BASE DAI PROGETTISTI IN MOSTRA

INGRESSO LIBERO

Prosegue con successo il ciclo di workshop e incontri con i professionisti del graphic design ideato in occasione della mostra "SIGNS. Grafica italiana contemporanea" in corso a BASE Milano fino al 20 dicembre 2016.

Mercoledì 15 dicembre alle ore 18.30 il pubblico potrà incontrare e dialogare con alcuni degli autori che hanno partecipato al progetto espositivo: Claude Marzotto e Maia Sambonet per òbelo, Silvia Sfligiotti per Alizarina, Gianluigi Colin e Giuseppe Mastromatteo
L'incontro, coordinato da Azalea Seratoni, sarà un'occasione per approfondire i contenuti trattati dalla mostra e per confrontarsi sull'evoluzione del design della comunicazione. 

A seguire, saranno esposti e presentati in anteprima i lavori realizzati ad hoc per BASE MilanoAd ogni progettista e studio grafico è stato infatti chiesto di ideare un poster dedicato a BASE partendo da una personale interpretazione del concetto stesso di cosa sia “la base" oppure da una riflessione sulle caratteristiche dello spazio e della storia degli spazi dell'ex Ansaldo, o ancora da una reinterpretazione del lettering. I lavori rimarranno esposti fino al 20 dicembre e - nel corso della serata - sarà possibile acquistare una copia del poster stampata in serie limitata e firmata. 
I poster saranno in vendita fino alla fine della mostra. 

LA MOSTRA
Offrire uno spaccato sullo stato della grafica e del design della comunicazione italiana: è questo l’obiettivo di SIGNS. Grafica italiana contemporanea, la mostra a cura di Francesco Dondina, prodotta da h+ con BASE Milano, che si terrà dal 9 novembre al 20 dicembre 2016 all’interno dell’ex Ansaldo di Via Bergognone 34, negli spazi da poco restituiti alla città e divenuti nuovo luogo di produzione culturale, sperimentazione e condivisone.

Con SIGNS prende avvio un progetto espositivo dedicato alla grafica, intesa nella piu` larga accezione del termine, che si propone di “fotografare” e raccontare i risultati e gli sviluppi più recenti del graphic design italiano contemporaneo attraverso i lavori di 24 tra i più interessanti progettisti italiani – dai nomi più affermati e autorevoli fino a quelli giovani e promettenti – ciascuno con il proprio mondo e la propria storia, diversi tra loro per formazione, età, cultura e linguaggi.
Figure piu` conosciute nel campo della grafica si alternano in mostra a nuovi talenti: nello spazio espositivo verrà presentata una selezione di lavori di Alizarina, Stefano Asili, Mauro Bubbico, Ginette Caron, Cristina Chiappini, Gianluigi Colin, Pietro Corraini, Artemio Croatto/Designwork, Studio FM, Michele Galluzzo, Italo Lupi, Gianni Latino, Leftloft, Giuseppe Mastromatteo, Armando Milani, Maurizio Milani, Òbelo, Origoni Steiner, Federico Pepe, Mario Piazza, Massimo Pitis, Luca Pitoni, Guido Scarabottolo, Leonardo Sonnoli.

Giancarlo Iliprandi, il grande maestro recentemente scomparso, sono dedicati la mostra e un omaggio nel percorso espositivo. L’immagine coordinata di SIGNS è stata affidata dal curatore a un giovane progettista, Fabrizio Falcone, con l’intento di promuovere il lavoro di nuovi volti della grafica italiana.

Nell’ambito del progetto, la volontà di non limitare la scelta dei contenuti espositivi ad ambiti o a temi specifici permette inoltre di abbracciare tutti i settori progettuali, indagandone le differenti peculiarità e offrendo una panoramica sulle tante sfaccettature del graphic design italiano contemporaneo, dalla corporate identity all’editoria, dall’exhibition design all’advertising e al packaging, fino ad arrivare al web design e all’information design.
“La nostra quotidianità è letteralmente sommersa e talvolta sopraffatta da messaggi e forme visive che disegnano il paesaggio della nostra vita”, afferma Francesco Dondina. “Nelle nostre città, nelle case, negli uffici, nei negozi, negli oggetti di uso quotidiano e nelle diverse modalità di comunicazione che utilizziamo, la grafica è dappertutto. E, per questo, ha un ruolo non solo funzionale ma addirittura strutturale nel condizionare i nostri comportamenti, le abitudini, le scelte e la realtà stessa in cui viviamo”.

A partire da queste considerazioni, il progetto espositivo è stato pensato per permettere l’accostamento di linguaggi e materiali diversi in maniera fluida e immediata. 
A ciascuno dei 24 autori partecipanti è stato destinato un tavolo, pensato per restituire in parte l’idea di atelier e per contenere non solo una selezione dei lavori e progetti più rappresentativi, ma anche, in alcuni casi, disegni preparatori, maquette e prototipi in grado di mostrare al pubblico sia gli artefatti finiti sia l’iter vero e proprio di creazione e di progettazione che rende la grafica un processo di senso – e di comunicazione – profondo e affascinante. Attraverso questa varietà di materiali (stampe, schizzi, pubblicazioni, manifesti, in parte lavori originali, in parte riprodotti in esclusiva in occasione della mostra) emerge un disegno preciso, che va a configurarsi come una testimonianza attuale e ricchissima dei risultati più rilevanti nel campo della grafica e del design della comunicazione in Italia oggi.

A chiusura della mostra verrà inoltre presentato un progetto speciale che vedrà il coinvolgimento di tutti gli autori nella produzione di un lavoro dedicato a BASE Milano.
L’esposizione si avvale di prestigiose partnership e collaborazioni con alcune delle principali associazioni di settore e università e scuole, fra cui AIAP - Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva, Politecnico di Milano, CFP Bauer, IUAV Venezia, Università di San Marino.

Il curatore
Francesco Dondina (Milano, 1961), graphic designer e fondatore dello studio Dondina Associati, ha realizzato nel corso degli anni numerosi progetti grafici principalmente nei settori di moda, design e arte. Attualmente tiene corsi al CFP Bauer di Milano e alla Scuola del Design del Politecnico di Milano.

BASE Milano
È il progetto per la cultura e la creatività che ha visto rinascere e restituire alla città gli storici spazi dell’ex Ansaldo come luogo di produzione culturale, sperimentazione e condivisone grazie ad Arci Milano, Avanzi, esterni, h+, Make a Cube³ con il Comune di Milano e il sostegno di Fondazione Cariplo. BASE Milano è un esperimento d’innovazione e contaminazione culturale tra Arte, Creatività, Impresa, Tecnologia e Welfare, che si traduce oggi nel coworking burò, nella lounge e bar sempre aperti, casaBASE, la nuova foresteria-residenza, gli spazi per mostre ed eventi temporanei, un auditorium e una zona organizzata come una kunsthalle con laboratori, workshop, un’area falegnameria. Vero e proprio ecosistema creativo, con l’esplicita vocazione di innovare il rapporto fra cultura ed economia, BASE Milano prende vita negli storici spazi dell’ex Ansaldo, in una delle aree più vivaci e dinamiche della città nel cuore del distretto Tortona, oggi polo creativo di respiro internazionale dove design, moda, arte e cultura si incontrano tutto l’anno per aggregare il meglio dei talenti, delle imprese e delle realtà creative italiane e internazionali. Non a caso il progetto architettonico di BASE Milano realizzato da Onsitestudio è stato selezionato fra le best practice presenti al Padiglione Italia alla Biennale di Architettura 2016 a Venezia. 

h+
h+ ha ideato e prodotto la mostra con BASE Milano.
h+ è una società che si occupa di strategie di marketing, in particolare nell’ambito culturale.
Le sue attività comprendono sviluppo concept, consulenza in ambito culturale, direzione artistica, produzione eventi. h+ organizza festival diffusi in città, grandi mostre, activation sul territorio, installazioni di arte pubblica e progetti speciali ed è una delle quattro società che hanno dato vita al progetto di BASE Milano.


SIGNS
Grafica italiana contemporanea
24 protagonisti del design della comunicazione italiana
A cura di Francesco Dondina
9 novembre - 20 dicembre 2016
BASE Milano, (sala C - 1° piano)
Via Bergognone 34, Milano

Ingresso gratuito

Orari: 11.00 - 20.00 da martedì a domenica
bblica
BASE Milano
Via Bergognone 34
fb: BaseMilano
twitter: @basemilano
instagram: base_milano
hashtag: #basemilano

 Per materiale stampa e altre immagini in alta risoluzione:
Ufficio stampa BASE Milano
ddl studio | T +39 02 8905.2365
Alessandra de Antonellis
E-mail: alessandra.deantonellis@ddlstudio.net | T 339 3637.388
 
 
Ilaria Bolognesi
E-mail: ilaria.bolognesi@ddlstudio.net T 339 1287.840
 
pubblica
Massimo Nardi
 

"Francesco Cinelli. L'anima ritrovata"

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Contaminazione I anno 2009 anilina su tessuto lurex 150x 160 - manichino h 180 
 
 
“FRANCESCO CINELLI. L’ANIMA RITROVATA”

Le opere dell’artista toscano nel Lu.C.C.A. Lounge&Underground

dal 3 dicembre 2016 al 5 febbraio 2017

 

 

Apparire piuttosto che essere e vivere in una prigione ovattata che ci protegge dal dolore e da tutto ciò che è diverso da noi. Controllo e patteggiamento emotivo sono le parole d’ordine di un mondo che proietta l’uomo nel teatro della propria esistenza, ma che l’artista toscano Francesco Cinellivuole combattere e distruggere per tornare alla vera essenza. Cinelli non ha paura delle innovazioni, della diversità e di ciò che può andare in frantumi e con le sue opere-istallazioni, scelte per allestire la sua mostra personale negli spazi del Lu.C.C.A. Lounge&Underground, vuole riportare a galla il cuore delle cose e delle persone. L’esposizione, dal titolo “L’anima ritrovata”, acura di Maurizio Vanni,sarà inaugurata alla presenza dell’artista sabato 10 dicembre 2016 alle ore 17 erimarrà aperta al pubblico, con ingresso libero, fino al 5 febbraio 2017.

 

I suoi lavori si compongono partendo da volti che sono il ritratto del nostro tempo e da manichini sezionati che diventano il palinsesto per un racconto che si fa denuncia e azione. “Francesco Cinelli – scrive il curatore della mostra Maurizio Vanni – parte proprio dai frammenti di manichini ricostruiti in modo improbabile, bloccati e fortemente contaminati dalla materia, rivestiti di nuova pelle e consumati da inedite modalità compositive, riproposti nella staticità di lucide apparenze che tendono a esaltare l’io sociale dell’individuo in maschera. Per l’artista toscano, la parola distruggere non corrisponde a qualcosa di furioso e violento, ma a un energico e cerebrale cambiamento affinché il nuovo possa nascere, o ri-nascere, proprio dall’eliminazione di parti del vecchio che hanno logorato e atrofizzato il sistema sensoriale delle persone”.

 

Cinelli è consapevole che il cambiamento fa paura perché richiede un atto di distruzione prima che creativo: solo coloro che avranno il coraggio di rimettersi in gioco potranno ritrovare il senso della propria esistenza e le motivazioni per uscire dalla gabbia dorata che anestetizza sogni e ambizioni. “Togliersi la maschera – sottolinea Vanni – per recuperare la vera fisiognomia del proprio volto, la luce del proprio spirito e la strada che conduce alla verità e all’essenza di tutte le cose. I suoi volti sembrano farfalle appena uscite dalla crisalide: forme pure che, seppur contaminate dallo spazio-materia, permettono alla luce di trasformarsi in elemento estraniante, identitario e purificante. Quando il manichino prende la consistenza di una maschera nuda ci troviamo nella dimensione dell’anima”.

 

 

Biografia Francesco Cinelli

Francesco Cinelli nasce nel 1976 a Pontedera (PI). Nel 1995 consegue il diploma di maestro d’arte con la specializzazione in decorazione pittorica all’Istituto d'arte A. Passaglia di Lucca. Nel 1997 frequenta, a Firenze, lo studio del Prof. Leonardo Passeri dell’Opificio delle Pietre Dure, dove apprende nuovi linguaggi pittorici nel campo del disegno e delle tecniche del colore sul restauro di dipinti antichi e moderni. Nel 2004 si diploma a Milano all’Accademia Vetrinistica Italiana. Inizia a lavorare nel campo del fashion-design e della vetrinistica. Si avvicina al mondo del teatro, seguendo stage di performance e di scenografia teatrale al Centro Arti Performative Elan Frantoio di Fucecchio (FI). Nel 2005 segue corsi di decorazione pittorica del Prof. Alberto Garutti all’Accademia di Brera (MI). Nel 2010 viene menzionato come artista italiano, al “Premio Internazionale Limen Arte”, alla Camera di Commercio di Vibo Valentia, dallo storico e critico d’arte Giorgio Di Genova. Nel 2011 il critico d’arte Nicola Micieli lo seleziona tra i cinquanta artisti toscani al Museo Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Raffaele De Grada di San Gimignano (SI). Segue master di scenografia teatrale all’Accademia Sperimentale di Regia a Bellusco (MB). Sempre in questo anno, pubblica il suo primo lavoro monografico La scatola nera della nostra vita (Petrartedizioni).

Nel 2013 espone al Museo d’Arte e Scienza di Milano alla prima edizione di Otto Sguardi d’Autore curata da Alberto Moioli per l’Enciclopedia d’Arte Italiana. Nel 2014 partecipa alla rassegna d’arte contemporanea Imagine 2014. Le sue opere sono esposte insieme a quelle di artisti come Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Mario Schifano, Tano Festa, Marco Lodola ed altri importanti interpreti del panorama artistico italiano. Nel 2015 è presente alla mostra d’arte contemporanea L’arte e il tempo, evento ufficiale di Milano Expo 2015, al Palazzo Giureconsulti a Milano. Al “Premio Internazionale Limenarte 2015” partecipa all’evento di inaugurazione in qualità di artista-scenografo, ideando una performance dal titolo Legalità: Contaminazioni di luce e movimento.

Alcune sue opere sono state acquisite dal Museo Galleria d’arte Moderna e Contemporanea Raffaele De Grada di San Gimignano e dal Museo d’arte Contemporanea della Camera di Commercio di Vibo Valentia (Polo Museale della Regione Calabria). Si contano diverse pubblicazioni tra cui Premio Internazionale Limenarte 2010 (Romano Arti Grafiche), Ricognizione Toscana (Bandecchi e Vivaldi), Enciclopedia d’Arte Italiana (Edizioni Enciclopedia d’Arte Italiana), Spoleto International Art Fair 2013 (Editoriale Giorgio Mondadori), Analisi critica. Dalla tradizione classica al fascino dell’avanguardia (Edizioni Il quadrato), Imagine 2014 (Industria Grafica Valdarnese), Percorsi d’arte in Italia (Rubettino Editore), Le scelte di Puntelli. Il tempo infinito dell’arte (Editoriale Giorgio Mondadori), L’arte e il Tempo (Editoriale Giorgio Mondadori), Premio Internazionale Limenarte 2015 (Romano Arti Grafiche).

 

 

MOSTRA “FRANCESCO CINELLI. L’ANIMA RITROVATA”

Lu.C.C.A. Lounge&Underground

dal 3 dicembre 2016 al 5 febbraio 2017

Inaugurazione e incontro con l’artista 10 dicembre 2016 ore 17

orario mostra: da martedì a domenica10-19, chiuso lunedì

Ingresso libero

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Per info:

Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art Via della Fratta, 36 – 55100 Lucca  

tel. +39 0583 492180   www.luccamuseum.com  info@luccamuseum.com

 

Addetto Stampa Lu.C.C.A.
Michela Cicchinè  mobile +39 339.2006519 m.cicchine@luccamuseum.com

pubblica
Massimo Nardi

FreeYourMind 2-Altini,Bogo,Manzo + Guest - mostra Paolo Tinella

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Il Tavli cafè vi propone FREE YOUR MIND vol. II.
Una serata speciale da trascorrere chiacchierando con gli amici, ridendo, ballando ed ascoltando musica di qualità, tra un drink e l'altro.
In consolle, troverete i vinili di quelle simpatiche canaglie che sono: Vincenzo Altini, Dario Bogo Divella e Mauro Manzo, per un viaggio musicale ricco e carico dei suoni della musica nera.
Funk, Soul, R&B, Northen Soul, Italian Sound, Hip Hop, Jazz e... tanto altro verrà fuori dalle borse dei tre soggetti e dal guest che ci delizierà della sua presenza.

Tutto questo mentre, contemporaneamente, si inaugura la mostra personale di Paolo Tinella.

Paolo Tinella è grafico pubblicitario, fotografo, artista eclettico che utiliz...
za come supporti materiali prevalentemente riciclati: tessuti, carte da parati, pannelli. Associa la pittura alla scultura - istallazione di sapore pop. In continua ricerca artistica, realizza performances, video d'arte e allestimenti. Ha partecipato a diverse mostre personali e collettive in Italia e all'estero.
Vive e lavora spostandosi tra Bari e Locorotondo. Partecipa in concomitanza a questo evento, alla mostra internazionale "book Art Object " presso la Biblioteca Nazionale di Belgrado

Volete altro?

Il Tavli vi propone di essere free.

FREE YOUR MIND.

9 dicembre 2016

Inizio ore 20.00
Strada Angiola 23/a

Free entry

Per info 3932517733

PERINO & VELE, Màule

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Sistema Ambientale e Culturale
SAC. Mari tra le Mura
Conversano – Mola di Bari – Polignano a Mare – Rutigliano
“ART OPEN AIR. SCULTURE ALL’APERTO”

PERINO & VELE, Màule
ex Monastero di Santa Chiara
Accademia di Belle Arti di Bari – sede di Mola di Bari

INAUGURAZIONE Venerdì 16 dicembre alle ore 11

Intervengono
Giangrazio Di Rutigliano, Sindaco del Comune di Mola di Bari
Francesca Mola, Assessore alla Cultura del Comune di Mola di Bari
Giuseppe Sylos Labini, Direttore Accademia di Belle Arti di Bari

Gli artisti presentano l’opera in una conversazione con gli studenti dell’Accademia.


Per Art Open Air. Sculture all’aperto, progetto realizzato nell’ambito del SAC (Sistema Ambientale Culturale) ‘Mari tra le Mura’, Perino & Vele presentano il 16 dicembre alle 11 a Mola di Bari all’ex Monastero di Santa Chiara, sede di Mola di Bari dell’Accademia di Belle Arti di Bari, un’opera site specific intitolata Màule, un lavoro inedito che è stato basato su uno studio approfondito della storia di Mola, dal quale emerge con evidenza il suo stretto legame con il mare.

La scultura è composta da sei cassette in acciaio zincato a caldo e ossidato su cui è stata installata una riproduzione in vetroresina di un’antica anfora; le cassette, che rappresentano la vocazione marittima e commerciale del paese adriatico, sono per gli artisti i custodi di un passato che è stato nascosto, nel corso dei secoli, nelle profondità dei fondali marini: “un orcio di terracotta simbolo dell’Età dell’Oro ormai perduta ma modello ideale senza tempo, che è oggetto del vivere quotidiano”. Creata con l’intento di perpetuare e rinnovare il legame tra l’uomo, il mare –, la cui forza è raffigurata alla base della colonna da un banco di pesci – e la storia, l’opera di Perino & Vele è una presenza totemica che ha il compito di trasmettere uno specifico messaggio “costruttivo”, per mezzo del quale si possa edificare il futuro.

Art Open Air. Sculture all’aperto è un progetto, a cura di Rosalba Branà con Antonio Frugis, Susanna Torres e Nicola Zito, nato da un’idea della Fondazione Pino Pascali nell’ambito del ‘SAC Mari tra le mura’, che ha individuato quattro artisti di fama nazionale ed internazionale per la realizzazione di altrettante sculture collocate permanentemente nei luoghi simbolo delle rispettive città della rete del SAC: il Castello di Conversano, l’Accademia di Belle Arti di Bari, sede di Mola di Bari, il Museo del Fischietto di Rutigliano e il giardino delle sculture della Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare. I primi artisti a raccogliere l’invito sono stati Michele Giangrande, che ha riflettuto sulla tradizione della terracotta di Rutigliano e Christiane Löhr, a Polignano a Mare, con un’opera in bronzo per il roof garden della Fondazione Pino Pascali.

Le sculture diventano un polo attrattivo culturale e turistico di qualità, trasformano le città e i suddetti luoghi in musei a cielo aperto, in sintonia con il paesaggio e con il tessuto urbano, riducendo la distanza tra il fruitore e l’opera.

***

Emiliano Perino (New York, 1973) e Luca Vele (Rotondi, AV, 1975) vivono e lavorano tra l’Italia e gli USA. La loro produzione, attraverso l’uso di diversi materiali e tecniche, mira al coinvolgimento dell’osservatore, invitato a riconoscere una realtà quotidiana riletta in modo iconico e ironico. Protagonisti della scena artistica internazionale, hanno partecipato a importanti rassegne tra cui la XLVIII Biennale di Venezia curata da Harald Szeeman nel 1999 e, nel 2008, la XV Quadriennale di Roma e la XIII Biennale Internazionale di Scultura di Carrara. Hanno all’attivo numerose mostre personali e collettive, allestite presso prestigiosi musei e gallerie in Italia (il MACRO, il MART di Rovereto, il MADRE di Napoli, la Triennale di Milano) e nel Mondo (tra gli altri paesi Cina, Corea del Sud, Stati Uniti, Spagna). Le loro opere fanno parte di importanti collezioni pubbliche e private. Vincitori nel 2009 del Premio Francesca Alinovi, sono promotori di iniziative culturali a Rotondi, divenuto negli ultimi anni affermato centro artistico di incontro e confronto.

SAC «Mari tra le mura: nel blu dipinto di Puglia» è un progetto finanziato dalla Regione Puglia a valere sul PO FESR Puglia 2007-13 Asse IV «Valorizzazione delle risorse naturali e culturali per l’attrattività e lo sviluppo», nei comuni di Polignano a Mare, Mola di Bari, Conversano, Rutigliano.



Info:

FONDAZIONE MUSEO PINO PASCALI
VIA PARCO DEL LAURO 119 – 70044 POLIGNANO A MARE (BA)
PH: +39 080 4249534
press: Santa Nastro +39 3928928522 snastro@gmail.com
Comunicazione Web | stampa@museopinopascali.it

Percorsi invisibili. Giovanni Lamorgese e Lúcio Rosato

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Vernissage venerdì 9 dicembre 2016 ore 19.00


Il bianco come simbolo del pensiero. L'installazione di Giovanni Lamorgese é rappresentativa di questa interiorità invisibile esternata nel mondo fisico; stralci di vita vissuta e dei suoi insegnamenti posti in essere per ricordare la straordinarietà di quei passi e di quelle azioni apparentemente insignificanti ma che racchiudono la forza emozionale di ogni attimo vissuto.

Usomagazzino, come un vero magazzino, si occupa di giacenze, corrispondenze e deiezioni. Se le giacenze hanno qualcosa a che fare con la memoria, qualcosa che è stato ingiustamente trascurato o dimenticato nel tempo, le deiezioni aprono ad altre possibilità e direzioni non sempre programmate. In mezzo ci sono le corrispondenze, le affinità, gli avvicinamenti, nella certezza che solo attraverso l’incontro e il dialogo è possibile costruire sempre nuovi e provvisori equilibri.


PERCORSI INVISIBILI
C/O usomagazzino PER ALTRE ARCHITETTURE
Giovanni Lamorgese e Lúcio Rosato
dal 9 al 30 dicembre 2016



Contatti
usomagazzino - per altre architetture
via Silvio Spaventa 10/4 PescaraSud I 65126

“SIGNA - Storie di Donne” MOSTRA FOTOGRAFICA composta di 36 foto di Pio Meledandri

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L’Associazione Sviluppo Sostenibile Bari propone “SIGNA - Storie di Donne” MOSTRA FOTOGRAFICA composta di 36 foto di Pio Meledandri– Palazzo Roberto Narducci ex Poste Centrali, Piazza Cesare Battisti, Bari 10 Gennaio 2017 ore 18.00 Direzione artistica di Iginia Romeo. Intervengono Stefania Santelia, docente di Letteratura Latina - Università Aldo Moro Bari e Annamaria Ferretti giornalista - direttora di ILIKEPUGLIA. Insieme compareranno cultura, rapporti sociali, consuetudini e normative relative alla condizione della Donna nel mondo antico e in quello contemporaneo, esaminando casi e motivazioni della violenza nei confronti delle Donne e la loro subordinazione al potere maschile. Le dodici donne, vere protagoniste della mostra, di età, profili professionali e funzioni sociali diverse, hanno costruito storie differenti che hanno in comune la violenza da parte di un uomo o addirittura del branco. Illusione della Fotografia, dove nel nostro caso “ogni dramma è un falso”, grazie al “trucco” e alla mimica dei soggetti riesce a mettere in scena una storia per ciascuna protagonista. Ogni donna, nella realtà della finzione, è rappresentata poco prima e poco dopo la violenza e poi nell’’immaginazione visuale, riprende la vita quotidiana convivendo con “i segni” del trauma. Realizzato grazie alla partecipazione di dodici “grandi” Donne. ANGELA MONGELLI ANNAMARIA FERRETTI FARA MELEDANDRI GIULIA CECI IGINIA ROMEO IRMA MELINI KETTY ZOTTI PAOLA DI GIULIO SILVIA DATTOMA STEFANIA LAPEDOTA VALENTINA CERNO’ YVONNE CERNO’
 
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MOSTRA D’ARTE CONTEMPORANEA Olio d’artista alla Fòcara di Novoli

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MOSTRA D’ARTE CONTEMPORANEA
Olio d’artista alla Fòcara di Novoli
a cura diFrancesco Sannicandro 

       mercoledì 4 gennaio 2017 ore 18,00  
 presso la   Pinacoteca Comunale Museo del Fuoco di Novoli (Lecce)
 ex asilo“Tarantini”.
 La mostra rimarrà aperta al pubblico dal 4 al 18 gennaio 2017
 
Al vernissage saranno presenti
il  Sindaco e Presidente della Fondazione  Fòcara di Novoli, avv. Gianmaria Greco   e il direttore della Pinacoteca Comunale Museo delFuoco ,dott. Piero Pella

Evento Patrocinato dal Comune di Novoli, Fondazione Focàra di Novoli.
Media Partner Il Sito dell'Arte

In collaborazione con il Museo del Fuoco di Novoli,  Accademia di Belle Arti di Lecce, Arte Italia Cutura, Foreste Urbane, Az.Mimì 
 
 

Artisti:
Natale Addamiano – Dario Agrimi - Franco Altobelli - Caterina Arcuri  - Uccio Biondi - Alessandro Boezio - Dario Brevi - Rossana Bucci & Oronzo Liuzzi – Antonia Bufi -  Loredana Cacucciolo   - Vito Capone  - Cappelluti Raffaele - Gaetano Cariello - Michele Carmellino - Miki Carone - Giovanni Carpignano - Maria Grazia Carriero - Mariangela Cassano - Mauro Castellani – Pierluca Cetera - Daniela Chionna  - Angela Cosnsoli - Daniela Corbascio - Angelo Cortese - Franco Cortese -  Maria Grazia Costa -  Flavia D'Alessandro  - Teo De Palma -  Paolo De Santoli  - Gianni De Serio - Amedeo Del Giudice - Angioletta Denitto - Pietro De Scisciolo - Carlo Dicillo - Amalia Di Lanno - Antonio Di Michele - Antonio Di Rosa - Pietro Di Terlizzi  - Ninì Elia -  Gaetano Fanelli - Luigi Filograno  - Antonino Foti - Ignazio Gadaleta - Letizia Gatti - Antonio Giannini  - Marco Giberti - Claudio Grenzi - Gaetano Grillo - Enzo Guaricci  - Dario Lafasciano - Nicola Liberatore - Giuseppe Lisi  - Salvatore Lovaglio  - Paolo Lunanova - Nelli Maffia - Anna Magistro  - Franco Marrocco - Michele Martucci - Mimmo Marullo - Jara Marzulli - Vincenzo Mascoli - Antonio Menichella - Mauro Mezzina  - Enzo Morelli - Massimo Nardi  - Fernando Perrone - Pino Potito - Mario Pugliese - Massimo Quarta - Daniela Raffaele - Lucia Rotundo  - Massimo Ruiu  - Francesco Sannicandro  - Laura Scaringi - Lino Sivilli - Maddalena Strippoli - Anna Maria Suppa - Beppe Sylos Labini - Cosmo Damiano Tondo - Tommaso Tosiani - Franco Valente  - Claudia Venuto - Michele Zaza.
 

Sarà presentata l’Installazione site-specific -  " SACRED FIRE " di Francesco Sannicandro 
Lamiera,legno,tralci di vite,carbone di tralci, gruppo di animali ,tessuto, luci.
 


 

 



 
Olio d’artista è una iniziativa curata da Francesco Sannicandroche propone elaborazioni, interpretazioni e riuso dei tradizionali contenitori dell’olio: la lattina metallica e la bottiglia di vetro. Avviata nel 2011 con un primo nucleo di artisti e arricchitasi sempre più nel tempo, esalta, attraverso l’arte, il principe della nostra tavola mediterranea, quell’olio d’oliva che rappresenta l’asse portante dell’economia della nostra terra per il quale la Puglia è nota nel mondo. La mostra Olio d’artista si compone di una collezione di oltre centotrenta opere di artisti, pugliesi e non, che partendo da lattine di alluminio e bottiglie di vetro,dismettono i panni di semplici contenitori per divenire opere d’arte. La fantasia, l’estro e la sensibilità degli artisti fanno a gara, utilizzando gli oggetti, per esaltare e valorizzare un prodotto il cui successo è noto anche fuori dai confini nazionali e che vede, in questa mostra, l’arte di rendergli omaggio. «… nella mostra Olio d’artistaè l’oggetto stesso che si trasforma in opera d’arte e nel contempo vede realizzarsi la perdita del suo valore d’uso: perde la funzione originale per acquisire altre proprietà, estetiche, simboliche, allusive, analogiche, allegoriche, in taluni casi persino anagogiche […] non siamo nel campo della riciclart, giacché non si tratta di oggetti che hanno già esaurito la loro funzione e attendono di essere abbandonati o riciclati: le lattine e le bottiglie utilizzate sono tutte nel pieno della loro potenziale azione, nuove e non ancora “unte” dall’olio. Potremmo dire che non hanno avuto modo neanche di espletare la funzione per la quale sono state realizzate: contenere l’olio». (Francesco Sannicandro)  .

Un atto di libertà e implicita ribellione

di Luigi Caricato 

L’olio non è dato tal quale in natura. E’ il frutto dell’ingegno dell’uomo. Anche se si tratta di una operazione semplice, e perfino banale – consistente nello spremere le olive – l’aver avuto una simile intuizione ha reso di fatto l’olio un’invenzione tecnologica impareggiabile.

In fondo, chi poteva immaginare che un minuscolo frutto – peraltro amarissimo e immangiabile, se non preventivamente lavorato con la necessaria accortezza e pazienza – potesse dar seguito a un succo gustoso e gradevole, capace di conferire sapidità e palatabilità ad altre materie prime bisognose di essere rese più appetibili?

Le proprietà connettive e plastificanti, congiuntive, antiaderenti e lubrificanti degli oli da olive hanno permesso di far compiere un significativo passo in avanti nella elaborazione e presentazione dei cibi. Così, questa pur apparentemente ordinaria invenzione, ha potuto, nel tempo, sempre piu imporsi all’attenzione generale, proprio perche è stato l’uomo a cogliervi ogni volta importanti elementi di novità, tali e tanti da lasciare segni indelebili nei costumi alimentari dei vari popoli. Segni evidenti soprattutto ora, che a distanza di almeno sei millenni, è possibile scorgere nettamente l’imprinting delle varie comunità d’anime che si sono via via succedute, lasciando per certi versi  una immaginaria quanto reale impronta genetica, che si è espressa e manifestata anche attraverso l’arte. 

Non l’arte olearia in senso stretto. Quella – per essere più espliciti, a scanso di equivoci – di chi riesce addirittura a interagire con le olive, fino a parlare la loro stessa lingua, e capirle e interpretarle di volta in volta, facendo in modo da trarne il miglior olio possibile in frantoio. E nemmeno si intende per arte la capacità di coloro che sanno miscelare sapientemente gli oli ottenuti, o, nondimeno, l’attitudine di quanti, trovandosi dinanzi a un’ampia scelta di oli disponibile sul mercato, sono in grado di farne una opportuna selezione (per qualità, origine e tipologia), riuscendo a utilizzarli al meglio, valorizzandoli alla perfezione, a crudo come in cottura. 

Non l’arte olearia in senso stretto, dunque, ma l’arte che trascende la materia prima e la eleva a simbolo ponendola su un altro piano. L’arte, per l’esattezza, che già solo a sfogliare le pagine del catalogo che accompagna una mostra originale quanto divertente nei suoi sviluppi, egregiamente ideata e curata da Francesco Sannicandro, a titolo “Olio di Artista”, ci fa comprendere quanto sia utile (per chi lo produce, chi lo vende, chi ne fruisce) che l’olio possa essere ogni volta reintepretato in modo differente, rimodulandone l’immagine, e decontestualizzandola. In tal modo, con una brillante operazione che ha coinvolto centinaia di artisti, l’olio da olive non è più una materia grassa tra tante altre disponibili in commercio, ma diventa simbolo di una civiltà che viene decodificata e consegnata libera dalle maglie imposte da un legislatore che penalizza le aziende confezionatrici nell’abbigliaggio dei contenitori dell’olio. 

“Olio d’Artista” diventa così un atto di libertà e di implicita ribellione al sistema, imponendo, almeno non nel consueto canale delle vendite, ma negli spazi dell’arte, un nuovo approccio con i contenitori d’olio, andando oltre la consuetudine, e invogliando, di qui in avanti, a creare felici e imprevedibili commistioni tra i contenitori destinati comunemente al commercio – che in genere appaiono inespressivi e castigati, inutilmente austeri e comunque imprigionati da troppe (e pletoriche) diciture imposte da un legislatore bulimico che sottrae spazio alla creatività – e quelli che non sono invece soggetti ad alcun vincolo. 

L’olio, prodotto antico e millenario, ha bisogno di una ventata d’aria nuova e di entrare, il prima possibile, in una dimensione altra, alternativa ai canoni ufficiali, in modo da svecchiare la propria immagine, andando incontro verso nuove epifanìe. Le creazioni degli artisti non trovano oggi impedimenti di alcun genere, ma possono in compenso trovare un pubblico più aperto e incline ai cambiamenti, potendo così procedere con rappresentazioni perfino dissacratorie, e di forte rottura con il passato, fino a trascendere il contenuto presente nei molteplici contenitori, ed evocando le mille e mille forme differenti e immaginabili. 

La materia prima “olio da olive”, vista da sola, pur pregiatissima e nobile, sapida, profumata e funzionale nei molteplici impieghi cui è affidata, non è in grado di consegnare alla storia la parte di sé non visibile, quel tesoro nascosto che pur le appartiene ma pochi conoscono. L’alta valenza simbolica assegnata nel corso dei secoli e poi dei millenni all’olio da olive è in realtà il frutto di una mediazione culturale, senza la quale l’olio sarebbe un banalissimo grasso alimentare tra i tanti disponibili, sicuramente il più sano e gradevole, ma solo una sostanza grassa e nulla più. Senza il contributo dell’arte, ma anche della letteratura, l’olio non avrebbe avuto quell’impulso che lo ha reso oggi così popolare, e ieri, invece, così tanto celebrato da miti e religioni.

L’olio da olive oggi è vissuto come una sorta di prolungamento e quasi una estensione della propria esistenza. Non è più un normale condimento tra i tanti, ma è esso stesso alimento e ingrediente di primo piano. Non più alimento generico, ma “cibo funzionale”, functional food dall’alta valenza salutistica e nutrizionale, tanto che per molti è ormai considerato a pieno titolo un nutraceutico, per metà nutrimento e per l’altra metà farmaco. Cosi – a parte le grandi opere, tra dipinti e sculture, che riprendono i segni fondanti, e fondativi, quali sono appunto l’olivo, le olive o l’olio – è sufficiente volgere la propria attenzione a quanto è avvenuto nell’epoca a noi più vicina, già a partire dal finire dell’Ottocento, con le brillanti intuizioni di quanti hanno saputo vestire, reinterpretare e dialogare la materia prima olio, presentandola in forme e abbigliaggi nuovi, con lattine in banda stagnata che in alcuni musei si possono ancora oggi contemplare in tutta la loro originalità, anche laddove si sconfinava nel puro e selvaggio kitsch.

Il grande momento, con la massima e più elevata rappresentazione che si potesse avere per i contenitori dell’olio, ma anche per le molteplici altre forme espressive di comunicazione, è dovuto ad artisti come Plinio Nomellini e Giorgio Kiernek – a suo tempo mobilitati da imprenditori illuminati come i Novaro – per proseguire, fino ad oggi, con altri artisti, e in molti casi designer, che hanno avuto la capacità di vedere nell’olio ciò che non si vede o che altri non vedono, quel quid di impercettibile capace di rendere l’olio da olive diverso e sempre attuale, contemporaneo.

“Olio d’Artista”, una mostra che reputo singolare e quanto mai efficace negli esiti, si colloca per me proprio in questa lunghezza d’onda, e mi auguro vivamente che alcuni tra gli imprenditori più illuminati possano scommettere e investire su queste rappresentazioni artistiche facendole uscire dal guscio protettivo delle sale espositive.

Luigi Caricato

Direttore di Olio Officina Festival

 

 

"Foreste Urbane,associazione di promozione sociale con sede a Copertino (LE), nel cuore della terra d'Arneo, opera per la tutela, salvaguardia e valorizzazione del paesaggio pugliese da settembre 2015. Lo scorso febbraio 2016 ha dato vita alla manifestazione Quinte Visive, primo Festival del Paesaggio in Puglia, evento poliedrico, che ha visto la presenza di ospiti di rilevanza nazionale e internazionale e che ha dato vita a numerose collaborazioni, tra cui quella con il Maestro e artista Francesco Sannicandro e l'esposizione, per la prima volta in provincia di Lecce, della mostra Olio d'Artista. Foreste Urbane si prepara alla seconda edizione del festival, che si svolgerà ad aprile 2017 a Copertino e avrà come filo conduttore il binomio paesaggio e legalità. Così come le foreste assorbono CO2 per riemettere ossigeno nell'aria, allo stesso modo Foreste Urbane intende dare un nuovo respiro alle nostre città, annientando le cattive pratiche e promuovendone di buone e sostenibili. "

 

La funzione di una Pinacoteca d’Arte Contemporanea all’interno della comunità

 

 

I Musei non sono un fine in se stessi, ma un mezzo al servizio dell’umanità”: quest’affermazione di Alma Wittlin può essere stesa ai beni culturali in senso lato, fonte di pensiero, esperienza, sensazioni, in una parola di conoscenza e portatori di valori non solo culturali ma sociali, in quanto produttori/generatori di senso.

La cultura è parte integrante del passato e della memoria di un territorio, è strumento di creazione di identità e di crescita personale, motore di creatività e innovazione, ed è anche stata indicata in anni recenti come mezzo per la creazione di società più coese, per favorire processi di integrazione sociale, e per il rafforzamento dei processi di apprendimento permanente in contesti non formali.

Il radicamento nel territorio è peraltro uno dei fattori centrali nelle relazioni fra economia e cultura.

Il processo di produzione culturale è, infatti, per sua natura, espressione di una comunità o dell’incontro fra diverse culture in un determinato contesto storico e geografico specifico, ed è spesso impossibile riprodurre in un altro luogo la combinazione di fattori che hanno reso possibile la realizzazione di quel particolare prodotto culturale.

Si guarda a come attivare circoli virtuosi intorno ai luoghi della cultura, valorizzandone il ruolo di centri di conoscenza e incubatori di creatività e innovazione sociale.

Per fare questo occorre costruire molti ponti fra quelle che sono state per lungo tempo considerate dimensioni separate, colmare il divario tra la dimensione tangibile e intangibile, tra il patrimonio culturale e le industrie culturali e creative di un territorio, attraverso misure volte a stimolare l’intero ciclo di creazione/produzione culturale/ conservazione e l’interazione con le comunità, sia quelle presenti fisicamente su un territorio che quelle virtuali.

L’adozione di politiche di valorizzazione mirate alla comunicazione dei cittadini del valore e del significato culturale-non scisse e contrapposte al tema della tutela e della conservazione, ma considerate come facce della stessa medaglia è, potenzialmente, uno degli strumenti più efficaci per ovviare a questo “scollamento” che progressivamente si amplia tra cittadini e beni culturali.

Le azioni che mirano a incrementare la consapevolezza sul valore del patrimonio culturale per la società, devono necessariamente essere rivolte non solo ai turisti ma anche e soprattutto ai cittadini residenti, in modo da evitare che si radicalizzi la dicotomia-peraltro già presente-tra patrimonio culturale “maggiore” e “beni minori” e che vada perduta la relazione tra cittadini e patrimonio che è alla base del modello italiano, dove patrimonio artistico- culturale e identità locali vivono in stretto relazione.

Piero Pella

Direttore Pinacoteca D’arte Contemporanea     Museo del Fuoco-Novoli 

 
 
 
 
Media Partner Il Sito dell’Arte

 

 

 

 

 

Segni di luce

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Lucia Rotundo. Maternità, 2016
Multistrato, tela, acrilico, cartoncino, foglia oro cm 80x80x7



MuDi - Museo Diocesano di Arte Sacra Taranto / Centro Storico - Vico I Seminario

Vernissage domenica 18 dicembre 2016, ore 18.30

Prenderà il via, domenica 18 dicembre alle ore 18.30 - nell'ambito della terza edizione del “Natale nell'Isola...”, ovvero, nel centro storico di Taranto - la rassegna di Arte Sacra contemporanea intitolata Segni di luce, promossa ed organizzata dall'Associazione culturale “Terra” e dalla Fondazione Rocco Spani Onlus di Taranto, due istituzioni operanti da anni nel borgo antico di Taranto, nello specifico campo culturale, sociale ed educativo.

La rassegna Segni di luce si terrà nelle sale del MuDi (Museo Diocesano di Arte Sacra), già sede storica del Seminario Arcivescovile (XVI sec.) di Taranto.
La rassegna di Arte Sacra contemporanea, progettata site specific dal prof. Giulio De Mitri, affermato artista pugliese, e curata dal critico e storico dell'arte dott.ssa Sara Liuzzi, annovera la presenza di un valido quartetto di artisti calabresi, appartenenti a formazione, linguaggi e a due diverse generazioni: Lucia Rotundo e Maria Teresa Sorbara artiste-docenti, con un rilevante background culturale. Caterina Rotella e Antonio Tolomeo, invece, due giovanissimi studenti dell'Accademia di Belle Arti di Catanzaro e creativi emergenti.

"Gli artisti, con le loro opere – come afferma la curatrice, nella presentazione in catalogo – ci condurranno nell'infinito mistero della luce. Un prezioso evento che fa trasparire il messaggio, invitando il fruitore alla riflessione. (...) Una mostra singolare che si pone come obiettivo quello di riaccendere l’attenzione sugli aspetti iconici e aniconici dell'Arte Sacra contemporanea, attraverso linguaggi essenziali e trasparenti, che vadano oltre l’effimero, per una nuova lettura che esprima trascendenza nello spirito del Sacro”.

Accompagna la mostra un significativo catalogo edito da Print Me, per la Collana di Arte Contemporanea IMAGO, diretta da Sara Liuzzi, contenente testo istituzionale, critico, apparato iconografico e note biografiche sugli artisti.

All’inaugurazione interverranno i proff. Antonio Basile, critico e docente di Antropologia culturale all’Accademia di Belle Arti di Lecce, Giulio De Mitri, artista e docente di Tecniche e tecnologia delle arti visive all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro e il dott. Silvano Trevisani, critico e direttore della rivista “L’Officina, Laboratorio delle culture e delle storie”.


Brevi note biografiche degli artisti:
Caterina Rotella (Catanzaro, 1992). Si è diplomata al Liceo Artistico Statale "G. De Nobili" di Catanzaro. Laureanda all'Accademia di Belle Arti di Catanzaro. Ha sperimentato nel corso degli anni diversi linguaggi. Opera prevalentemente nell'ambito dell'installazione ambientale, utilizzando materiali tessili e fibre sintetiche. Ha esposto in diverse mostre e collettive, si segnalano le più recenti:

2016, Catanzaro Design Week (a cura di Giuseppe Anania e Domenico Garofalo), Complesso Monumentale del San Giovanni, Catanzaro; 2016, Sottobraccio (a cura di Rossana Bucci e Oronzo Liuzzi), Museo della città e del territorio, Corato (BA); 2016, CrossingOver (a cura di Simona Caramia), Complesso Monumentale del San Giovanni, Catanzaro; 2016, Connessioni (a cura di Lara Caccia), Lo Studiolo Home Gallery, Pizzo (VV); 2016, Questioni di carta (a cura di Simona Caramia), Banca d'Italia, Catanzaro; 2016, Sonore Alchimie, le pietre parlano (a cura di Lara Caccia), Centro Storico di Davoli, Catanzaro; 2015, Premio Internazionale Limen Arte, VII edizione, sezione giovani artisti (a cura di Lara Caccia), Complesso Valentianum Vibo Valentia; 2015, Motorhead Art 2519 - la sostanza che attiva lo sguardo (a cura di Simona Caramia, Giuseppe Negro e Raffaele Simongini), Museo Marca, Catanzaro; 2015, Il maestro presenta l'allievo: VII edizione del premio nazionale "Ugo Guidi" (a cura di Enrica Freviani), Villa Schiff-Giorgini, Massa Carrara; 2015, Il padrone dell'Acqua, premio nazionale Carlo Levi, III edizione, Museo Archeologico Nazionale, Eboli (SA); 2015, Gnòsis. A confronto con il sacro (a cura di Roberto Lacarbonara), Palazzo Ulmo, nell'ambito di Mysterium Festival, Taranto; 2015, ComunicART: REBIRTH 2015, con il patrocinio di Cittadellarte - Fondazione Pistoletto di Biella, Piazza Matteotti, Piazza Roma, Piazza Prefettura, Catanzaro.

Lucia Rotundo (Catanzaro, 1974). Ha compiuto studi artistici che ha completato all'Accademia di Belle Arti di Catanzaro. È docente di Disegno all'Accademia di Belle Arti “Fidia” di Vibo Valentia. Opera con il linguaggio della scultura, utilizzando materiali naturali e artificiali. È invitata a rassegne nazionali ed internazionali: IX Biennale dei giovani artisti dell'Europa e del Mediterraneo, ex-Mattatoio, Roma; Drink Helleborus, Museo di Allotropya, Antikyra, Grecia. Espone in mostre personali e collettive, tra le più recenti: 2016; Shekinah. Giubileo straordinario degli artisti (a cura di L. Caccia), Complesso Monumentale del San Giovanni, Catanzaro; Mater Dei. Dal mistero rivelato a maternità come essenza (a cura di R. Coltrini, A. Morandi), “LeonesiArte”, Leonesia Fondazione Vittorio Leonesio, Mura Puegnano del Garda (BS); Contaminazioni Identitarie (a cura di L. Argentino, S. P. Catena), Galleria Circuiti Dinamici, Milano; Nutrimenti 18 presenze nell’arte contemporanea (a cura di S. Liuzzi), Palazzo Pantaleo (XVIII sec.), Taranto; Artedonna IX (a cura di M. Tarantino e M. Vinellla), Galleria Spaziosei, Monopoli (BA); Iside e la Wunderkammer della fertilità (a cura di D. Sacquegna), Palazzo Vernazza, Lecce; Avanguardia. Olio per il futuro (a cura di L. Caricato), Expo Milano, Palazzo delle Stelline, Milano; 2015: Lucia Rotundo/Abitare la natura (a cura di L. P. Finizio e G. Valentino), Museo Civico di Taverna, Taverna (CZ); Premio Internazionale Limen Arte 2015 VII edizione (a cura di G. Bonomi, L. Caccia, G. Di Genova, V. Le Pera), sez. Maestri di Calabria, Complesso Valentianum, Vibo Valentia (CZ); Ibridi&Simili. Mostra Internazionale di libri d’artista e della piccola editoria (a cura di A. Baglivo e V. Pinto), Biblioteca Provinciale di Salerno, Salerno; L’aria è di nuovo azzurra e potrò mettermi a dipingere. Premio Carlo Levi (a cura di T. de Palma), Chiostro del Museo Archeologico di Eboli (SA); Tra le pieghe del Sacro. Due presenze femminili nell'arte contemporanea: Lucilla Catania/Lucia Rotundo (a cura di P. Aita), Chiesa di Sant'Andrea degli Armeni, Taranto; 2014: La Natività nell’Arte Contemporanea (a cura di R. Lacarbonara), Ipogeo Palazzo “Galeota”, Taranto; Chiesa degli Angeli, Progetto “El Milagro”, Argentina, a cura della Fundacion Museo del Parco, Portofino; IX Biennale d’Arte Contemporanea “Rocco Dicillo”, Palazzo Municipale, Triggiano (BA); Acqua, a cura di L. Madaro, Museo MUST, Lecce; Stone (a cura di L. Anelli), Masseria Torre di Nebbia, Corato (BA).

Maria Teresa Sorbara (Vibo Valentia, 1979). Ha compiuto studi artistici che ha completato all'Accademia di Belle Arti di Catanzaro conseguendone il Diploma Accademico di primo e di secondo livello in Arti visive e discipline per lo spettacolo, indirizzo Scultura. È Docente di Plastica Ornamentale al Liceo Artistico Statale “Canbiani” di Bustarstizio (VA). La sua ricerca si sviluppa con il linguaggio della scultura e dell'installazione ambientale. La sua recente poetica si esprime tra impegno sociale, ecologico e ambientale. Utilizza per i suoi lavori materiale naturale (semi di grano, terra, tronchi ecc.) ed elementi artificiali (plastiche, resine, e leganti). I suoi lavori ci trasmettono il fascino dell'archetipo, ovvero gli elementi primari, quali strumenti di salvaguardia della natura. Tra le mostre personali, collettive e di gruppo si segnalano le più recenti:

2016, Pinetum 01 Farparte, Villa Gaeta, Montevarchi (AR); 2014, Kraino: venticinque giovani artisti, MUST, Museo storico della città di Lecce; 2016, NutriMenti (a cura di Sara Liuzzi), Palazzo Pantaleo, Taranto; 2015, Gnòsis. A confronto con il sacro (a cura di Roberto Lacarbonara), Palazzo Ulmo, nell'ambito di Mysterium Festival, Taranto; 2013, Percorsi in Città, Forme e Segni, Primo premio Acquisizione città di Catanzaro, Villa Trieste, Catanzaro; 2013, Primo premio al concorso Shopping bag, Galleria Vittoria Roma; 2013, II Biennale Wood Sculpture Contest Sila, Sorbo San Basile (CZ); 2013, Libero Libro Essegi, Open Space, (CZ); 2012, Premio internazionale Limen Art, Palazzo Comunale E. Gagliardi (VV); 2012, Il Maestro presenta l'allievo, Villa Schiff, Giorgioni, Montignoso (MS); 2011, Zone Scoperte III/2, omaggio all'Italia, Museo Fondazione Vincenzo Crocetti, Roma.

Antonio Tolomeo (Catanzaro, 1993). Si è diplomato al Liceo Artistico “G. De Nobili” Statale di Catanzaro. Nel 2016 ha conseguito il diploma Accademico in Pittura, all'Accademia di Belle Arti di Catanzaro. La sua ricerca si sviluppa in diversi ambiti, dalla scultura all'installazione ambientale, attraverso l'utilizzo di materiali leggeri, poveri e trasparenti. Ha partecipato a diverse mostre e collettive, si segnalano le più recenti:

2016, Catanzaro Design Week (a cura di Giuseppe Anania e Domenico Garofalo), Complesso Monumentale del San Giovanni, Catanzaro; 2016, Fiarte Granada, VII edizione della Fiera Internazionale di Arte Contemporanea, Centro Municipal De Cultura, Churriana de la Vega (Spagna); 2016, Questioni di carta (a cura di Simona Caramia), Banca d'Italia, Catanzaro; 2015, ComunicART: REBIRTH 2015 (a cura di Simona Caramia), con il patrocinio di Cittadellarte Fondazione Pistoletto di Biella, Piazza Matteotti, Piazza Roma, Piazza Prefettura, Catanzaro; 2015, Premio Internazionale Limen Arte, VII edizione, sezione giovani artisti (a cura di Lara Caccia), Complesso Valentianum Vibo Valentia; 2015, Motorhead Art 2519- la sostanza che attiva lo sguardo (a cura di Simona Caramia, Giuseppe Negro, Raffaele Simongini), Museo Marca di Catanzaro; 2015, Fiarte Granada, VI edizione della Fiera Internazionale di Arte Contemporanea, Centro Municipal De Cultura, Churriana de la Vega (Spagna); 2014, Esistenza (a cura di Lucia Mancina), Biblioteca Nazionale, Cosenza; 2013, Libero Libro Essegi, Centro per l’ Arte Contemporanea Open Space, Catanzaro.



Segni di luce a cura di Sara Liuzzi
Taranto, Museo Diocesano di Arte Sacra
Centro Storico - Vico I Seminario 
Inaugurazione 18 Dicembre 2016, ore 18.30

Infoline: 3932204680 - 3204520266
Email: info@associazioneterra.org


pubblica: 

Genius loci. Riflessi dell’identità pugliese in cinquanta artisti tra passato e presente

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Pinacoteca Metropolitana “Corrado Giaquinto” : presentazione della mostra
“Genius loci. Riflessi dell’identità pugliese in cinquanta artisti tra passato e presente”


Giovedì 15 dicembre 2016, alle ore 10.30, nella Pinacoteca Metropolitana “Corrado Giaquinto” (IV° piano Palazzo della Città Metropolitana di Bari - Via Spalato, 19), si terrà la conferenza stampa di presentazione della mostra “Genius loci. Riflessi dell’identità pugliese in cinquanta artisti tra passato e presente” promossa dalla Città Metropolitana di Bari.

Interverranno Clara Gelao, Direttrice della Pinacoteca “Corrado Giaquinto”, nonché ideatrice e curatrice della mostra, eFrancesca Pietroforte, consigliera metropolitana delegata ai Beni culturali.

Attraverso un excursus di circa centoventi opere provenienti in parte dal ricco patrimonio della Pinacoteca, in parte da altri musei italiani o da collezioni private, articolato in grandi tematiche, la mostra si propone di individuare i riflessi più o meno espliciti delle caratteristiche storiche, culturali, antropologiche del nostro territorio (ciò che si condensa nel concetto del “genius loci”) su cinquanta artisti pugliesi, a partire dai pittori del primo Novecento che hanno inventato un repertorio e un linguaggio pittorico adatto a rappresentare il singolare paesaggio di questa terra, agli artisti attivi negli anni quaranta/settanta sino ad arrivare, senza soluzione di continuità, agli artisti contemporanei, in cui il rapporto con l’habitat, meno esplicito, non è però meno intenso e coinvolgente, sebbene rappresentato con modalità espressive totalmente differenti.

La mostra, che sarà inaugurata sabato 17 dicembre alle ore 17.30, resterà aperta fino al 31 marzo 2017.

didascalie immagini: 
Anna Maria Di Terlizzi (Bari, 1944) 
I silenziosi guerrieri della Daunia, 1998
10 elementi in legno, iuta, ferro, resine

Iginio Iurilli (Gioia del Colle, 1946)
Riccio gigante, 2011
vernice ad acqua su legno


UrbanSouls di Biagio Antifora

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Atelier d'Architettura apre le sue porte all'Arte intendendo rovesciare il significato di studio progettuale di architettura fine a se stesso e porsi come vetrina di conoscenza anche dei linguaggi espressivi dell'arte contemporanea. In un connubio Architettura e perché no, Ingegneria, Arte e Mestiere questo progetto vuole offrire al pubblico la possibilità di fruire di "Architetture di Spazi e di Pensiero Creativo" capaci di promuovere e valorizzare l'energia espressiva del nostro tempo e dei suoi protagonisti.
L’iniziativa di aprire le proprie porte all’Arte, per accogliere artisti e raccontarli in mostre personali, punta a dimostrare che l'espressione fresca e dinamica della creatività contemporanea può entrare nelle nostre case non solo come una bella opera da contemplare ma anche e soprattutto come armonia di pensiero estetico da comprendere, percepire, vivere e condividere. Ed eccoci, sulla scia di un cosciente e maturo percorso di professionali collaborazioni creative con la Dott.ssa Rosanna Mele, approdare a quell'unità delle arti indicata nel manifesto della "Casa della Costruzione" (il "Bauhaus"), dal suo protagonista originario, Walter Gropius di cui ricordiamo un pensiero che abbiamo voluto far nostro: " Creare una nuova corporazione di artigiani estranei a quell'orgoglio di categoria che eleva un muro di superbia tra artigiani ed artisti. Dobbiamo volare, immaginare, preparare in comune il nuovo edificio dell'avvenire, che unirà armoniosamente, Architettura, Scultura e Pittura, e questo edificio si innalzerà nelle mani per milioni di operai nel cielo futuro, emblema cristallino della nuova fede nell'avvenire".
R.M.@ProjectArt

Il ciclo di eventi espositivi in Atelier si conclude per il 2016 ospitando la personale fotografica dell'architetto barese Biagio Antifora, che esordisce come fotografo nella sua città presentando un progetto dal titolo URBAN SOULS curato, come i contenuti della Traccia d'Autore, da Rosanna Mele

Tracce d'Autore
UrbanSouls di Biagio Antifora

"Saper vedere per saper progettare"
Bruno Munari

La fotografia di Biagio Antifora, architetto di professione e fotografo per passione, è rappresentativa del nostro tempo sia per i contenuti tematici sia per il caratteristico stile “street life” delle sue rigorose e sobrie composizioni in bianco e nero. Come avviene in tutte le espressioni creative, anche nella fotografia lo stile è frutto della pratica e dell’istinto. Lo stile nasce spontaneamente e quello di Biagio Antifora è radicato nel suo amore per l’Architettura e l’Umanità. Fin dagli esordi, legati ad esperienze di studio con il Progetto Erasmus a Montpellier, il nostro autore indaga la rappresentazione del paesaggio antropico, “educato” dalla cultura moderna multietnica ed affina il suo innato gusto per la documentazione visiva dei luoghi visitati. L’attitudine a realizzare il “foto collage”, tecnica prediletta dalle avanguardie storiche a lui care, definisce anche nel proprio lavoro di Architetto un rapporto sempre più stretto tra fotografia e città, obiettività e metafora del vivere. Fotografare è per lui individuare il soggetto giusto guidato dalla curiosità per la gente e le cose che lo circondano; riuscire a restare invisibile per catturare e ritrarre momenti di vita da rendere come eterna memoria antropica.
A duecento anni dalla sua invenzione, malgrado la diffusione di altri media, la fotografia mantiene con la città un solido legame: Biagio Antifora ben riesce ad interpretare questa storica tradizione dando vita a scatti “urbani” che comunicano emozioni piene d’intensa contraddizione. Le sue fotografie “street” eleganti e grezze, evocative e talvolta malinconiche, spesso nebulose o fuori fuoco sono giocate su potenti contrasti espressivi - gli stessi che animano la fotografia di Vivian Maier, H.C. Bresson, William Klein solo per citare alcuni dei grandi fotografi del passato a cui il suo sguardo curioso ed appassionato si è rivolto - sul “bisticcio visivo” e sul “paradosso esistenziale”, tipico dei linguaggi creativi contemporanei.
Urban Souls è una collezione di scatti che ben racconta il significativo percorso stilistico, intimo e a tratti spiritoso della inedita fotografia di Biagio Antifora: queste sue immagini restituiscono un’istantanea del famoso e dell’ordinario, dello strano e del consueto, del sacro e del profano. Ogni fotografia è “territorio di anime” narrato non solo attraverso spazi urbani, pieni di frenesia o quiete, ma, sopra ogni cosa, attraverso le persone che li attraversano e vivono. Non a caso le ambientazioni che fanno da scena alle sue composizioni sono tutte particolari e sottolineano il legame tra la città ed i suoi abitanti.
In questo progetto espositivo, dunque, Biagio Antifora decide di far conoscere uno dei temi cari alla sua esperienza di fotografo: raccontare per immagini la città, il suo spirito unico, la sua forza, osservando chi la abita ed entrando, anche solo per un momento, all’interno del flusso esistenziale che la percorre. I suoi scatti non appaiono mai puliti, sterili, ma risultano pieni di energia, vitalità e audacia, comunicando un senso di ribellione all’ordine costituito. Nel suo indagare su Bari, Montpellier, Londra, Barcellona, Malta, e soprattutto Rio de Janeiro, Biagio Antifora esplora e rappresenta, come un vero e proprio etnografo, la cultura popolare, trovando nella sua ricerca - per citare le sue stesse parole – “frenesia, isolamento, assurdità e panico”. Le sue fotografie rappresentano una realtà cruda e desolante, mostrano un lato della città che molti trovano vergognoso ed “invisibile”. La sua ricerca è rivolta ai luoghi, ama riprendere la vita di strada, scene quotidiane nei tipici ambienti che ha visitato e vissuto: nei borghi antichi, nelle chiese, in metropolitana, per le strade e nei mercati egli rappresenta la solitudine pur nella moltitudine, il silenzio nel caos, l’essenza e l’effimero. Queste sue foto ci regalano uno spaccato di vita vera, una rappresentazione sincera dell’esistenza cittadina capace di cogliere, con il suo fedele obiettivo fotografico, tutti gli strati della società, dai clochard che frugano tra i rifiuti agli artigiani che lavorano in bottega, dai bambini che giocano, agli anziani che leggono o si godono il sole.
Con uno sguardo sempre attento ed umoristico rende protagonisti delle sue composizioni persone comuni, felici o dimenticate, ritratte in momenti di quotidiana abitudine, sorprese, talvolta, nella loro stessa sorpresa del “qui ed ora!”. Il senso e lo spirito della sua fotografia è, dunque, nei dettagli visibili ed invisibili che caratterizzano ogni scena urbana. L’humour sottile e brillante dei suoi scatti insegna ad accettare anche ciò che non si può cambiare nella moltitudine metropolitana, cogliendone, tuttavia, le opportunità nascoste nell’anima della gente e delle architetture che rendono viva e pulsante una città. La poetica dei suoi scatti sta sull’interazione fra realtà ed immaginazione là dove, però, ogni scena mantiene sempre un alone di verità assoluta; anche quando lievemente manipolata, l’osservatore è consapevole del gioco “visibile/invisibile” e lo accetta, riservandosi il piacere della sorpresa di spazi, personaggi e particolari evidenziati dal suo attento obiettivo.
Ogni città, anche la più caotica, rivela, di fatto, di avere una propria anima, una sua storia. Nella fotografia “street ” di Antifora tale anima riesce ad esprimersi nel modo più compiuto nell’inesauribile vitalità dei soggetti che riesce a ritrarre perché la città non è solo spazio costruito ma anche prodotto di una cultura che opera in un preciso luogo geografico. La città è, nelle intenzioni del nostro autore, il luogo per eccellenza dell’evoluzione, dell’esperienza e del progresso o regresso umano. Fotografare spazi urbani è per Biagio Antifora “studio antropologico”, dunque, che permette di cogliere e raccontare tanto l’energia quanto la tensione verso il cambiamento o il desiderio di conservazione utilizzando un metodo che ricerca la bellezza attraverso la verità e la coerenza rispetto alla conformazione degli spazi urbani come spazi di cultura individuale e collettiva.
Se l’attenzione al bianco e nero è una delle sue peculiarità espressive, la scelta tecnica dello scatto in “Raw” costituisce l’altra faccia della sua estetica e gli permette di catturare le immagini con una regolazione anche non ottimale di alcune impostazioni, esposizione, bilanciamento del bianco, in quanto la successiva elaborazione in studio, il cosiddetto sviluppo in camera chiara, gli consente di regolare questi parametri di ripresa mantenendo la qualità ai livelli più alti possibile. Sperimentatore curioso ed attento, con la sua Reflex in passato come oggi, fa tutto ciò che non è convenzionale, soprattutto quando si tratta di dettagli tecnici; l’utilizzo di soluzioni ad estesa granulosità e di grandangoli estremi, come anche l’uso di tempi di esposizione lunghi per dare un effetto di movimento e di confusione alle sue immagini, gli permette di rendere ogni particolare che cattura parte di un più ampio “tutto” che Biagio Antifora intende raccontare come testimonianza del proprio tempo.
La sua arte sta tutta nello scatto, dunque, proprio come diceva William Klain :
“Se si guarda attentamente la vita, si vede sfocato. Scuoti la tua mano quando scatti. La sfocatura è una parte della vita. Personalmente penso che ognuno debba scegliere il proprio stile, fate quello che vi piace fare e non smettete mai di sperimentare!”.

a cura di Rosanna Mele
storico dell’arte e critico indipendente

BIBART 2016, PRIMA BIENNALE INTERNAZIONALE D’ARTE A BARI

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Chiese aperte nella città vecchia per ospitare l’arte dal 15 dicembre al 15 gennaio.
Inaugurazione nell’Auditorium Vallisa il 15 dicembre alle ore 18.00.


BIBART, la prima Biennale Internazionale d’Arte di Bari e Area Metropolitana, apre in anteprima le sue porte alla stampa. Mercoledì 14 dicembre, ore 11, dal Museo Diocesano di Bari partirà il press tour per conoscere le opere e i luoghi di questa prima edizione, organizzata dalle associazioni Vallisa Cultura onlus e Federico II Eventi. Un’iniziativa nata dal basso con un’ambizione internazionale, che gode del patrocinio di Arcidiocesi di Bari – Bitonto, Regione Puglia, Comune di Bari, Università degli Studi di Bari, Consolato della Repubblica di Croazia, Consolato della Repubblica del Brasile.

Mercoledì 14 dicembre a guidare i visitatori nel borgo antico alla scoperta delle opere d’arte contemporanea selezionate per BIBART ci saranno: Miguel Gomez, direttore artistico BIBART, artista e Responsabile arti visive di Artoteca Vallisa e Santa Teresa dei Maschi; Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari Bitonto; Mons. Antonio Parisi, Responsabile Musica e Cultura Arcidiocesi di Bari Bitonto; Don Michele Bellino, Direttore del Museo Diocesano di Bari; Silvio Maselli, Assessore alle Culture del Comune di Bari; William Tode, artista, già Direttore di Casa Vasari e Responsabile degli Uffici Studi di Palazzo Pitti e degli Uffizi di Firenze; Emanuel von Lauenstein Massarani, Conservatore dei Musei di San Paolo del Brasile.

Parteciperanno: Guido Folco, Direttore Museo MIIT di Torino; Giorgio Grasso, critico e storico dell’arte, già Coordinatore del Padiglione Italia della 54ª Biennale di Venezia; Rosa Alò, Console onorario della Croazia a Bari; Demetrio Zavoianni, Console onorario del Brasile a Bari.

Alla preview stampa saranno presenti anche gli artisti in concorso, molti provengono da Argentina, Armenia, Brasile, Grecia, Iraq e Uruguay, oltre che da tutta Italia.



L’INAUGURAZIONE
Più di cento artisti trovano casa a Bari: BIBART, prima Biennale Internazionale d’Arte di Bari e Area Metropolitana, si inaugura a Bari il 15 dicembre alle ore 18.00 presso l’Auditorium Vallisa.
Per il capoluogo pugliese sarà la prima occasione per raccontare l’arte contemporanea attraverso un confronto a più voci, l’intreccio di linguaggi artistici diversi, la multiculturalità e il dialogo tra artisti di varie parti del mondo. Un vero e proprio viaggio nell’arte contemporanea, passando per le chiese del borgo antico e il Murattiano, che esplora le infinite possibilità della “Ragione dell’Uomo”, tema scelto per questa prima edizione.

Questi i numeri della rassegna: 112 artisti in concorso, oltre a musicisti, performer, attori, provenienti da
9 Paesi (Italia, Argentina, Armenia, Brasile, Croazia, Francia, Grecia, Iraq, Uruguay) per un totale di 156 artisti; 328 opere esposte tra pittura, scultura, grafica, video art e lavori fuori concorso;
10 sedi espositive, tra cui 6 chiese, ubicate nel centro storico di Bari e nel Murattiano.
Completano la prima Biennale Internazionale d’Arte di Bari e Area Metropolitana due mostre d’eccezione: Dal Postimpressionismo al Neorealismo: viaggio tra le avanguardie del Novecento, con opere di 48 grandi maestri e la monografica Les danseuses di William Tode, ultimo esponente del neorealismo italiano.

Nella cornice della Biennale anche la personale Mater et Filius di Miguel Gomez, un’originale mostra di design sulla poesia della luce e la mostra documentaria dedicata ai 90 anni dell’Accademia Polifonica Barese e al suo fondatore, Biagio Grimaldi.

L’arte si farà anche spettacolo, cinema, teatro, letteratura e musica con oltre 20 appuntamenti in calendario: presentazioni di libri, concerti, proiezioni di film, spettacoli teatrali e performing art, tutti ospitati tra l’Auditorio Vallisa e l’Auditorio Federico II Eventi.

L’iniziativa, organizzata dalle associazioni Vallisa Cultura onlus e Federico II Eventi, gode del patrocinio di Arcidiocesi di Bari – Bitonto, Regione Puglia, Comune di Bari, Università degli Studi di Bari, Consolato della Repubblica di Croazia, Consolato della Repubblica del Brasile.




Responsabile comunicazione e ufficio stampa
Ileana Inglese, 338.6488905
ufficio stampa e social media
Mila: Michela Ventrella 349.5260370 e Alessandra Montemurro 328.9518532


AVVISTAMENTI. NON È UN FESTIVAL. XIV Mostra Internazionale del Video e del Cinema d’Autore

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AVVISTAMENTI
NON È UN FESTIVAL
XIV Mostra Internazionale del Video e del Cinema d’Autore
a cura di Antonio Musci, Daniela Di Niso, Bruno Di Marino

27 - 28 - 29 - 30 - 31 dicembre 2016
Palazzo Tupputi - Laboratorio Urbano Bisceglie
Via Cardinale Dell’Olio 30, Bisceglie

INGRESSO LIBERO

info: 340 2215793 – 340 6131760
email: info@avvistamenti.it

* (leggi infondo il programma) *

Il Cineclub Canudo organizza da martedì 27 a sabato 31 dicembre 2016 presso il Laboratorio Urbano Palazzo Tupputi a Bisceglie, in Via Cardinale Dell’Olio 30, la quattordicesima edizione della Mostra Internazionale del Video e del Cinema d’Autore Avvistamenti, curata da Antonio Musci, Daniela Di Niso e Bruno Di Marino e realizzata con il patrocinio dell’Assessorato all'Industria Turistica e Culturale della Regione Puglia e del Comune di Bisceglie.
Avvistamenti è il titolo di un progetto che il Cineclub Canudo ha avviato nel 2002 a Bisceglie, recuperando il senso e la storia dell’antico nome della città: Vigiliae. Letteralmente sentinella, vedetta, si riferisce alla sua storica vocazione all’avvistamento, data la strategica collocazione sul mare. Avvistare vuol dire guardare lontano, vedere ciò che è distante o non facilmente visibile all’occhio umano. L’avvistamento presuppone dei confini da varcare, dunque la distanza non è intesa come barriera, ma come distesa che si offre al vedere, un territorio da esplorare, in cui avventurarsi per primi. Avvistamenti, fin dalla sua prima edizione, si pone come punto di riferimento per la ricerca e la sperimentazione in ambito artistico, tra video, cinema, musica, teatro e arte contemporanea, con proiezioni, mostre, videoinstallazioni, workshop, incontri e performance dal vivo degli artisti invitati. Il progetto va a completare l'edizione 2016, che ha visto durante l’estate, presso la sede del Laboratorio Urbano di Bisceglie, la realizzazione di workshop, proiezioni, sonorizzazioni e incontri con artisti e curatori.
Di seguito il programma di quest’anno:

MARTEDÌ 27 DICEMBRE

VITTORINO CURCI
ORE 19.30
inaugurazione mostra
STOOKATZART
ORE 20.30
reading poetico con sassofono

OLTRE I BORDI DELLO SCHERMO
di Bruno Di Marino
ORE 21.00
presentazione del libro
A SEGUIRE
selezione di film e video di autori intervistati nel libro
a cura di Bruno Di Marino
______________________________

MERCOLEDÌ 28 DICEMBRE

MADE IN ITALY
a cura di Antonio Musci

ORE 19.30
proiezioni

Morgan Menegazzo, Mariachiara Pernisa
Iconostasi (Italia, 2015 - 16' 09'')
Rothkonite (Italia, 2015 - 2' 53'')
Obsolescenza programmata (Italia, 2016 - 19' 31'') [Anteprima]
Psicopompo (Italia, 2016 - 33' 33'') [Anteprima]

A SEGUIRE
incontro con gli autori

SONIMAGE
a cura di Antonio Musci e Gabriele Panico Larssen

ORE 21.00
incursione sonora
GABRIELE PANICO vs VITTORINO CURCI [Anteprima]

ORE 21.30
proiezioni

Claudio Romano, Elisabetta L'Innocente - Con il vento (Italia, 2016 - 9')
Fabio Scacchioli, Vincenzo Core – Bang Utot (Italia, 2015 - 26' 48'')
Giuseppe Boccassini - Orbit (Italia/Germania, 2016 – 15')
Yan Cheng, Federico Francioni – La tomba del Tuffatore (Italia, 2015 - 30')
Luca Ferri - Colombi (Italia, 2016 - 20')
Christian Mendoza - Tiefe (USA, 2016 – 9' 06'') [Anteprima]

A SEGUIRE
incontro con gli autori
_____________________

GIOVEDÌ 29 DICEMBRE

MADE IN ITALY
a cura di Antonio Musci

ORE 19.30
proiezioni

Rossella Piccinno
The recall of the songbird (Francia, 2010 - 9' 56'')
In Limine (Francia/Portogallo, 2014 - 24' 45'') [Anteprima]
Déhalage (Francia, 2014 - 28' 48'') [Anteprima]

A SEGUIRE
incontro con l’autore

SONIMAGE
a cura di Antonio Musci e Gabriele Panico

ORE 21.00
sonorizzazione di materiali video di Michele Sambin
VEDO SUONO
Michele Sambin, Gabriele Panico [Anteprima]

ORE 21.30
proiezioni

Michele Sambin - Diogene 1977_2016 (Italia, 1977/2016 – 5' 32'') [Anteprima]
Roberto Nanni - Dolce vagare in sacri luoghi selvaggi (Italia, 1989 - 10' 46'')
Antonello Matarazzo – Happy Endings (Italia, 2016 – 5' 30'')
Elisabetta Pandimiglio, César Meneghetti, Fabio Rosi - Svolte (Italia, 2012 - 7')
César Meneghetti - This orient V.3 (Italia, 2010 - 6')
Francesco Dongiovanni - Anapeson (Italia, 2015 - 40')

A SEGUIRE
incontro con gli autori
_____________________

VENERDÌ 30 DICEMBRE

MADE IN ITALY
a cura di Antonio Musci

ORE 19.30
proiezione

Filippo Ticozzi - Inseguire il vento (Italia, 2013 - 58')

A SEGUIRE
incontro con l’autore

ORE 21.30
proiezioni

Domenico de Ceglia, Serena Porta - Seaduction: the Tale of the Tail (Italia, 2016 – 15')
Igor Imhoff - Planets (Italia, 2012 - 9' 11'')
Ilaria Pezone - 1510. Sogno su Carta Impressa con Video (Italia, 2015 - 7')
Alberto Baroni - Impero (Italia, 2015 – 13' 50'')
Salvatore Insana - Inganni (Italia, 2016 - 9' 47'') [Anteprima]
Alessandro G. Capuzzi, Emanuele Dainotti – Santa Teresa (Italia, 2016 - 12')
Anna Marziano – Orizzonti! Orizzonti! (Italia/Germania/Francia, 2014 - 11') [Anteprima]
Cristina Picchi - Champ des Possibles (Canada/Italia/Svezia, 2015 - 14')

A SEGUIRE
incontro con gli autori

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Ringraziamo tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione della quattordicesima edizione di Avvistamenti e quanti ci hanno sostenuto nei quindici anni di attività del Cineclub Canudo.
Un ringraziamento particolare a tutti gli amici, oltre sessanta tra artisti, addetti ai lavori e spettatori di Avvistamenti, che mobilitandosi spontaneamente con un appello, ne hanno scongiurato la fine.


Il sacro incontra l'arte. Un artista contemporaneo si confronta con la tradizione”

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IL SACRO INCONTRA L’ARTE: Un artista contemporaneo si confronta con la tradizione” E’ una manifestazione che l’Archeoclub d’Italia di Triggiano “Nicolò De Filippis” organizza ormai da tredici anni, commissionando a un artista la realizzazione di un lavoro ispirato al significato del Natale, reinterpretato dalla sua sensibilità. Particolarmente suggestivo è il luogo che ospita tali interventi, il sito archeologico costituito dall’antica chiesa risalente all’ XI secolo, sottostante la chiesa Madre di Triggiano Santa Maria Veterana. Dal 2003 si sono succeduti Riccardo Dalisi, Piero Di Terlizzi, Lino Sivilli, Paolo Laudisa, Tarshito, Iolanda Spagno, Michele Zaza, Bianco-Valente, Franco Dellerba,, Marinella Senatore, Raffaele Fiorella, Francesco Arena. Quest’anno l’artista incaricato di realizzare un intervento è Nico Angiuli, la cui installazione verrà inaugurata martedì 20 Dicembre 2016, alle ore 19,45, alla presenza dell’artista. Interverranno il Sindaco Antonio Donatelli e l’Assessore alla Cultura Annamaria Campobasso. Per l’ occasione è stato pubblicato un pieghevole con un testo critico firmato dal critico d’arte e curatore Lia De Venere. Apertura: nei giorni 25,27,28 dicembre 2016; 1,6,8,15,22,.29 gennaio; 2 febbraio 2017, dalle ore 19,30 alle 20,30. La Presidente Prof.ssaMaria Anna E. Lagioia Info: 080 5493285 338 4935509 Archeoclub d’Italia di Triggiano “Nicolò De Filippis Corso Vittorio Emanuele,179– 70019 Triggiano (Ba) Testo critico di Lia De Venere L’arte non è ciò che vedi, ma ciò che fai vedere agli altri. Edgar Degas Una presenza forte e al tempo stesso invisibile, uno spazio vuoto e tuttavia colmo di tensione emotiva, in cui gli occhi cercano invano un approdo concreto, un punto fermo su cui poter finalmente sostare. Una sensazione di disorientamento coglie il visitatore che scende nel soccorpo della chiesa di Santa Maria Veterana, là dove l’artista si è adoperato per riattivare la memoria della sacralità del luogo. Una memoria allusa non palese, sommessa più che chiaramente espressa, comunque vivida e di certo riconoscibile. Il transito tra le antiche vestigia si fa quasi percorso iniziatico, permeato di mistero e di una sottile vena di inquietudine, cui l’artista conferisce vigore attraverso un intervento formalmente minimale e insieme pregno di grande intensità, apparentemente eccentrico e al contempo sorprendentemente affabile, a prima vista inconsueto e in fin dei conti ampiamente condivisibile. “L’arte – affermava Pablo Picasso – scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni”. E Nico Angiuli sembra voler condurre chi entra nel luogo sacro verso la consapevolezza della propria interiorità, svincolata dal peso opprimente dell’ordinarietà quotidiana. Mentre attraversiamo a passo lento la penombra, siamo spinti a ripercorrere la nostra esistenza, a recuperare frammenti dimenticati dell’infanzia, la stagione senza passato, in cui la purezza del cuore interdice la conoscenza del male. Nel silenzio cerchiamo la voce dell’innocenza perduta, nel vuoto la pace dell’anima, nel buio il lume della fede. Del resto – secondo il musicista Robert Schumann – “mandare luce dentro le tenebre dei cuori degli uomini” è il dovere dell’artista. NICO ANGIULI (Adelfia-Ba, 1981. Vive e lavora tra Bari e Tirana. Ha studiato Belle Arti tra Roma, Bari e Venezia, ha seguito laboratori con Tania Bruguera, Antoni Muntadas, Olaf Nicolai, Angela Vettese, Francesco Vezzoli e Cesare Pietroiusti e realizzato progetti con importanti istituzioni in Italia e all'estero, tra cui Dena Foundation (New York), ProHelvetia, Apulia Film Commission, Via Farini e Connecting Cultures (Milano), Biennale di Atene. Destinatario di importanti riconoscimenti e premi, ha esposto le sue opere in musei, fondazioni, gallerie, tra cui 16ma Quadriennale di Roma, Museo MART di Trento e Rovereto, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino), Fondazione Pistoletto (Biella), Museo BOZAR (Bruxelles), 2nda Biennale di Kiev, NOoSphere Arts e ArtOMI (New York).
 
 
 
 
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