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Rebecca Agnes. Benvenut* nel Futuro / WELCOME TO THE FUTURE

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LaFusion Art Gallery - Inauditapresenta la mostra benvenut* nel futuro / WELCOME TO THE FUTURE di Rebecca Agnes.

“Quando è uscito Pokémon Go per un attimo ho avuto la sensazione che fossimo arrivati nel futuro tecnologico promesso, se non che breve tempo dopo ho scoperto che in realtà la struttura del gioco non era originale, bensì basata su un’interfaccia sviluppata dagli utenti stessi per un altro gioco per smartphone che non aveva avuto successo. Il futuro era arrivato qualche anno primo, ma io, e un numero considerevole di altre persone, non ce ne siamo accorti. Quindi benvenut* nel futuro, tanto è già passato.”

L’evento è parte dei circuiti NEsxT – Independent Art Festival, COLLA e Contemporary Art Torino e Piemonte.


NB: 
I lavori in mostra non hanno un prezzo predeterminato. Il valore viene dato dalla persona che intende acquistare uno dei lavori secondo la propria disponibilità economica. Cioè quanto la persona vuole e può investire nell’acquisto dell’opera.


Prima però di fare un offerta, si chiede di prendere in considerazione i seguenti punti:
- La Produzione: quanto sono costati i materiali necessari a realizzare i lavori ? quanto costa la stoffa? quanto il filo da ricamo? quanto la carta? quanto i pennarelli? quanto le tele? quanto i pennelli? quanto gli acrilici? quanto il fissativo? 
- Il trasporto dei lavori: quanto è costato l’imballaggio per spedirli? quanto la spedizione?
- Qual’è la percentuale della galleria? e quanto va all’artista?
- Quanto tempo è occorso per la progettazione del lavoro? e per la ricerca?
- Quanto tempo è occorso alla realizzazione del lavoro stesso? Cioè quanti giorni/ore sono occorse per i ricami, le tele, i disegni? Quanto valutare il lavoro di un’artista secondo il tempo (a ora)?
- Le eventuali tasse.


Futuro del passato. Ultropia.
di Barbara Fragogna

“… E difendiam la Terra, dall'ombra della guerra / Il nostro cuore batterà, per la libertà / Intrighi e i loschi piani dei mostri disumani / Il nostro raggio spazzerà, nell’immensità…”- Daitarn 3 (Sigla italiana)

Terra di mezzo tra Baby Boomerse Millennials. Siamo, Rebecca e io, parte della Generazione X di wikipedia “Generalmente identificata dalla mancanza di ottimismo nel futuro, dallo scetticismo, dalla sfiducia nei valori tradizionali e nelle istituzioni … di giovani adulti apatici, cinici, senza valori o affetti” ma anche “conosciuta come una delle generazioni più intraprendenti e tecnologiche della storia americana ed europea alla quale si deve in gran parte l'espansione di internet…”. 
Ma anche. Quelli cresciuti a pane e cartoni, che però hanno visto la tv prima e dopo Berlusconi, che le scuole cattoliche e ancora la messa, che hanno studiato un po’ quello che volevano, che poi molti se ne sono andati perché l’Italia non se li è voluti tenere, che si sono lasciati credere che la colpa era dei genitori (psico e psycho), che le scuole cattoliche, che la musica punk e il muro di Berlino e Černobyl' e la Thatcher e i Bush e Disney ma per fortuna Miyazaki e poi “dai che siamo fichi ce la facciamo” ma “cacchio che dura però”.. e adesso? Che si fa? E domani? E la pensione? E i figli li facciamo? Anche no. Con quali conseguenze? La Natura mi punisce? E le donne? Tanto oramai non serve più lottare, e il femminismo? e invece si, di nuovo. Ma non sono una donna, sono quell* che sono. Degenerat*. Sto con chi voglio. Chi mi definisce? La religione, Dio, lo Stato, tu? E i diritti individuali? E il dovere dell’umiltà? E il cosmo, enorme. Quantici, stringhe, pulviscoli a 9 dimensioni, alieni alienati a guardare in alto, a buttare plastica in acqua, a vivere in boschi verticali solo se nati bene, a cercare di crescere foreste nel balcone, in appartamento, in tasca. Tutti con gli antenati africani e pure tutti ancora attaccati alla razza, migranti cibernetici, socialmediatici, asociali spiazzati, scimmie. Dinosauri senza piume, cariatidi bianche, cattedrali di mattoni, piramidi spellate. Bruti, geni, santi immacolati, giudici supremi con in bocca solo una lingua dialettale. Navigatori del web, tecnologici assemblaggi smart incapaci di orientarsi senza cavo di ricarica. Conoscitori del mondo alla wiki. Approssimativi esperti del pelo dell’erba del vicino. Malati dei nostri stessi mali e di quelli che ci lasciamo inoculare da quattro manipolatori arroganti, incoscienti e vili, che sono comunque il riflesso di noi. Nei lavori di Rebecca si trovano tutte queste cose e molto di più.
Quando ascoltavo le sigle mi commuovevo, anche adesso (che patetico) scendono quelle ridicole lacrime legate alle frasi di rivalsa del bene sul male, della vittoria dei buoni, dell’eroe/eroina sui mostri disumani, della fine della guerra o della sua sospensione. Mi commuove e deprime, credo, il fatto di sapere che non è mai così. Che i buoni non vincono, è una favola, una speranza ancora in voga, un’Ultropia. Da realizzare, in potenza. Andare oltre la realtà, immolarsi alla fantascienza per respirare l’oasi e la pace fondando l’impulso su azioni concrete di lotta e protesta, di affermazione di vita, banali principi di umanità. I mostri siamo noi, per questo amiamo i mostri? Rebecca Agnes mette sotto assedio la roccaforte delle nostre convinzioni ricamando sulla pelle del pensiero, del ricordo, della memoria simboli, miti, personaggi, frasi, testi, oggetti organici, soggetti cristallizzati e colori brillanti. L’assedio è non violento e la bellezza delicata e gioiosa del suo lavoro invita con gentilezza a lasciarsi scuotere e sconquassare dal concetto, chiarissimo, dei contenuti della sua opera.



Rebecca Agnes è una foresta pluviale di domande incastonate, rampicanti, lussureggianti che s’inerpicano tra i muri di città immaginate che però esistono e mutano esplorando vicoli e strade dove s’incontrano persone vere che insieme ne regolano il piano lo espandono e arricchiscono. Il futuro di Rebecca è un presente già passato nel quale però (basterebbe un minimo di attenzione, empatia e cura) sono presenti molecole, germi, organismi, funghi, spore per inseminare il meglio nella società umana, organica ed eterogenea armonia di co-esistenze tolleranti e intelligenti.

La mostra è ricchissima di lavori, disegni, pitture, ricami, è bellissima. I titoli sono storie, riflessioni e domande dirette perché si vuole/desidera davvero creare dialogo, dibattito, condivisione di pensieri. Pone l’accento sul paradosso dell’educazione popolare, sulle scelte di comodo che semplificano nell’immediato ma che a lungo termine portano a conseguenze incontrollabili. Mettiamo in discussione tutto, persino il lavoro dell’artista, il prezzo di vendita, il valore soggettivo dell’opera che lasciamo sia l’acquirente, se interessato, a decidere a patto che si rifletta sulle domande già riportate in apertura di testo. Vogliamo che l’arte espliciti la sua funzione di catalizzatore e crogiuolo, che il pensiero diventi oro.

Benvenut* nel futuro, non potremo più negare le nostre responsabilità sul presente appena passato.

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Rebecca Agnesè nata nel 1978 a Pavia. Ha studiato all’accademia di belle arti di Brera di Milano, città in cui ha abitato fino al 2006, anno in cui si è trasferita a Berlino. Sue mostre personali presso Viafarini e Care/of a Milano. Galleria Davide Gallo (Milano e Berlino) e Fusion Art Gallery / Inaudita a Torino. Beo_Project a Belgrado. Fra le mostre collettive: Ambasciata Italiana di Berlino, Kreuzberg Pavillion, Mica Moca, João Cocteau e Galerie Wedding Berlino. Bethon7 ad Atene. Assab One e Fabbrica del Vapore a Milano. Associazione Culturale dello Scompiglio (LU). Museo Marino Marini a Firenze. GC.AC Galleria Comunale d'Arte Contemporanea di Monfalcone. CIAC Castello Colonna di Gennazzano, Roma. Centre Pompidou a Parigi. Fra le residenze: 2018 BoCs Art Cosenza. 2014 Beo_Project Residency, Belgrado. 2013 Habitat # 1, CLANG, Scicli, Sicilia. 2012 Generations, Sofia, Bulgaria. 2011“Mobility and Movemen”, Byala Bulgaria. 2009 Advanced Course in Visual Arts. Fondazione Antonio Ratti. Como. 2005 Art/Lab, Isola San Servolo, Venezia. 2003 Centre International d'Accueil et d'Echange des Récollets, Parigi. www.rebeccaagnes.org


Mostra
Titolo: benvenut* nel futuro / WELCOME TO THE FUTURE
Artisti: Rebecca Agnes
Luogo: Piazza Peyron, 9g, 10143 Torino
A cura di: Barbara Fragogna
Inaugurazione: sabato 9 marzo 2019 - ore 19
9.3 – 6.4. 2019

Orari di apertura:
dal giovedì al sabato dalle 16 alle 19.30 e su appuntamento

Fusion Art Gallery – Inaudita
Info:+39 3493644287 | www.fusionartgallery.net| info.fusionartgallery@gmail.com


Anne Ryan. Euoī, Euoī, Euoī

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In corso a Milano da RIBOT arte contemporanea la mostra Euoī, Euoī, Euoī, una serie di “dipinti ritagliati” e di ceramiche inedite realizzate dall’artista irlandese Anne Ryan (nata a Limerik, vive e lavora a Londra).

Euoī è l’ovazione che le Baccanti rivolgevano al dio Dioniso, un grido di appassionato entusiasmo che sembra risuonare da tutte le opere dell’artista, pervase da un dinamismo esaltato dai colori accesi e dalle forme sinuose dei corpi rappresentati.
Al piano superiore, volutamente appoggiati su un unico basamento in legno che corre lungo le pareti della galleria, sono esposti circa trenta dei cosiddetti “dipinti ritagliati”. Gruppi armonici di uomini e donne impegnati nelle più disparate attività dello svago: il ballo, la musica, ma anche il semplice relax accompagnato da un “buon bicchiere” e da una sigaretta. Si tratta di figure di cartoncino tagliate e dipinte con colori acrilici, una proposta nuova di pittura, che si sgancia dalla superficie bidimensionale della tela e scende con un passo di danza nello spazio. Opere che risentono di due grandi interessi dell’artista: la pittura, in particolar modo quella figurativa e intrisa di senso narrativo e il cinema italiano, approfondito anche durante il soggiorno alla British Accademy di Roma nel 2016.
La mostra prosegue al piano inferiore, dove lo spirito vitale dei personaggi si incarna nella terra modellata e dipinta con tocchi veloci e vigorosi. Figure che sembrano rubate ai vasi e agli affreschi classici, etruschi o greci, e che, grazie anche ad una tavolozza più aggiornata, assumono una vita nuova e un carattere più moderno. Appese sulle pareti bianche, queste figure sottili, sono un’ulteriore riflessione sulla pittura, sul suo destino e sulla sua importanza.
Per Euoī, Euoī, Euoī, Anne Ryan ha realizzato uno special project che esalta il suo spirito gioioso e consapevole. Una serie di opere realizzata tramite la tecnica della linoleografia su carta di bambù giapponese, dove la forza cromatica e l’energia dei lavori viene veicolata attraverso la stampa.

Anne Ryan (nata a Limerick, vive e lavora a Londra). Ha studiato presso la Limerick School of Art in Irlanda, la Birmingham University e la Coventry University. Sue mostre personali e collettive si sono tenute presso: greengrassi, Londra, 2017; The Rectory Projects, Londra, 2018; British School, Roma, 2016; Royal Academy of Arts, Londra, 2013; Künstlerhaus Mousontorum, Francoforte, 2001. Tra i premi: Abbey Fellowship in Painting, British School, Roma, 2016; British Arts Council Travel Award to Sweden, 1999.

Anne Ryan. Euoī, Euoī, Euoī
7 marzo - 27 aprile 2019

RIBOT - arte contemporanea
Via Enrico Nöe 23 – Milano

orario visita:
da martedì a venerdì / dalle ore 15 alle 19.30
sabato dalle ore 11.30 alle 18.30
anche su appuntamento


Other Identity - Altre forme di identità culturali e pubbliche

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Giunta alla sua seconda edizione Other Identity desidera decifrare un fenomeno ormai diffuso che ha cambiato radicalmente il modo di “vivere” e “interpretare” la nostra immagine, costantemente esibita e pubblicizzata: il nostro modo di autoritrarci e di presentarci al mondo, la spettacolarizzazione di un privato che si trasforma in pubblico attraverso i social media, creando nuove forme di identità in continua trasformazione.

“Other Identity” vuole essere una tappa di un progetto espositivo, che funga da cartina al tornasole capace di misurare di volta in volta lo stato di una nuova grammatica narrativa, di nuove forme di interpretazione della nostra immagine. A confrontarsi sul tema dell’identità e dell’autorappresentazione sono artisti italiani e stranieri uniti da una comune piattaforma emotiva e tematica, dalla quale poi sfociano ricerche personali ben distinte, e dal comune linguaggio fotografico.

Una nostra peculiarità è quella di presentare artisti per la maggior parte inediti per la città per favorire e stimolare la conoscenza del loro lavoro e l’interesse del pubblico. La fotografia è qui il medium privilegiato in ogni sua forma, sia essa analogica o digitale, utilizzata attraverso reflex professionali o smartphone, usata sempre con consapevolezza e coerenza dall’artista che la piega alla propria ricerca personale, senza abusare di quelle post-produzioni spesso impiegate per mascherare un’inesistente qualità dell’immagine. Il comune denominatore dei nostri artisti è la loro “onestà intellettuale” nel senso di un consapevole, intelligente, lucido, semplice uso del mezzo espressivo, a tratti brutale nella sua desolante rappresentazione del reale, spesso filtrato da emotività malinconiche e sognanti, crudo iper-realismo, graffiante autobiografia, esibizionismo pubblicitario e complesse dinamiche di intimità familiari. Non è corretto parlare di “artisti selezionati”, ma di artisti che si sono scelti, avvicinati con quell’istinto “animale” che ci fa riconoscere i nostri simili anche in cattività, identificare una piattaforma emotiva comune da cui poi sfociano ricerche personali ben distinte legate però da questa tematica di fondo.


Artisti

Karin Andersen | Holger Biermann | Silvia Bigi | Isobel Blank | Manuel Bravi | Silvia Celeste Calcagno | Marco Cappella | Ivan Cazzola | Maurizio Cesarini | Cinzia Ceccarelli | Chiara Cordeschi | Giacomo Costa | Davide D'Elia | Amalia De Bernardis | Emanuele Dello Strologo | Montserrat Diaz | Boris Duhm | Patricia Eichert | Nadja Ellinger | Erresullaluna + Chuli Paquin | Francesca Fini | Nadia Frasson | Giorgio Galimberti | Debora Garritani | Chiara Gini | Federica Gonnelli | Christina Heurig | Corinna Holthusen | Giacomo Infantino | Donatella Izzo | Richard Kern | Sebastian Klug | Sandra Lazzarini | Francesca Leoni | Francesca Lolli | Tore Manca (Mater-ia) | Romolo Giulio Milito | Monica Mura | Alessandra Pace-Fausto Serafini | Alexi Paladino | Carmen Palermo | Phoebe Zeitgeist | Ophelia Queen | Francesca Randi | Bärbel Reinhard | Christian Reister | Natascia Rocchi | Solidea Ruggiero | Paula Sunday | Marcel Swann | Roberta Toscano | Mauro Vignando | Ramona Zordini.


Performance

Vernissage Venerdì 8 Marzo:
H. 17:00 | Nadia Frasson (Guidi&Schoen-Arte Contemporanea)
H. 19:00 | Cinzia Ceccarelli con Mihaela Slav (ABC-ARTE)
H. 20:30 | Francesca Fini (Sala Dogana-Palazzo Ducale)
H. 21:30 | Electronic Live: FLeUR/Enrico Dutto-Francesco Lurgo 
(Sala Dogana-Palazzo Ducale)

Venerdì 23 Marzo:
H. 20:00 | Electronic Live: Luca Fucci; The Deep Society/Valerio Visconti-Mirko Grifoni (Sala Dogana-Palazzo Ducale)



Video Rassegna

Vernissage Venerdì 8 Marzo:
H. 17:00 | Francesca Fini (Sala Dogana-Palazzo Ducale)

Venerdì 15 Marzo:
H. 17:00 | Francesca Lolli; Tore Manca (Mater-ia); Phoebe Zeitgeist 
(Sala Dogana-Palazzo Ducale)

Anche in questa edizione abbiamo associato al progetto, come da nostra consuetudine, diversi elementi: Performance che si alternano durante il periodo della mostra, all’interno delle diverse location; azioni live site specific strutturate appositamente per l’evento, l’opportunità di un confronto con un pubblico molto ampio che potrà così vivere da vicino il contatto diretto con artisti che hanno privilegiato il media live nel proprio lavoro. Gli artisti selezionati con linguaggi molto diversi tra loro affrontano man mano diverse sfumature legate all’identità e alle sue possibili interpretazioni mettendo in gioco senza riserve il proprio corpo, non solo esposto ma in molti casi “offerto” agli spettatori che saranno invitati ad interagire alle azioni. Un Catalogo Web che si occupa dell’immagine coordinata dell’evento e che pubblichiamo in concomitanza della vernice; contiene tutti i materiali realizzati per la mostra, le schede tecniche degli artisti, gli approfondimenti critici del curatore Francesco Arena e i contributi che molteplici personaggi nel mondo dell’arte, della moda e dei blog hanno espresso circa le tematiche trattate; uno strumento immediatamente scaricabile su qualunque piattaforma mobile o fissa attraverso codice QR-code o indirizzo url che permette in tempo reale di disporre di tutte le informazioni o le curiosità su Other Identity ed i suoi partecipanti. Si abbattono quindi le barriere tra catalogo fisico e fruizione dell’informazione rendendo tutto molto più disponibile e condivisibile.
Un Video-Catalogo che non è soltanto una trasposizione video di quello on line ma contiene tutte le riprese live delle azioni, dei pezzi esposti, documenti inediti sugli artisti, brevi video interviste, e backstage sull’evento, un modo per poter vivere Other Identity non soltanto dal vivo ma dall’interno della propria genesi.
Tutti i materiali prodotti sono di volta in volta disponibili presso il Sito Ufficiale della manifestazione.

Hanno scritto su Other Identity
Giampaolo Abbondio | Edoardo Acotto | Alessandra Arnò | Claudia Attimonelli | Lidia Bachis | Emanuele Beluffi | Chiara Boni | Marco Bruschi | Bettina Bush | Anita Calà | Lorenzo Canova | Mario Casanova | Giulia Cassini | Annalisa Cattani | Piera Cavalieri | Claudio Cerritelli | Maurizio Cesarini | Rossana Ciocca | Anna d'Ambrosio | Valerio Deho | Amalia Di Lanno | Isabella Falbo | Anna Fiordiponti | Matteo Fochessati | Patrizia Gaboardi | Alessandra Gagliano Candela | Carlo Gallerati | Francesca Galliani | Roberto Garbarino | Nunzia Garoffolo | Carlo Garzia | Ferruccio Giromini | Caterina Gualco | Romina Guidelli | Chiara Guidi | Flavia Lanza | Amelì Lasaponara | Marla Lombardo | Karolina Mitra Lusikova | Luciana Manco | Angelo Marino | Gianluca Marziani | Chiara Messori | Roberto Milani | Lorenzo Mortara | Ivana Mulatero | Maya Pacifico | Massimo Palazzi | Luca Panaro | Sabrina Paravicini | Claudio Parentela | Claudio Pozzani | Domenico Quaranta | Sandro Ricaldone | Mariella Rossi-Stefano Cagol | Claudia Sensi | Stefania Seoni | Ivano Sossella | Benedetta Spagnuolo | Federica Titone | Caterina Tomeo | Roberta Vanali | Venette Waste | Bruno Wolf.


Spazi e orari
Galleria ABC-ARTE: Via XX Settembre, 11/A
Mart-Sab 09:30-13:30 | 14:30-18:30 Dom e Lun su appuntamento

Galleria Guidi&Schoen-Arte Contemporanea: Piazza dei Garibaldi, 18R
Mart-Sab 10:00-12:30 | 16:00-19:00

PRIMO PIANO di Palazzo Grillo: Vico alla Chiesa delle Vigne, 18R
Merc-Dom 16:00-20:00

Sala Dogana-Palazzo Ducale: Piazza Matteotti
Mart-Dom 16:00-20:00

Info
+39 340 2540631



Scheda tecnica:
“OTHER IDENTITY” Altre forme di identità culturali e pubbliche
Seconda edizione
A cura e di Francesco Arena
9 - 23 Marzo 2019 | GENOVA

Opening in tutte le sedi: Venerdì 8 Marzo H. 17:00
Ingresso libero

Galleria ABC-ARTE, Galleria Guidi&Schoen-Arte Contemporanea, PRIMO PIANO di Palazzo Grillo, Sala Dogana-Palazzo Ducale

Mostra collettiva, evento internazionale d’arte contemporanea (Fotografia - Installazioni - New Media Art - Videoarte - Electronic Music)

Con il patrocinio della Regione Liguria e Comune di Genova
In collaborazione con: Goethe-Institut Genua, Galleria ABC-ARTE, Galleria Guidi&Schoen-Arte Contemporanea

Organizzazione: Benedetta Spagnuolo/ARTISTI ITALIANI-arti visive e promozione

Partner e sponsor tecnici: Radiobabboleo, Il Secolo XIX, Locanda di Palazzo Cicala, EdArte-Associazione Culturale, AA Photography di Alessandro Arnò e M. Lucia Menduni, Valentino Visuals, Capra Pictures

Cover photo: Chiara Cordeschi


KUBO. First EmpathYear

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KUBO invita FirstEmpathYear - LithTime WitHeArt

#savethedate sabato 9 marzo 2019 ore 17,30

Un EmpathyParty per festeggiare INsieme il primo anno di KUBO

Un anno fa in questa stesso giorno nasceva lo spazio umano KUBO, una data che sarà sempre speciale per disegnare i #ricordi del passato, respirare le #vibrazioni del presente e creare #nuoviorizzonti del futuro.

Ti inviamo a entrare in KUBO, a vedere, sentire e agire di persona.

BenVenuto.


special guests
Francesca Interlenghi founder&writer of The Dummy's Tales
Mihaela Slav designer

special thanks
image invitation Santa Scioscio
graphic empathy Alessandra Fanizzi



Andrijana Popovic psicologa di moda
Amalia Di Lanno communication manager

KUBO via Marconi, 4A - 70132 Bari
info@kubobari.it www.kubobari.it

Elisabetta Di Sopra. The Care

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La galleria Muratcentoventidue Artecontemporanea prosegue il suo percorso espositivo con The Care, la mostra personale di Elisabetta Di Sopra.
Dar volto alla complessità dell’identità femminile affrontandone le infinite varianti e contraddizioni sembra essere la sfida di numerose artiste della scena contemporanea. Molte scelgono il linguaggio visivo del video come strumento critico privilegiato attraverso cui ridefinire l’immagine femminile, analizzando argomenti quali solitudine, rapporti interpersonali, amore, dolore e per mettere in scena il tema del corpo e dei diversi livelli di comunicazione a esso legati. Ne è un esempio, la ricerca artistica di Elisabetta Di Sopra che si esprime in particolar modo attraverso l’uso del linguaggio video per indagare sulle dinamiche più sensibili della quotidianità e delle sue microstorie inespresse, dove il corpo femminile assume un ruolo centrale perché custode di una memoria e di un suo linguaggio espressivo. La mostra raccoglie due opere video, The Care e Quando ci sarà qualcuno in grado di sorreggermi,e una serie di stampe fotografiche di alcuni dei più significativi fotogrammi – frutto di recenti progetti dell’artista accomunati dall’analisi dei concetti della dedizione, della cura, del dolore e della fragilità della nostra condizione.
Il video Quando ci sarà qualcuno in grado di sorreggermi prende spunto da un'affermazione postata su un social dalla protagonista, madre di quattro figli i quali uno a uno, vengono a svegliarla e a vestirla, per finire con il comporre un ritratto di famiglia che, nella sua severa staticità, esprime la solidità dei legami affettivi più profondi e del “senso” che da quella fatica può derivare. 
La video installazione multicanale The Careparla della cura dell’altro, sia nel momento in cui ci presentiamo alla vita, sia quando ci affidiamo alla morte.

Elisabetta Di Sopra nasce a Pordenone nel1969. Vive e lavora a Venezia dove ha conseguito nel 2010 la Laurea specialistica in Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia. La sua ricerca è incentrata sull'impiego del video ed una narrazione caratterizzata da azioni semplici ed incisive che mettono in luce le dinamiche psicologiche sottese alla vita quotidiana, alle relazioni familiari, al corpo femminile e ai ruoli sociali. Collabora con l'università Ca' Foscari per lo Short Film Festival, con l'Archivio Carlo Montanaro, La Fabbrica del Vedere, e l'Accademia di Belle Arti di Catanzaro. È docente presso il Master in Fine Arts in Filmmaking dell'Università Ca' Foscari di Venezia. Ha all'attivo numerose mostre personali e collettive sia in Italia che all'estero. Tra le principali nel 2018:2018: PIETAS, a cura di Daniele Capra, Galleria Bugno, Venezia; Autoritratto, MACROAsilo, Roma; #liberadiesseredonna, Teatro Verdi, Pordenone; nel 2017: Possibili Sensi, a cura di Chiara Tavella, Galleria PArCo, Pordenone; nel 2015 Temporary, a cura di Giulia Bortoluzzi, galleria 3D, Venezia; nel 2014 Saudade, Muratcentoventidue Artecontemporanea, Bari; Transient Bodies, a cura di Giada Pellicari, Caos Art Gallery, Venezia; nel 2011 2tto, a cura di Chiara Tavella, Galleria Comunale Ai Molini, Portogruaro (Ve). Tra le collettive: nel 2018 Body concrete, a cura di Laura Gottlob, Museoteatro della Commenda, Genova, Restless Waters, Italian Videoart, a cura di Silvia Grandi, Perama (G); Videoart Yearbook, a cura di Renato Barilli, Guido Bartorelli, Alessandra Borgogelli, Paolo Granata, Silvia Grandi, Fabiola Naldi, Dams, Bologna; nel 2017 Karachi Biennale, a cura di Paolo De Grandis, Karachi (PK); nel 2016 Le stanze dei frammenti, a cura di Simona Caramia, Museo Marca, Catanzaro; nel 2015 Body Interference, a cura di Laura Carlotta Gottlob, Künstlerhaus, Vienna; nel 2014 Recto/Verso, a cura di Ilaria Marghutti, CasermArcheologica, Sansepolcro (Ar); nel 2013 100x100= 900 Project, Zeta Center for Contemporary Art, Tirana (AL); Who controls the controllers?, a cura di Francesco Lucifera, Galleria Clou, Ragusa; Body in abstraction, a cura di Laura Carlotta Gottlob, St John's College, Oxford (UK); Hetero Q.B., a cura di Emilia Tavares e Paula Roush, Museu Nacional de Arte Contemporânea do Chiado, Lisbona (P); Premio Terna 05, a cura di Cristiana Collu e Gianluca Marziani, Roma; nel 2012 Videospritz (con Igor Imhoff), a cura di Paola Bristot e Daniele Capra, Studio Tommaseo, Trieste; De rerum natura, a cura di Daniele Capra, Lab 610 XL, Sovramonte (Bl); Norme per la rivoluzione, Rassegna di videoarte, a cura di Bruno Di Marino, Volksbühne, Berlino (D); Idrografie, a cura di Chiara Tavella, ex convento di San Francesco, Pordenone; Arsprima, Rassegna di videoarte, a cura di AlessandroTrabucco, Nur Gallery, Milano; Per-Lumina, a cura di Luigi Viola, Palazzo dei Battuti, San Vito al Tagliamento (Pn); Let the body play, a cura di Daniela Santellani, Katia Baraldi, Galleria Jarach, Venezia.

Sede
Via G. Murat 122/b – Bari

Inaugurazione 
Sabato 16 marzo, 2019, ore 19.00 

Periodo
16 marzo 2019– 24 aprile 2019

Orario di apertura 
Lunedì, martedì e mercoledì solo su appuntamento
Dal giovedì al sabato, dalle 17.30 alle 20.30

Info
3348714094 – 392.5985840
info@muratcentoventidue.com

Matera Alberga. The Eternal Ear di Georgina Starr

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The Eternal Ear, Georgina Starr, 2019


Quinto appuntamento con Matera Alberga. Il 16 marzo con l'opera di Georgina Starr a Sextantio- Le Grotte della Civita. Il primo intervento totalmente sonoro di Matera Alberga

#accoglienza #convivenza #incontro
Sei grandi artisti interpretano i valori fondanti della città, accoglienza, convivenza e incontro, con installazioni permanenti negli hotel di Matera. Nel segno del Vicinato.

Proseguono gli appuntamenti con gli Art Thinking e gli Art Walking: workshop all’Hotel del Campo il 16 marzo dalle 10 alle 13 e passeggiata nei Sassi, attraverso le installazioni di Matera Alberga il 17 marzo. Prenotabili su Matera Events.

Continua il percorso di Matera Alberga - Arte accogliente che dà appuntamento al 16 marzo dalle 12 alle 21 con l’intervento di sound art di Georgina Starr (Leeds, 1968) presso Sextantio- Le Grotte della Civita. Dopo il grande successo di pubblico e stampa delle aperture realizzate in occasione dell’opening di Matera 2019 – con le opere di Dario Carmentano, Alfredo Pirri, Filippo Riniolo – e il 23 febbraio con l’intervento di Giuseppe Stampone, il progetto si avvia a svelare la quinta installazione costruendo una mappa virtuale e reale d’arte e d’accoglienza nei Sassi di Matera.

“Per L’Hotel Sextantio – Le Grotte della Civita”, spiega Georgina Starr, “nel cuore dei Sassi, la parte più antica di Matera, mi sono concentrata sull’ascolto, l’evocazione e il viaggio nel tempo. I visitatori saranno invitati nella cappella sconsacrata del Sextantio a esperire un viaggio metafisico. Una voce femminile li guiderà dolcemente a ritroso nel tempo: inizialmente attraverso l'antica architettura della grotta, e gradualmente passando alle loro menti, per riappropriarsi della memoria. In origine mi sono ispirata alla complessa storia dei Sassi e ai racconti dello scrittore argentino Adolfo Bioy Casares. Spero di riuscire a rievocare un istante da un passato condiviso, collettivo o finzionale.”.

Dal 17 marzo sarà possibile accedere quotidianamente all’opera di Georgina Starr dalle 12 alle 13 e dalle 17,30 alle 18,30: gli orari di visita permetteranno ai visitatori di fare una esperienza completa e partecipativa del lavoro dell’artista.

Matera Alberga è un progetto di Matera Capitale Europea della Cultura 2019 prodotto da Fondazione Matera-Basilicata 2019, ideato e curato da Francesco Cascino, Art Consultant, Fondatore e Direttore artistico di Arteprima, in collaborazione con Christian Caliandro; in partnership con CAM, Consorzio albergatori materani, e con il sostegno della Fondazione Carical.


Tutte le opere hanno una forte componente partecipativa, invitando i visitatori ad entrare in contatto diretto con esse e si configurano come progetti permanenti negli spazi degli hotel coinvolti. Con Matera2019, infatti, sei alberghi della città di Matera che riproducono i vecchi Vicinati dei Sassi diventano luoghi di accoglienza ed esperienza creativa, spazi di produzione culturale, luoghi di scambio tra abitanti e viaggiatori, di condivisione sociale e culturale.

Il progetto Matera Alberga si arricchisce dei programmi partecipativi di formazione Art Thinking e Art Walking a cura di Francesco Cascino e Dario Carmentano.

Gli Art Thinking sono dei workshop indoor su arte e intelligenza emotiva che analizzano i fenomeni e le pratiche dell’arte contemporanea con l’obiettivo di promuovere una nuova consapevolezza sull’arte, da intendersi come una attività connaturata a tutte le persone, nessuna esclusa. Ogni mese, a partire dalle installazioni realizzate dagli artisti in collaborazione con gli albergatori coinvolti nel progetto, Matera Alberga coinvolge e invita tutti, materani e cittadini temporanei a partecipare a questi laboratori di riflessione sull’arte. Il 16 marzo Francesco Cascino e Dario Carmentano presentano il secondo workshop presso l’Hotel del Campo dalle 10 alle 13.

Per Art Walking si intende una modalità di esplorazione del territorio con gli occhi dell’arte, per riflettere sui temi di accoglienza, convivenza e incontro e il senso di armonia e comunità che i luoghi possono generare attraverso il dispositivo dell’arte. Con Matera Alberga i visitatori avranno l’occasione, a partire dagli hotel coinvolti nel progetto, di partecipare a delle passeggiate domenicali (previste per la domenica successiva all’apertura di ogni installazione) per esplorare con gli occhi dell’arte e approfondire la conoscenza di Matera, della Murgia e delle installazioni di Matera Alberga. Domenica 17 marzo si parte dall’Hotel Sextantio Le Grotte della Civita alle ore 10 e dall’installazione di Georgina Starr si visiteranno gli interventi inaugurati il 18 gennaio nell’ambito di Matera Alberga, le opere di Dario Carmentano, Alfredo Pirri, e Filippo Riniolo.


Per iscriversi ad entrambi gli appuntamenti bisogna accedere al portale Matera Events.

Gran Finale per Matera Alberga il 20 Aprile presso Casa Diva, dove sarà possibile interagire con l’arte di Salvatore Arancio (Catania, 1974), che realizzerà inoltre una performance su Murgia Timone.

Agenda:
16 Marzo 2019 dalle 12 alle 21 – Sextantio Le Grotte della Civita

Artista: Georgina Starr (incontro con l’artista alle 19). Dal 17 marzo si accede ogni giorno all’opera di Georgina Starr dalle 12 alle 13 e dalle 17,30 alle 18,30.

20 Aprile 2019 dalle 11 alle 21 – Casa Diva –
Artista: Salvatore Arancio (incontro con l’artista alle 12, alle ore 19 performance su Murgia Timone)

Saranno inoltre visitabili gli interventi di Alfredo Pirri (Corte San Pietro), Dario Carmentano (Le Dimore dell’Idris), Filippo Riniolo (Locanda di S. Martino) e di Giuseppe Stampone all’Hotel del Campo.

Siete tutti invitati a interagire con le opere. Ogni giorno.

Tutti gli appuntamenti per i programmi Art Thinking e Art Walking saranno comunicati sul sito web della Fondazione Matera-Basilicata 2019 e sui social network dell’evento.


Hashtag: #materaalberga #matera2019 #openfuture

Responsabile della Comunicazione:
Santa Nastro - + 39 3201122513 +39 3928928522 materalberga.press@gmail.com

pubblica:

Fabrizio Corneli

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Qi-Villaggio, 2018 ph. amaliadilanno


Il linguaggio espressivo dell’artista indaga il gioco dialettico fra luce e ombra attraverso sorprendenti effetti di rifrazione, scomposizione, anamorfosi, che coinvolgono lo spettatore in una pura esperienza percettiva. 

Le sue opere emergono come rivelazioni imprevedibili, sono figure fatte di luce o di ombre e sono ispirate alla statuaria classica, come il Doriforo di Policleto, sono ritratti, paesaggi in stile Tao, o sfere effimere di luce colorata che gravitano nello spazio come l’Halo di due metri per due che Corneli presenta per la prima volta allo Studio Trisorio sperimentando una dimensione inedita. 

L’installazione include un intervento anche sul pavimento dello spazio espositivo ispirato a motivi islamici, ma ripreso da una tarsia del Duomo di Piazza dei Miracoli a Pisa, dimostrando l’osmosi fra varie culture. 

La mostra si potrà visitare fino al 22 marzo 2019. 

Biografia 
Fabrizio Corneli vive e lavora a Firenze dove è nato nel 1958. Ha esposto in numerosi spazi pubblici e privati in Italia e all’estero fra i quali: Palazzo delle Esposizioni, Roma (1979); Villa Romana, Firenze; Maryland Institute, Baltimora; XI Quadriennale di Roma; P.A.C. Milano (1986); Villa Celle, Santomato Pistoia (1988); Palau de la Generalitat Valenciana, Valencia (1990); Museo de arte contemporáneo Sofía Imber, Caracas (1992); Kunstverein Grafschaft Bentheim, Neuenhaus; Galleria Comunale d’Arte Moderna, Bologna; Rocca Paolina, Perugia (1997); Museum of Modern Art, Kamakura; Museum of Contemporary Art, Sapporo (1999); Palau de la Virreina, Barcellona (2000); Metropolitan Museum of Photography, Tokyo (2001); Villa Medicea La Màgia, Quarrata, Pistoia; Palazzo delle Papesse, Siena; MAN, Nuoro (2006); Archäologisches Museum Frankfurt (2012); Musée Granet, Aix-en- Provence (2013); Sharjah Art Museum UAE (2014); Museo della città, Rimini; Torre degli Zuccaro e Torre di Sant’Alò, Mantova (2016); Istituto Italiano di Cultura, Madrid (2017), a cura dello Studio Trisorio. Ha realizzato installazioni permanenti nelle città di Colonia, Pistoia, Sélestat, Prato, Kobe, L’Aquila. Collabora con lo Studio Trisorio dal 2002. 

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The artist’s expressive language delves into the dialectical play between light and shadows through the surprising effects of refraction, disassembly and anamorphosis which draw the spectator into an experience of pure perspective. 

The artist’s works emerge as unpredictable revelations: figures composed of light and shadows, inspired by classical statuary such as Polykleitos’ Doryphoros. They are portraits, landscapes in the Taoist manner, or ephemeral spheres of coloured light which gravitate in space like the 2m x 2m work entitled Halo which Corneli first presents at the Studio Trisorio in an experiment with a never-before used dimension. 

The pavement of the exhibition sight is also included in the installation in a work which, while inspired by Islamic motifs, is actually taken from an inlaid marble work in the Cathedral of Piazza dei Miracoli in Pisa, and demonstrates the osmosis between various cultures. 

The exhibition is scheduled to remain open to the public until 22 March 2019. 

Biography 
Fabrizio Corneli lives and works in Florence where he was born in 1958. He has exhibited in various public and private venues in Italy and abroad including: Palazzo delle Esposizioni, Rome (1979); Villa Romana, Florence; Maryland Institute, Baltimore; XI Quadriennale di Roma; P.A.C. Milan (1986); Villa Celle, Santomato Pistoia (1988); Palau de la Generalitat in Valenciana, Valencia (1990); Museo de arte contemporáneo Sofía Imber, Caracas (1992); Kunstverein Grafschaft Bentheim, Neuenhaus; Galleria Comunale d’Arte Moderna, Bologna; Rocca Paolina, Perugia (1997); Museum of Modern Art, Kamakura; Museum of Contemporary Art, Sapporo (1999); Palau de la Virreina, Barcelona (2000); Metropolitan Museum of Photography, Tokyo (2001); Villa Medicea La Màgia, Quarrata, Pistoia; Palazzo delle Papesse, Siena; MAN, Nuoro (2006); Archäologisches Museum Frankfurt (2012); Musée Granet, Aix-en-Provence (2013); Sharjah Art Museum UAE (2014); Museo della città, Rimini; Torre degli Zuccaro and Torre di Sant’Alò, Mantova (2016); Istituto Italiano di Cultura, Madrid (2017), curated by the Studio Trisorio. He has realized permanent installations in the cities of Cologne, Pistoia, Sélestat, Prato, Kobe and L’Aquila. He has worked in collaboration with the Studio Trisorio since 2002. 




Riviera di Chiaia, 215
80121 - Napoli
Tel/Fax +39 081 414306

Lunedì - Venerdì
10.00 - 13.30 / 16.00 - 19.30
Sabato
10.00 - 13.30

Paola Marzano | Pre-Scelta

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“… il matrimonio potrà essere concluso soltanto
con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi.”
(Dichiarazione Universale dei Diritti Umani)

“(…) Impercioché la femmina è per sin dai suoi primi anni sempre nell’ozio tenuta in casa, ne più in là dell’ago e del filo le si permette comprendere ed immaginare, come se a più alti negozi atta ella non fosse. Giunta poi agli anni del matrimonio, eccola datta in balìa d’un marito geloso overo in un monastero di Monache prigioniera per sempre.”
(Cornelio Agrippa, XVII secolo)

Domenica 17 marzo 2019 alle ore 17.00 il MACRO, Museo d’Arte Contemporanea di Roma, ospita presso l’Area Incontri Pre-Scelta, Performance e Installazione di Paola Marzano

Il progetto è stato condiviso e sostenuto dall’Archeologa e Storica dell’Arte Maria Arcidiacono che si è espressa in merito: “Pre-Scelta è un progetto inedito nato dalla riflessione su una tematica che ha origini antichissime e che continua ad essere attuale nella società globalizzata: il matrimonio forzato e quello combinato, indistinguibili l’uno dall’altro, se non in termini giuridici.
Una pratica che colpisce maggiormente le donne, attraversa geografie e classi sociali e sopravvive nella cultura occidentale, basti pensare che tra il 2000 e il 2010 si sono registrati negli Stati Uniti circa 250mila matrimoni precoci: non c’è una legge che impedisca alle minorenni di sposarsi e per molte di esse la prima notte di nozze equivale a uno stupro (dati Unchained at last).
Ancora oggi, secondo l'Onu, vi sono oltre 700 milioni di spose bambine in tutto il mondo e 41mila matrimoni forzati al giorno. Il problema riguarda anche le immigrate di seconda generazione nel nostro Paese: adolescenti e giovani donne appartenenti alle comunità bengalesi, indiane, pachistane, turche, marocchine e albanesi; in ragione di ciò, l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza ha recentemente proposto di introdurre in Italia il reato di matrimonio forzato. 
A questo costume, che può essere considerato come un fenomeno di nuovo schiavismo, si affianca il sottile persistere di un’ottica che vuole la donna caricata da presunti obblighi: le si richiede di essere sposata o almeno convivente e, soprattutto, di diventare madre. 

Il tema della violenza maschile sulla donna era stato già in parte affrontato da Paola Marzano nel suo lavoro del 2014, Il Linguaggio Segreto di un Gesto, ispirato ad un capolavoro dell’arte etrusca del VI secolo a.C., il celebre Sarcofago degli Sposi.
Una riflessione sulla distanza, non solo cronologica, tra la nostra cronaca attuale, con i suoi troppo frequenti femminicidi (93 in Italia nel 2018, circa due donne uccise ogni settimana) e la civiltà degli Etruschi, dove inaspettatamente si trovano prassi non coercitive verso la donna sposata.
Il matrimonio, testimoniato in particolare da alcuni reperti archeologici, sembrerebbe contratto liberamente, tra individui di pari dignità; la donna etrusca godeva di libertà inconcepibili nel mondo romano, dove il pater familias esercitava la propria autorità e aveva il diritto di revocare l’assenso al matrimonio e richiamare la figlia a casa.

Molto tempo è trascorso prima che si ponesse nero su bianco il rispetto della donna nelle sue scelte e nella sua personalità giuridica; un sottile convincimento che matrimonio e maternità siano strade obbligate per ciascuna donna ancora serpeggia nella mentalità corrente, Pre-Scelta, il lavoro di Paola Marzano intende porre in tal senso un interrogativo per stimolare un ragionamento condiviso.”

La performance
Pre-Scelta è un progetto che vuole raccontare il percorso di una donna prigioniera suo malgrado di convenzioni che la riducono a vittima: la protagonista della performance possiede un corredo di biancheria immacolata e finemente ricamata, preludio a un destino ineluttabile, stabilito con il suo stesso nascere donna: il matrimonio.
Nel corso della performance la donna sposata viene privata della propria libertà, si trasforma in una reclusa che quasi soccombe sotto i lacci di una costrizione opprimente.
La catarsi finale è un impeto di ribellione, un definitivo sciogliersi di condizionamenti soffocanti che le restituiscono finalmente vera identità e la propria autodeterminazione.

L’installazione
A completamento della performance una installazione ne anticiperà i momenti salienti suggerendo, nel contempo, un rimando all’antica usanza del corredo matrimoniale, veicolo di valori affettivi familiari e testimonianza, al tempo stesso, di una sottesa ineluttabilità del destino femminile di moglie e di madre. Nello specifico, l’installazione consta in una ventina di lavori, molti dei quali realizzati attraverso scatti e autoscatti dell’artista, stampati su tessuto ed applicati sulle lenzuola e sulle federe dei cuscini appartenenti al corredo matrimoniale dei genitori. L’artista è intervenuta successivamente con il pirografo per poi montare la gran parte delle opere su doppie cornici, simili a telai da ricamo. 

Paola Marzanoè nata a Gallipoli (Lecce) nel 1975, vive e lavora a Roma. È artista di Arti Visive, performer, docente di Disegno e Storia dell’Arte. Nel 1998 si laurea in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce. Nel 2010 cura scenografie televisive per Magnolia Fiction. A partire dallo stesso anno è Preside della sezione “Eventi Artistici” della “Norman Academy” USA. Nel 2012 istituisce e cura la rubrica “Arte” di Anci Rivista per l’Associazione Nazionale Comuni Italiani. Paola Marzano ha all’attivo un nutrito curriculum artistico. Attualmente si occupa di installazioni, performance ed altri linguaggi alla ricerca di una multidisciplinarità. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private tra cui MAAM - Roma, Fendi e Bulgari. Tra gli ultimi progetti la performance e installazione site specific “fino al terzo passaggio” presso il MAAM e l’Accademia di Ungheria a Roma, ideata e proposta inizialmente a Galatina (Le) per “Le Corti a Mezzanotte” a cura di Katia Olivieri e in diverse masserie storiche del Salento, l’installazione e video “Il Linguaggio Segreto di un Gesto” in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale e X Giornata del Contemporaneo AMACI (Associazione Musei d’Arte Contemporanea Italiani) presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, il Museo Nazionale Cerite, la Necropoli della Banditaccia e Palazzo Ruspoli a Cerveteri (Rm), l’Ex Mercato Coperto di Gallipoli (Le), “Il Velo di Maya” a cura di Lorenzo Canova presso la Galleria Montevergini di Siracusa e il Complesso Museale di San Francesco di Montefalco (Pg), “L’Architettura Razionalista negli anni ’30 a Roma” presso la storica Galleria Eleuteri di Roma ed altre mostre personali al Comune Vecchio di Cortina d’Ampezzo (Bl), alla Galleria Civica Art Cafè di Dobbiaco (Bz), al Palazzo Berlam di Trieste; rassegne nazionali ed internazionali tra cui RAW 2018 Spazio Maddalena, Roma, “VII Salone Europeo d’Arte Pittorica” di Bruges (Belgio), “Word Expo Shanghai 2010”, Shanghai (Cina), “In itinere” Pinacoteca Comunale di Larissa, Museo G. I. Katsigra, Larissa (Grecia), “Operazione Pittura” Castello Carlo V, Lecce, “Sinaide Ghi” Accademia Nazionale di San Luca, Roma, “Saxa loquuntur” Castello Angioino, Gallipoli (Lecce), “Il Museo Navale in vetrina – una storia tricolore”, a cura di Anna Caterina Bellati, Museo Tecnico Navale, La Spezia.


Info
Paola Marzano
Pre-Scelta
con il contributo di Maria Arcidiacono 
17 marzo 2019 ore 17.00
MACRO | Area Incontri 
Via Nizza 138 | Roma
Ingresso libero
Paola Marzano |arti visive | via Francesco dell’Anno 10 |00136 Roma
Mobile: +39 340 0515356
marzano16875@gmail.com
info@paolamarzano.com

Henni Alftan

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Photo: Filippo Armellin


Come per Bertrand Morane, il protagonista del film di François Truffaut “L’uomo che amava le donne” - che si innamorava se affascinato da un solo dettaglio femminile - Alftan trasforma le peculiarità raccolte nel reale negli elementi fondanti con i quali costruire il suo delicato immaginario pittorico. Ne scaturisce uno “storyboard” in continua evoluzione che si sviluppa tavola dopo tavola: un’intima visione del quotidiano che si compone mescolando ricordo, immaginazione e vissuto dell'autore. 

Utilizzando una stesura grafica, compiuta tramite l’utilizzo di pennellate piatte e colori densi, Alftan costruisce un inventario di piccoli particolari fissando su tela il momento in cui il suo sguardo entra in connessione con quello dell’osservatore, stimolandone inevitabilmente anche il suo alfabeto mnemonico. La sua quotidianità è bagnata da una luce opaca che dipanandosi proietta ombre nette, descrivendo una realtà molto prossima al close-up di un sogno o di una finzione elaborata e liberata dalla sua mente. 

Nello studio dell'artista non esistono immagini fotografiche da cui prendere ispirazione: tutto nasce da astratte annotazioni mentali che ogni giorno Alftan cerca di riprodurre nella maniera più sintetica ed evocativa; mani impegnate alla definizione di un’azione, oggetti o profili umani dai quali fare emergere, tramite l’esclusiva gestione del colore, alcune caratteristiche “elette” come degli occhiali o delle gocce di sudore. Le proporzioni si articolano nel perimetro della tela, cogliendo solo il necessario e determinando un linguaggio pittorico che punta non alla mera rappresentazione ma alla celebrazione di un mondo altro. 

In fondo come amava ripetere Duchamp, la qualità fisica e poetica della pittura è quella di fissare l'apparizione di un'apparenza.

Like Bertrand Morane, the protagonist in François Truffaut’s film The Man Who Loved Women – a character who falls in love if attracted by a single detail of a woman – Alftan transforms the peculiarities gathered within reality into the foundational elements she uses to construct her delicate pictorial imaginary. From them she crafts a “storyboard” in continuous evolution, developing from canvas to canvas: an intimate vision of the everyday composed through the blending of the artist's memory, imagination and experience. 

Employing a hand-drawn graphic style, created through the use of flat brushstrokes and dense colors, Alftan constructs an inventory of small particularities, depicting on the canvas that moment in which her gaze forms a connection with that of the observer, inevitably also stimulating their mnemonic alphabet. Her use of the everyday glows under an opaque light that, unravelling, projects clear shadows, describing a reality very similar to the close-up of a dream or an elaborate fiction liberated from her mind. 

In the artist’s studio there are no photographic images from which to take inspiration: everything is born from abstract mental annotations that each day Alftan attempts to reproduce in the most synthetic and evocative way possible; hands busy defining an action, objects or human profiles from which, solely through the manipulation of color, emerge some “elect” characteristics like glasses or drops of sweat. The proportions articulate themselves on the perimeter of the canvas, forming only that which is necessary and determining a pictorial language that strives not only for representation but for the celebration of another world.

As Duchamp used to repeat, the physical and poetic quality of the painting is to fix the apparition of an appearance.

Henni Alftan
Helsinki, 1979 - lives and works in Paris

Studies
2001 - 2004 Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts de Paris, DNSAP (MFA)
2001 Exchange student at The Edinburgh College of Art
1998 - 2001 Ecole Pilote Internationale d′Art et de Recherche de la Villa Arson, DNAP (BFA)

Selected Solo and Duo Exhibition: 2018 Horizon, TM-Galleria, Helsinki; 2017 One Sweet Moment, Galerie Claire Gastaud, Clermont-Ferrand, Shadows in the Mirror, Z Gallery Arts, Vancouver; 2016 The Missing Picture, Galleria Sculptor, Helsinki, Entrevu, Iconoscope, Montpellier; 2015, Galerie Claire Gastaud, Grand Palais, Paris, Enlighten, Forum Box Monttu, Helsinki; 2014 Henni Alftan, Galerie Claire Gastaud, Clermont-Ferrand; 2013 Henni Alftan, Galerie Anhava Studio, Helsinki; 2012 Série noire, Galleria Huuto Viiskulma, Helsinki

Selected Group Show: 2018 A Desired World - contemporary drawings, Galerie Claire Gastaud, Clermont-Ferrand, The Vexi Salmi Collection, Kajaani Art Museum, Kajaani, Rêver deux printemps, Galerie Detais, Paris, People in Focus, works from the Heino foundation collection, Kuntsi Museum of Modern Art, Vaasa, J'aime, Galerie Henri Chartier, Lyon; 2017 Color and Form - works from the Vexi Salmi collection, Hämeenlinna Art Museum, Finland, Les retrouvailles, Musée des beaux-arts de Brest, France, Peindre, dit-elle-Chap.2, Musée des Beaux-arts de Dole, France; 2016 J'ai des doutes, est-ce que vous en avez?, Galerie Claire Gastaud, Clermont-Ferrand, Virus, galleria Lapinlahti, Helsinki; 2015 Open Studios, International Studio & Curatorial Program, Brooklyn, New York, Cinematic Senses, Exhibition Laboratory, Helsinki, Collection 6, Galerie Claire Gastaud, Clermont-Ferrand, Shift In The Shadows; works from the collection, Amos Anderson Art Museum, Helsinki


Henni Alftan 
22_02_2019 > 25_03_2019

Via Alessandro Tadino 20, 20124 Milano 
mob: +39 347 5575910 
info@studioloproject.com



Danilo Bucchi. Paesaggio sospettato

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Danilo Bucchi. Paesaggio sospettato
installazione site-specific per la quinta edizione di Skin Taste

Skin Taste è il progetto a cura di Adriana Rispoli, giunto alla quinta edizione, che dal 2013 dona alla facciata di oltre 250 metri quadrati del Porto Fluviale di Roma un volto nuovo, assegnando ogni anno a un artista il compito di creare una grande opera site-specific in carta da manifesto, che coinvolga il pubblico in transito davanti all’edificio con un messaggio artistico e non pubblicitario.

Skin Taste ha come finalità la riqualificazione estetica dell’area metropolitana e la volontà di fondare unnuovo incubatore di creatività, con la missione specifica di generare una sinergia tra mondi non poi cosìdistanti come l’arte e l’enogastronomia.

Il Porto Fluviale, attualmente ristorante ma anche salotto e luogo di incontro, occupa gli spazi di un capannonedegli anni Cinquanta, adibito nel corso degli anni a opificio, magazzino e deposito, tra Trastevere, Piramide e Testaccio, zona oggetto di un intenso fenomeno di rigenerazione urbana nell’ultima decade.

Dopo Mariangela Levita, Flavio Favelli, Giuseppe Stampone, Igor Grubic|Raffaela Mariniello, quest’anno l’interpretazione della “pelle” dell’ex opificio è stata affidata all’artista romano Danilo Bucchi, noto per la maestria dei suoi interventi urbani di grandi dimensioni, con l’opera Paesaggio Sospettato.

Con un segno pittorico a primo sguardo astratto ma denso di narrazioni silenziose, Bucchi in Paesaggio Sospettato ci introduce in una dimensione “altra”, in cui una figurazione appena accennata parladirettamente all’inconscio dello spettatore. Come in uno screen play surrealistico, i sei pannelli - indipendenti e sciolti da una lettura spazio-temporale - sembrano restituire un intimo flusso di coscienza. Inun’alternanza di piani, ominidi iconici del linguaggio dell’artista, assimilabili alla tradizione novecentescadell’automatismo psichico, abitano un “paesaggio” intervallato da violenti tocchi di rosso e puntellati daaccenni alla vita domestica. Apparentemente ludico ma a tratti inquietante, il lavoro di Danilo Bucchi èinsieme onirico e realistico concedendo allo spettatore il potere dell’interpretazione e magari dell’immedesimazione.

Come scrive Achille Bonito Oliva, Bucchi non vola svincolato nella verità della materia, egli non vuole trasformare l’arte in una pratica che cancella la gravità fisica del mondo... vuole potenziarlo mediante la fondazione di un metodo reale, figurabile, capace di estrarre un segno, formalizzando e circoscrivendo nel recinto di una forma necessaria l’oscuro peso del colore.

Danilo Bucchi (Roma,1978) compie i suoi studi a Roma, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti concentrandosi sulle tecniche del disegno, della pittura e della fotografia. L’artista dimostra fin dagli esordi una severa determinazione nel radicare il suo linguaggio in un universo di segni che rimanda alla tradizione dell’astrazione europea delle prime avanguardie, con l’ausilio di tecniche e supporti fortemente tecnologici. Comincia ad esporre nel 2003, partecipando a mostre internazionali in città come Bucarest (Bulgaria (City Art Gallery di Varna 2013 2014), Costanza (Singapore (Partners & Mucciaccia Gallery), Atene (True Lies_Copelouzos Art Museum_2012), New York (MET Metropolitan Museum of Art Cairo (10°Biannele Internazionele, 2006), Parigi (Istituto di Cultura Italiano, 2007), Buenos Aires (Museod’Arte Contemporanea di Buenos Aires, 2005), Baku (Ambasciata d’Italia, 2004) e Amsterdam (Supper Club, 2003). Palazzo del Parlamento 2016), Sofia (SAMCA 2016), Museo di Archeologia 2014), 2010), Pechino (798 art discrict 2008) e Il Tra le principali mostre personali si ricordano quelle a: Contemporary Art Society (2008, Roma); Museo del Risorgimento (2011, Bologna); Palazzo Collicola Arti Visive (2011, Spoleto); Museo Laboratorio Arte Contemporanea (2011, Roma); Galleria Poggiali e Forconi (2015, Firenze); Galleria Il Ponte Contemporanea (2016, Roma). Tra il 2014 e il 2015 Danilo Bucchi è invitato a realizzare tre grandi progetti di riqualificazione urbana: Il paese dei balocchi (2014 Roma) l’opera permanente presente al MAAM; Assolo (2015, Roma) per Big City Life a Tor Marancia con il quale partecipa poi alla Biennale di Venezia (15° Mostra di Architettura Padiglione Italia); Minotauro (2015, Catania) per Emergenze Festival. Il 2017 è segnato dalla mostra personale Lunar Black al MACRO di Roma, a cura di Achille Bonito Oliva. 

La quinta edizione di Skin Taste è realizzata con il supporto di Caffè Mogi



SCHEDA INFORMATIVA
Evento: Skin Taste #5 | Danilo Bucchi. Paesaggio sospettato
Curatrice: Adriana Rispoli
20 febbraio – 30 aprile 2019
Sede: PortoFluviale, via del Porto Fluviale 22, 00154 Roma
Informazioni: Doriana Torriero, 335- 6048665, portofluviale.com


Milena Rossignoli. Limiti di curvatura

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Il limite di curvatura è l’istante prima della rottura, una tensione in bilico tra il massimo potenziale e la lacerazione, fisica ed emotiva. Il processo di Milena Rossignoli è fortemente legato all’intuizione, come atto di resistenza ai filtri della logica durante l’apprendimento. Indaga la dilatazione e la contrazione dello spazio attraverso il rapporto con la luce, il vuoto e la sua stessa presenza nell’ambiente.

Dopo aver costruito una relazione personale con il luogo ne porta via delle tracce utilizzando la tecnica dello strappo su pavimenti, pareti o finestre, dando vita a tele dalle geometrie instabili in cui è impresso il pattern della superficie.  Ogni calco è uno strato di pelle in cemento, un frammento di territorio che contiene il dna dell’intero organismo. Un archivio di impronte digitali di stanze anonime, piani bidimensionali che possono essere scomposti e assemblati altrove in un inconsapevole tentativo di ricostruire un nido. La cifra installativa di Milena ricerca l’altezza, la sospensione e il non finito, come simboli di un cerchio concettuale che non può mai chiudersi. La forma quindi anticipa e diventa l’esperienza, un catalogo di variazioni di identità in cui cambiando l’ordine dei fattori il risultato non è mai lo stesso. Non solo tela e cemento, ma carte traslucide, legno e materiali da costruzione sono spinti all’estremo delle loro potenzialità di torsione e piegamento attraverso il vapore, il tempo, l’usura e la gravità. Svincolati dalla loro funzione originale diventano la base di un linguaggio compositivo privo di regole prefissate, che parla allo spettatore nel suo essere qui e ora, variando significato e significante a seconda delle condizioni ambientali. Un paradosso linguistico dovuto alla necessità di instaurare un legame intimo e paraverbale tra il contenitore fisico ed il contenuto umano. Le stoffe ed i materiali sono dei moduli universali, pesanti come un saio, fragili o diafani, che si trasformano di volta in volta in sculture o installazioni, in un decostruttivismo architettonico estremo e incapace per scelta di arrivare ad una forma fissa e definitiva. Una sintesi che si spinge fino al simbolismo arcaico, in cui l’inconscio e l’istinto sono le unità di misura dello spazio. In Limiti di curvatura i tre ambienti della galleria saranno un percorso verso l’alto, un processo di resistenza all’aria. Nel primo una curva diafana modificherà l’architettura interna attraverso la luce. Nella seconda sala grosse tele – in origine pavimenti – si alzeranno dal suolo inarcandosi, in opposizione alla gravità. Infine l’altezza: “Resistenza I”: una struttura ispirata agli aquiloni del periodo Edo, considerati oggetti sacri e punto di contatto fra Terra e Cosmo. Nella cultura giapponese la forma stessa del Tako esprime un concetto, la mano dell’uomo lo guida attraverso il vento, unica forza in grado di governare tutti gli altri elementi. In questa costruzione, la potenza estetica del filo impercettibile che congiunge le due estremità è forse la sintesi più forte della ricerca di Milena Rossignoli. 
Le sue opere sono luoghi di passaggio in cui l’accettazione dell’incompiutezza è la vera forza evolutiva.

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The limit of curvature is the instant prior to the breakage; pure tension suspended between maximum potential and immediate tear, both physical and emotional. The creative process of Milena Rossignoli heavily relies on intuition, as an act of resistance to the logical filters generated by knowledge. An investigation on the contraction and expansion of physical space in relation to light, vacuum and her own presence in the setting.

After building a relationship with the place, Milena tears away traces of it from the floor, walls or windows giving life to geometrically instable canvases showing the imprinted pattern of the architectural surface. Each cast is a concrete layer of skin, like a fragment of land containing the entire DNA of the organism.  A fingerprint database of anonymous rooms, two-dimensional plans which can be broken down and re assembled in an unconscious attempt to rebuild a primordial nest. 
The artistic language of Milena focuses on height, suspension and incompleteness as symbols of a conceptual circumference that can never be closed.  So the form precedes everything and becomes the experience, a catalogue of identity variations in which the result is never the same when changing the arrangement of factors. Not only canvas and concrete but translucent papers, wood and building materials are pushed to their bending and torsional limits using steam, time, wear and gravity. Free from their original function, they become the basis of a compositional language with no rules. Talking to the viewer, here and now, they change significance and significant according to external conditions.
A linguistic paradox caused by the will to establish an intimate and nonverbal connection between the physical container and the human content. Fabric and material are like universal modules, heavy as habits, fragile and diaphanous, that turn into sculptures or curtains in an extreme, architectonic deconstructivism; unable, by choice, to reach its final shape.  An aesthetic synthesis pushed to an archaic symbolism in which instinct and subconscious are the unit of measurement for space.  In the show Limiti di curvatura the three rooms of the gallery will create an upward path, in resistance to the atmosphere. In the first one a pale curve will change the architecture playing with the light. In the second, big canvases – which used to be floors – will raise arching their frames in opposition to gravity. Just to arrive to Resistenza I: a structure inspired by Edo-period kites, considered the sacred link between the Earth and the Cosmos. 
In the Japanese culture the form itself of the Tako is a concept and the hand of man drives it through the wind, the only force able to overcome all the other elements. In this construction, the aesthetic value of the imperceptible rope that links its two ends is perhaps the highest synthesis of Milena Rossignoli’s research.
Her artworks are transitory places in balance between lightness and tension in which the acceptance of incompleteness is the real evolutionary force.


Milena Rossignoli
Limiti di curvatura
23 marzo - 25 maggio 2019
opening 23 marzo h 18:30

White Noise Gallery
via della Seggiola 9, 00186 Rome, Italy

LIVE WORKS Vol.7_Open call

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LIVE WORKS Vol.7
6 – 21 Luglio 2019 

un progetto di Centrale Fies art work space

Open call

Scadenza 1 aprile 2019

a cura di Barbara Boninsegna (direttrice artistica di Centrale Fies, Dro)
Simone Frangi (ricercatore e curatore, Milano)Aperte le iscrizioni al bando LIVE WORKS Vol.7

Per il settimo anno consecutivo Centrale Fies art work space presenta LIVE WORKS, piattaforma di ricerca e di produzione dedicata all’approfondimento transdisciplinare della performance. 


9 i progetti selezionati per un periodo di residenza artistica collettiva ospitata dagli spazi di Centrale Fiese strutturata attraverso una free school - dal 6 al 16 Luglio 2019 – e un programma live di presentazione dei progetti al pubblico, in apertura della 39a edizione del Festival di arti performative Drodesera - 19, 20 e 21 Luglio 2019. 

Fino al 1 aprile il bando è aperto a partecipanti di ogni provenienza geografica e senza limiti di età, singoli o gruppi, con pratiche artistiche live di diversa natura: performance, sound and new media art, text-based performance, lecture performance, multimedia storytelling, pratiche coreografiche, pratiche relazionali e progetti workshop-based, e altri progetti che mettono in discussione l’idea di performance al di là del corpo. 

La specificità di LIVE WORKSconsiste in un’attenzione particolare alla ricerca ibrida, con l’intento di sottolineare la natura di “apertura” e fluidità del performativo, la sua implicazione sociale e politica e la sua intelligibilità pubblica. 

La produzione dei progetti performativi in residenza avverrà intrecciando diverse tipologie di curatela, dallo sviluppo tecnico all'accompagnamento teorico, sempre. 

Nelle tre serate live di LIVE WORKS, un board di professionisti internazionali, provenienti da festival, istituzioni, programmi di produzione e residenza e manifestazioni che sostengono e producono la ricerca in ambito performativo, saranno coinvolti attivamente in un confronto con i nove artisti per approfondire alcuni passaggi fondamentali delle performance presentate: 

Christine Eyene (Direttrice artistica della 5°edizione della Biennale Internazionale di Casablanca 2020, Marocco); Elvira Dyangani Ose (Direttrice, The Showroom, London); Ane Rodríguez Armendariz (Direttrice artistica, Tabakalera, International Centre for Contemporary Culture, Donostia/San Sebastián, Spagna); Hicham Khalidi (Direttore, Jan Van Eyck Academie, Maastricht, Paesi Bassi); Ash Bulayev (Direttore, Onassis AiR: (inter)national artistic research residency program, Atene, Grecia); Danjel Andersson (da maggio 2019 Direttore di Dansehallerne, Copenaghen, Danimarca).

Concepito come un organismo in evoluzione, LIVE WORKS diventa ogni anno più aderente alla filosofia di chi l'ha ideato: non un semplice evento annuale ma una piattaforma continua, animata da una politica reale di curatela, nutrimento, sostegno e diffusione di quelle pratiche artistiche emergenti che creano nuovi scenari e ampliano la ricerca nel campo del performativo.

staff tecnico di Centrale Fies
Produzione Stefania Santoni e Maria Chemello
Comunicazione Virginia Sommadossi

Ufficio Stampa Unpress
Chiara Ciucci Giuliani 

info

contatti
liveworks@centralefies.it
unpress@centralefies.it
Centrale Fies, Località Fies 1- Dro (TN), Italia


L'Arte che Accadrà_III Edizione Premio d’Arte Contemporanea

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È ormai un appuntamento fisso nel calendario dell’arte contemporanea. Giovedì 21 marzo scatta la terza edizione de “L’Arte che Accadrà”, il premio dedicato ai migliori talenti italiani che si snoda attraverso un’esposizione all’interno delle sale di Palazzo Fiano, splendido edificio quattrocentesco nel cuore di Roma e sede di Hdrà, gruppo di comunicazione guidato da Mauro Luchetti e Marco Forlani. La rassegna, a cura di Valentina Ciarallo, vedrà quest’anno un percorso espositivo con opere di Silvia Celeste Calcagno, Fabio Giorgi Alberti, Marta Mancini, Giuseppe Pietroniro e Corrado Sassi.

Obiettivo finale dell’iniziativa è quello di sostenere l’arte contemporanea italiana e costruire, anno dopo anno, una collezione permanente del gruppo. L’opera che vincerà il Premio “L’Arte che Accadrà 2019” sarà acquistata da Hdrà e si aggiungerà a quelle di Marco Raparelli e Matteo Nasini, vincitori delle precedenti edizioni. A decidere sarà una giuria composta da tutti i 150 dipendenti, che per due mesi saranno a stretto contatto con le opere d’arte all’interno del loro ambiente lavorativo.

“È una modalità di condivisione e di partecipazione collettiva - spiega Mauro Luchetti, presidente di Hdrà - che ha l’intento di allargare i confini della fruizione di queste forme di espressione a un pubblico eterogeneo, più ampio e meno esperto di chi frequenta abitualmente musei e gallerie, ma certamente altrettanto curioso e ricco di capacità critica. Con questa iniziativa, però, vogliamo anche coinvolgere tutti coloro che fanno parte del nostro gruppo, stimolando un senso di condivisione e di orgoglio aziendale”.

Il vincitore dell’edizione 2019 del Premio “L’Arte che Accadrà”, sulla base dei voti ottenuti, sarà reso noto a fine mostra.


GLI ARTISTI
Silvia Celeste Calcagno presenta il suo lavoro “Just lily” rielaborato per l’occasione e reso site-specific per Palazzo Fiano. Una stanza dei ricordi, un’opera autobiografica che diventa esperienza universale da condividere. Sospensione tra passato e futuro, ripetizione di gesti, memoria come forma dell’esistere, cambiamento, ossessione del ricordo, accumulo emotivo sono alla base del suo linguaggio espressivo che in questo luogo trova nuova dimora. Le immagini, come dei “frame” dell’esistenza, impresse su grès tracciano sulle pareti una seconda pelle. Una tecnica, quella della fotoceramica sperimentale “fireprinting®”, ideata e brevettata dell’artista, dove la fusione tra materia e fotografia diventano un insieme omogeneo attraverso la sublimazione della cottura.

Fabio Giorgi Alberti utilizza vari media come la scultura, la pittura, il disegno, il video, la parola. Per Hdrà, luogo dedicato alla comunicazione, ha realizzato un lavoro site-specific e ha immaginato un percorso tra le parole, poiché il linguaggio è espressione primaria e autobiografica del suo gesto artistico. È affascinato dal processo di interazione tra le differenze e le similitudini in atto tra parlare, leggere, scrivere, vedere, guardare. La ricerca inizia dal suo corpo in connessione con lo spazio così come avviene per la parola: lettere, spazio, corpo, tempo, negazione e affermazione danno, così, inizio a una relazione.Vorrei dire queste parole perché vorrei effettivamente dire queste stesse parole.Il significato rimbalza tra il futuro, l’aspettativa delle parole che si ritiene si stiano per sentire, e il passato delle parole appena dette che erano il presente a cui bisognava prestare attenzione.

Marta Manciniè romana di nascita e di formazione. La sua opera muove dai primi paesaggi oscuri e densi di cromie che prendono corpo in tele di piccole dimensioni, dove il tratto è veloce e le immagini non definite, appena sussurrate. Il disegno si fonde con l’elemento pittorico fino ai nuovi lavori di ampio respiro, acrilici su tela, risultato di un processo intuitivo che rivela una somma, in apparenza casuale, di segni organici dai colori vibrantima che svelano, invece, un dinamismo ragionato attraverso un attento processo di sottrazione. Come fossero micro forme primordiali che diventano macro all’occhio dello spettatore, grazie all’uso sapiente del colore e della forma. “Molle” colorate che si rincorrono e si combinano fra loro fluttuando sulla tela. Un approccio metalinguistico al lavoro, quello dell’artista, che la porta ad una riflessione continua sulla pittura.

Giuseppe Pietroniro, esponente di spicco della sua generazione, parte da un’analisi concettuale della realtà, ricerca che si evidenzia nei vari linguaggi che utilizza, dalla fotografia al disegno, dal collage all’installazione fino alla pittura. L’artista indaga la realtà come forma di illusione cambiando la percezione delle forme e dello spazio. Metalli, vetri, superfici specchianti, materiali semplici che vengono assemblati insieme sempre in modo raffinato. Una ricerca di nuovi orizzonti percettivi attraverso il gioco dell’illusione ottica, pur mantenendo sempre una puntualità e un equilibrio formale che lo contraddistinguono. “Mi interessa creare con poche linee un monumento con una superficie bidimensionale”. Per lo spazio Hdrà saranno esposti in anteprima dei mini-modelli, bozzetti preparatori di grandi installazioni, piccole architetture surreali, l’inizio di nuove forme.

Corrado Sassi, artista multidisciplinare, focalizza la sua ricerca su fotografia, performance, pittura, installazione e disegno su carta. Mezzi di espressione che gli consentono di osservare la realtà e di trasformarla in nuove scenografie, di stampo cinematografico e architettonico, pronte ad accogliere le inquietudini del vivere umano. Con la serie degli arazzi l’artista, attraverso il lavoro artigianale del ricamo con la lana, intreccia e sovrappone fotografie stampate su pvc a elementi figurativi, forme geometriche e astratte. Il tema del viaggio diviene strumento di costante ricerca e individuazione di nuovi spazi architettonici, dove linee contemporanee e geometriche diventano pagine quadrettate su cui appuntare pensieri, parole e citazioni. Una contrapposizione, dunque, in termini concettuali tra immagini e lettere, strettamente legata al mondo pubblicitario e della comunicazione e che trova in questa sede la sua naturale e coerente collocazione, lasciando allo spettatore la libertà ultima di esplorare il suo linguaggio.


Palazzo Fiano, il cui nucleo più antico risale alla seconda metà del XIII secolo, viene ricostruito totalmente nel Quattrocento quale sede dei titolari Cardinali della chiesa San Lorenzo in Lucina. Interessato da vicende particolari nei secoli, come il ritrovamento dei primi resti dell’Ara Pacis durante i lavori di scavo del 1568, il palazzo ritrova il suo splendore intorno alla metà del Seicento diventando proprietà della famiglia Peretti, legata a Papa Sisto V. Alla fine del Seicento passa ai Duchi Ottoboni di Fiano, da cui prende il nome. Nell’Ottocento è noto per essere sede di un teatrino di marionette che attira molti intellettuali e, durante la belle Epoque, si trasforma in teatro Olimpia dedicato agli spettacoli di caffè concerto. Nel 1898 viene venduto al ricco commerciante Edoardo Almagià e dal 1923 al 1990 gli spazi del piano nobile diventano sede del rinomato “Circolo degli scacchi”. Dal 2013 al 2016 il palazzo diventa quartier generale di un partito politico, Forza Italia e oggi sede del gruppo Hdrà. Di grande pregio sono gli affreschi del Salone, nel piano nobile, risalenti alla metà del Seicento dipinti dal francese François Perrier e dall’artista bolognese Giovan Francesco Grimaldi, oggi adibito a salone di rappresentanza. L’iconografia delle immagini rivela il richiamo verso gli elementi dell’aria, dell’acqua, del fuoco e della terra accompagnati dalla presenza di divinità. Ad opera di Perrier sono le scene mitologiche come la nascita di Venere, Cerere davanti a Giove, Cupido dormiente con putti, Cupido bendato. Il maestro italiano si dedica, invece, alla realizzazione dei paesaggi come quello fluviale romano, copia di un dipinto di Annibale Carracci e alla riproduzione di tempeste marine. Due insolite figure di nani fanno capolino dalle volte del soffitto, probabilmente gli autoritratti ironici degli artisti stessi.Ricorrenti la figura del leone rampante e rami con pere e stelle, simboli della famiglia Peretti. La maestosa Sala degli Specchi, ricca di decorazioni, stucchi e lampadari di cristallo, arricchisce il piano nobile. Il duplice affaccio su Piazza San Lorenzo in Lucina e Via del Corso rendono il palazzo magnificamente ubicato nel cuore della città.


III Edizione Premio “L'arte che Accadrà” - Gruppo Hdrà
A cura di: Valentina Ciarallo 
Con la collaborazione di: Silvia Cavalsassi
Sede: Palazzo Fiano, Piazza San Lorenzo in Lucina, 4 Roma 
Inaugurazione: giovedì 21 marzo 2019 – ore 18.30 – 21.00
Apertura: 22 marzo 2019 – 22 maggio 2019 
Orari di visita: su appuntamento
Informazioni mostra: Hdrà tel +39 06 68892401; www.hdra.it
Organizzazione e informazioni artisti: v.ciarallo@giubilarte.it- www.giubilarte.it 

Porta San Gennaro di Andrea Aquilanti

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Venerdì 29 marzo alle ore 18:30 Spazio NEA presenta “Porta San Gennaro”, personale di Andrea Aquilanti. A cura di Graziano Menolascina, la mostra sarà aperta al pubblico fino al 29 aprile 2019. 

“Porta San Gennaro” è un progetto site specificpensato in esclusiva per Spazio NEA, ispirato alle bellezze architettoniche di Napoli ed in particolare a Porta San Gennaro, la più antica porta di ingresso alla città di Napoli.

Menzionata già in documenti risalenti all’anno 928, quando era dilagata la paura dei Saraceni che avevano già distrutto la città di Taranto, la Porta era l’unico punto di accesso per chi proveniva dalla parte settentrionale della città. Il nome deriva dal fatto che qui partiva anche l’unica strada che portava alle catacombe dell’omonimo santo. In età ducale la porta fu ricostruita poco lontano dal luogo originale, tra Caponapoli e il vallone di Foria, nei pressi del Monastero di Santa Maria del Gesù delle Monache. Già dal X secolo si hanno testimonianze che la porta veniva denominata di San Gennaro. Nel 1537 fu ancora spostata per volere di Don Pedro di Toledo e furono eliminate le due maestose torri fortificate che la fiancheggiavano, occupando la collocazione che ancora oggi conserva su via Foria, di fronte a piazza Cavour, inglobata nel complesso edilizio che gli è stato costruito intorno. Dopo l’epidemia di peste del 1656, come ex voto, vi fu aggiunta un’edicola affrescata da Mattia Preti che raffigura San Gennaro, Santa Rosalia e San Francesco Saverio.

Andrea Aquilanti, tramite questa ricostruzione, si rimette sui passi della storia operando attraverso dei processi di ricostruzione e di percezione; le immagini del suo lavoro subiscono costantemente dei passaggi destrutturanti fino allo sdoppiamento e alla dissolvenza creando continue interazioni con il pubblico. Porta San Gennaroè una video installazione che ricopre per intero la superficie dello spazio espositivo, accompagnata da grandi disegni realizzati a muro con sovrapposizioni di immagini proiettate in continua evoluzione che danno vita a meccanismi di condizionamento mentale, effetti allucinatori sino a perdersi nei labirinti della fantasia.

È un’attitudine post-moderna quella di scomporre e miscelare le materie. Aquilanti, tramite strumenti tecnologici e connessioni celebrali, crea uno strumento attraverso il quale fa dialogare il passato con il presente, generando un grande gioco illusionistico delle vanità umane. Uno spazio mentale tutto da scoprire, un orizzonte illimitato di profonde verità che giacciono nei meandri bui della coscienza dell’umanità.


Andrea Aquilanti nasce nel 1960 a Roma dove vive e lavora. Negli ultimi anni ha realizzato numerose mostre personali e collettive. Tra le più recenti si segnalano: 2016 Quelli che vengono, quelli che vanno, a cura di Marco Bazzini, SpazioBorgogno, Milano; Andrea Aquilanti, Doppio Movimento, a cura di Lucilla Meloni, in occasione della “Carrara Marble weeks” in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Carrara e il Comune di Carrara, ex Ospedale San Giacomo, Carrara. Nel 2015 è presente alla56^ Biennale di Venezia, Padiglione Italia, Codice Italia, a cura di Vincenzo Trione. Nel 2013: Post Classici, La ripresa dell’antico nell’arte contemporanea italiana a cura di Vincenzo Trione, presso il Foro Romano Palatino a Roma e Ritratto di una città #2. Arte a Roma 1960 - 2001 al Macro - Museo d’arte contemporanea di Roma.Nel 2012: Versŭs, video-installazione nella Basilica di Santa Maria in Montesanto, Roma, a cura di Silvia Marsano e Future and Reality, 5 Beijing International Art Biennale, presso National Art Museum of China Pechino, Cina.Nel 2011: Ultimo giro di giostra, video-installazione lungo via Margutta nell’ambito della manifestazione Roma si mette in luce, Roma.Nel 2010: le personali La stanzapresso la galleria Ciocca Arte Contemporanea, Milano; si segnala inoltre la collettiva Contemporary energy. Italian Attitudes, Premio Terna 02 and Utopia IGAV in Shanghai with 28 artists, presso il Shanghai Urban Planning Exhibition Center (SUPEC), Shanghai.

artista: Andrea Aquilanti
titolo: Porta San Gennaro
a cura di: Graziano Menolascina
durata: venerdì 29 marzo 2019 - lunedì 29 aprile 2019
dove: Spazio NEA, via Costantinopoli 53 / piazza Bellini 59 - Napoli
orario: lunedì - domenica dalle 9.00 alle 2.00 am
ingresso: libero
contatti: 081 45 13 58 | info@spazionea.it

Ornella Rovera. Corpo Errante

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Le opere in mostra vogliono far riflettere sulla condizione femminile, tutt’ora discriminata. Ancora oggi persistono meccanismi sociali strutturali quali quelli di una divisione sessuale dei compiti. Nelle opere esposte, si è utilizzata la simbologia come metafora della condizione femminile. Le immagini e gli oggetti rappresentati appaiono come involucri, strutture in cui il corpo risulta assente, ad evocare sia la possibilità di poter essere “abitati” da entrambi i sessi (emancipazione) e sia ad indicare metaforicamente la difficoltà da parte del genere femminile di un’ascesa sociale. Il termine “corpo errante” può essere inteso, da una parte come corpo che cerca una sua collocazione, dall’altra come corpo che sbaglia. L’artista utilizza linguaggi come la fotografia e la scultura, linguaggi i quali sono comunque in rapporto tra loro, esprimendo spesso un legame simbiotico. Come scrive Eugenio Alberti Schatz: “Una scala introflessa. Una cintura trasparente. E un potente, incontrovertibile grembiule da lavoro. Su questi archetipi si sviluppa la riflessione ad alta voce di Ornella Rovera. Ad alta voce, poiché quando si ragiona sui simboli, non ci sono molti posti dove andare a nascondersi. In questa mostra ogni affermazione pare essere accompagnata dal suo contrario: è un elogio del dubbio, delle certezze calcificate che smottano verso un campo del possibile più ampio e aperto. D’altronde, già il titolo invita a una pluralità di lettura: il corpo erra nel senso che ha sbagliato o nel senso che se n’è andato come in un’esperienza extracorporale, lasciandoci soli davanti al monitor?”

Ornella Rovera. Corpo Errante
testo di Eugenio Alberti Schatz

Centro indipendente BACS Between contemporary art and sociology per il dialogo
fra arti visive contemporanee e sociologia
via Donizetti 42 - LEFFE (BG)
Inaugurazione Domenica 14 Aprile 2019
Orario visite: ore 16,30 - 19,30

Visitabile sino al 4 Maggio 2019

Ornella Rovera
www.ornellarovera.it
ornellarovera@yahoo.it
+39 3472223510


Mara van Wees. L’arte di misurare la terra

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Continua il ciclo di mostre Fuochi Incrociati. Forze Sciamaniche Fra Spazio Terra e Corpi a cura di Gianluca Peluffo. In corso da Canova22 la personale L’arte di misurare la terra di Mara van Wees.

Nel lavoro di Mara van Wees il filo conduttore è rappresentato dalla geometria, l’architettura, il volume, lo spazio, il dentro e il fuori, un suo “uso” immaginario. L’artista si appella a Canova architetto, al tempio canoviano - la Chiesa della Santissima Trinità - disegnata da Antonio per il suo paese Possagno. Nel tempio si riconoscono tre differenti linguaggi architettonici: sul colonnato lo stile greco ad ispirazione del Partenone, il corpo centrale ricorda il Pantheon, mentre l’abside con l'altare maggiore una chiesa cristiana. I pavimenti, interni ed esterni, sono delle magnifiche composizione geometriche. La mostra si divide in due momenti distinti: nel primo sarà un modulo rigoroso, in argilla bianco/grigio, di un quadrato/cerchio/triangolo, a costruire volumi tridimensionali e ottici dinamici, quali piramidi, cubi, torri, che a loro volta si ispireranno al lavoro di Victor Vasarely, maestro dell’optical art. Nel secondo, la libera interpretazione in terracotta dell’elemento geometrico prende il sopravvento: i triangoli, rombi, quadrati si rincorrono liberamente, inciampando, deformandosi, dando il via a una ludica convivenza nello spazio. 

“I lavori di Mara van Wees, Riccardo Monachesi e Danilo Trogu, sembrano nascere sia per questo specifico luogo archetipico, che per tutti i luoghi possibili in cui il tempo non è il cattivo presente, ma il buio del contemporaneo. I tre artisti affrontano temi che sono propri della terra: la corporeità, la materia, opaca o lucida, la contemporanea presenza evocata di tempi diversi, l’altrove, la memoria e il futuro, la forma. La forma, plastica o archetipica, è l’ineluttabile confronto dell’artista ceramista. Proprio per questo, i lavori dei tre artisti, pur cogliendo in alcuni casi ispirazioni dal presente degli eventi, cercano forme e colori, che trascendano l’iconologia, ma che si inseriscano in una “storia delle forme” che dialoghi con il tempo in senso genealogico e continuo, come linee formali di persistenza e creazione. La casa, il vaso, il piatto, il cubo. I valori formali delle opere in terra che entrano e trovano spazio nella Fornace Canova, sembrano esprimere proprio una ricerca di adualità, ovvero di superamento delle opposizioni tradizionali: fragilità-durata, popolare-aulico, ripetizione-unicità. Questa capacità inclusiva dello spazio della Fornace, determina un’energia inclusiva delle ceramiche stesse, attraverso le mani dei tre artisti, che sembrano quasi prestarsi alla guida sciamanica di un respiro, di un “genius loci” qui presente. Allora il dialogo con le forme archetipiche della ceramica di van Wees, che sembrano interagire con tempi antichi, anche primitivi, e contemporaneamente con il futurismo o con il costruttivismo solitario di Chillida, porta a questo corto circuito temporale e materico.” (dal testo critico di Gianluca Peluffo)

Mara van Wees, nata in Olanda, studia all’Accademia Belli Arti a Rotterdam, dove si avvicina alla ceramica scultorea. Lavora nel Street Theater Lantaarn di Rotterdam e come designer e imprenditrice in vari campi artistici, prima in Olanda, poi a Firenze e Roma. Alla fine degli anni Novanta ritorna a plasmare l’argilla. La Scuola di Amsterdam con Berlage fa parte del suo DNA, ma la sua ricerca trova ispirazione anche nel Futurismo. Predilige le installazioni site-specific a tema, in dialogo con altri artisti; ha partecipato a diverse mostre istituzionali come la Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea alle Scuderie Aldobrandini di Frascati (Roma), “Meanwhile” al St. Stephen Cultural Centre Foundation di Roma, Land-Art al Furlo nelle Marche, “Color Crossing” nel Castello Costaguti di Roccalvecce (Viterbo), “Pietra Liquida”, “Il Codice Vulci” e “Vulci Mon Amour” nel Parco Archeologico di Vulci (Viterbo), le edizioni di “In Crypta” a Roma, Todi (Perugia) e Grottaglie (Taranto), “Il Sole negli Orci” al Museo Archeologico di Canino (Viterbo). Nel 2015 vince il bando “In Loco” del MIBACT / Puglia, per una residenza d’artista a Grottaglie. Negli ultimi anni sviluppa progetti di land art di grandi dimensioni e con materiali diversi dalla ceramica. Nel 2018 realizza una scultura pubblica sul lungomare di Montalto di Castro. Vive e lavora tra Roma e la Maremma. 


Mara van Wees
L’arte di misurare la terra

Via Antonio Canova, 22 - Roma

Fino al 7 aprile 2019

Fuochi Incrociati 
Forze Sciamaniche Fra Spazio Terra e Corpi 
Un ciclo di mostre a cura di Gianluca Peluffo

Riccardo Monachesi - Diverso Amore, Diversa Psiche 
9 - 30 aprile 2019

Divenire

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Andrea Pinchi - 2019 - Umberto Urban Squid – tecnica mista su tela - cm 100x 140


Divenire
C’è un’armonia nascosta, ineffabile, nel rinnovarsi a ogni istante dell’esperienza, di ogni esperienza mai uguale a se stessa. È il messaggio fondamentale di Eraclito di Efeso, il pensatore presocratico di cui, secondo Nietzsche, il mondo avrebbe eternamente bisogno, così come la vita ha eternamente bisogno di verità. Eraclito molto probabilmente non pronunciò il motto Pánta rheî, fu Platone a tramandarlo, quale condensato dei pensieri di Eraclito sul perpetuo fluire. Eraclito parlò della fissità come inganno, delle acque di un fiume che non sono mai le stesse e Platone parlò del Sole come Bene, un sole da render nuovo ogni giorno:come si può pensare il continuo mutamento della natura e delle cose che non è possibile ingabbiare in sistemi? Il fiume in cui ci immergiamo è lo stesso, ma se le acque che lo compongono non sono mai le stesse, anche il fiume, la realtà, così come il sole, non è mai lo stesso fiume. Non si può rivivere ciò che è passato: bisogna accettare il divenire. Tale tematica è intercettata senza fatica dal lavoro degli artisti Marco Angelini, EPVS, Yiannis Galanopoulos, Cristallo Odescalchi, Andrea Pinchi e Federica Zianni, la deriva eraclitea del divenire si traduce infatti nella grammatica di opere non ibride, ma che suggeriscano ed evochino l’idea di fluidità. Angelini propone un ciclo che a livello cromatico e concettuale rimanda nell’immediato a paesaggi o aspetti della vita fluida, liquida, quasi immateriale, come suggerito dalla forma astratta: si tratta di memorie di viaggi dell’artista che si rimescolano, per raccontare una deriva continuamente mutevole, come uno storyteller che intesse la realtà dei suoi pensieri; gli stessi pensieri sovrapposti come mattoni di un ideale puzzle in una delle opere del fotografo greco Yiannis Galanopoulos, che a tale “accumulo” affianca l’idea di fluidità suggerita dai tubi o da elementi di una quotidianità post-industriale. La vivace forma fluida e dal tocco industrial, sinuosa si risolve nelle sculture della giovane Federica Zianni, dove meandri di materia sapientemente plasmata nelle mani dell’artista si accendono in colori vivaci, che suggeriscano l’idea di una società viva, pulsante, dunque in continuo e costante divenire; il divenire diviene invece rarefatto nell’elegante dittico di foto di EPVS, cui sono poste a protezione lastre plexiglass: un suggestivo tramonto degradè si affaccia sul nero cosmico di una piscina che raccoglie speranze disattese, cocenti disillusioni che sembrano covare sotto la cenere, in perfetta antitesi con l’elemento fluido: affermare il divenire equivale stavolta all’accettazione di un fallimento. Lo stesso nero cosmico, frammentato dal bianco, si ritrova nella meticolosa ricerca di Cristallo Odescalchi, le cui opere dai tratti puliti e nitidi raccontano visioni reali o immaginate che comprendano o evochino l’elemento fluido, da forme astratte sinuose a più netti elementi di un racconto sempre lucido nella mente dell’artista. Sigillo della mostra è l’opera di Andrea Pinchi, in cui una stilizzata e simbolica rappresentazione di una creatura che popola l’universo marino s’innesta nel cemento urbano: l’accumulo di materia pittorica rimanda alla società liquida, dai consumi culturali onnivori, nella quale la figura dell’artista, troppo spesso stigmatizzata, perpetuamente necessita di muoversi infrangendo gli schemi.


Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci 


English below___

Becoming
There is certainly a hidden and indefinable harmony that is renewed at every moment of experience, in every experience never equal to itself. This is the key message of Heraclitus of Ephesus, the pre-Socratic thinker of whom, according to Nietzsche, the world is eternally in need, just as life always needs the truth. Heraclitus probably did not pronounce the adage Pánta rheî, it is Plato who transmitted it, summarizing the thoughts of Heraclitus on the perpetual fluctuant. Heraclitus spoke of fixity as of a trickery, the waters of a river that are never identical, and Plato of the Sun as a Good, a sun to be renewed every day: how to conceive then the continuous change of nature and things that we cannot hold in the cage of systems? The river in which we are immersed is the same, but if the waters that compose it are never the same, even the river, the reality, like the sun, is never the same. We cannot relive what has happened: we must accept it as becoming. This theme is easily intercepted in the works of artists Marco Angelini, EPVS, Yiannis Galanopoulos, Cristallo Odescalchi, Andrea Pinchi and Federica Zianni, the Heraclitan drift of becoming translates into the grammar of non-hybrid works, but suggesting and evoking the idea of fluidity. Angelini proposes a cycle that, at the chromatic and conceptual level, immediately makes reference to landscapes of fluid, liquid, almost immaterial life, as suggested by the abstract form: these are the travel memories of the artist who are mixed together to tell a drift. By continually changing it, like a storyteller who weaves the reality of his thoughts; the same thoughts are superimposed like the bricks of an ideal puzzle in one of the works of the Greek photographer Yiannis Galanopoulos, who associates the idea of fluidity suggested by the pipes or the elements of a postindustrial everyday life. The fluid and lively form and the sinuous industrial touch are solved in the sculptures of Federica Zianni, where the meanders of materials cleverly fashioned in the hands of the artist are illuminated by bright colors, which suggest the idea of a vibrant society living continuously in transformation; it is becoming more and more rare in the elegant diptych of EPVS photos, placed to protect the plexiglas slabs: an evocative and degrading sunset overhanging the cosmic black of a swimming pool that gathers ignored hopes, disillusions burning that seem to hatch under the ashes, in perfect antithesis with the fluid element: to affirm that the becoming is this time equivalent to the acceptance of a failure. The same cosmic black, fragmented by the white, is reflected in the careful research of Cristallo Odescalchi, whose works with clear and crisp lines tell real or imaginary visions including or evoking the fluid element, from sinuous abstract forms to more complex elements, an ever clearer narrative in the artist’s mind. The seal of the exhibition is the work of Andrea Pinchi, in which a stylized and symbolic representation of a creature of the marine universe engages into the urban concrete: the accumulation of pictorial material refers to the liquid society, resulting from omnivorous cultural consumption, the role of the artist, too often stigmatized, always needs to move away to break the patterns.


Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci


Translation by Romina Fucà

DIVENIRE
Opere di  Marco Angelini, Andrea Pinchi, Elena Panarella Vimercati Sanseverino, Yiannis Galanopoulos, Cristallo Odescalchi e Federica Zianni.
a cura di Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci
fino al 29 marzo 2019

Spazio Arte T24
via della Tribuna di Campitelli, 24 – Roma


Susana Serpas Soriano - Terra e sangue. L’orizzonte primitivo

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Terra e Sangue è il tentativo di riproporre il tema della creazione come orizzonte primitivo. L’anelito verso un non-luogo immaginale che con il mito dell’origine del mondo evoca l’utopia della prima dimora dell’anima a cui eternamente aspiriamo secondo un movimento di conversione e di riflessione che ritorna su se stesso. La sospensione dell’attesa è colta come manifestazione che appartiene al dialogo silenzioso tra la Terra e il Cielo nel ciclico andare dalle tenebre alla luce e dalla luce all’oscurità. Le immagini sono state scattate in viaggio. Il più delle volte da un’automobile o dal treno. Ogni episodio rappresenta una stazione della creazione e ogni contenitore è il teatro della sua epifania. 

Susana Serpas Soriano - Terra e sangue. L’orizzonte primitivo
a cura di Giovanna dalla Chiesa

#opening 29 marzo ore 19.00

la mostra rimarrà aperta dal 29 marzo al 18 maggio 2019

Via Giovanni Battista Tiepolo, 38 - 00196 Roma 
tel. +39 335 8310878 | info@studiotiepolo38.eu 

orari di apertura: Lunedì-Giovedì ore 16.00-22.00 | Venerdì-Sabato ore 16.00-24.00

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Presentazione e incontro/dibattito amichevole intorno la realizzazione degli ultimi lavori video di Massimiliano Manieri, tratti dalle performance live: Kontrolle Macht Frei e Anatomia di un Calligrafo.

La presentazione comune di due progetti video parte dal pensiero che ha accomunato tali lavori performativi, da cui questi video son tratti, ed è il senso del rituale, ora volto all’oscenità della modernità (Kontrolle Macht Frei), ora volto a rituali ancestrali intorno la scrittura (Anatomia di un Calligrafo).

Alla presentazione dei video seguirà dibattito moderato da Katia Olivieri

Video (a cura di Massimiliano Manieri):
KONTROLLE MACHT FREI
(durata 06:35 minuti – prod. MeditFilm – 2018)

ANATOMIA DI UN CALLIGRAFO
(durata 10:17 minuti – prod. Franco G. Livera – 2019)

Dialoga con gli artisti:
Katia Olivieri

Artisti partecipanti:
Fabrizio Fontana
Franco G. Livera
Maria Gabriella Marra
Massimiliano Manieri

venerdì 29 marzo 2019 ore 21:00




Romina Bassu. Monday blues

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Studio SALES di Norberto Ruggeri è orgoglioso di presentare Monday blues seconda personale in galleria di Romina Bassu (nata nel 1982 a Roma, dove vive e lavora). 

La mostra presenta una nuova serie di opere pittoriche, realizzate appositamente per questa occasione, ed è incentrata sulla rappresentazione di figure femminili attraverso quel dark humour che spesso caratterizza l’immaginario dei lavori dell’artista. Le protagoniste di Monday blues sono immortalate in diversi stati emozionali, in preda alla noia, alla malinconia o intente in qualche bizzarra azione che coinvolge il loro corpo. All’improvviso si ritrovano sospese in un limbo tutto loro, in un universo di stati d’animo e conflitti personali, alla ricerca di una sparizione o in cerca di un altrove fisico e mentale.
Sono corpi assenti, quasi privi di vita, attraverso i quali Romina Bassu esplora il conflitto psicologico profondo, la disparità esistenziale tra l’essere e il voler essere e la pressione sociale e culturale, cui le donne sono esposte in maniera particolare.

[…] Le mie donne sono imprigionate nelle loro azioni, congelate nel tentativo di fuga da una realtà che probabilmente non vogliono più accettare. Qualcosa si inceppa, ne impedisce temporaneamente il corretto funzionamento, e questo offre una metafora sarcastica che fa emergere l’inquietudine sottostante: una nevrosi occultata, ma che è sotto gli occhi di tutti. 
(Romina Bassu)

Le donne di Monday blues galleggiano tra tensione psicologica e humour, rimangono imprigionate nelle loro morbide acconciature, nei loro tacchi scomodi, riversando le proprie ansie nei fumi dell’ennesima sigaretta o contro l’elettrodomestico che non funziona come dovrebbe, oppure concedendosi una stretta abbandonica sul cuscino.

Le donne descritte in Monday blues da Romina Bassu nascondono la propria fragilità emotiva, la loro umoralità, il loro sentirsi inadeguate e costantemente fuori posto. Lo fanno nella massima segretezza delle mura di casa e in solitudine: fuori fingono perfezione, nel loro mondo cedono ai propri fastidi, cadono in una sorta di black out, perdendosi, diventando inutili, a-funzionali, non produttive, assenti.
Romina Bassu sbircia in questo mondo segreto, svelando la vulnerabilità di cui sono consapevoli le protagoniste stesse dei suoi quadri, quadri che diventano delle finestre su questa intimità nascosta e silenziosa.

Piazza Dante 2, int. 7 00185 - Roma - Lazio

Monday blues
personale di Romina Bassu
a cura di Manrica Rotili

La mostra sarà visitabile fino al 17 maggio 2019 
dalle 15:00 alle 19:00 e su appuntamento 
info@studiosales.it 

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