Quantcast
Channel: ARTE CULTURA
Viewing all 1404 articles
Browse latest View live

Rita Mandolini: Disturbo di conversione

$
0
0

Meccanismo psichico e psicosomatico, causato da fattori mentali quali lo stress e il conflitto, il disturbo di conversione dà luogo a fenomeni che esprimono chiaramente ciò che fino a quel momento è stato celato, invisibile ad occhi esterni. Sebbene il titolo della mostra sia in parte ironico e dal duplice significato, sono effettivamente invisibili al mondo le protagoniste dei dipinti di Rita Mandolini, invischiate in una materia densa, quella del nero: il non-colore per antonomasia, con la sua qualità assorbente, che esalta per contrasto la luminosità e che è divenuto, nella storia della pittura, un elemento determinante per la composizione e la spazialità. La scala dei toni di nero, con ripetute pennellate, conferisce lo spessore materico e la profondità dei riverberi, fra tratti lucidi e opachi. Il non-colore costruisce la forma, che appare sfuggente e gradualmente si trasfigura, dando corpo a un’immagine persistente e penetrante. Le immagini di suore, una quadreria di suore, in cui ogni dipinto è un ritratto. L’osservatore dev’essere avvezzo all’attesa, occorre qualche istante prima che lo sguardo si abitui alla reale percezione della superficie nera. É l’oscurità, la condizione prediletta dall’artista. Il buio e i piccoli anditi: spazi intimi e nascosti, come i luoghi in cui ci si rifugia nell’infanzia. Ci troviamo in una dimensione privata e raccolta, ove si affacciano memorie sepolte, fra giochi e paure, evocate nella fotografia che ricorda il muretto della scuola sormontato da vetri taglienti. «I legami visivi ed emotivi che instauro con un luogo o una storia sono per me fondamentali nel dare forma a un’idea», scrive l’artista. In questo caso, l’esecuzione dei ritratti di suore si è dispiegata dal 2009 al 2019, un lasso di tempo in cui si colloca la visita al convento di Santa Rita, dove – nel racconto di Mandolini durante una conversazione – una suora le ha mostrato la “reliquia” di Yves Klein, devoto alla Santa, un prezioso scrigno contenente colori e oro dell’artista francese. Lo scrigno sembrava ambiguamente, ironicamente (e forse drammaticamente) simile a una trousse per il trucco femminile. Senza eufemismi né indulgenza, e in contrasto con l’apparente tranquillità emanata dai ritratti, lo sguardo si rivolge alle contraddizioni interiori sorte da proibizioni, inibizioni, conflitti, negazione della femminilità, segreti inconfessabili. Fronteggiano la quadreria due tradizionali simboli di femminilità: in Orpello (2017) appare un pettine, rappresentato a guisa di quelli dipinti da Diego Velàzquez, maestro nell’uso del nero; mentre un ventaglio, talismano di femminilità celata con frivolezza, è “decorato” con l’ecografia uterina dell’artista, mettendo in mostra un altro andito segreto, visibile nel suo aspetto fisico e crudo, spazio interno fra le interiora scelto come autoritratto. Il ventaglio conserva la forma originale, ma l’immagine è in attrito con la funzione dell’oggetto, che risulta quindi alterata così come avviene con la liquirizia, una massa strisciante di materia che invade il pavimento pur continuando a diffondere il caratteristico profumo che la rende così invitante. Identità e interiorità si trovano in opposizione, o comunque in bilico sul filo di un labile confine, tra lo sguardo distaccato e la compassione (nel significato latino del sentimento di vicinanza). Ma si tratta anche del confine tra la forma (se così possiamo chiamare la cangiante epifania dei dipinti) e l’informe (il ventre sul ventaglio e la matassa dei cavi di liquirizia). «Mi diverte molto modellare, ma anche disfare», afferma l’artista. La forma vive dunque in uno stato sempre mutevole, in virtù della luce o della malleabilità della materia, anche grazie allo sguardo altrui.

Diletta Borromeo

Rita Mandolini
Sono nata a Roma, dove vivo, lavoro e mi sono diplomata in pittura all’Accademia di Belle Arti. I legami visivi ed emotivi che instauro con un luogo o una storia sono per me fondamentali nel dare forma a un’idea. Ognuna richiede di essere espressa con un medium specifico. Ho iniziato con la pittura, che utilizzo prevalentemente e accoglie ogni altro linguaggio o tecnica che possa mettere in discussione l’ovvietà dei rapporti tra apparenza, tratto, materia, visibilità. Cerco di mettere in atto una trasformazione poetica del luogo o del soggetto. Ho sperimentato la natura del limite lavorando su spazi circoscritti come l’interno del corpo e l’ambiente domestico, usati come palcoscenico del proprio dramma. Sono attratta dalle potenzialità del nero, sempre diverso da sé, mutevole e cangiante. L’assenza di luce e colori mi ha sempre affascinato, fin dall’età in cui l’oscurità era un posto in cui rifugiarsi, capace di contenere segreti, idee e forme. Lentezza e attesa mi appartengono. Ambienti domestici, memorie sepolte, spazi ristretti, intimi e nascosti nella semioscurità, sono i miei campi d’azione preferiti. Quando non c’è luce a sufficienza, si è costretti ad affinare i propri sensi, ad essere pazienti, in attesa che il nostro sguardo, prima disorientato, abiti con disinvoltura il nuovo spazio. E’ in quelle zone d’ombra, in cui lo sguardo è solo una parte del tutto, che io mi ritrovo.

Progetti recenti:
• “La linea d’ombra”, di Pasquale Polidori, a cura di Diletta Borromeo, Macro Asilo, Roma, 2019.
• “Fuori 8”, collettiva a cura di Carlo Gallerati e Noemi Pittaluga, Galleria Gallerati, Roma, 2019.
• “Spazio buio”, Ogni spazio buio è la camera oscura dell’infanzia, l’immagine l’oggetto fatale, progetto per la Black room del Macro, Roma, 2018.
• “Non ti faccio uscire non ti lascio entrare”, personale a cura di Noemi Pittaluga, Galleria Gallerati, Roma, 2018.
• “Contestare l’ovvio”, collettiva a cura di Helia Hamedani, Mlac La Sapienza Università, Roma, 2017.
• “Il sé allo specchio / autoritratti fotografici”, collettiva a cura di Giorgio Bonomi, Ass. Cult. Artefuoricentro, Roma, 2017.
• “Pezzi Unici III”, collettiva a cura di Noemi Pittaluga, Galleria Gallerati, Roma, 2016.
• “Muse ispiratrici per artiste ispirate”, collettiva a cura di Manuela De Leonardis, progetto per la stanza di Jackeline Kennedy, Albergo Capitol, Crotone, 2015/2016.
• “Naked Lights”, progetto a cura da P.L.M. Piacentini e Ludovica Palmieri, Teatro Tor di Nona, Roma, 2015. “Radice”, azione; “Non puoi avere l’ultima parola”, installazione.
• “Dialoghi spuri in quattro atti”, Atto II, un progetto di Chiara Giorgetti, Sartoria Teatrale di Massimo Poli, Firenze, 2015. “Dal soffitto non cadono fiori, l’acqua non sempre riflette”, installazione e video.
• Nero Roma, personale a cura di Roy Alexander Leblanc, Roy Alexander Art Gallery, Los Angeles, 2015.


AOCF58 - Galleria BRUNO LISI, via Flaminia 58 - Roma (metro A fermata Flaminio) 
RITA MANDOLINI: Disturbo di conversione 
A cura di Diletta Borromeo 
Inaugurazione lunedì 1 aprile 2019 ore 18.30 
Periodo dal 1 al 19 aprile 2019 
Orario dal lunedì al venerdì ore 16.30 - 19.00 (chiuso sabato e festivi)


Abitare il silenzio

$
0
0
Mario Cresci, Stigliano,1982, Viaggio in Italia


Ogni sottrazione della parola inutile e “di più” è un tentativo per lasciare spazio all’ascolto e alla visione. Ogni silenzio evoca un altro silenzio; entrambi sono contenuti in una circolarità, reale e sublime al contempo. Andare oltre la contemplazione del silenzio comporta la sua violazione?

Torna alla mente Arpocrate, la divinità egizia, il suo dito indice posto accanto alle labbra, il suo monito. E per quanto riguarda la fotografia, quale è il suo rapporto col silenzio? È vero, come pensa Jean Baudrillard, che il silenzio è una delle qualità più preziose della fotografia, in grado di «strappare l’oggetto dal contesto ingombrante e assordante del mondo reale»? Ha ragione Henri Cartier-Bresson quando dice che un ritratto fotografico è “il silenzio interiore di una vittima consenziente”?

Nella mostra “Abitare il silenzio”, le fotografie e le opere di trentatre artisti sondano le innumerevoli declinazioni dello sguardo, cercando nel silenzio una possibilità per comprendere più profondamente il mondo. Pure visioni, scatti tempestivi nei paesaggi marginali, sonde introspettive, cenni e momenti estatici. Ma cos’è davvero il silenzio? Dove lo si trova? Che struttura ha? È pieno, è vuoto? È costituito da atomi o da altre strutture microscopiche? Noi sappiamo percepire la profondità del suo spazio evocativo? Nel momento in cui lo nominiamo, il silenzio non c’è più, va da un’altra parte. È necessario allora escogitare qualcosa per non farlo scomparire: un ascolto profondo, uno stato di sospensione nell’attendere, un’apertura empatica, una sintonizzazione sacrale. Come in una liturgia, il silenzio precede e favorisce il momento della rivelazione imminente della Natura o della divinità. Gli gnostici pensavano che dall'accoppiamento del silenzio con la Verità nascessero la Ragione e la Vita. Spesso quando parliamo di questa dimensione, pensiamo quasi esclusivamente al silenzio intorno a noi, quasi mai ci concentriamo invece sul silenzio interiore. Che è una dimensione fondamentale del nostro esistere. È una sensazione, una proiezione. Ha a che fare con la ricerca personale. È quel silenzio che ci chiede di andare oltre le cose, di guardare in profondità, ci chiede di chiudere fuori il mondo, per vederlo in modo più vero. Siamo incapaci di “abitare” questo silenzio? Anche i simboli e le immagini dell’arte più riusciti evocano i segreti del mondo senza l’ausilio di parole o spiegazioni. Il silenzio più sublime è come un discorso mistico composto dalla complessità e dalla coazione di molte presenze, che attingono a metalinguaggi paragonabili alle pause, alle omissioni, alle sottrazioni, ai lapsus, alle sospensioni. Secondo Pitagora, la persona che sa veramente ascoltare può accedere a un livello superiore, quello dei saggi, poiché l'inizio della saggezza è la via del silenzio.

Fondazione MIA presenta:
Abitare il silenzio
a cura di Corrado Benigni e Mauro Zanchi

BACO_Base Arte Contemporanea Odierna
Domus Magna della Misericordia Maggiore, via Arena 9, Bergamo

Dal 30 marzo al 30 aprile 2019

Artisti in mostra:
Vincenzo Agnetti | Francesco Arena | Terry Atkinson | Roger Ballen | Letizia Battaglia | Janet Biggs | Gunter Brus | Maurizio Buscarino | Sophie Calle | Monica Carocci | Mario Cresci | Jos de Gruyter and Harald Thys | Haris Epaminonda | Mitch Epstein | Irene Fenara | Franco Fontana | Joan Fontcuberta | Vittore Fossati | Carlo Garzia | Mario Giacomelli | Luigi Ghirri | Paolo Gioli | John Hilliard | Emily Jacir | Robert Mapplethorpe | Pepi Merisio | Maurizio Montagna | Ugo Mulas | Hermann Nitsch | Nam June Paik | Joanna Piotrowska | Taryn Simon | Kiki Smith | Will Stewart | Michele Zaza

Per l’occasione è stato realizzato un volume di testi e immagini edito da Moretti & Vitali


Andrea Boyer. Lucidi inganni

$
0
0

A Mantova, Casa di Rigoletto, si inaugura il 6 aprile 2019 la mostra di Andrea Boyer "lucidi inganni" a cura di Carlo Micheli. Una cinquantina tra disegni e fotografie realizzate con tecnica straordinaria da un artista sensibile e colto. Elegantissimi trompe l'oeil a matita o citazioni dei classici tramite fotografie tanto irriverenti quanto formalmente perfette. Realizzata su progetto dell'Ufficio Mostre del Comune di Mantova, "lucidi inganni" sarà aperta tutti i giorni dalle 9.00 alle 18.00fino al 5 maggio.

Le opere di grafica e le fotografie di Andrea Boyer sono “lucidi inganni” la cui essenza consiste nell’apparire. Risolta questa annosa e noiosa dicotomia, Boyer si dedica al disinnesco del significato, a favore di una girandola di significanti nemmeno, poi, così significativi. La sublimazione del banale o lo svilimento del sublime sono le irridenti provocazioni di un artista dell’escapologia che, liberatosi dalla camicia di forza del senso, si diverte a bluffare con la realtà, smontando la scatola rappresentativa, scompigliando le unità di luogo di tempo e di spazio. Così Manuela Accinno: “Proprio il tempo, con l’interpretazione della realtà che ne dipende, è una delle chiavi di lettura di queste opere. La fotografia e il disegno, i principali mezzi espressivi utilizzati dall’artista, si fanno emblemi di un loro tempo specifico. Il disegno – che di per sé rappresenterebbe il tempo dell’essere – e la fotografia - che per sua natura coglie il tempo nel suo divenire – nelle opere di Andrea Boyer si incontrano per creare un terzo tempo, un’altra realtà in cui l’essere si identifica con il divenire.” Dunque un gioco raffinato quello di Boyer, che molto deve, formalmente, alla metafisica, con venature surreali e spruzzate di iperrealismo (non acefalo). Spiega Luca Violo: “Il verosimile si mostra ogni volta dentro l'inganno: un frammento di una verità sconfinata; un fotogramma strappato alla storia ma filtrato dalla memoria, vissuta come un labirinto di prospettive infinite. Un gioco di riflessi che si appalesa attraverso archetipi incerti della propria anima e dei loro sensi.” Un gioco difficile da giocare, in apparenza, ma di fatto accattivante ed entusiasmante. Il grande bluff e la grande bellezza, scopriremo, coincidono per la nostra gratificazione, inutile e improduttiva, la stessa che si prova nel risolvere un problema matematico, o un giallo particolarmente intricato… Ma le immagini di Boyer sono guanti da raccogliere, per chi abbia ancora la voglia e il bisogno di stupirsi.

Carlo Micheli


Andrea Boyerè nato nel 1956 a Milano. Ha frequentato il Liceo Artistico, e l'Accademia di Belle Arti di Brera (scenografia). Ha lavorato come fotografo (1978-2000) presso il proprio Studio in ambito commerciale con collaborazioni nella moda, nella pubblicità, nell'editoria, nell'industria. Dal 1990 espone in spazi pubblici e privati con Opere pittoriche (matita, olio, grafica-puntasecca, ceramolle, maniera nera) e fotografiche. Ha collaborato con i più importanti studi di architettura quali BBPR, Albini, Belgiojoso, fotografando e documentando le loro costruzioni. Sue Opere fanno parte di collezioni private e pubbliche in Italia e all' estero.


TITOLO: Lucidi inganni
GENERE: Mostra personale foto/grafica
AUTORE: Andrea Boyer
LUOGO: Mantova | Casa Di Rigoletto
INDIRIZZO: Piazza Sordello 23
INAUGURA: 6 aprile ore 18.00
DURATA: 6 aprile | 5 maggio 2019
A CURA DI: Carlo Micheli
PROGETTO: Comune di Mantova - Ufficio Mostre
INFO: 0376/288208 | info@infopointmantova.it
ORARI: tutti i giorni 9.00 - 18.00
MEDIAPARTNER: Frattura Scomposta

Franco Cenci. Il cielo in una casa

$
0
0

Franco Cenci abita le stanze di Casa Vuota a Roma con una mostra aerea e volatile intitolata “Il cielo in una casa, un progetto site-specific dedicato a tutti quelli che non vogliono o non possono tenere i piedi per terra. La personale, curata da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo.
L’artista fa il nido nell’appartamento del Quadraro trasformato in spazio espositivo e invita il pubblico a scardinare le prospettive consuetealle quali è abituato e ad abbandonare ogni coordinata o riferimento spaziale.“Il punto di vista umano è ribaltato”, spiega Franco Cenci, “in un effetto di smarginamento, di vertigine che confonde il basso e l’alto”.Giochi prospettici e aperture illusionistiche modificano la percezione degli spazi di Casa Vuota e illuminano presenzeche non ci sono eppure si vedono, oppure che non si vedono ma sono evocate con un senso di mistero e meraviglia.
Le stanze di Casa Vuota vengono occupate da installazioni che raccontano il senso dell’abitare e la necessità della metamorfosi. Protagonisti della mostra sono uomini e donne uccello, già mutati o in procinto di mutare, che Franco Cenci ritrae attraverso fotografie, collage, elaborazioni grafiche e ceramiche. Sono loro ad annidarsi in una dimensione poetica e fiabesca sospesa tra soffitto e pavimento, disseminando tracce della loro storia, feticci, piccoli oggetti d’affezione da scoprire come in una caccia al tesoro. Visti con il loro sguardo, la casa stessa e il quartiere in cui sorge assumono dei contorni onirici e incantati, che superano il contingente nel tentativo di far avverare un altrove piumoso e ventoso.

Franco Cenci (Monterotondo, 1958) vive a Roma. Laureato in Lettere presso la cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea di Roma con una tesi su Antonio Donghi, dal 1979 al 1983 partecipa alle iniziative internazionali della Mail Art. La sua attività espositiva comincia con Barbara Martusciello all’inizio degli anni Novanta. Dopo un lungo periodo di insegnamento nella scuola secondaria, dal 2001 si dedica al lavoro di grafico pubblicitario. Tra mostre personali più recenti si segnalano nel 2018 “Itinerario P. Alla ricerca dell’arca perduta” presso la galleria 28 Piazza di Pietra di Roma a cura di Michela Becchis, nel 2017 “GladiAttori” presso l’Antiquarium Alda Levi di Milano a cura di Manuela De Leonardis, nel 2015 “Armata Innocenza” presso Interno 14 a Roma, nel 2013 “Beatrice. Una storia ritrovata” presso Acta International di Roma e nel 2001 “Franco Cenci 1997-2001” a cura di Teresa Macrì presso Il Ponte Contemporanea di Roma. Le collettive più significative sono nel 2016 “È primavera” presso Luoghi Comuni Sansalvario di Torino, nel 2014 “La grande illusione” alla Temple University di Roma, nel 2013 “Door to door” a Salerno e nel 2001 “Mille e una biennale” alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia.

INFORMAZIONI TECNICHE:
TITOLO DELLA MOSTRA: IL CIELO IN UNA CASA
AUTORE: Franco Cenci
A CURA DI: Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo
LUOGO: Casa Vuota – Roma, via Maia 12, int. 4A
QUANDO: dal 6 aprile al 26 maggio 2019
ORARI: visitabile su appuntamento
INFORMAZIONI: cell. 392.8918793 | email vuotacasa@gmail.com
INGRESSO GRATUITO

L’Archivio del segno. Đanino Božić e Jack Sal

$
0
0

The exhibition L’Archivio del segno. Đanino Božić e Jack Sal (The Sign Archive—Đanino Božić and Jack Sal) revolves around exploring the concept of the archive as a personal memory (archive of the self) and also collective by means of a conceptual approach of repeating the graphic sign. Both artists use a language in which photography is present.

The exhibition also presents an opportunity to celebrate 25 years of the gallery’s activity, some historical works by Jack Sal, an American artist who presented his one-man show, Paper / Negatives, exactly in 1996 at Acta International Gallery and the Croatian artist Đanino Božić, who is exhibiting his Self-Portrait installation and some works of his Metals series in Italy for the first time.

L’idea intorno a cui ruota la mostra L’Archivio del segno. Đanino Božić e Jack Sal è l’esplorazione del concetto di archivio come memoria personale (archivio del sé) e collettiva attraverso un approccio concettuale del segno grafico reiterato. Entrambi gli artisti usano un linguaggio in cui è presente la fotografia.

La mostra è anche un’occasione per festeggiare i 25 anni di attività della galleria con alcuni lavori storici di Jack Sal, artista statunitense che proprio all’Acta International, nel 1996, ha presentato la personale Paper / Negatives e dell’artista croato Đanino Božić che espone per la prima volta in Italia l’installazione Self-Portrait e alcune opera della serie Metals. 
(Manuela De Leonardis)

Đanino Božić (Pula, Croazia 1961, vive e lavora tra Novigrad/Cittanova e Labinci). Si è laureato presso la Facoltà Pedagogica di Fiume nel dipartimento di arti visuali. Si ocupa di pittura, scultura, installazioni e deisegno. Dal 1984 espone in mostre personali e collettive in Croazia e all’estero. 
Tra le mostre recenti: 2015 - Scultori della Mitteleuropa, Spazio Lazzari, Treviso; 2014 - Rencontre Internationale de Painture Tourves; 33° Sculpture symposium “Terra”, Kikinda (Serbia)¸ 2011- Ph6 Koroška galerija Sloven Gradec; 2010 -2014 - Festival vizualnih umjetnosti Arterija Novigrad; 2009-2010 - Moja zemlja Štaglinec; 2008 - Hrvatski trijenale crteža; 2006 - New Delhi, Contemporay Croatian Art; Mediascape Novigrad – Berlin. Tra i numerosi riconoscimenti che ha ricevuto: Rijeka Biennale of Young Artists 1989; International Exhibition of Drawing 2001; Association of Croatian Artists 2001; III Triennale Croata di Disegno, Zagabria 2002. Nel 2012 è stata la prima monografia dedicate al suo lavoro e nel 2013 la sua scultura Fingers è stata allestita nell’Europa Park di Novigrad (Croazia).

Jack Sal è nato a Waterbury (USA) nel 1954, vive e lavora a New York. Nel 1981 l’International Museum of Photography/George Eastman House di Rochester ospita la sua prima personale in un luogo istituzionale. Nel 1986 realizza il ciclo di affreschi nella settecentesca Cappella Gandini (Santa Maria della Maternità) a Montà, Padova e nel 2006 White/Wash II, monumento permanente per le vittime del pogrom del 1946 a Kielce (Polonia). Tra le mostre personali recenti: 2018 - Photography & Technology, Roonee 247 fine arts gallery, Tokyo; 2016 - Building/Block, Stal Gallery, Muscat (Oman); 2014 - Ring/Rings/Ring, MAC - Museum of Contemporary Art, Lissone; 2011 - O/Ring/O, Stiftung für Medien Kunst und Philosophie, Berlino; in/line ARTCore Contemporary Gallery, Bari; Action/Re/Action, Palazzo Morelli, Todi; De/Portees, IIC of Osaka and Kyoto Museum for World Peace, Ritsumeikan University; Jack Sal. Fotogenic Nan Sen, Roonee 247 Gallery, Tokyo; New Works, SoHo Art Gallery, Osaka; De/Portees, IIC New York; De/Portees, Casa della Memoria e della Storia, Roma; 2009 - Re/Vision, ZONE Contemporary Art, New York. Le sue opere fanno parte di numerose collezioni pubbliche, tra cui MOMA - Museum of Modern Art, New York; Ludwig Museum, Köln; Museum moderner Kunst, Wien; Detroit Institute of Art, Detroit; International Center of Photography/ICP, New York; Museum für Kunst und Gewerbe, Hamburg; Museum of Contemporary Photography, Chicago; Stedelijk Museum, Amsterdam; Bibliothèque Nationale, Paris; Israel Museum, Jerusalem; Baltimore Museum of Art, Baltimore; Center for Creative Photography, Tucson; Kunsthalle, Bielefeld, Bielefeld; Istituto Nazionale per la Grafica, Roma.
La mostra ha il patrocinio della Repubblica di Croazia - Ministero della Cultura e del Muzej - Museo Lapidarium, Novigrad / Cittanova

L’Archivio del segno. Đanino Božić e Jack Sal
a cura di Manuela De Leonardis
Dal 13 al 30 aprile 2019
Acta International, Roma
Direzione: Giovanna Pennacchi
via Panisperna, 82-83 – 00184 Roma
dal martedì al sabato – ore 16-19,30
info@actainternational.it
www.actainternational.it
Tel. 06 4742005


NATURE MATÉRIELLE

$
0
0
Francesca Macina, Vertebrates. Ph. Marino Colucci Sfera

Fondamento dell'esistenza nella sua configurazione fisica e nel suo divenire biologico, principio operante o realtà fenomenica, vita, forza, universo. È la natura in tutte le sue forme, con la materia, la protagonista della mostra “Nature Matérielle” che, a partire dal 13 aprile alle ore 18, sarà possibile visitare nella Galleria Cattedrale di Conversano. 

Cinque gli artisti pugliesi coinvolti nel progetto curato da Nicola Zito, storico e critico d’arte: Miki Carone, Daniela Giglio, Iginio Iurilli, Francesca Macina e Raffaele Vitto

A meno di un anno dalla sua apertura, la Galleria Cattedrale ospita ancora una volta grandi artisti del panorama nazionale e giovani talenti. L’idea di uno spazio dedicato all’arte è nato da Lucilla Tauro, studiosa e fondatrice della Galleria. La mostra “Nature Matérielle” nasce dall’incontro con Nicola Zito e ha come focus il rapporto con la natura, come soggetto da studiare ed elaborare, e con la materia, come mezzo espressivo della scultura. Mossi da un’idea non solo oggettuale, ma anche esperienziale e concettuale, i cinque artisti creano le loro opere facendo confluire suggestioni e istanze legate alla propria terra d’origine: la Puglia. Qui la natura, maestosa e potente, ha mostrato tutta la sua straordinaria e materica bellezza, che gli artisti hanno reinterpretato con le loro opere. 

La collettiva rimarrà aperta e visitabile fino a domenica 19 maggio, dal martedì alla domenica, dalle ore 17:00 alle ore 20:00. In seguito saranno comunicate ulteriori aperture straordinarie e l’entrata è libera. 



Iurilli_Sky_blue_Shiver-Ph. Marino Colucci  Sfera

Vitto_Origine-Ph. Marino Colucci  Sfera


NATURE MATÉRIELLE
A CONVERSANO LA MOSTRA DEDICATA ALLA NATURA E ALLA MATERIA
a cura di  Nicola Zito
opere di Miki Carone, Daniela Giglio, Iginio Iurilli, Francesca Macina e Raffaele Vitto
Inaugurazione 13 aprile ore 18:00 – Galleria Cattedrale
dal 13 aprile al 19 maggio 2019

Per info
Galleria Cattedrale
Largo Cattedrale, 9/12
70014 Conversano (BA)
+39 080 9672994
info@galleriacattedrale.it

Ufficio stampa
Mariateresa Totaro
+39 338 156 83 00

Laura Labate
+39 338 670 4911

Carone_Kiss_me_baby- Ph. Marino Colucci  Sfera

Giglio_Strappo-Ph. Marino Colucci  Sfera

Lucio Iezzi. Nel DIsegno della croce

$
0
0

La mostra presenta in un’esposizione inedita site specificcento croci, in una ricerca composta da aspetti diversi. L’ideazione dei simboli è forma di comunicazione, uno schema grafico intende trasmettere in estrema sintesi i valori precipui di riferimento e la Croce è certamente uno dei simboli più espressivi e potenti che moltiplica nel tempo, attraversandolo, il suo messaggio. 

La sua essenziale raffigurazione limitata all’intersezione di due tratti trasmette un potere evocativo straordinario: oltre al richiamo storico, il simbolo della Cristianità induce a forti rimandi trascendenti, come il solco fra morte e resurrezione, fra sacrificio e redenzione, ovvero fra corpo e anima, fra materia e spirito, fra tempo ed eternità, fra dolore e felicità.  Il disegno della Croce è un significante molto profondo, possiede le proprietà intrinseche dell’ideogramma della filosofia del bene e del giusto. Questa proprietà è coinvolgente e trova Lucio Iezzi impegnato in una ricerca del tutto personale, scaturita e condotta come esercizio compositivo. E’ uno studio appassionante ed impegnativo dovendo far coesistere le infinite possibili astrazioni di una ricerca estetica col misticismo che una Croce deve esprimere in qualsiasi sua re-interpretazione. Alcune opere sono sentite dall’autore come modelli di studio destinati ad ambiti architettonici o monumentali. La mostra intende offrire un momento di riflessione sul segno e la sua forza spirituale grazie alla ricerca del designer-architetto-orafo Lucio Iezzi e alla suggestione del luogo. Attraverso l’esposizione delle cento croci realizzate in materie e dimensioni differenti: legno, ferro, acciaio, vetro, argento ed oro, il visitatore avrà modo di leggere in pieno il messaggio della composizione del maestro e di confrontarsi con le emozioni che il segno evoca.
 Questo lavoro è frutto di uno studio introspettivo, un processo mentale di disamina analitica e ricerca avvincente, lo spirito di ricerca si può configurare come uno stadio meditativo dove possono confluire e affiorare percezioni, nozioni, memorie, emozioni, esperienze e la conoscenza della materia in concerto con le abilità manuali danno così forma al pensiero.


COMPLESSO MONUMENTALE DONNAREGINA
MUSEO DIOCESANO DI NAPOLI
Largo Donnaregina, 80138 Napoli 
T. +39 081 5571365

LUCIO IEZZI. NEL DISEGNO DELLA CROCE
A cura di Simona Perchiazzi
dall'11 al 29 aprile 2019

Inaugurazione: 11 aprile alle ore 11.00 nella Chiesa di Santa Maria Donnaregina Vecchia

La mostra sarà aperta al pubblico tutti i giorni tranne il martedì (giorno di chiusura) dalle 9.30 alle 16.30 e la domenica dalle 9.30 alle 14.00


Sabino De Nichilo - Organi da asporto

$
0
0
Sabino de Nichilo, Carne frolla, 2017-2018. ph. Sebastiano Luciano


Caratterizzate da una volumetria morbida e da colori brillanti di gusto pop, le sculture di Sabino de Nichilo sono le protagoniste della mostra intitolata “Organi da asporto”, la prima personale dell’artista a Roma, che viene accompagnata da un catalogo con un testo critico di Lorenzo Madaro. La mostra si inaugura giovedì 11 aprile alle ore 18:30 presso L29 art studio, lo spazio espositivo sito in via Labicana 29e collegato agli studi delle artiste Flavia Bigi, Francesca Romana Pinzari e Gaia Scaramella, e si può visitare su appuntamento fino all’11 maggio. Le sculture di Sabino de Nichilo evocano strutture organiche e possono facilmente ricordare a chi le osserva stomaci, fegati e cuori, ma non rispondono ai canoni di un’anatomia ortodossa. “Organi da asporto”, “Carne frolla” e “Anus” – questi i nomi di alcune serie di opere esposte – sembrano ribellarsi al corpo che li potrebbe contenere e crescono liberamente, a loro piacimento, assecondando un impulso vitale alieno, inconsulto, barbaro. Con il suo sventramento incruento, Sabino de Nichilo rende nobili gli scarti e le frattagliee si adopera affinché i processi digestivi ai quali allude evochino la società dei consumi nelle forme di una vanitascontemporanea, mescolando con sapienza ironia e retaggi alchemici.

“Sono organi, certo. Ma sono anche piccole architetture in cui ritrovare ulteriori suggestioni”, annota Lorenzo Madaro nel catalogo della mostra. “Si compongono nello spazio, spesso a stretto contatto una con l’altra, per formare brandelli di altri possibili corpi. Sono gialle, spesso appariscenti nei verdi, blu, rosse carminio, arancio; talora hanno profili dorati, che conferiscono un’aurea ancor più sospesa nel tempo e nello spazio (l’archeologia dell’effimero); spesso vivono di equilibri e squilibri formali, alcune volte sono corpi autoportanti, altre vivono in una dimensione distesa, necessariamente in relazione con un supporto. Spesso generano (o sono generati) da orifizi smaltati con altri colori, in un contrapporsi costante di complementarietà. Sono le sculture di Sabino de Nichilo, reliquie di mondi distruttiche egli costantemente aggrega, come corpi sfatti o palpitanti. E ogni volta – come questa volta – è una nuova occasione per verificarne le consistenze, nella pelle materica di una ceramica che contribuisce alla stessa genesi di questi lavori”.

Sabino de Nichiloè nato a Molfetta (Bari) nel 1972 e vive a Roma. Inizia il suo percorso espositivo nel 2009 presentando un’installazione nella mostra collettiva “Altrove” negli spazi del centro culturale Rialtosantambrogio di Roma. Attivo per lungo tempo nella scena musicale notturna come dj e nel campo delle arti come curatore di mostre e organizzatore di eventi (è tra i fondatori del progetto curatoriale Casa Vuota), si avvicina alla pratica della scultura sotto la guida di Riccardo Monachesi. “Viscere” è il titolo della sua personale ospitata nel 2018 nelle sale del Museo Archeologico Fondazione “De Palo-Ungaro” di Bitonto (Bari), a cura di Bianca Sorrentino. Tra le collettive più recenti a cui è stato invitato si segnalano nel 2018 le mostre “Domestica” nel sito archeologico delle Case Romane del Celio di Roma, “Crete” al MAAAC Museo Archeologico Arte Contemporanea di Cisternino (Brindisi) e “Trèsors d’un monastére” organizzata da Yannick Guerniou-Laviolette nel Convento dei Domenicani di Muro Leccese (Lecce) e nel 2017 “In Crypta” nel Convento dei Cappuccini di Grottaglie (Taranto). Nel 2018 ha inoltre esposto i suoi lavori alla fiera “Roma d’Arte Expo” nell’ambito del progetto “BACC - Biennale Arte Ceramica Contemporanea”.


INFORMAZIONI TECNICHE:
TITOLO DELLA MOSTRA: Organi da asporto
DOVE: L29, via Labicana 29, Roma
QUANDO: dall’11 aprile all’11 maggio 2019
INAUGURAZIONE: giovedì 11 aprile 2019 ore 18:30
ARTISTA: Sabino De Nichilo
TESTO CRITICO DI: Lorenzo Madaro
INGRESSO GRATUITO
ORARI DI APERTURA: visitabile su appuntamento
INFORMAZIONI: telefono 328.4615638 - 333.6658642 - www.facebook.com/L29artstudio/


ZOLLE

$
0
0
Antonello Colonna Resort Spa_photo credit Photosintesi


Aperta al pubblico la prima delle mostre di ZOLLE il nuovo programma di residenze che nasce dalla collaborazione di Antonello Colonna– chef stellato - e Carlotta Mastroianni– art advisor e fondatrice di ADA - che invita gli artisti a immergersi per 20 giorni nella natura dell'Antonello Colonna Resort di Labico e a produrre tre opere d'arte che abbiano come concept l’unione tra uomo e ambiente naturale.

La prima tappa di questa prima edizione, che proseguirà fino a novembre 2019, ha inaugurato con la mostra personale di Alice Paltrinieri, romana, classe ’87, che come afferma l’autore del testo critico Lorenzo Rubini: «lavora direttamente sullo spazio di Labico, ne studia la conformazione materiale ma anche l’essenza quotidiana che anima questo luogo per essere non soltanto a stretto rapporto con il territorio circostante ma una sua estensione. Il lavoro dell’artista va alla ricerca di dettagli minori, spesso passati inosservati e ne sottolinea l’importanza, ai fini di una più complessa conoscenza del luogo, che si traduce in una personale auto-ricognizione». Nella serie “A.C. Labico” la Paltrinieri ricalca le crepe che si sono create nel tempo agli angoli della grande sala espositiva del resort. Ogni riproduzione è allestita a muro accanto alla crepatura dalla quale è stata calcata creando un senso di continuità tra realtà e riproduzione.

ZOLLE nasce per sostenere il lavoro di giovani artisti nati nel Lazio e di riconnetterli con la propria terra. Ad Alice Paltrinieri, in mostra fino al 26 maggio, seguiranno Viola Pantano e Donatella Spaziani.
Le artiste, tutte legate al territorio laziale, risiederanno a turno nel resort, al termine di ogni residenza verrà allestita una mostra nella sala principale del Resort con l'opera realizzata durante il programma ZOLLE ed una selezione della produzione precedente dell'artista, per ripercorrere un percorso ideale di crescita sul territorio. I fruitori avranno l'occasione di immergersi nel Resort di Valle Fredda, realizzato dallo studio dell’architetto Aniello Tasca e ritrovare un contatto primordiale con il territorio. 

«Ci sentiamo separati dalla natura quando ogni giorno entriamo nelle nostre tecnologiche macchine e sporchiamo l'aria che respiriamo, quando radiamo al suolo foreste per costruirne moderni supermercati, quando i nostri bambini sono convinti che il pollo abbia la forma di una crocchetta. Per salvarci da questa scissione – afferma Carlotta Mastroianni - Antonello Colonna ci invita nel suo Resort ecosostenibile, immerso e perfettamente armonizzato con gli elementi naturali e qui, tre artiste, avranno la possibilità di testimoniare il connubio tra uomo e ambiente, attraverso il lavoro della creatività che rispecchia quello del contadino e delle sue zolle».

Alice Paltrinieri - Artista romana, classe 1987. Frequenta il Liceo Artistico in via Ripetta dove viene formata da Cesare Tacchi. Si iscrive all'Accademia di Belle Arti frequentando la classe di scenografia che gli consentirà, per qualche tempo, di fare pratica in ambito cinematografico. Per un periodo la sua esperienza artistica si divide tra Roma e Londra dove lavora per Nina Fowler e Angela de La Cruz. Collabora anche con l'artista statunitense Lawrence Carroll. Tornata a Roma collabora, per tanti anni, a fianco del pittore Mauro Di Silvestre. Attualmente è assistente del Maestro Pizzi Cannella nell'atelier dello storico Pastificio Cerere di San Lorenzo (Roma).

Viola Pantano - Talento multiforme, nasce ad Alatri nel 1987 e sin da giovanissima spazia dalla danza alla performance, dall'installazione alla fotografia fino al video. Nel 2018 viene inserita da Exibart nel volume “222 artisti su cui investire nel 2018”. Da oltre 10 anni è presente nel panorama artistico contemporaneo in numerose fiere e mostre, collettive e personali, tra le più importanti: The unspoken presso la B-Gallery di Roma; Contemporary portraits presso la RGB Gallery di roma, Collettiva Arte Laguna presso le Tese di San Cristoforo dell'Arsenale di Venezia, ha realizzato l'opera Cantiche per il cantautore Vinicio Capossela, Rumor has it presso la residenza reale Villa della Regina di Torino. Dal 2010 è interpete e performer pe ril collettivo artistico [Ritmi sotterranei] diretto da Alessia Gatta.

Donatella Spaziani - Nasce nel 1970 a Ceprano, vive e lavora a Roma. Nel suo lavoro utilizza principalmente il disegno e la fotografia, ma la sua ricerca si estende anche nel campo della scultura, la performance e l’installazione, per approfondire l’intimo rapporto tra lo spazio e il corpo dell’artista, che svuotato della sua vitalità, abbraccia lo spazio circostante in una forma decisa, seppur fragile, di compenetrazione totale. Tra le numerose mostre a cui ha partecipato si ricordano: MoCa–Museum of Contemporary Art, Los Angeles (2010); Expo Universale di Shangai (2010); Industria SuperStudio, New York (2011); National Centre for Contemporary Arts, Mosca (2011); CIAC-Centro Internazionale per l’Arte Contemporanea di Palazzo Colonna, Genazzano (2015); Museo MACRO, Roma (2016).

ADAè una piattaforma web, fondata nel 2018 da Carlotta Mastroianni, dedicata alla consulenza per investimenti in arte moderna e contemporanea e vino da collezione. Gli Art Advisor di ADA assistono il collezionista nei momenti precedenti e successivi l’acquisto, offrendo consulenze su come iniziare a collezionare, su cosa investire e dove acquistarlo, sul valore delle opere, sull'allestimento, sulla richiesta di autentiche fino a risolvere problematiche di tipo legale e fiscale (contratti d’acquisto, IVA sul mercato primario e secondario, diritto di seguito, reddito). ADA è anche attenta ai giovani artisti emergenti poiché crede fermamente che, investire sul loro lavoro, sia il modo più corretto per iniziare a collezionare opere d’arte. Per questo motivo selezioniamo giovani artisti under 40, facendo particolare attenzione alla loro crescita sul mercato dell’arte.


Ufficio Stampa uc communication 
yousee.communication@gmail.com

Chiara Ciucci Giuliani chiaracgiuliani@gmail.com mob: +39 392 917 3661
Roberta Pucci robertapucci@gmail.com mob: +39 340 817 4090

Info e Contatti:
Carlotta Mastroianni info@adadvisor.it

L’ULTIMA CENA DOPO LEONARDO

$
0
0

Nicola Samorì, "Ultima Cena (interno assoluto)", olio e zolfo su rame, 2019
 ph. amaliadilanno

In occasione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, la Fondazione Stelline ha ideato e realizzato una grande mostra internazionale intitolata L’Ultima Cena dopo Leonardo, che si terrà dal 2 aprile al 30 giugno 2019. Il percorso espositivo prevede la presenza di sei figure chiave della scena artistica contemporanea: Anish Kapoor, Robert Longo, Masbedo, Nicola Samorì, Wang Guangyi, Yue Minjun. La mostra, prodotta dalla stessa Fondazione e a cura di Demetrio Paparoni, uno dei più riconosciuti critici e curatori italiani, è inserita nel palinsesto istituzionale Milano e Leonardo 500, il programma di iniziative e progetti che celebra l’opera e il pensiero di Leonardo in occasione del quinto centenario dalla sua morte, e sarà l’evento di apertura della Milano Art Week 2019 (1-7 aprile). 

Sei grandi artisti internazionali, di diversa tradizione culturale, hanno riletto il tema dell’Ultima Cena a partire dalla raffigurazione che ne ha dato Leonardo, facendone una delle espressioni più alte della nostra cultura, in un originale dialogo tra oriente e occidente. 

L’Ultima Cena dopo Leonardo ha l’obiettivo di sottolineare come l’opera di Leonardo continui a contaminare l’arte contemporanea. Questa mostra include, oltre alla mai esposta in Occidente The Last Supper di Wang Guangyi, opere espressamente realizzate da Robert Longo, Nicola Samorì e da Yue Minjun, un video di Masbedo incentrato sulle mani che hanno restaurato l’opera e un omaggio di Anish Kapoor all’opera di Leonardo. 

«La Fondazione Stelline ha un forte legame con il Genio del Rinascimento», sottolinea il presidente PierCarla Delpiano, «anche grazie al lavoro di Andy Wharol, che ha realizzato la sua ultima serie The Last Supper proprio per le Stelline dove l’ha esposta nella famosa mostra del 1987 in omaggio al Cenacolo, ospitato in Santa Maria delle Grazie, davanti alla sede della fondazione. È sembrato, quindi, naturale rilanciare questa sfida, in occasione delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte del Genio, a sei grandi artisti internazionali. Un progetto importante e ambizioso, L’Ultima Cena dopo Leonardo è un significativo omaggio alla contemporaneità di Leonardo, come dimostrano le opere di Anish Kapoor, Robert Longo, Masbedo, Nicola Samorì, Wang Guangyi e Yue Minjun. 

Questa mostra, originale nella sua concezione e dal respiro internazionale, è il contributo che la Fondazione Stelline dedica a Leonardo, icona mondiale di arte, bellezza e genialità. Simbolo della nostra meravigliosa Italia, di una Milano sempre più aperta alla contaminazione culturale e di una Lombardia operosa ed eccellente». 

Trattandosi di una figura geniale e poliedrica, il suo pensiero e il suo lavoro si prestano a fornire spunti per sviluppare linguaggi nuovi e per affrontare tematiche classiche in modo innovativo. Come spiega il curatore Demetrio Paparoni, le presenze in mostra rispondono a precisi criteri: Anish Kapoor è l’artista che più di ogni altro incarna lo spirito leonardesco, incentrando la propria ricerca sul rapporto tra arte e scienza, tra sparizione e apparizione della forma; Robert Longo è l’artista americano che ha ridefinito in chiave attuale una rilettura dei capolavori del passato, facendone espressione del presente. Rendendo palpabile il tema della morte biologica della pittura, Nicola Samorì affronta la narrazione di opere classiche, caricandole di nuovi significati; gli artisti multimediali Masbedo focalizzano la loro attenzione sulle mani di Pinin Brambilla Barcilon, la restauratrice che ha salvato l’Ultima Cena di Leonardo in oltre 22 anni di costante e ininterrotto lavoro. E ancora, Yue Minjun indaga il tema della confusione della mente attraverso l’impenetrabilità dell’immagine sacra; Wang Guangyi, in un grande polittico di sedici metri, che è la più importante rappresentazione dell’Ultima Cena realizzata in tempi recenti in Cina e mai esposta in Occidente, sovrappone l’iconografia leonardesca al paesaggio e alla tecnica pittorica tradizionale cinese del Wu Lou Hen. 

Lo smembramento del “corpo sacro” dell’Ultima Cena di Leonardo ad opera di artisti alla ricerca dei misteri che questo dipinto ancora racchiude ci può regalare infinite rivelazioni, come testimoniano le opere esposte e gli esempi portati nel catalogo che accompagna la mostra (Skira Editore, 24x28 cm, 168 pagg., prezzo di copertina: € 29,00). 

L’ampia indagine critica sulle opere degli artisti che hanno guardato al dipinto di Santa Maria delle Grazie di Milano – Salvador Dalí, Shusaku Arakawa, Mary Beth Edelson, Marlen Dumas, Andy Warhol, Andres Serrano, Vik Muniz, Hiroshi Sugimoto, Zhang Huan, Zeng Fanzhi, Wang Guangyi, Yue Minjun, Robert Longo, Anish Kapoor, Masbedo e Nicola Samorì – e le interviste inedite agli artisti presenti in mostra fanno di questo libro un documento sulla capacità generativa dell’opera di Leonardo. Interviste a cura di Maria Cannarella, Marta Gnyp, Alessandra Klimciuk e Richard Milazzo.

Durante la mostra saranno previste anche visite guidate, di cui verranno dati in tempo aggiornamenti, anche sul sito www.stelline.it 

L’ULTIMA CENA DOPO LEONARDO 
a cura di Demetrio Paparoni 
2 aprile – 30 giugno 2019 

Orario: martedì – domenica, h. 10.00-20.00 (chiuso il lunedì) 
Ingresso a pagamento: € 8 intero; € 6 ridotto 
(ultimo ingresso un’ora prima della chiusura) 
Biglietti online: http://bit.ly/vivaticketprevendita 
Catalogo Skira (24x28 cm, 168 pagg.): € 29,00 
Fondazione Stelline, c.so Magenta 61, Milano 
Info: fondazione@stelline.it | www.stelline.it

Alfredo Pirri. All’imbrunire

$
0
0
Alfredo Pirri. Per il progetto all’imbrunire, 2019, part. Ph. Francesco Levy


All'imbrunire si accendono le luci della città. 
Con le altre, un lampione fra le due ali del Museo della Città di Livorno. 
Una luce di poco differente che proviene da un globo grande e variopinto posto in cima a un candelabro di cemento e metallo, al centro di giovani piante di bambù che cresceranno fino a diventare un bosco, un edificio verde, un innesto naturale dentro un organismo vivente cittadino. Un luogo dove incontrarsi o stare soli. 

Alfredo Pirri 

L’artista Alfredo Pirri, a seguito di una chiamata e di un sopralluogo a Livorno, con il progetto All’imbrunire corrisponde all’esigenza di coniugare qualità visiva e poetica, decoro e contesto, equilibrio e misura per la corte tra i Bottini dell’Olio e il Luogo Pio. Con questa installazione site specific per la corte del Museo della città l’artista somma infatti due riflessioni e necessità: dare forma ordinata al terreno al centro dei due edifici che costituiscono il complesso museale e caratterizzare l’intervento con una sensibilità altra da quella di un'opera monumentale in senso tradizionale. 

Il progetto ha previsto la piantumazione di un bambuseto, un bosco di bambù, piante erbacee perenni appartenenti alla famiglia delle Poaceae (Phyllostachys nigra boryana) al cui centro è posizionato un lampione elaborato dall’artista. Il bambù, la cui crescita a circa 10 metri avviene in un periodo compreso da uno a due anni, creerà una sorta di bosco regolare nel quale potersi addentrare e raggiungere l’isola centrale illuminata. Secondo la logica che caratterizza gran parte della ricerca di Alfredo Pirri, spesso condivisa con studiosi di altre discipline, anche in quest'opera l’unità dei suoi componenti fondamentali prefigura per la comunità livornese una relazione tra passato e futuro: il recupero e la trasformazione plastica e cromatica di un candelabro della Terrazza Mascagni e, con il colore, la luce e il bambù, la creazione di una scultura vegetale capace di trasparenza tra le architetture, penetrabile dalle persone, dal vento e dalla luce. 

Uno spazio in progress dedicato alla riflessione e all’incontro. 
Nello Spazio Lanterna, utilizzato per la prima volta dall’apertura del Museo, l’installazione è accompagnata da 33 disegni preparatori che Alfredo Pirri ha realizzato sul suo taccuino e trasposto poi su carta cotone. Accanto ai disegni una grande scultura, White Cube, 2006 che, attraverso forme tridimensionali e colore, restituisce la ricerca plastica e luminosa di Alfredo Pirri. Nella volontà dell’artista lo spazio pubblico che precede quello museale e della biblioteca Labronica (Spazio Lanterna perché molto luminoso di giorno, acceso e visibile di notte) diventa così luogo di relazione e visione tra esterno ed interno e di libero incontro. 
L’intervento di Alfredo Pirri si inserisce nel progetto inciampi (14 marzo – 29 settembre 2019) a cura di Paola Tognon per i Musei civici di Livorno. L'inciampo è qualcosa che succede in modo inaspettato, che interrompe il fluire quotidiano delle nostre azioni e dei nostri pensieri. Nei Museo della Città – Luogo Pio Arte Contemporanea gli inciampi sono progetti, opere e installazioni site specific di artisti contemporanei che frammentano la continuità delle collezioni sensibilizzando il nostro passo davanti a inedite risonanze e contrapposizioni. Accanto e insieme agli inciampi, sempre a cura di Paola Tognon, si organizzano una sequenza di talk e dibattiti nei Musei civici di Livorno dal titolo incontri e confronti con l’obiettivo di offrire occasioni di dialogo con artisti, autori e critici in modo libero e diretto. 


A. Pirri_White_Cube_2006_part_Ph. Francesco Levy

SCHEDA del progetto 
All’imbrunire di Alfredo Pirri 
Artista: Alfredo Pirri 
Titolo del progetto site specific: All’imbrunire, 2019 
A cura di: Paola Tognon 
Luogo: Corte e Spazio Lanterna del Museo della Città – Luogo Pio Arte Contemporanea, Livorno 
Team di progetto Antonio Bertelli, Laura Dinelli, Melania Lessi, Paola Spinelli, Ufficio Musei e Cultura, Ufficio Gestione e Manutenzione Verde, Ufficio Illuminazione Pubblica, Livorno. 
Comune di Livorno, Assessorato alla Cultura, Assessorato all’Urbanistica, Musei Civici di Livorno 

Si ringraziano per il sostegno e la consulenza Garden Club per Harborea; Adolfo Di Gabbia, Livorno; Co.Ge.Ser, Pisa; Lucarelli Piante, Perignano; Lumar, Livorno; Galleria Eduardo Secci, Firenze; ASA SpA, Livorno 
Le opere All’imbrunire 2019 e Progetti per All’imbrunire, 2018-19 sono donati dall’artista per le Collezioni dei Musei civici di Livorno 

Alfredo Pirri (Cosenza, 1957) vive e lavora a Roma ed è uno dei più riconosciuti artisti italiani. Il suo lavoro che intreccia pittura, scultura, architettura e installazione, s'impone all'attenzione del pubblico internazionale fin dalla metà degli Anni '80. Partecipa a numerose manifestazioni internazionali, le sue opere sono presenti in importanti collezioni museali. Docente all’Accademia dell’Aquila, Advisor in Visual Art per l'American Academy in Rome, è scelto da AMACI nel 2015 come artista guida della giornata del contemporaneo, nel 2019 partecipa con un progetto artistico a Matera Capitale Europea della Cultura. La materia, la luce, lo spazio e il colore sono i principali strumenti della sua poetica, che vede l'utilizzo della pittura come veicolo di luce e della luce come elemento architettonico e spaziale. Nel confronto armonico con l'architettura e lo spazio urbano Pirri tende costantemente alla costruzione di un luogo archetipale, spazio abitabile e allo stesso tempo dedicato alla funzione pubblica. 

Note sul bambù 
I bambù sono erbacee perenni appartenenti alla famiglia delle Poaceae. Phyllostachys nigra boryana è la specie individuata come più idonea per la realizzazione di questa opera e per il contesto in cui il  bambuseto crescerà. Si tratta di una grande pianta, sempreverde, elegante e flessuosa i cui culmi - verdi con macchie marroni e viola, da cui anche il nome Bambù pelle di serpente - raggiungono i dieci metri.  Le foglie, verdi, strette e appuntite, rimangono vitali per un paio di anni; le radici sono di tipo rizomatoso e di vasta portata: scorrendo sotto la superficie del terreno creano un collegamento vitale fra le canne, dando origine a un unicum in continua evoluzione. Costruire una scultura naturale con il bambù, che si connette nel sottosuolo per offrire in superficie una sorta di bosco plurimo in continua crescita e trasformazione, in grado di sopravvivere senza cure speciali, di restituire grandi quantità di ossigeno per via dell'elevata efficienza fotosintetica, utilizzabile in ogni sua parte - i germogli come cibo per intere comunità e le canne come materiali solidissimi per costruzioni naturali -, rappresenta per Alfredo Pirri la metafora di una comunità . 

Alfredo Pirri
All’imbrunire, 2019
a cura di Paola Tognon
06.04.2019 – 29.09.2019

Museo della Città – Luogo Pio Arte Contemporanea 
Piazza del Luogo Pio - 57100 Livorno 
museodellacitta@comune.livorno.it 
0586-824551 
pegaso.comune.livorno.it 

www.facebook.com/museodellacittadilivorno 
www.instagram.com/museodellacittalivorno 

Musei civici di Livorno: Museo della Città – Luogo Pio Arte Contemporanea 
Antonio Bertelli Dirigente Settore Cultura 
Paola Tognon Direttore scientifico Museo civico Giovanni Fattori e Museo della Città-Luogo Pio Arte Contemporanea 
Laura Dinelli Responsabile Ufficio Musei e Cultura del Comune di Livorno 
Staff Rita Cavallini, Stefania Chimenti, Ursula Galli, Francesca Godioli, Daniela Mannella, Patrizia Neri, Giovanni Neve 
Laterra, Antonietta Squillante 
Didattica Servizi educativi Musei civici di Livorno 
Comunicazione Ufficio Comunicazione e Marketing del Comune di Livorno 
Allestimento Melania Lessi, Comune di Livorno 70m2, Livorno 

Ufficio Stampa 
Cinzia Morgantini 
Ufficio Comunicazione e Marketing - Comune di Livorno 
cmorgantini@comune.livorno.it tel. 0586 820504 

Serena Becagli 
ufficio stampa arte 
sb.comunicazione.arte@gmail.com tel. 339 8754106


Massimo Barlettani. Flò – la luce dell’effimero

$
0
0

A Palazzo Oddo, ad Albenga (SV), è in corso la mostra personale dell’artista toscano Massimo Barlettani. Le prestigiose sale del palazzo si trasformano in una sorta di giardino intimo e segreto capace di favorire una profonda riflessione sulla fugacità e sulla bellezza. 

Ciclamini, rose, papaveri, cosmos, tulipani e diversi tipi di fiori nella visione dell’artista appaiono avvolti da chiarori trasfiguranti, diventano occasioni di luce che riportano l’attenzione di chi guarda oltre l’apparenza, all’interno della verità che si cela tra i dettagli. 

L’esposizione “Flò – la luce dell’effimero”, vuole avvicinare le persone al tema floreale reinterpretato alla luce di uno speranzoso sentire, che è memoria e ricordo di continua rigenerazione e possibilità. Presenza e assenza si alternano nelle tele di Barlettani, palesando un percorso di ricerca che, partendo dalla approfondita conoscenza dell’arte giapponese, si avvicina idealmente a questa per arrivare a confrontarsi con la fotografia contemporanea. Una pittura inserita nel proprio tempo, capace di annullare le distanze tra antichità e modernità a favore di una dimensione dove il sentire resta indiscusso protagonista. 
“Ci sono fiori dappertutto, per chi è capace di vederli”, sosteneva Henri Matisse: la mostra di Barlettani diviene un luogo di raccoglimento estetico e poetico, che regala la capacità di osservare la realtà con occhi e spirito del tutto nuovi, per scoprire incanti che si credevano smarriti e reagire attraverso queste sensazioni alle inquietudini della quotidianità. Una dimensione che richiede un approccio silenzioso, paziente, come un cuore che si disponga fiducioso all’arrivo di una nuova stagione. 

L’esposizione, che porta il patrocinio della Fondazione Gian Maria Oddi e del Comune di Albenga, è organizzata con il supporto della Casa d’Arte San Lorenzo di San Miniato ed è a cura di Francesca Bogliolo. 

“Flò – la luce dell’effimero” si protrarrà fino al 5 maggio, e sarà inserita all’interno della manifestazione “Fior d’Albenga”, che vede la città ligure trasformare il proprio centro storico in un unico giardino fiorito, capace di emozionare residenti e turisti. “Siamo lieti di accogliere un artista della levatura e della sensibilità di Massimo Barlettani – dichiara il Presidente della Fondazione Oddi, Alessandro Colonna – e siamo certi che questa occasione espositiva sarà foriera di forti emozioni per noi e per tutti i nostri visitatori”. 

La mostra resterà aperta secondo i seguenti orari: dal martedì alla domenica 9.30 -13.00, 15.00-18.30, giorno di chiusura lunedì. 


Massimo Barlettani. “Flò – la luce dell’effimero”
A cura di: Francesca Bogliolo
Allestimento: Casa d’Arte San Lorenzo
Coordinamento: Fondazione Gian Maria Oddi 
Luogo: Sale espositive di Palazzo Oddo, Albenga (SV)
Durata: 13 aprile – 5 maggio 2019

Orario: dal martedì alla domenica 9.30 -13.00, 15.00-18.30. Chiuso lunedì. Ingresso libero.
Con il patrocinio: Comune di Albenga, Fondazione Gian Maria Oddi
In collaborazione con: Comune di Albenga; Manifestazione “Fior d’Albenga”; Mway Communication & Events 

Ufficio Stampa: FuoriLuogo – Servizi per l'Arte
Informazioni utili: Fondazione Gian Maria Oddi, www.scoprialbenga.it– 0182 571443
Info mostra: Casa d’Arte San Lorenzo
www.arte-sanlorenzo.it – 0571 43595 – galleria@arte-sanlorenzo.it

A Torino la prima edizione di 'The Phair'

$
0
0


Una fiera boutique, ad inviti, solo dedicata alla fotografia quale immagine che è in primis, concetto, idea, visione e poi tecnica: la prima edizione di The Phair, sintesi di Photografy e Fair, apre al pubblico il 3 maggio a Torino nell’ ex Borsa Valori, nella centralissima via San Francesco da Paola, e sarà visitabile sino a domenica 5 maggio.

Il progetto, fortemente voluto da Roberto Casiraghi e Paola Rampini, è stato concepito per valorizzare in modo esclusivo un linguaggio artistico su cui c’è grande dinamicità e fermento culturale, ma pochi contesti di rifermento per proporre a collezionisti, curatori, direttori di musei e collezioni pubbliche e private, l’innovazione e riflessioni sull’immagine.
“Ad inviti, perché si voleva selezionare le migliori gallerie italiane tra quelle che focalizzano le loro scelte sulla fotografia– spiega Roberto Casiraghi– saranno 35 in spazi di venti mq. uguali per tutti, un allestimento sartoriale, più simile ad una serie di mostra che ad un impianto fieristico. Si è scelto di dare grande leggibilità all’esposizione per entrare in sintonia con le opere proposte, senza filtri. La formula è piaciuta molto e le adesioni, già in questa prima edizione, sono di altissimo profilo.”

Il backstage di The Phair è stato collegiale, si è scelto di coinvolgere un comitato di esperti con imprinting diversi per dialogare, proporre, riflettere sulla natura stessa di fotografia a centottanta anni dalla nascita, sulle nuove strade del collezionismo, sulle motivazioni e scelte delle gallerie. Fanno parte della squadra Luca Panaro, critico e docente a Brera, che assume anche il ruolo di coordinatore del gruppo, Lorenzo Bruni, anche coordinatore di The Othersche garantisce una family feeling tra le due fiere, Alessandro Carrer, curatore e docente a Urbino, Cristiana Colli, giornalista e curatrice, Giangavino Pazzola, consulente curatoriale di Camera, e Carla Testoreesperta d’arte.

Le gallerie che partecipano a The Phair sono: 1/9 unonove di Roma, Francesca Antonini di Roma, Alfonso Artico di Napoli, Enrico Astuni di Bologna, Valeria Bella di Milano, Continua di San Gimignano in provincia di Siena, Massimo de Carlo di Milano, Raffaella De Chirico di Milano, Tiziana Di Caro di Napoli, Doppelgaeger di Bari, Fabbrica EOS di Milano, Studio G7 di Bologna, Gagliardi & Domke di Torino, Guidi &Shoen di Genova, In Arco di Torino, Giò Marconi di Milano, MATÈRIA di Roma, METRONOM di Modena, Montrasio di Milano, Franco Noero di Torino, Davide Paludetto di Torino, Francesco Pantaleone di Milano, Alberto Peola di Torino, Giorgio Bersano di Torino, Photo & Contemporary di Torino, Pinksummer di Genova, Poggiali di Firenze, primopiano di Napoli, Lia Rumma di Mil, Tucci Russo di Milano, Shazar di Napoli, Paola Sosio di Milano, Traffic di Bergamo, VisionQuest T 4rosso di Genova e z2o Sara Zanini con sede a Roma.

Una grande varietà di artisti contemporanei italiani e stranieri, nomi affermati a livello internazionale e nuovi foto-artisti frutto di un’attenta politica di scouting, per citarne alcuni: Anri Sala, SimoneMussat Sartor, Tomas Saraceno, Paola De Pietri, Olivo Barbieri, Guido Guidi, Myriam Laplante, Mario Airò, Annette Kelm, Lida Abdul, Giovanno Ozzola, Andy Warhol, Luca Vitone, Robert Capa…

Si punta ad un stile elegante, nitido che vuol far chiarezza su dove va il mondo della fotografia. La stampa il digitale, il passato e il futuro non inquinano la possibilità di esprimere un’idea un concetto: può esser lieve e riflettere sulla moda o impegnato ed illustrare un contesto di guerra. La fotografia è vitale. Tanti gli argomenti da approfondire, otto per la precisazione, di cui si parlerà sulla web tv fruibili sul sito thephair.com attraverso incontri e interviste: l’editoria, i new media, il collezionismo, le fondazioni, i giovani autori, il mercato, il ruolo dei musei e le committenze. 

Poi si entra nel vivo e si interagisce con il pubblico con realtà che hanno fatto la storia della fotografia e che collaborano con The Phair: Nikone Polaroid (ora Polaroid Originals). Un contest con Nikon per raccontare per immagini l’esperienza di visita con un massimo di 5 scatti condivisi su Instagram: i 10 scatti che otterranno il maggior numero di “like” andranno al giudizio del comitato di consulenza di The Phairche selezionerà i tre più meritevoli di ricevere una reflex digitale offerta da Nikon. Lo scatto vincitore assoluto sarà anche pubblicato su La Stampa l’8 maggio 2019. Nello spazio Polaroid Originals un’esposizione di scatti, non in vendita, realizzati dal fotografo ed artista Alan Marcheselli, capaci diraccontare alla perfezione la magia dello scatto istantaneo analogico Polaroid. Inoltre, ogni giorno, due performance live di Alan Marcheselliche daranno una visione artistica e personale della versatilità della fotografia istantanea Polaroid Originals.
Nella tradizione torinese lo spazio lettura: una libreria con titoli dedicati al tema tutti da sfogliare e acquistare e una bouvetterievocazione storica di un caffè d’altri tempi il “Bar Maggiora” a cui ben si addice l’elegante stile mitteleuropeo del caffè Illy.
Sostegni e collaborazioni tesi ad espandere i momenti culturali e a promuovere la governance di luoghi e di idee: patrocini e contributi della Regione Piemonte, della Città di Torino e della Camera di Commercio di Torino. Supporto anche dalla Fondazione Arte/Crt e dalla Compagnia di San Paolo. Il prezioso sostegno di Reale Mutua, di WEIGMANN Studio Legale, dello Studio Notarile PTG Pene Vidari–Tardivo– Giunipero di Corteranzo. Le collaborazioni con FoTo, Tag, Polaroid Originals e Nikon, la media partnership con La Stampa e la testata web TorinoOggi. Tanti i partner culturali: Isiaurbino, IED, Phroom, Untitled Association; e partner tecnici Fast Events, Litterae e Vi.ma. grazie ai quali la manifestazione è possibile.

L’appuntamento sarà annuale. 
Dettagli su thephair.com


Fabio Barile
An investigation of the laws observable in the composition_dissolution and restoration of land
Courtesy Materia Gallery



Viste guidate gratuitecondotte dai curatori di The Phair, con prenotazione obbligatoria: orari e iscrizione sul sito www.thephair.com- Orario di apertura al pubblico dalle 12,00 alle 21,00.

Ingresso: biglietto intero 12 euro, 10 euro per i membri della Community Nikon Club (www.nikonclub.it), Abbonamento Musei, Torino+Piemonte Card, ridotto 8 euro giovani 12/18 anni e studenti universitari fino a 25 anni

Ufficio Stampa
Maria Grazia Balbiano –mobile 347 36 07 342 –info@mariagraziabalbiano.com



Luca Grechi - Apparire

$
0
0

Mercoledì 17 aprile Luca Grechi torna, dopo due anni di assenza, a ridisegnare gli spazi della galleria Richter Fine Art con Apparire la sua nuova mostra personale.

In questo periodo, l’artista ha realizzato una nuova serie di opere alternando disegno, pittura e scultura. Per realizzare questa mostra l’artista ha lavorato due anni, come lui stesso afferma: «su un segno puro, per lasciare vivo e libero ciò che "appare", che è quello che mi ha scosso e stimolato nell’ arco di questi due anni». Una serie di disegni di grande e piccolo formato, insieme a sculture in ceramica abiteranno la galleria fino al 31 maggio 2019.
Altra novità di questa prossima mostra è il testo critico: un’intervista che alcuni degli artisti e amici che ruotano attorno alla Richter hanno realizzato per mail a Luca Grechi. Invitati dal gallerista Tommaso Richter, Diego Miguel Mirabella, Giulio Catelli, Lillo Spuma hanno fatto domande e riflessioni, analizzando il processo artistico di Grechi, insomma quello che normalmente gli artisti fanno tra loro, ma questa volta nero su bianco. La galleria, ancora una volta si pone come un laboratorio, ai cui esperimenti il pubblico è invitato a partecipare.Non si limita a documentare, ma vuole assumere un ruolo attivo nel sollecitare un dibattito critico nei campi di sua competenza, partecipandovi o addirittura orientandolo, nell’intera gamma della cultura contemporanea.
«Mi rendo conto – afferma l’artista riflettendo sui suoi ultimi lavori - che l’ idea di un tempo invisibile nei miei quadri, più mentali, di quotidiana attesa, sono correlati a tutta quell’ esperienza del disegno, più immediata apparentemente, l’ idea iniziale non conta più, c’è un seme che comanda il suo tempo. Un fiore, un cavallo, un uccello, una linea sono un pretesto per emozionarci ogni volta».

Luca Grechi, nato nel 1985 a Grosseto, vive e lavora a Roma. Dal 2004 al 2008 ha viaggiato tra l’America centrale, il sud America e la Francia. Si stabilisce poi a Roma dove nel 2010 consegue il diploma di laurea in pittura presso l’Accademia di Belle Arti con l’artista Enzo Orti. Durante i suoi viaggi ha approfondito il suo interesse per il disegno dal vivo e il paesaggio, sviluppando una peculiare attitudine per la raccolta di oggetti e carte abbandonati e lasciati in balia degli eventi, quali elementi altamente suggestivi per la sua ricerca attuale ispirata dall’osservazione della natura, dai processi di trasformazione e di evoluzione delle cose in relazione al trascorrere del tempo. 

Tra le mostre personali più recenti: C’è una volta ( Galleria Richter Fine Art, 2017, Roma), Infinito, (Galleria La Linea, 2016, Montalcino) Un sasso sul mare #2, (Sala Santa Rita, 2016, Roma) Sinkhole (Galleria Artothèque de Rome, Roma, 2013).Tra le mostre collettive più recenti: In the making ( Galleria Richter Fine Art, 2018, Roma),Sottobosco ( Muzeul National de Arta, 2018, Cluj-Napoca),It Was not me, ( Wonder-Liebert, 2018, Parigi), Forever Never Comes, ( Museo Archeologico della Maremma, 2017, Grosseto), Non amo che le rose che non colei,( Galleria Richter Fine Art, 2016, Roma), Asyndeton, (Castello di Rivara, 2016, Rivara, To) L’Uomo, Il Suono, La Natura, ( Terravecchia, 2016, Campania ) I Materiali della pittura, (Il Frantoio, 2016, Capalbio ) Iconologia Onirica, (Galleria La Linea, 2015, Montalcino), The Grass Grows,(Basel, 2014). Nel 2016 espone al Mac di Lissone in occasione del Premio Lissone.

Vademecum:
Titolo: APPARIRE
Artista: Luca Grechi
galleria Richter Fine Art, vicolo del Curato, 3 – Roma
Durata mostra: dal 17 aprile al 31 maggio
Orari: da giovedì 18 aprile dalle 13.00 alle 19.00 dal lunedì al venerdì e il sabato su appuntamento.

Email:info@galleriarichter.com
Fb account: Galleria Richter Fine Art
Ufficio Stampa: Chiara Ciucci Giuliani mob. +39 3929173661 | email: chiaracgiuliani@gmail.com

L.U.X. di Matteo Stella Dance Arts - Open Sharing

$
0
0

Gabriella Furlan Malvezzi, direttrice di Padova Danza, e Matteo Stella Dance Arts, duo formato dal coreografo Matteo Levaggi e dall’artista visiva e performer Samantha Stella, sono lieti di invitarvi alla ‘prova aperta’ a conclusione della serie di incontri del progetto formativo L.U.X. che si terrà domenica 5 Maggio 2019 alle ore 15.30 nella sede di Via Antonio Grassi 33, Padova- www.padovadanza.it, con ingresso libero (prenotazione obbligatoria al 348.2947552, info@padovadanza.it).

Accanto ai giovani danzatori del Corso di Perfezionamento Professionale di Padova Danza sostenuto dal MIBAC, Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale Spettacolo dal vivo, si sono affiancate tre giovani artiste visive: Federica Marra, Giulia Martin, Eleonora Roaro, scelte dopo una rigida selezione tra decine di candidati.

L.U.X. nasce dalla consapevolezza maturata nei dieci anni di collaborazione e esperienza comune tra Levaggi e Stella, secondo la quale, in tempi contemporanei, si debba parlare di creazione non in termini di spettacolo, ma di opera d’arte, e che i singoli ruoli, del coreografo e dell’artista visiva, e quindi del movimento del corpo e dell’apparato estetico in cui il corpo è collocato, sia esso una scenografia, un’installazione, un costume, un video, un’immagine fotografica, una scultura, pur sempre chiaramente definiti, non siano altro che una compenetrazione simbiotica dove l’idea originale prende forma. L’uno si nutre dell’altro, senza alcuna prevaricazione in termini di importanza, nel comune intento focalizzato nel risultante finale, l’opera stessa.
Durante questo primo ciclo di incontri che si è svolto in un weekend a cadenza mensile per quattro mesi tra febbraio e maggio, si sono creati tre gruppi di lavoro, ogni gruppo formato da una artista visiva e da un numero variabile tra due e quattro danzatori, che sotto la supervisione di Matteo Stella Dance Arts hanno sviluppato coralmente tre studi, ogni studio incentrato su un unico soggetto prescelto da Levaggi-Stella, il Tempo.
Al termine della prova aperta, Gabriella Furlan Malvezzi, Samantha Stella e Matteo Levaggi (Matteo Stella Dance Arts) selezioneranno il progetto dell’artista visiva e i danzatori ritenuti più meritevoli, che presenteranno L.U.X. domenica 29 Settembre 2019 presso la Sala del Ridotto Teatro Verdi di Padova nell’ambito della Vetrina di Danza Contemporanea e d’Autore, alla presenza di giornalisti e critici di danza, nell’ambito del 16° Festival Internazionale di Danza “Lasciateci sognare”.

Nomi dei danzatori e degli artisti visivi partecipanti
Danzatori: Nicole Da Corte, Marta Parisi, Sara Piccolotto, Greta Puggioni, Noemi Rotondo, Maria Cristina Sidoti, Chiara Vecchiato, Laura Veronese, Alessandro Piuzzo.
Artisti visivi: Federica Marra, Giulia Martin, Eleonora Roaro.

Programma della prova aperta del 5 Maggio 2019

L.U.X. Studio I
Concept: Giulia Martin (artista visiva), Maria Cristina Sidoti (danzatrice), Chiara Vecchiato (danzatrice), Laura Veronese (danzatrice)
Musica: Jozef Van Wissem & Jim Jarmusch (voce narrante Tilda Swinton) - “The More She Burns The More Beautifully She Glows”, durata: 10’56”

L.U.X. Studio I nasce dalla suggestione delle parole recitate dall’attrice Tilda Swinton nel brano musicale utilizzato “The More She Burns The More Beautifully She Glows” ("Più brucia, più bella si illumina"), composto dal chitarrista Jozef Van Wissem e dal regista Jim Jarmusch, basato su un testo del XIII secolo della mistica tedesca Matilde di Magdeburgo.
Si evince una lettura scura della tematica del Tempo legato alla morte, intesa come momento di espiazione, dolore, e al contempo di illuminazione che ci avvicina a Dio. In scena, accanto alla proiezione di uno scatto fotografico che racchiude lo spirito della rappresentazione, troviamo un’installazione minimale che rappresenta simbolicamente la tomba della donna che dapprima brucia poi sale nei cieli, e un raggio rosso che improvvisamente illumina lo spazio.

L.U.X. Studio II
Concept: Eleonora Roaro (artista visiva), Nicole Da Corte (danzatrice), Sara Piccolotto (danzatrice), Noemi Rotondo (danzatrice), Alessandro Piuzzo (danzatore)
Musica: Hildur Gudnadottir - “Leyfdu Ljosinu” (estratto), durata: 11’04”

L.U.X. Studio II rappresenta un momento di sospensione del tempo, quasi di atemporalità, segnata nelle pietre millenarie e dai vapori naturali – geyser - del paesaggio islandese, immortalato in una sequenza video suggestiva e poetica, montata in sincro su un estratto tratto dalla composizione “Leyfdu Ljosinu” (“Permetti la Luce”), della violoncellista islandese Hildur Gudnadottir. 
Pause e silenzi, movimenti eleganti suggeriti dal celebre Apollon Musagètedi George Balanchine (Apollo e le tre muse Calliope, Polimnia e Tersicore, rispettivamente il dio della mitologia greca di tutte le Arti, e la musa della poesia epica, della pantomima e della danza), si dipanano tra i vapori che sembrano fuoriuscire dal video diffondendosi nello spazio scenico. 

L.U.X. Studio III
Concept: Federica Marra (artista visiva), Marta Parisi (danzatrice), Greta Puggioni (danzatrice)
Musica: Arvo Pärt- “Te Deum, Verses 1-4 e Verses 10-12”, durata: 10’15”
L.U.X. Studio III nasce dalla suggestione della sacralità del Te Deumnella splendida composizione musicale di Arvo Pärtad esso dedicata utilizzata, che nella sua forma estesa è Te Deum laudamus, latino per “Noi ti lodiamo Dio”, inno cristiano in prosa di origine antica.
“I cieli e la terra sono pieni della tua gloria”, a questa frase in particolare, tratta dall’inno, si ispira la sequenza video che sviluppa una rielaborazione digitale in loop della mano, simbolo del cielo, poiché è la parte del nostro corpo che più verte verso di esso, e del piede, simbolo della terra, poiché è al contrario la parte più a contatto con essa.In scena, le immagini video proiettate si compenetrano con i movimenti di due corpi danzanti, che simbolicamente evidenziano gestualità e posture incentrate principalmente su mani e piedi.
Si tratta di una rappresentazione del Tempo inteso come scansione ciclica dell'Eternità, mani e piedi che nascono, vivono e muoiono per poi rinascere nel ciclo continuo di vita e di morte.


Matteo Stella Dance Arts
Il coreografo Matteo Levaggi e l’artista visiva e performer Samantha Stella (precedentemente fondatrice di Corpicrudi), iniziano la loro collaborazione artistica nel 2008 alla Biennale del la Danse de Lyon, con il progetto Primo Toccare White, che si sviluppa poi con il capitolo Blackal Joyce Theatre di New York, e Redal Festival TanzBozen di Bolzano. Nei successivi dieci anni di attività, creano assieme per il Balletto Teatro di Torino, per il Maggio Fiorentino e altre importanti istituzioni, alcuni dei lavori più importanti della carriera coreografica di Levaggi. Nel 2018, dopo la presentazione di Crises al Festival Transart di Bolzano, decidono di dare vita a Matteo Stella Dance Arts, che nel nome indica la volontà di andare oltre il vocabolario storico della danza e dell’arte visiva ad essa applicata, per creare un’opera d’arte unica che possa attingere da ogni linguaggio espressivo possibile. Il debutto è avvenuto nel gennaio 2019 con la performance Death Speakspresentata al Museo Madre di Napoli all’interno del programma performativo correlato alla mostra Robert Mapplethorpe. Choreography for an Exhibitiona cura di Laura Valente e Andrea Viliani. Nel 2019 avviano il progetto didattico L.U.X.




Oreste Casalini - Erosioni con Quel che rimane

$
0
0

Con il preciso intento di ampliare lo sguardo sull’orizzonte e pensare un futuro migliore e realizzabile, SBA, la giovane galleria dedicata all’arte contemporanea sulla spiaggia di Ostia, dal 2016 ha promosso mostre collettive e personali e interventi di artisti la cui espressione passa attraverso materiali, tecniche e poetiche diversissime: l’apertura con Traiettorie emotivedi Cinzia Beccaceci, la collettiva Ceramici con solo opere in ceramica di artisti e artisti ceramisti,(viaggio) Dal centro della terradi Edoardo Zamponi e Disegno in cabina di Stefania Fabrizi, Giallo maredi Carlo Cecchi, 7 minuti prima / 7 minuti dopodi Massimo Saverio Ruiu, poi Petra, composizione musicale di Leonardo Gensini, fino a Terzo Paradiso/Sulla sabbia di Ostia, performance collettiva appena realizzata da Michelangelo Pistoletto assieme agli studenti di alcuni istituti scolastici di Ostia e del Dipartimento di Ingegneria del Mare dell’UniversitàRoma Tre. In preparazione una grande collettiva, Cabine d’artista, con la presenza di più di trenta artisti italiani e stranieri che si terrà nel prossimo ottobre 2019.

“Principio delle cose è l’infinito, ove le cose hanno Nascimento e Morte secondo Necessità. Pagano, infatti, l’un l’altra la pena e l’espiazione dell’ingiustizia, secondo l’Ordine del Tempo”. (Anassimandro)

Questa volta SBA mette in gioco il suo spazio esterno e Oreste Casalini lo invade occupando il terreno per mostrare la dilatazione del presente, come una caccia al tesoro che abbia ad oggetto il risveglio della sensibilità, ovvero il tesoro più grande.

Durante l’inverno trascorso al lavoro in alcuni ambienti dello Sporting Beach, messi a sua disposizione come residenza d’artista proprio in affaccio sul mare, Oreste Casalini ha ritrovato da vicino l’elemento originario, il mare, che ha in seguito invariabilmente segnato molti momenti decisivi del suo percorso artistico e privato. Il ritorno al mare, sulla spiaggia scura e antica di Ostia, nel ricordo di Mergellina degli inizi degli anni Sessanta dove è nato, ha significato un’esperienza profonda, dal tono quasi di rivelazione mistica, e le opere realizzate con un lavoro intenso e quotidiano, lungo tutti i mesi invernali fino a questa primavera, la restituiscono del tutto, come forse mai prima.
Quattro gruppi di opere incarnano le molteplici erosioni psichiche e materiali cui siamo esposti, collocandosi tra cielo e terra, elevandosi dalla materia povera e inerte di cui siamo fatti, nella tensione verso l’infinito e l’ignoto per una possibilitàdi riscatto nella bellezza ma anche nel suo opposto, la rovina e il disfacimento. Così, gli Eroi, sono due grandi figure scure,blocchi di sabbia dalle forme dilavate, erose, installati sulla spiaggia di fronte l’orizzonte; le Pozzanghere, opera centrale, sono una serie di pannelli di sabbia in cui protagonista è la superficie dell’acqua su cui si riflette il cielo, e descrivono un piano orizzontale dove il mare paradossalmente custodisce frammenti di figure e volti; a seguirei Sopravvissuti, una serie di sculture in sabbia e legno, figure classiche stravolte dall’erosione del tempo che assumono forme inaspettate inglobando elementi naturali, mentre due figure che galleggiano nella piscina alludono ai calchi delle vittime di Pompei o di altre tragedie; infine le Ricostruzioni, duegrandi sculture verticali, colonne ricostruite secondo una anastilosi arbitraria ma formalmente esatta che rappresentano il momento successivo alla catastrofe, il cosa fare dopo la distruzione, recuperando il passato per tradurlo in presente.
Portatori del tempo e degli eventi, tutti i lavori recano in sé elementi che rimandano alla presenza umana vista come traccia, come orma di una grandezza ormai passata. Queste opere sono insieme disciplina e ordine ma anche caos, in accordo con il respiro del mare, forme sia mutevoli che definitive, come fossero disegnate dalla linea del litorale, spazio indefinibile, unico punto di contatto tra terra e cielo. La sabbia, il sale marino, l’acqua, i frammenti di legno levigati dal mare, sono gli elementi che compongono questa opera multiforme, dove pittura e scultura vivono su una linea di confine mobile, si fondono in elementi scavati, erosi, dilavati dal tempo sulla spiaggia di Ostia, dove il vento ancora racconta del mito di Enea e di antiche leggende. Le linee che definiscono questi lavori vivono nel limendel litorale, in costante movimento, che è metafora dell’inafferrabile e dell’indistinto, della perdita dell’orientamento e del ritorno all’origine, separa il presente dal ricordo, l’irrazionale dalla ragione, ciò che possiamo dire da ciò che è ineffabile. Forme che hanno molte storie da raccontare e che vivono in un tempo lento, lontano dall’immediatezza del presente, un tempo orizzontale che comprende epoche diverse, come reperti dell’eterno affanno dell’equilibrio di ogni ricerca artistica.


Quel che rimane
La riflessione è approfondita e integrata dal progetto site specificdal titolo Quel che rimane, a cura di Fabrizio Pizzuto, docente di Management per l’arte presso RUFA.
Le cinque artiste donne esordienti, studentesse dell’ultimo anno dell’accademia RUFA, dopo un percorso insieme, si cimentano in un lavoro molto particolare, esponendo opere che riflettono sugli attacchi dell’erosione ai diversi campi della vita. Così Bloomingdi Ludovica Baldini, Materiadi Valentina Marino, Fattori che influenzano il corpo del migrantedi Hamida Sager, But Greatest of All is Lovedi Ellen Wolf e di Sara Zanin (il titolo dell’intervento è uno spazio vuoto, un silenzio) riflettono sul corpo (la guerra), la percezione di sé (l’anoressia), i sentimenti, i ricordi, il mondo da bambino, la vita stessa, la materia, dunque da ultimo sul tema della sopravvivenza. Tutti i lavori cercano una integrazione con il luogo di installazione e si concentrano quindi su “quel che rimane” dopo ogni tipo di erosione. Le opere sono disseminate in vari luoghi della struttura secondo un percorso ricostruito mediante una mappa consegnata all’ingresso, confondendosi con l’ambiente e spesso sfiorando la mimesis. La mostra è allestita in contrappunto a Erosionidi Oreste Casalini, aperta contemporaneamente negli stessi spazi.

Oreste Casalini
Nato a Napoli, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Roma. Lavora come assistente di Bruno Ceccobelli, con il quale realizza le prime mostre in Italia e all’estero, entra poi nello studio di Fabio Mauri, suo maestro, con il quale stringe un’importante amicizia durata fino alla sua morte. Nel 1990 realizza la sua prima personale a Sarajevo con un’opera in cera su tela di grandi dimensioni, poi distrutta durante la guerra. Nel 1992 si trasferisce a New York dove espone in una personale all’Istituto italiano di cultura Casa Zerilli-Marimò. A Napoli e a Roma partecipa a mostre collettive e realizza installazioni temporanee o permanenti in spazi privati e pubblici, anche in collaborazione con studi di architettura. Accanto a cicli di opere su carta e su tela, inizia una sperimentazione sulle relazioni tra tecniche tradizionali e nuove tecnologie digitali da cui nascono opere come E-body(disegni in digitale di grande formato), Chemical Brothers(sculture in gesso e ceramica), Oki-Sud(video-scultura). Del 2005 è la personaleIn Cantierealla Galleria A.A.M. di Francesco Moschini a Roma. Nel 2007 progetta il restyling per due fermate della metropolitana di Napoli e vince il concorso LUAS Art Competitionper la metropolitana di Dublino. Con un gruppo di artisti realizza una serie di mostre e performance centrate sul rapporto tra contemporaneità e tradizione, culminate nella collettiva Antico e Novissimodel 2008 (Palazzo Mochi-Zamperoli, Cagli). Nel 2010 è artista e curatore alla Biennale di Architettura di Venezia nell’ambito del progetto E-picentro, dedicato alla distruzione della città de L’Aquila a causa del terremoto. Dallo stesso anno collabora con il gallerista Franz Paludetto e nel 2011 ha la personale Dal Bianco al Neropresso il Castello di Rivara, con un ciclo di opere in lava vulcanica e gesso. Seguono le personali Pure Power(Dubai), Black Hole(Napoli), Flowers of Romance(Norimberga). Nel 2013 realizza un ciclo di sculture incentrate sulla figura dell’angelo, legame concreto tra materiale e spirituale, ispirato alle sculture di Bernini di Ponte Sant’Angelo a Roma. Con queste opere realizza Balanced-In equilibrio, installazione esposta nella sala centrale del Castello di Rivara, in cui immagini, suoni e architettura concorrono all’equilibrio complessivo dell’opera. Nel 2014 partecipa alla fieraOstraledi Dresda con l’installazione Devotion #5; l’anno seguente espone la scultura Re-Birthnel parco del Castello di Rivara, realizza l’installazione Doppio Sensonell’ambito di Equinozio d’Autunno 2015e l’opera TerraMadreviene acquisita dalla Fondazione Telethon al Centro Olivetti di Pozzuoli (Napoli). Nel 2016 lavora principalmente a disegni e ceramiche ed espone la serie Fragileal Castello di Rivara. Nel 2017 presenta Panopticonalla Kandinskij House a Mosca e tiene la personale Aritmienello Spazio Menexa a Roma. Del 2008 è la grande antologica Oreste Casalini. Una moltitudine. Opere dal 1998 al 2018, a cura di Paola Pallotta, allestita presso l’Istituto Portoghese di Sant'Antonio in Roma, in cui espone cicli di opere eterogenee per tecnica, dimensioni e appartenenza cronologica, ma serratamente unite dal coerente ‘edificio interiore’ dell’artista. Del 2019 è la sua partecipazione agli Atelierpresso il MACRO Asilo di Roma con la realizzazione di opere in tempo reale, conversazioni e dibattiti con il pubblico, altri artisti e poeti e con specialisti dell’arte. Hanno scritto di lui: Fabrizio Pizzuto, Paolo Aita, Paola Pallotta, Paolo Balmas, Clara Tosi Pamphili, Francesco Moschini, Emanuele Trevi, Diletta Benedetto, Angelo Mistrangelo, Renato Rizzo, Ilaria Piccioni, Giorgio De Finis, Donatella Pinocci, Michela Scolaro, Francesca Bottari, Vittorio Emiliani, Simona Barucco, Ludovico Pratesi, Stefano Petricca, GianniMercurio, Ada Lombardi, Patrizia Ferri, Dragan Stenek, Pietro Pedace, Sarah Wasserman, Ornella Tozzi, Antonio Di Gennaro, Benjamin Th. Fels.

Blooming di Ludovica Baldini

INFO
Oreste Casalini. Erosioni
a cura di Paola Pallotta
con Quel che rimane
a cura di Fabrizio Pizzuto, RUFARome University of Fine Arts
opere di Ludovica Baldini, Valentina Marino, Hamida Sager, Ellen Wolf, Sara Zanin
14 aprile - 5 Maggio 2019
SBA- Sporting Beach Arte
Lungomare A. Vespucci 6 - Ostia Lido, Roma


Orari: tutti i giorni dalle 10:00 alle 16:00 - Sabato e Domenica dalle 11.00 alle 18.00

tel 3402265769
www.sportingbeacharte-sba.jimdo.com
www.facebook.com/sportingbeacharte/

Con il contributo dell’Azienda vinicola


Ufficio Stampa
Melasecca PressOffice
Roberta Melasecca
tel 3494945612
roberta.melasecca@gmail.com
www.melaseccapressoffice.it



Polar Lands

$
0
0

La galleria Muratcentoventidue Artecontemporanea prosegue il suo percorso espositivo con la mostra collettiva, Polar Lands, che vede la partecipazione di Georgie Friedman, Kristina Kvalvik, Kristina Paustian.

Le artiste riflettono su temi di drammatica attualità come la difesa degli ultimi ambienti naturali non ancora sfruttati dall’uomo, il pericolo incombente del riscaldamento globale, la sensibilizzazione verso il problema della sostenibilità ambientale e del cambiamento climatico, la dialettica tra natura e civiltà.

Georgie Friedman (USA) è una giovane artista americana i cui progetti includono video installazioni su larga scala, video singoli e multi-canale e diverse serie fotografiche. Ha vissuto, lavorato ed esposto negli Stati Uniti, in musei e università. I suoi lavori si concentrano su un tema, i processi naturali e il rapporto uomo natura, e le reciproche influenze, che hanno una lunga tradizione nel documentarismo oltre che nel campo dell'arte. La natura messa in relazione con le caratteristiche e i limiti dell’uomo contemporaneo sono al centro della sua ricerca. Mettendo in scena potenti condizioni atmosferiche o la forza dell’oceano indaga sull’impatto psicologico e sociale di fenomeni naturali di lieve e di grave entità in relazione alla fragilità e inadeguatezza umana. Utilizza la fotografia, il video, il suono, l'installazione, l'ingegneria e la fisica della luce, tutto per creare nuove esperienze per gli spettatori. In Rising Tide, l'acqua dell'Antartico si eleva digitalmente sopra le gelide montagne dell'Antartide. Il video procede attraverso tre paesaggi con cumuli di neve in diminuzione. L'acqua lentamente si alza, trasformando le valli in baie, le montagne in isole e il suono dell'Antartide in mare aperto. Questo territorio, difatti, si distingue per essere al momento uno dei luoghi al mondo ove più fortemente si avverte il cambio climatico a causa dello scioglimento dei ghiacciai. Per gli artisti sensibili al problema dunque, l’Antartide si configura come un luogo di particolare ispirazione ove mettere a punto le loro ricerche.

Nei suoi lavori Kristina Kvalvik affronta questioni che si riferiscono a ciò che appare sconosciuto, inspiegabile, misterioso e pone l’accento sui limiti della nostra capacità di osservare la realtà e interpretarla, suggerendo che spesso ciò che vediamo, è ciò che ci aspettiamo di vedere, frutto della proiezione di desideri e di paure. I suoi video contrariamente alla chiusura prospettica dei film d’intrattenimento, presentano una struttura narrativa aperta all’interpretazione dello spettatore e i suoi personaggi prendono forma dalla prospettiva di chi osserva piuttosto che da quella di chi è osservato. Inoltre tutti gli elementi classici su cui si basano i film di genere sono decostruiti e riutilizzati creando un effetto allo stesso tempo familiare e disorientante.  Nell'installazione video Uplands, tre diverse immagini del paesaggio sono giustapposte l'una con l'altra per formare un terreno immaginario, in continuo cambiamento. Il progetto esplora il paesaggio artico e prevede un futuro universo distopico. La tundra stessa è un'area completamente piatta senza alberi, e le impronte che lasciamo dureranno per secoli. Poco può sopravvivere in quest’altopiano, dove distanza, scala e prospettiva si dissolvono. Com'è la vita in questa immensità e chi può viverci?
In questa video installazione ritmata, in cui vediamo le tracce dell'esistenza umana, percepiamo una dimensione mistica e poetica. La colonna sonora di Pål H. Lillevold combina rumori fittizi del paesaggio con un sottotono melodico intermittente. Il paesaggio sonoro è pesante e ipnotico, come sentire il battito del cuore mentre inspiri ed espiri. Le immagini sembrano quasi corporee: s’intravedono visi sul fianco della montagna; la natura ha una personalità. E quando queste immagini iniziano a vibrare, gli spettatori hanno la sensazione che qualcosa stia per accadere.

Kristina Paustian, nata nel 1985 a Omsk in Russia, si è laureata in Belle Arti e Media a Berlino. I suoi lavori di video arte sono stati accolti in festival e spazi espositivi internazionali, tra cui Les Rencontres Internationales (Parigi, Toronto, Berlino), Torino Film Festival (TFF), European Media Art Festival Germany, Kuandu Museum of Fine Arts di Taipei, Berlin Art Week, Victoria Art Center di Bucarest e Deutscher Künstlerbund. Oggi la pratica artistica di Paustian riguarda video arte, film e installazioni. Nella sua arte cerca sempre di trovare e preservare una particolare costante umana. Questa costante (se esiste) va ben oltre le barriere linguistiche, i confini geografici, i concetti collettivi e sociali o le strutture politiche. L’artista presenta la video installazione interattiva 3d, Towards The Zero Point realizzata nell’ambito di una residenza d’artista a Roma, esposta per la prima volta al Media Art Festivalnell’ambito della mostra The power to change the world e presentata al Museo MAXXI nella sezione “Residenze d’artista”. Towards The Zero Point è dedicata ai temi della conquista e dell’appropriazione, le strategie del progresso di civilizzazione dell’uomo. L’artista ha avuto l’idea di guardare indietro nella storia trovando come esempio la conquista del polo nord, un territorio molto ambito da diversi Paesi che però potrebbe presto scomparire dalle cartine geografiche, soprattutto a causa dello sviluppo economico di questi stessi Paesi. La battaglia per la conquista del polo nord è iniziata nel XVIII secolo: il luogo è assolutamente particolare perché non si può portare via nulla, né vi si può lasciare qualcosa che si possa ritrovare in futuro. Raggiungere il Punto Zero (90°) è più un tentativo legato all’ego e alla necessità di essere i primi che non un fattore di civilizzazione. Nel XXI secolo, dopo che si è scoperto che il 30% delle risorse petrolifere mondiali si trova sotto i suoi ghiacci, tutti i Paesi geograficamente confinanti ne hanno rivendicato il diritto di proprietà. Poiché al momento il polo nord esiste ancora come territorio, il visitatore dell’installazione è invitato a fare un viaggio in 3D e a mettere la sua bandierina sul Punto Zero geografico, sempre che riesca a raggiungerlo.

Georgie Friedman (b. 1974) currently resides in Boston, MA and has lived, worked and exhibited throughout the U.S. She received her Masters of Fine Arts in 2008 from the School of the Museum of Fine Arts, Boston and Tufts University, and her Bachelors of Art in 1996 from the University of California, Santa Cruz. Her current projects include several photographic series and experiential video installations that highlight our physical relationship to interior/exterior elements and uncontrollable natural forces. Friedman has been commissioned to create site-specific video-based public art pieces and has exhibited in national and international venues including: Museum of Fine Arts, Boston (MA), Geneva International Film Festival (Switzerland), The Cleveland Museum of Art (OH), City Hall Park, Burlington (VT), Peabody Essex Museum (MA), Union College (NY), deCordova Sculpture Park & Museum (MA), City Hall, Boston (MA), and The Armory Center for the Arts (CA). She has been awarded a number of grants and fellowships including: Artist Traveling Fellowship to Antarctica (2017); Artist-in-Residence with The City of Boston, Boston AIR (2016); Massachusetts Cultural Council Artist Fellowship in Sculpture/Installation (2013); five Public Media Art Commissions for Art on the Marquee (Boston Cyberarts/Massachusetts Convention Center Authority, 2012-2015). She teaches a variety of video and time-based art classes at several institutions, including Boston College and Massachusetts College of Art.
web site http://www.georgiefriedman.com


Kristina Kvalvik(b.1980) is a Norwegian artist based in Oslo, Norway. She studied film and fine art in Norway, Sweden and Canada, and completed her MFA at Malmö Art Academy (SE) in 2008. Her work deals with matters relating to surveillance, the inexplicable and the threatening. She examines the limitations of sight and our ability to interpret what we see. Kvalvik has exhibited her work internationally including Malmö Konsthall. Malmö, Sweden ,Göteborg International Biennial for Contemporary Art, Konstnärshuset. Stockholm.Overgaden Institute for Contemporary Art; Copenhagen, LOOP Film Festival; Barcelona, Center for Contemporary Art; Glasgow, GalleriBOX; Akureyri, Galeria Miroslav Kraljevic; Zagreb, Kunsthalle Exnergasse; Vienna, Parkingallery; Tehran, Västerås Konstmuseum, Høstutstillingen Kuntnernes Hus; Oslo, Center for photography; Stockholm, BABEL Gallery; Trondheim and The Vigeland Museum; Oslo, Muratcentoventidue Artecontemporanea Bari. 


Kristina Paustian (*1985 in Omsk, RU, lives in Berlin) examines cultural anthropological and socio-political topics in her works, also the topics of utopia and dystopia, and the fringe between science and occultism Her films are characterized by a strong visual signature and her video works are often executed in sequence shots. For her first documentary “ZAPLYV – Swimmers” (2015, 77 min.) she received the ARTE documentary film award for the best film and in 2017 she was part of the Berlinale Talents program. She is co-founder and active member of the Media Art Association (mkv) for the promotion of contemporary art with new media dedicated to the development of experimental narrative and exhibition formats. Kristina`s work has been exhibited at Les Rencontres Internationales, Arsenal Berlin, Visions du Réel, MAXXI Museo di Roma, Torino International Film Festival, Athen Biennale,Odessa Biennale, Tashkent Biennale, Russian Museum in Moscow, etc.
https://www.kristinapaustian.com


Sede
Via G. Murat 122/b – Bari

Inaugurazione 
Sabato 4 maggio, 2019, ore 19.30 

Periodo
4 maggio 2019– 20 giugno 2019

Orario di apertura 
Lunedì ,martedì e mercoledì solo su appuntamento
Dal giovedì al sabato, dalle 17.30 alle 20.30

Info
3348714094 – 392.5985840
info@muratcentoventidue.com

TOMAV - Stagione espositiva 2019

$
0
0
Giovanni Gaggia, Ch'arsi di Foco, particolare dell'opera, 2018

Da maggio 2019 prende il via la nuova stagione espositiva del TOMAV - Torre di Moresco Centro Arti Visive con cinque importanti e singoli progetti che esplorano diversi ambiti e linguaggi della ricerca artistica contemporanea attraverso il lavoro di Maurizio Cesarini, Giovanni Gaggia, Angelo Iodice, Renzo Marascae Luca Piovaccari.

La caratteristica torre eptagonale, sede del TOMAV, ospita dalla fine del 2010 proposte artistiche e culturali che si presentano sui quattro piani della struttura risalente al XII secolo e ubicata nel centro storico del piccolo borgo di Moresco. Puntando alla valorizzazione del territorio, pur lontano dai grandi flussi del mercato dell’arte, il contemporaneo viene contenuto e difeso da un meraviglioso esempio di architettura medievale dalla quale lo sguardo spazia dalle catene montuose sino alle coste albanesi nelle giornate più limpide.

Sulla sommità del colle che controlla la sottostante valle del fiume Aso, il Centro Arti Visive ideato da Andrea Giusti, direttore artistico del TOMAV, ha accolto negli anni numerosi artisti quali Tino Stefanoni, che da subito credette nel progetto e aprì le danze, Mimmo Rotella, Dadamaino, Ubaldo Bartolini, Eron, Rudy Cremonini e molti altri nomi storicizzati e non. 

La stagione espositiva 2019 vede la collaborazione della curatrice Milena Becci che seguirà tutta la programmazione, da maggio fino ad ottobre, in un percorso che si sviluppa seguendo l’intera verticalità della torre. Cinque quest’anno gli artisti che presenteranno progetti unici di diversa natura e concezione – Maurizio Cesarini, Giovanni Gaggia, Angelo Iodice, Renzo Marasca e Luca Piovaccari– protagonisti all’interno dello spazio espositivo con quattro mostre personali ed una performance.

TAW_TOWERARTWEEKEND è il nuovo format del TOMAVche prevede un'unica apertura, nel weekend appunto, delle mostre. Gli autori coinvolti: Luca Piovaccari, che apre la stagione espositiva l’11e il 12 maggio con Nulla che non sia ovunque, e Angelo Iodice, con Del tempo e degli specchi, che la chiude il 26 e 27 ottobre. Una sorta di flash show in cui, oltre alla visione delle opere in mostra, sarà possibile godere della presenza dell’artista che parlerà al e con il pubblico della propria ricerca. Due generazioni a confronto in TAW con due fotografi, sofisticati e mentali, che si esprimono attraverso metodologie differenti e spesso contrastanti tra loro: l’uno, Piovaccari, su acetati trasparenti e con toni monocromi, l’altro, Iodice, che blocca combinazioni cromatiche con l’utilizzo della sua fotocamera.

Centrali nella programmazione del TOMAV e di normale durata le personali di Renzo Marasca, Tenere il punto, dal 22 giugno al 21 luglio, e di Giovanni Gaggia, Ch’arsi di foco, dal 28 luglio all’8 settembre. Due artisti entrambi marchigiani la cui sensibilità e poetica è profonda e li accomuna, pur attraverso approcci completamente dissimili. La tela di Renzo Marasca, che dal 2015 vive e lavora a Lisbona, diviene spazio puramente mentale, affascinante registrazione segnica e cromatica che a Moresco vuole relazionarsi con la verticalità della struttura architettonica e con il paesaggio circostante. Anche Giovanni Gaggia, artista multiforme che si muove con naturalezza ed eleganza tra media eterogenei, si rapporterà attraverso i disegni, delle piccole sculture in ceramica ed un arazzo ricamato, con il territorio limitrofo, ricollegandolo alla vita e alla singolarità di ognuno, con un omaggio a Leopardi di cui quest’anno si festeggiano i duecento anni della stesura dell’Infinito.

Il 25 maggio, per il secondo appuntamento del TOMAV, l’unica performance del 2019 che verrà realizzata all’interno del Teatro di Santa Sofia a Moresco: Le stade du miroir di Maurizio Cesarini. Sin dagli anni ’70 l’artista declina con intelligenza e sensibilità una tematica che attraversa completamente il suo lavoro, dalle prime performance ai video: l’io e il suo doppio.

Una programmazione ricca e variegata quella del 2019 che si inserisce in un contesto lontano dai circuiti convenzionali dell’arte, unicamente dedita alla valorizzazione della ricerca contemporanea, con uno sguardo verso il passato che ci ha lasciato bellezze e prosperità da tutelare.



Stagione espositiva 2019 TOMAV - Torre di Moresco Centro Arti Visive
Artisti: Maurizio Cesarini, Giovanni Gaggia, Angelo Iodice, Renzo Marasca, Luca Piovaccari
TOMAV - Torre di Moresco Centro Arti Visive - Piazza Castello, Moresco (FM)
Direzione artistica: Andrea Giusti
A cura di: Milena Becci
Periodo: 11.05.2019 / 27.10.2019
Patrocinio: Comune di Moresco- Assessorato alla Cultura - Pro Loco di Moresco
Graphic design : Monica Simoni

Info:
Tel: 0734 259983 / Cell: 351 5199570
Web site: www.comune.moresco.fm.it
E-mail: tomav@libero.it
Facebook: www.facebook.com/TorreMorescoCentroArtiVisive/
Instagram: www.instagram.com/torre_moresco/




Maïmouna Guerresi. Aisha in Wonderland | Aisha al país de les meravelles

$
0
0


Presentazione del libro 
Maïmouna Guerresi. Aisha in Wonderland | Aisha al país de les meravelles
a cura di Laura Cornejo Brugués e Manuela De Leonardis 

Casa dei Tre Oci, Venezia 
alla presenza dell’artista, delle curatrici Laura Cornejo Brugués e Manuela De Leonardis 
della direttrice della Fondazione Pasquale Battista Annalisa Zito e del direttore della Casa della Cultura Les Bernardes Robert Fàbregas i Ripoll 

mercoledì 8 maggio 2019 – ore 17,30 

La Casa dei Tre Oci di Venezia è lieta di ospitare, nelle giornate inaugurali della 58. Biennale d’Arte di Venezia, la presentazione del libro Maïmouna Guerresi. Aisha in Wonderland | Aisha al país de les meravelles, a cura di Laura Cornejo Brugués e Manuela De Leonardis (Silvana Editoriale), realizzato dalla Fondazione Pasquale Battista in occasione della mostra Maïmouna Guerresi. Aisha al país de les meravelles, un viatge a Girona alla Casa della Cultura Les Bernardes di Salt (Girona) dal 3 maggio al 28 giugno 2019 

Aisha nel paese delle meraviglie raccoglie un nuovo nucleo di opere di Maïmouna Guerresi in cui l’artista, attraverso il linguaggio della fotografia, del video e dell’installazione, invita lo spettatore a ri-considerare la relazione (ostile, asimmetrica, ripudiante o assimilativa) tra “soggettività” e “alterità” a favore di uno scenario armonico nel quale corpi, divinità, oggetti, natura e architettura raccontano la possibilità di co-esistere fuori da logiche di terrore, sfruttamento e dominio. Attraverso una riattualizzazione iconografica dei simboli islamici e l'ibridazione con la cultura artistica occidentale, Maïmouna Guerresi collega arte, spiritualità e vita. La sua opera è un viaggio verso un universo interiore e nascosto che è anche il pretesto per rappresentare stati d’animo e riflessioni esistenziali in una continua ricerca di se stessi e di una nuova identità. 

Maïmouna Guerresi (vive e lavora tra Italia e Senegal) è fotografa, scultrice, performer, autrice di video e installazioni. Le sue opere sono state presentate alla Biennale di Venezia (1982 e 1986), alla Quadriennale di Roma (1986) e a Documenta K18 a Kassel (1987), oltre che in numerose mostre personali e collettive in Europa, Africa, Stati Uniti, Asia e Medio Oriente. Il suo lavoro fa parte di collezioni pubbliche e private tra cui Fondazione Boghossian, Bruxelles (Belgio); Museo d’Arte Contemporanea di Palazzo della Ragione, Verona; Fondazione Tasveer, Bangalore (India); M.I.A Minneapolis Institute of Art (USA); Fondation Alliances, Casablanca (Marocco); LACMA Museum, Los Angeles (USA); Smithsonian African Museum, Washington (USA). 

Contributi critici e istituzionali di Laura Cornejo Brugués e Manuela De Leonardis, Annalisa Zito direttrice Fondazione Pasquale Battista e Robert Fàbregas i Ripoll direttore della Casa della Cultura Les Bernardes 

Coordinamento: Dino Lorusso e Ninni Castrovilli 
Lingua catalana/inglese/italiana e spagnola 
82 pp. (italiano/catalano/inglese/spagnolo) 
Silvana Editoriale (marzo 2019) 
Info: La presentazione avverrà alle 17.30 presso le Sale De Maria della Casa dei Tre Oci. 

L'ingresso è gratuito con prenotazione consigliata, scrivendo a info@treoci.org oppure chiamando lo 041 2412332

PINO PASCALI - FROM IMAGE TO SHAPE

$
0
0
Pino Pascali, Contropelo, 1968

La Fondazione Pino Pascali promuove nell’ambito della Biennale Arte 2019 la mostra Evento Collaterale alla 58. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia

PINO PASCALI – DALL’IMMAGINE ALLA FORMA
A cura di Antonio Frugis e Roberto Lacarbonara
Direzione artistica: Rosalba Branà


In occasione della 58. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia curata da Ralph Rugoff la Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare presenta “Pino Pascali - Dall’Immagine alla Forma”, una mostra che, a cinquant’anni dalla scomparsa dell’artista – tra i massimi protagonisti della Pop Art e dell’Arte Povera italiana – propone una lettura inedita e sorprendente della sua produzione, accostando l’indagine fotografica a quella scultorea e filmica. La mostra, a cura di Antonio Frugis e Roberto Lacarbonara, con la direzione artistica di Rosalba Branà, è inserita nel programma degli Eventi Collaterali della Biennale Arte 2019 e inaugurerà il 9 maggio alle ore 18 (fino al 24 novembre 2019) presso Palazzo Cavanis, Fondamenta delle Zattere. 

In seguito alla recente scoperta di un prezioso corpus fotografico di oltre 160 scatti – realizzati e stampati tra il 1964 e 1965 – e grazie all’acquisizione da parte della Fondazione Pino Pascali del Fondo fotografico e del Fondo del Video Pubblicitario, la mostra rivela, con uno sguardo totalmente inedito, la centralità della progettazione e dello studio formale da parte dell’artista, soprattutto attraverso l’assiduo ricorso al disegno e agli appunti fotografici.

Per Pino Pascali (1935-1968) la fotografia non è solo un medium documentativo ma interpretazione e analisi, è soprattutto il desiderio di dare corpo a un racconto individuale che si riverserà senza conflitti nella sua ricerca linguistica. Negli anni Sessanta la fotografia si incrocia visibilmente con il linguaggio dell’arte così da diventare un forte riferimento di tipo progettuale e teorico. La figura dell’artista che usa la fotografia non solo come documentazione del proprio lavoro ma come traccia progettuale al pari del disegno, diviene molto ricorrente. Attraverso un serrato confronto tra gli appunti grafici sul taccuino personale dell’artista, le fotografie del 1965 e alcune delle più rilevanti opere scultoree e ambientali quali Attrezzi Agricoli (1968), Contropelo (1968), La ricostruzione della Balena (1966), 9 mq di Pozzanghere (1967) e Botole ovvero Lavori in corso (1968), opera quest'ultima che torna in esposizione dopo oltre dieci anni e restaurata con il contributo della Fondazione Pino Pascali, la mostra definisce un percorso attraverso le fasi di intuizione e concepimento dell’opera, articolandosi in alcune sezioni tematiche fondamentali attorno ai temi: “Cose d’acqua”; “Il porto, le barche, il mare”; “Geometrie e moduli”; “Finte sculture”;“Ritorno alla terra”; “Giochi d'infanzia”; “Il teatro e la maschera”. A questo si aggiunge una rilettura del “metodo pascaliano” che intreccia il lavoro artistico con quello pubblicitario e scenografico svolto per la RAI.

Nel corso della mostra che durerà fino al 24 novembre 2019, la Fondazione Pino Pascali organizzerà un programma di eventi e manifestazioni in collaborazione con istituzioni culturali con cui il Museo Pino Pascali condivide percorsi e intenti: la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, la Fondazione Teatro Petruzzelli, l’Apulia Film Commission, il Consorzio Teatro Pubblico Pugliese, Puglia Promozione, Fondazione Carnevale di Putignano, il Polo Biblio Museale di Brindisi e Lecce, l’Associazione Presìdi del Libro, la Fondazione Paolo Grassi - Festival della Valle d’Itria, la Fondazione Di Vagno, le Accademia di Belle Arti di Puglia.

La mostra sarà accompagnata da un catalogo con i testi dei curatori Antonio Frugis e Roberto Lacarbonara e di Rosalba Branà, Valérie Da Costa, Francesco Stocchi e Marco Tonelli.

Pino Pascali – Dall’Immagine alla Forma
A cura di Antonio Frugis e Roberto Lacarbonara. Direzione artistica: Rosalba Branà
Evento Collaterale della 58. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia
Pre-apertura stampa: breakfast: 8 maggio 2019, ore 10.30
Inaugurazione: 9 maggio 2019, ore 18.00
Fino al 24 novembre 2019

Orari: Tutti i giorni, dalle 11 alle 18. Chiuso il lunedì. Ingresso gratuito
Palazzo Cavanis: Fondamenta delle Zattere, Venezia

Con il supporto dei seguenti
Partner istituzionali
Regione Puglia, Comune di Polignano a Mare

Main Partner
Puglia Promozione, Apulia Film Commission, Teatro Pubblico Pugliese

Partner culturali
Città Metropolitana di Bari, Polo Museale della Puglia, La Galleria Nazionale, Roma

Sponsor
Art-Events, Bevande Futuriste, Caradonna Art Movers, Carrieri Design, Serenissima Ristorazione SPA

Info e press:
Responsabile della Comunicazione:
Santa Nastro
press@museopinopascali.it
M. +39 3928928522

Info:
info@museopinopascali.it
www.museopinopascali.it


CASADOROFUNGHER Comunicazione
Elena Casadoro
+39 334 8602 488
elena@casadorofungher.com

Francesca Fungher
+39 349 3411 211
francesca@casadorofungher.com
www.casadorofungher.com

Viewing all 1404 articles
Browse latest View live