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SONO PERSONE | 8.8.1991 di Jasmine Pignatelli

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SONO PERSONE | 8.8.1991 
è la scultura sul waterfront di San Girolamo di Jasmine Pignatelli dedicata al sentimento di accoglienza dimostrata dai baresi durante lo sbarco dei 20.000 albanesi nel 1991 e all’allora sindaco Enrico Dalfino a 25 anni dalla scomparsa. 

Bari, 24 maggio 2019. ‘Sono Persone, persone disperate. Non possono essere rispedite indietro, noi siamo la loro unica speranza’. È  la frase che il sindaco di Bari Enrico Dalfino (1935-1994) pronuncia l’8 agosto 1991, quando la nave Vlora entra nel porto di Bari con il suo carico di 20.000 albanesi. Le stesse parole, tradotte in codice morse e affiancate alla data dello sbarco, ispirano l’opera dell’artista Jasmine Pignatelli installata sulla facciata di un alloggio popolare del quartiere San Girolamo. 

Nel richiamare l’attenzione sui temi dell’immigrazione e dell’emergenza umanitaria è anche un omaggio, a 25 anni dalla sua scomparsa, all’allora sindaco Enrico Dalfino e alla frase che pronunciò sommessamente al termine di una giornata incancellabile che ha segnato la storia dell’immigrazione nel mondo intero. 

La scultura che fronteggia il mare e composta da 14 linee e 14 punti in acciaio inox, è donata a tutti i cittadini baresi e ad Arca Puglia Centrale, dalle gallerie Misia Artee Cellule Creative di Anna Gambatesa e Stefano Straziota insieme a TrackDesign e all’artista. 

La realizzazione dell’opera è stata condivisa con gli abitanti del condominio interessato e con la scuola di riferimento del quartiere. Con questa è stato attivato un laboratorio didattico a cura di Jasmine Pignatelli e Cinzia Santoro, rivolto ai bambini dell’Istituto Comprensivo Eleonora Duse di San Girolamo, per la realizzazione di una piccola esposizione di disegni e di un modellino che riproduce la scultura e il suo palazzo, sostenuto da Paola Romano assessore alle politiche educative giovanili, con la partecipazione dello scrittore Antonio Gianpietro. 

‘Sono Persone’ ha visto il sostegno morale dell’assessorato alle Culture e al turismo e di aziende sensibili ai temi sociali e all’arte quali la TrackDesign di Monopoli, specializzata nella lavorazione dell’acciaio, Werent srl, tra i leader in Italia nel settore noleggio, vendita e assistenza mezzi di sollevamento e movimento terra con sedi a Martina Franca e Modugno e di Doronzo Infrastrutture, Elettrotecnica Italiana Smart, SEC Mediterranea srl. La consulenza tecnica è stata affidata all'ingegnere Esmeralda Lagioia e all'architetto Cinzia Santoro che ha coordinato anche il progetto. 

“Rendere indelebile con una scultura pubblica una data, un fatto storico, un personaggio cittadino e con lui, l'intero popolo barese che ha saputoaccogliere quando si doveva accogliere – ha dichiarato l'artista Jasmine Pignatelli - è un compito di testimonianza che l'arte deve restituire in un'epoca densa di contraddizioni, paure e conflitti. Il linguaggio Morse, universalmente riconosciuto per inviare messaggi, si traduce nella volontà di trasmettere nell'etere sotto forma di segnale artistico grafico e simbolico il senso di umanità che l'episodio del 1991 genera ancora adesso, oggi come allora”.

“Nonostante gli anni, gli anniversari, i documenti e le memorie accumulate - ha confermato la fondatrice della galleria Misia Arte Anna Gambatesa - questa storia torna prepotentemente oggi in tutta la sua attualità, per  l'umanità che genera e per la partecipazione civica che incoraggia: l'opera che doniamo alla città di Bari deve invitare tutti a non perdere mai il senso della comunità umana a cui tutti apparteniamo”.

“È nel DNA di una città di mare come Bari, affacciata sull'orizzonte aperto del viaggio e dello scambio – ha aggiunto il direttore artistico di Cellule Creative Stefano Straziota - confermarsi aperta all'incontro, alla conoscenza, all'inclusione e alla fatica costruttiva del confronto”.

“La scelta di posizionare l'opera a San Girolamo, sulla facciata fronte mare di un alloggio popolare del nostro ente – ricorda Giuseppe Zichella, amministratore unico dell'ARCA PUGLIA CENTRALE  – ci è sembrata la più naturale, essendo la zona che ospita l'Arena dell Vittoria, teatro degli eventi del 1991. Abbiamo accolto con entusiasmo questa iniziativa sociale che Arca, con orgoglio, intende sostenere anche in virtù delle tematiche che l'operazione promuove come l'accoglienza, la riqualificazione dei quartieri e l'inclusione sociale attraverso l'arte”.

L’artista Jasmine Pignatelli, nata in Canada da genitori baresi nel 1968, vive e lavora tra Bari e Roma. Dopo gli studi artistici e la laurea in architettura sceglie come campo privilegiato del suo agire artistico la scultura. Geometria Concettuale, Arte Analitica e Programmata sono le principali linee di ispirazione della sua ricerca. Dopo anni vissuti “fuori sede” e con numerose mostre e premi all’attivo, la Galleria Misia Arte e Cellule Creative la intercetta organizzando la sua prima mostra personale a Bari nel 2015 avviando una costruttiva collaborazione che culmina oggi con l'intervento di San Giolamo. In Puglia, sua è l’opera pubblica a Laterza “Locating Laterza” anche essa in codice morse. 

La galleria Misia Arte di Bari si occupa dal 1984 dell’espressione visibile e della qualità dell’abitare attivando tra arti decorative, design e arte un dialogo culturale, stilistico e creativo. Oggi continua con Cellule Creative la collaborazione con artisti di nuova generazione e makers aperti a nuove sperimentazioni, interagendo con il territorio attraverso la valorizzazione di talenti culturalmente legati alla Puglia ma riconosciuti anche in ambito internazionale. 

UFFICIO STAMPA 
SEC Mediterranea srl 
Via De Giosa , 55 - 70122 Bari 
Tel. 080/5289670 

Samantha Sgaramella - Cell. 328/9633206 
Gianluigi Conese - Cell: 335/7846403 

SONO PERSONE | 8.8.1991 
Acciaio inox e codice morse 
Facciata Nord dell’edificio di alloggi popolari ARCA Puglia Centrale 
lungomare IX maggio angolo via Vito De Fano 
San Girolamo - BARI 
41.137914, 16.821537 

PROPRIETA': ARCA Puglia Centrale (Agenzia Regionale per la Casa e l’Abitare)

PATROCINIO: Comune di Bari 
OPERA DI: Jasmine Pignatelli 
A CURA DI: Anna Gambatesa e Stefano Straziota 
COORDINAMENTO: Cinzia Santoro 
UN PROGETTO DI: Misia Arte 
Cellule Creative 
TrackDesign 

IN COLLABORAZIONE CON: Werent srl 
Doronzo Infrastrutture 
Elettrotecnica Italiana Smart 
SEC Mediterranea 
CONSULENZE TECNICHE: Arch. Cinzia Santoro 
Ing. Esmeralda Lagioia 
REGIA BACKSTAGE: Francesco Castellani 

RINGRAZIAMENTI: Giuseppe Zichella, Amministratore Unico ARCA PUGLIA CENTRALE 
Istituto Comprensivo Eleonora Duse, San Girolamo - Bari 
Famiglia Dalfino 
Silvio Maselli, Assessore alle Culture e al Turismo 
Paola Romano, Assessore alle politiche educative giovanili 
Maria Santoro 
Antonio Gianpietro 
Raffaele De Giorgi 
Antonio Gatto e tutti i condomini del palazzo 

UFFICIO STAMPA: SEC Mediterranea srl 
INFO ARCA: www.arcapugliacentrale.gov.it/abitare-arca




Angelo Bonello con l'opera 'Ballerina' al Vivid Sydney Festival

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Angelo Bonello, artista Italiano da Roma, presenta il suo nuovo lavoro Ballerina al Vivid Sydney, al The Rocks. 
 
Le opere d'arte di Angelo Bonello sono state presenti in numerosi festival internazionali di luci, con installazioni luminose esposte ad Amsterdam, Toronto, Losanna e Washington, e all’I Light Singapore Festival recentemente concluso con il suo "Run Beyond".

L’opera
Ballerina è un omaggio al sogno di tutte le bambine che, attraverso il movimento e l'arte, aspirano a raggiungere l'infinito.
L'opera d'arte riproduce, in una sequenza di luci delle 20 sagome, il ciclo ipnotico di un balletto, in sincrono con la sua colonna sonora.
L'osservatore è attratto da questo gigantesco carillon grazie ad alcune caratteristiche che risveglieranno la sua attenzione. L'effetto stroboscopico richiama la sequenza di scatti in una memoria fotografica, fatta di visioni significative, anche se mai completamente percettibili. Il rapporto con il ritmo della musica si collega all'eleganza e alla morbidezza di una vera danza, mentre la natura ciclica richiama l'infinito come ripetizione di desideri, amore senza fine, sole eterno e vita. In questo contesto onirico, BALLERINA continua a ripetere passi e piroette, senza mai fermarsi, quasi ignaro del contesto urbano, nei bagliori del mare, nel dolce abbraccio della città.


Su Angelo Bonello
Angelo Bonello è nato a Torino. Si è interessato alla pittura e alla scultura fin dall'infanzia sotto la guida dell'artista impressionista Sergio Manfredi. Successivamente ha incontrato l'artista Antonio Carena da cui ha appreso le arti astratte e concettuali prima di approdare alla Techno-Art con Piero Gilardi. Allo stesso tempo si dedica negli anni ad un lungo percorso di ricerca nella natura, nella cultura e nell'arte. Mentre studia, esplora le foreste, scala montagne e scopre e vive le grandi città, come Pechino, Bogotà, Dubai, Rio de Janeiro.
Si interessa parallelamente alle arti figurative e astratte, all'alpinismo e al nuovo circo, alle arti performative e multimediali.
Angelo Bonello concepisce lo spazio urbano come un grande palco che ospita spettacoli ambientali e installazioni luminose che si incastrano perfettamente nel paesaggio, portando la land art su un piano onirico.
Elabora una sensibilità visiva ed una cifra stilistica basata sullo stravolgimento dimensionale dello spazio scenico e del paesaggio. Un palco che oltre al piano orizzontale prevede anche la proiezione aerea. 
Nel 1997 si stabilisce a Roma dove conosce Alberta Nunziante e insieme fondano Kitonb Project. Continua a esplorare gli angoli più selvaggidel mondo, ma è da Roma che pensa e crea gli oltre 150 progetti, realizzati in 40 paesi nel mondo.
Dal 2014 è molto attivo anche in campo televisivo in qualità di direttore artistico, come ad esempio "Italia's got talent" e “The Voice”, trasmissioni di grande successo internazionale.


Commento del Chief Executive Officer di Destination NSW e Produttore esecutivo del Vivid Sydney Sandra Chipchase

"Al suo undicesimo anno, Vivid Sydney continua ad evolversi, sorprende e incanta e le installazioni luminose per il 2019 - tra cui la Ballerina di Angelo Bonello - riflettono questo. Nel 2018 Vivid Sydney ha accolto 2,25 milioni di partecipanti e consegnato oltre172 milioni di dollari di spesa turistica per l'economia del NSW, e non c'è dubbio che l'iconico Lightwalk è stato un punto culminante per molti di questi ospiti. Come il più grande festival di luci, musica e idee nell'emisfero australe, il Vivid Light tornerà a stupire con il suo programma nel 2019"


Sul Vivid Sydney
Vivid Sydney è il più grande festival di luce, musica e idee nell'emisfero australe. Celebrando il suo undicesimo anniversario nel 2019, Vivid Sydney continua a essere il punto di riferimento per eventi di livello mondiale, creatività e innovazione. Trasformerà la città portuale in una colorata tela creativa dal 24 maggio al 15 giugno 2019. Il Festival presenta spettacolari installazioni luminose e proiezioni di grandi dimensioni; esibizioni e collaborazioni musicali contemporanee e all'avanguardia; conferenze pubbliche di personalità intellettuali di spicco, seminari di settore, conferenze e workshop sulla creatività, che celebrano il ruolo di Sydney come centro delle industrie creative dell'Asia e del Pacifico. Vivid Sydney è di proprietà, gestita e prodotta da Destination NSW, l'agenzia di eventi e turismo del governo del NSW, e nel 2018 ha attratto 2,25 milioni di partecipanti. Per maggiori informazioni visita




Angelo Bonello Artista Italiano al Vivid Sydney 2019
24 Maggio - 15 Giugno
Sydney NSW 2000

segnala: Giorgia Basili

Nello Petrucci. Over the sky

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Dopo il World Trade Center di New York e prima degli scavi di Pompei, l’artista Nello Petrucci arriva a Roma, all’Ambasciata americana.

Attraverso 20 grandi tele l’artista con un linguaggio inedito rimette al centro dell’arte temi come leggerezza e sentimento del tempo.

L’artista pompeiano Nello Petrucci, il 3 giugno 2019, presso la sede dell’Ambasciata americana a Roma, presenta Over the Sky, la nuova mostra a cura di Francesca Barbi Marinetti. Con un nucleo di venti lavori site-specific, pensato come omaggio alla storia e cultura visiva americana più recente, Petrucci continua la sua costruzione di un parallelo tra l’antichità con la città di New York.

È dopo il 2018, anno della sua residenza artistica presso il 3World Trade Centre, dove ha realizzato la monumentale The Essence of Lightness, che ha iniziato a formulare un pensiero visivo della resistenza che pone il classico come principio della permanenza della memoria identitaria dei popoli, trovando nella tipologia artistica della street-art un connubio naturale con il graffitismo pompeiano. Per questo progetto, in cui intravede una continuità, l’artista persiste col suo concetto di lightness (leggerezza), liberandosi metaforicamente sopra la città.

Il percorso dell’esposizione incomincia da un dittico che rappresenta due figure antitetiche, la morte e la resurrezione, la caduta e l’ascesi, desunte da un celebre frame di una ripresa delle Torri Gemelle durante l’attentato terroristico dell’11settembre 2001. Delle due anime, l’artista insegue l’anima che sale, incominciando quindi un viaggio che va al di sopra della città, in un luogo sospeso dove vige ancora la libertà di superare i limiti della dimensione fisica e temporale. Come spiega la Marinetti anche il linguaggio che adopera“il decollage diventa metafora di quel strappare e ricomporre che permette quella cosa meravigliosa e spaventosa insieme che è perdersi. Il perdersi, consente quelle condizioni mentalmente liberatorie attraverso cui si rendono visibili altre combinazioni di realtà”. E pertanto la percezione sbilenca, le altezze vertiginose, gli scorci che l’artista ci lascia di New York subiscono uno scatto diverso e un’evoluzione rispetto all’impaginazione concettuale e visiva dei lavori precedenti. Al confronto con l’idea di Pompei o di Roma che con la loro millenaria storia si dilatano in larghezza, New York è città verticale, slanciata in lunghezza.

Nello Petrucci (1981) è un artista italiano che vive e lavora tra Pompei e New York. Ha studiato regia cinematografica, lavorando su diversi film tra cui quelli di M. Scorsese, A. Taub, M. Bros. Ha scritto e diretto vari cortometraggi ricevendo numerosi premi: ora un suo cortometraggio è in lizza per il David di Donatello come miglior cortometraggio. Dopo un soggiorno determinante a Dublino, attratto dalla scenografia, è ritornato a Napoli per diplomarsi all'Accademia di Belle Arti. Qui ha realizzato e girato un film, dalla cui esperienza è nato lo spunto per le arti visive divenute materia prima per la accrescere la sua fantasia e per sviluppare un nuovo percorso. Fra le maggiori mostre: “L’Arte come il film della vita” al Palazzo Gravina di Napoli, “L’Arca della Creatività” al Castel dell’Ovo, collettive al Museo Civico di Capua, poi “Sulle sponde del Mediterraneo” al Maschio Angioino, Napoli . “La Grande Illusione” all’Archivio Centrale dello Stato di Roma diventa un successo, segue un’altra importante mostra come “Convergenze Parallele” al Real Polverificio Borbonico di Scafati, varie collettive al Palazzo Reale di Napoli, ottenendo successi e apprezzamenti da parte della critica. “Kairos” all’Agora Gallery di New York, all’Art fire di Shangai, Art expò a New York, “From Italy with love” di New York, fino a partecipare al grande progetto della street art nel prestigioso 3World Trade Center della famiglia Silverstein proporti. Ora è in lavorazione il progetto “Pompei e i misteri dell’eterna bellezza”, che si terrà negli Scavi di Pompei nel 2019/2020 a cura di Alessandro Cecchi Paone.

Il catalogo, pubblicato da Carlo Cambi editore, è a cura di Marcello Francolini, critico d’arte di riferimento dell’artista, che presenterà un’introduzione alla sua poetica. La silloge di testi vedrà numerosi contributi critici, tra cui quello della curatrice della mostra Francesca Barbi Marinetti, che sottolineerà le relazioni geografiche tra i luoghi del Petrucci secondo l’asse New-York-Pompei tra graffitismo arcaico e street-art americana. A seguire l’intervento di Lara Caccia, docente Accademia delle Belle Arti di Catanzaro, Maria Letizia Paiato, docente Accademia di Belle Arti di Macerata, Mary Angela Schroth, direttrice galleria Sala Uno Centro Internazionale d’Arte Contemporanea di Roma, e infine il testo di Mario Sesti, regista e noto critico cinematografico.

All’appuntamento di lunedì 03 giugno 2019 che prevede la preview della mostra negli spazi suggestivi e pressoché segreti dell’Ambasciata americana, seguirà la presentazione del Catalogo martedì 18 giugno dalle ore 16,00 alle 18,00 durante il talk “Autoritratto” presso il Macro Asilo il nuovo progetto del Museo di Arte Contemporanea di Roma diretto da Giorgio De Finis. Infine il 21 giugno presso l’Ambasciata si terrà la vera e propria inaugurazione della mostra seguita da un cerimoniale ufficiale organizzato dalla stessa istituzione.

La mostra è stata realizzata grazie al contributo di Contemply SRL ente promotore diretto da Gianni Boccia.

Info
03/29 giugno 2019
“Over the Sky” mostra personale di Nello Petrucci 
a cura di Francesca Barbi Marinetti
Ambasciata USA di Roma - Via Vittorio Veneto, 121

18 giugno dalle 16,00 alle 18,00
“Autoritratto” talk con l’artista e presentazione del catalogo a cura di Marcello Francolini
Macro Asilo
Via Nizza, 138

21 giugno ore 12,00
Inaugurazione ufficiale all’Ambasciata durante un evento in cui si potrà assistere al cerimoniale americano

Ufficio stampa e coordinamento Artpressagency di Anna de Fazio Siciliano
M. 349/15.05.237 

pubblica: 


INCIAMPO 16 e 17

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Il primo giugno 2019 prosegue Inciampo, progetto in progress (fino al 29 settembre) a cura di Paola Tognon, con la presentazione di due nuove opere che dialogano nei secoli all'interno del Museo della Città - Luogo Pio Arte Contemporanea.

Nel Luogo Pio Arte Contemporanea, all’interno della sua ex chiesa del XVIII secolo, un riallestimento minimale mette in relazione due artisti e due culture diverse: Hidetoshi Nagasawa (1940 – 2018) con l’opera Colonna, 1972 in dialogo con il Grande Rettile, 1967 di Pino Pascali (1935 – 1968). Nella stessa giornata, la presentazione del restauro dei due antichi busti della Congregazione olandese - alemanna, reso possibile grazie al sostegno del Rotary Club Livorno.

Hidetoshi Nagasawa, Colonna, 1972
Un incontro ravvicinato tra sensibilità, traiettorie e pratiche diverse: geniale, ironica e dissacrante quella di Pino Pascali con l’opera il Grande Rettile, 1967 - vincitrice dell’ultimo Premio Modigliani nel 1968 a Livorno; struggente e poetica, ma insieme possente e vitale, quella di Hidetoshi Nagasawa con la grande scultura Colonna, presentata a Livorno dal primo giugno. Un incontro che mette in relazione il biancore e la leggerezza della tela centinata di Pascali con l’energia silente del marmo lavorato da Nagasawa, ma soprattutto che va a comporre e proporre un’inaspettata relazione tra invenzione e forma nella rappresentazione del corpo come luogo della trasformazione.
Colonna, una tra le più stupefacenti opere di Nagasawa, esposta alla Biennale di Venezia nel 1972, anno della sua realizzazione, e al Louisiana Museum nel 1974, è una grande e possente scultura che poggia a terra componendosi di undici sezioni di marmo per una lunghezza di circa sette metri. “Si tratta di undici pezzi di marmo, tutti di colori diversi, provenienti da luoghi diversi e lontani, distanti tra loro anche centinaia di chilometri, io li ho messi vicini. Ho messo gli undici marmi l'uno di seguito all'altro, mantenendo sempre un intervallo di un centimetro. In quel piccolo spazio si chiude la distanza del loro viaggio e la loro storia”.[1]

Nagasawa, nato in Manciuria da genitori giapponesi, arriva in Italia tramite un leggendario viaggio in bicicletta. Nel 1966, dopo una laurea in architettura a Tokyo, Hidetoshi parte dal Giappone e dopo un anno e mezzo di pedalate attraverso decine di frontiere arriva a Istanbul. Qui, accompagnato dalla musica di Mozart proveniente da una radiolina - come nella narrazione che ormai accompagna questo viaggio - attraversa il Bosforo per entrare in Europa e sbarcare in Italia, a Brindisi, per pedalare poi sino a Milano dove il furto della bicicletta segna il suo destino e l'inizio di una nuova vita. Milano, città che in quegli anni viveva un grande fervore sociale e culturale, diventa sua città di adozione; qui entra in contatto con Enrico Castellani, Luciano Fabro, Mario Nigro, Athos Ongaro e Antonio Trotta, con i quali stringe un lungo sodalizio intellettuale e artistico. È stato tra i fondatori della Casa degli artisti, che ebbe un ruolo decisivo nella scena artistica milanese. La ricerca di Nagasawa, permeata dalla filosofia orientale, affonda però le sue radici e la sua pratica nella cultura di origine e in quella di adozione, culture tra le quali l’artista costruisce ponti e relazioni di senso, con opere dall’alto valore simbolico e poetico in cui si fondono sincreticamente eredità spirituali dell’Oriente e dell’Occidente. “Vorrei vivere come un antico trovatore, anche perché mi piace molto viaggiare. In ogni posto cerco di trovare un rapporto, di scoprire un legame”.[2]


Antichi busti della Congregazione olandese - alemanna di Livorno
Grazie al Rotary Club Livorno il primo giugno 2019 viene presentato il restauro di una coppia di antichi busti della Congregazione olandese - alemanna, due sculture in marmo di Carrara raffiguranti due soldati in uniforme da parata, uno più anziano e uno più giovane, entrambi provenienti dal cimitero della Congregazione olandese - alemanna in via Mastacchi, i cui stilemi e forme fanno pensare a una datazione tardo seicentesca.
Sorta nel 1622 come associazione di tipo assistenziale per i residenti di lingua olandese e tedesca senza distinzione di appartenenza religiosa, la Congregazione olandese - alemanna di Livorno si costituì nel tempo con un’impronta riformata che chiedeva e restituiva l’esigenza di un luogo di sepoltura acattolico e quindi all’epoca soggetto al controllo del Sant’Uffizio. Per questo, il primo cimitero olandese sorto nell’attuale via Garibaldi prese l’aspetto di un giardino attirando l’interesse degli studiosi oltre che dei numerosi viaggiatori stranieri.
Alle Leggi Livornine di fine ‘500 si deve, infatti, l’afflusso di qualificate presenze straniere, il cui lascito, anche dopo le dolorose distruzioni belliche e postbelliche, emerge in particolari ambiti quali i luoghi della fede, facendo di Livorno l’osservatorio privilegiato del pluralismo religioso in Italia.
Le due sculture, esposte per lunghissimo tempo all’esterno, presentavano un cattivo stato di conservazione: entrambe avevano perso naso e cimiero; il più anziano fra i due guerrieri, distaccato dalla base per una rottura del perno e di parte del suo basamento, si trovava a terra, ricoperto di foglie e terriccio; consistenti patine nere avevano inoltre ricoperto la loro superficie. Il restauro attuale, realizzato dal laboratorio Ergo Tèchnes di Alessandra Ascenzi grazie al Rotary Club di Livorno, ci restituisce la coppia di busti nella loro possente eleganza e qualità di finitura sostituendo anche i vecchi basamenti in cemento del 1924 con nuovi basamenti essenziali che rendono leggibile il piedistallo come frutto di un intervento contemporaneo. Al termine del progetto Inciampo (29 settembre 2019) - che vede il loro allestimento a guardia del plastico della Livorno nella parte del Museo della Città - la coppia di busti tornerà nel piccolo Museo della Congregazione olandese - alemanna.

Gli inciampi sono progetti, opere e installazioni site specific che frammentano la continuità delle collezioni, in modo inaspettato, sensibilizzando il nostro passo davanti a inedite risonanze e contrapposizioni.

Si ringraziano: famiglia Nagasawa, Galleria Il Ponte-Firenze, Congregazione olandese-alemanna di Livorno, Rotary Club Livorno

Inciampo 16
Hidetoshi Nagasawa, Colonna, 1972, marmo, cm 30x700x30, courtesy Famiglia Nagasawa,
con la collaborazione della Galleria Il Ponte, Firenze

Inciampo 17
Antichi busti della Congregazione olandese - alemanna di Livorno, marmo bianco di Carrara, fine 1600
Collocazione originaria cimitero Congregazione olandese-alemanna di via Mastacchi, Livorno
Restauro di Ergo Tèchnes – Alessandra Ascenzi, sostenuto dal Rotary Club Livorno

Museo della Città – Luogo Pio Arte Contemporanea
Piazza del Luogo Pio - 57100 Livorno
0586-824551

Ufficio Stampa
Cinzia Morgantini Ufficio Comunicazione e Marketing - Comune di Livorno
tel. 0586 820504
Serena Becagli Ufficio stampa arte
tel. 339 8754106

Domenico Ventura. Le Malelingue

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In mezzo a un gruppo di signore intente a mangiare un gelato, una con gli occhiali spessi guarda dritto verso di noi. È, il suo, uno sguardo corale e inquisitorio, lo sguardo delle malelingue. Sembra di poter ascoltare i pensieri che stanno dietro a questo sguardo, che presto prenderanno aria in forma di chiacchiera e pettegolezzo, tra una cucchiaiata e l’altra di gelato. S’intitola “Le Malelingue” la personale di Domenico Ventura che Casa Vuota a Roma ospita dal 12 giugno al 21 luglio 2019. A cura di Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, la mostra s’inaugura mercoledì 12 giugno alle ore 18:30in via Maia 12 ed è visitabile su appuntamento. 

È un’occasione imperdibile per immergersi nell’universo figurativo bizzarro, assurdo e surreale di Ventura, un artista schivo, appartato e forse proprio per questo sorprendente, sapiente artefice di una pittura riconoscibile e personalissima, formalmente composta e raffinata che tuttavia disorienta lo spettatore con soggetti ambigui e situazioni destabilizzanti e paradossali, dietro un’apparente verosimiglianza. Le stanze dell’appartamento del Quadraro trasformato in spazio espositivo, ancora rivestite di vecchie carte da parati sdrucite e strappate, sono l’ambientazione ideale per i racconti a volte iperbolici e a volte boccacceschiche Domenico Ventura dispiega nelle scene della sua pittura e sembrano riempirsi degli echi di un vociare di paese. La voce di Altamura, sulle Murge pugliesi, terra d’origine dell’artista, ma anche la voce di Roma, dei suoi quartieri e delle sue borgate. Che siano ambientate tra i mobili di una casa oppure che siano scorci di esterni, vedute di piazza, feste di popolo, scenari campestri, le narrazioni vernacolari di Ventura sono caratterizzate da una dovizia di particolari e da un gusto della deformazione, dell’iperbole, dell’esasperazione. Si reggono non solo su una perizia tecnica davvero notevole ma anche su una profonda capacità di scavo psicologicoche ha radici antiche e nobili, a partire dai ritratti grotteschi e caricaturali di Leonardo da Vinci. Uno sguardo corale e appassionato, umanissimo e molesto, abbraccia tutti i personaggi della pittura di Domenico Ventura nel vortice di una contagiosa maldicenzache dice tutto e tutto tace, per quieto vivere e senso del pudore.

Domenico Ventura (1942) è nato e vive ad Altamura. Si forma all’Accademia di Belle Arti di Napoli conGiovanni Brancaccio. Esordisce giovanissimo con una peculiare e corente ricerca nel campo della figurazione, facendo numerose personali in Puglia e ponendosi in controtendenza rispetto agli orientamenti artistici del tempo. Alla fine degli anni Settanta varca i confini della regione con – tra le altre mostre – una personale alla Galleria Eros di Milano. Tra le ultime personali si ricordano nel 2017 “Scherzetto” al Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna di Palazzo Lanfranchi a Matera curata da Marta Ragozzino, nel 2014 “Domenico Ventura da Altamura” presso lo Studio Abate di Roma a cura di Takeawaygallery, nel 2012 “Spazio Privato” alla Majazzin House Gallery di Altamura e nel 1999 “Cosa avrà in mente Domenico Ventura per Piazza Sedile?” a Matera a cura di Elvio Porcelli. Nel 1999 inoltre Massimo Guastella cura il suo catalogo monografico intitolato “Cattivi pensieri”.


INFORMAZIONI TECNICHE:
TITOLO DELLA MOSTRA: LE MALELINGUE
AUTORE: Domenico Ventura
A CURA DI: Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo
LUOGO: Casa Vuota – Roma, via Maia 12, int. 4A
QUANDO: dal 12 giugno al 21 luglio 2019
ORARI: visitabile su appuntamento
VERNISSAGE: mercoledì 12 giugno 2019, ore 18:30
INFORMAZIONI: cell. 392.8918793 | email vuotacasa@gmail.com | INGRESSO GRATUITO

Andrej Dubravsky - Emissions and secretions

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Martedì 11 giugno Andrej Dubravsky inaugura la stagione estiva della galleria Richter Fine Art con Emissions and secretions,la sua prima mostra personale in Italia. L’artista slovacco, classe ’87, attraverso i suoi dipinti sfida gli ideali di natura, sessualità, genere e potere. 

Tra adolescenti, figure ambigue travestite da insetti, conigli, galli, gatti e stati di metamorfosi tra cui i suoi amati bruchi Dubravsky tratta temi a lui cari e molto attuali come il cambiamento climatico, l’agricoltura intensiva, l’industria globale, la politica. La pittura di Dubravsky, all’apparenza giocosa e formalmente convenzionale, esplora temi molto più scuri tra cui relazioni intergenerazionali, elementi di sottomissione, complicità, porno; e delicati, come l’omosessualità e l’auto-gratificazione.

È così utopico pensare di cambiare il mondo con l’arte e la pittura?

«La mostra - afferma l’artista - riguarda fondamentalmente il sesso e la natura. Da quando ho comprato casa in un villaggio in Slovacchia sono molto più attento alle problematiche ambientali: vedo costantemente i miei vicini che annaffiano gli ortaggi e i frutti con prodotti chimici, e il modo di tagliare l’erba molto corta che sembra un deserto verde. L’inquinamento e i rifiuti industriali colpiscono l’agricoltura circostante, l’acqua è contaminata, le sostanze chimiche sono usate sulle colture e la qualità dell’aria è compromessa. La vita nel villaggio sembra sempre carina e divertente su Instagram, ma dall’altra parte è un posto molto buio, dove si sta assistendo al cambiamento climatico dell’Europa centrale. È un posto dove non è cosi facile essere gay».

Dubravksy cerca di sedurre l'osservatore in una relazione intima. Con i suoi dipinti, invita a un viaggio amichevole in una terra sconosciuta, trasformando il visitatore in un voyeur. L’artista, non attira l’attenzione solo con le sue idee provocatorie. Attraente è anche la sua pittura veloce, lavora con tecnica su tela grezza. I colori vengono rapidamente iniettati nel dipinto e conferiscono all’immagine un’atmosfera speciale. D’altra parte, l’immagine non può essere successivamente ritoccata e richiede un’attenta preparazione e schizzo.
«Mi piace lasciare questo punto di domanda per l’osservatore. – Conclude l’artista - Ci saranno anche dei dipinti di bruchi, Anche loro, sono vulnerabili come i ragazzi, hanno una forma fallica e pelosa da una parte, ma possono essere velenosi e pericolosi dall’altra. Proprio come le persone, coltivano pesantemente, industrializzano, avvelenano e poi mangiano tutto».

Andrej Dubravsky, nato in Slovacchia nel 1987, si è laureato all’università di Belle Arti e Design di Bratislava (la stessa di Katarina Janeckova). Nonostante la sua giovane età è considerato un artista di straordinario talento e ha ottenuto maggiore riconoscimento internazionale in mostre collettive a New York e in Germania. Più volte ha esposto in mostre personali in Slovacchia, Repubblica Ceca e Germania, è stato rappresentato anche in Italia, Francia e Brasile. 

E’ in collezione nella galleria Nazionale Slovacca.

Vademecum:
Titolo: Emissions and secretions
Artista: Andrej Dubravsky
galleria Richter Fine Art, vicolo del Curato, 3 – Roma

Durata mostra:
da 11 giugno al 31 luglio 2019
Orari: dal lunedì al venerdì e il sabato su appuntamento


Email: info@galleriarichter.com
Fb account: Galleria Richter Fine Art

Ufficio Stampa: Chiara Ciucci Giuliani mob. +39 3929173661 | email: chiaracgiuliani@gmail.com

Pier Paolo Calzolari. Painting as a Butterfly

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A quarant’anni dall’ultima mostra in uno spazio pubblico a Napoli (Villa Pignatelli, 1977), la Fondazione Donnaregina per le arti contemporaneepresenta Painting as a Butterfly, la prima grande retrospettiva dedicata esclusivamente alla produzione pittorica e disegnativa di Pier Paolo Calzolari (Bologna, 1943), uno dei più importanti artisti italiani contemporanei, esponente a partire dagli anni Sessanta delle ricerche afferenti all’Arte Povera.
La mostra del museo Madre, organizzata in stretta collaborazione con la Fondazione Calzolarie
a cura di Achille Bonito Oliva e Andrea Viliani, inizia al terzo piano per proseguire
 nelle quattro Sale Facciata al secondo piano (entrando anche in dialogo con la prospiciente sala affrescata da Francesco Clemente) e concludersi nella Sala Re_PUBBLICA Madre al piano terra, comprendendo oltre 70 dipinti, disegni e opere multimateriche, di cui 28 mai esposti prima in un’istituzione pubblica italiana, realizzati dalla metà degli anni Sessanta a oggi, che documentano tutti i principali cicli e fasi della ricerca dell’artista.
 La pratica della pittura per Calzolari – come da lui dichiarato a Bonito Oliva nell’intervista inedita per il catalogo della mostra – è uno “strumento di ascolto”, uno stato di “sospensione” in grado di portare a una sintesi le molteplici articolazioni della sua ricerca, al contempo minimalista e sensuale, concettuale e barocca. Calzolari ha trascorso la sua giovinezza a Venezia, dove è stato influenzato dagli effetti luministici e dal riflesso della luce sulle superfici architettoniche, elemento distintivo della pittura veneta. Queste osservazioni lo conducono ad adottare nelle sue opere un materiale quale il ghiaccio, scelto per dare rappresentazione diretta del bianco perfetto che può esistere solo in natura e destinato a caratterizzarne la produzione successiva, così come altri materiali, elementari e spesso organici, quali fuoco, sale, piombo, foglie di tabacco, muschio, legno combusto, noci, gusci di animali, insieme a neon e feltro. 

Continuando ad esplorare il suo interesse per la luce, la materia e lo spazio-tempo attraverso
la scultura, l’installazione e la performance – come negli happening realizzati dal 1966,
 in cui spinge gli spettatori a divenire interpreti di quella che definirà “attivazione dello spazio” – Calzolari realizza a partire dagli anni Sessanta dipinti e disegniche, seppur meno conosciuti, rappresentano una caratteristica e una componente fondamentale della sua pratica. Opere che delineano una riflessione sulle relazioni fra colore, forma, oggetto e ambiente, anche nel richiamo alle sperimentazioni dei Valori Plastici novecenteschi, e che non solo hanno plasmato e strutturato la sua ricerca artistica, ma che rivestono una profonda influenzasia nella definizione dell’arte italiana degli ultimi cinquant’anni sia verso le successive generazioni.
Nei suoi dipinti e disegni Calzolari ha infatti ripercorso e liberamente portato a confronto elementi e concetti apparentemente antitetici quali materie naturali e rappresentazione pittorica,astrazione e figurazione, dimensione visuale e performativa, spazio-tempo dell’opera e dell’ambiente in cui essa si inserisce, riplasmandolo. 



Terzo Piano

Dopo un incipit configurato come una vera e propria “camera di pittura” – in cui lo spettatore si immerge in un ambiente totalizzante e la superficie pittorica acquisisce una consistenza reale e un’articolazione tridimensionale ed architettonica – il percorso della mostra al terzo piano si struttura secondo un criterio cronologicoe per gruppi tematici. 
Nella prima sala sono presentate alcune opere della fine degli anni Sessanta – a partire dalla riproduzione su carta da parati di Prolegomeni per una definizione dell’atteggiamento(1965) e da Quadro per Ginestra(1966) – che documentano una sottile reinterpretazione in chiave scenografica e immaginifica del New Dada e della Pop Art nordamericani, conosciuti dall’artista alla Biennale di Venezia del 1964. 
Il percorso prosegue descrivendo la ricerca pittorica dell’artista fra gli anni Sessanta e Settanta e l’evoluzione, nella formalizzazione delle opere, di soluzioni tecniche e stilistiche ritornanti su loro stesse, che restituiscono un’esperienza tanto intellettuale quanto sensoriale della pittura. Tra tali elementi ricorrenti: l’oscillazione tra astrazione formale e riferimento al reale; l’uso di materiali di origine naturale e di oggetti o elementi scultorei giustapposti alla tela per conferirle una presenza concreta nello spazio-tempo dell’osservatore; l’adozione di campiture di colore solo apparentemente uniformi e spesso realizzate utilizzando le più classiche tecniche pittoriche; la predilezione per una gamma cromatica dal valore inizialmente simbolico e poi, nel corso degli anni, sempre più impressionistico nella modulazione e nell’assorbimento della luce. 

Le sale sono quindi strutturate come una successione cromatica che procede da opere nelle varianti del bianco – fra le altre i due Senza titolodel 1965, Senza titolo, 1967, e Lago del cuore [Lanciforme], 1968, in cui compare una foglia di tabacco sullo fondo bianco della parete – a tele blu, dal più mosso e variegato Prussia al più compatto oltremare, memore di tanti cieli medioevali e rinascimentali. Tra queste ultime: Senza titolo [Lasciare il posto],1972, in cui una struttura composta da un motore ghiacciante, un uovo, una brocca di vetro e una superficie di piombo è posta davanti ad una tela blu oltremare; Senza titolo, 1978-1997, e La luna, 1980, in cui un cielo notturno fa da sfondo ad un tavolino su cui poggia una caffettiera. In Finestra (1978), invece, l’artista sperimenta il rapporto tra la luce naturale, proveniente dall’esterno attraverso un’apertura reale, e ciò che egli individua come la rappresentazione materica dell’idea di luce: una superficie dipinta di giallo che incastona la finestra. La riflessione sul giallo si sviluppa anche nelle due opere
del 1978 Senza titolo, da cui emergono l’immagine di un serpentello e una piuma vera. 

La sala centrale del terzo piano rappresenta una delle “eccezioni” al criterio cronologico seguito nel percorso espositivo: la tela di grandi dimensioni Monocromo blu(1979) – in cui vari strati di colori diversi e sovrapposti producono l’effetto di una superficie cromaticamente omogenea ma densa di movimenti ottici in tensione dinamica – fronteggia il trittico Haïku(2017), composto da tre mollettoni bianchi, possibile trasposizione figurativa degli omonimi componimenti della poesia giapponese, strutturati in tre versi. La compresenza e l’associazione di opere realizzate in momenti distanti nel tempo testimonia quanto l’artista abbia sempre tentato, pur con diverse modalità, di rendere visibili i dati del pensiero astratto e l’essenza delle cose. Seguono le opere in cui, dalla fine degli anni Settanta e durante gli anni Ottanta, l’artista sperimenta la componente più istintiva della sua ricerca, rappresentata dal “magma” cromatico – in cui spiccano ancora il giallo ed il blu, insieme al rosso e al verde – di opere come Naturlandschaft mit Vogel(1981), Naschmarkt, le due versioni di Supraborde di Rideau (1984), le tre versioni di La Grande Cuisine(1985 e 1986) e Veste Urbinate(1986-1999). La fine del percorso al terzo piano è dedicata alla serie dei Capricci, termine che in musica indica una composizione libera rispetto a stile o scansione ritmica, mentre in pittura fa riferimento ad una composizione in cui si alternano architetture fantastiche e visionarie rovine archeologiche, delineando paesaggi fittizi e uno spazio- tempo sospeso, assecondato da Calzolari con una sensualità barocca che ci riporta al Settecento veneziano. 


Secondo Piano, Sale Facciata 

Il percorso di mostra al secondo piano si sviluppa tra la sala affrescata di Francesco Clementee le quattro Sale Facciata, presentando Natura morta(2008) e altre opere che testimoniano non solo la profonda conoscenza ma anche la sostanziale reinvenzione della storia dell’arte, non solo europea, che sottotraccia anima tutta la produzione pittorica, scultorea e performativa di Calzolari: Omaggio a Fontana(1988), l’opera-performance Hommage(2001), Valori Plastici Ce Donald Duck(2005), quasi un’ironica ipotesi di pala d’altare che trascende la Pop Art a soggetto fumettistico. 
Opere come Senza titolo(2006), Nachtmusik für Karine(2016) e ulteriori versioni di Haïkuci introducono agli ultimi anni della ricerca pittorica di Calzolari, che riprende e approfondisce elementi distintivi facendo contestualmente emergere un’incessante volontà di variazione, come nel recupero di tecniche pittoriche arcaiche, quali la pittura al latte o alla chiara d’uovo, applicate a soggetti e momenti fondanti della sensibilità moderna, come i Valori Plastici italiani dell’inizio del XX secolo. 
Ad introduzione di questa sezione, il polittico Senza titolo(2015) propone una possibile ricongiunzione fra astrazione e figurazione, ponendosi idealmente in dialogo – attraverso la sua compatta ma lieve policromia di matrice concettuale e poverista – con l’affresco policromo Ave Ovo
di Francesco Clemente, uno dei massimi esponenti della Transavanguardia italiana, presente nella collezione site- specific del Madre. 



Piano Terra, Sala Re_PUBBLICA Madre 

Al piano terra, nella Sala Re_PUBBLICA Madre, la sezione conclusiva della mostra è introdotta da una quadreria di disegni preparatori risalenti alla seconda metà degli anni Sessanta e da opere su carta più recenti, alcune delle quali connesse a imprescindibili opere non pittoriche, come Il mio letto così come deve essere(1968-2014) o Un flauto dolce per farmi suonare(1967-1968). 
A seguire sono presentate quattro opere di grandi dimensioni, rappresentative degli spunti che hanno caratterizzato tutta la ricerca pittorica di Calzolari nei suoi cinque decenni: l’opera-performance Mangiafuoco(1979), in cui ancora una volta la pittura dialoga con la mutazione e la vitalità della materia, questa volta il fuoco, proponendo la sfida di una sua possibile mimesi pittorica; Senza titolo(2008) e Senza titolo [Tre feltri](2008-2014), due studi sugli effetti cromatici del feltro combusto, che nel primo caso emerge verso la tridimensionalità dello spazio espositivo; Senza titolo(1999), in cui il ferro, la cera, il piombo e l’oro sono posti al centro di una riflessione, agita dal moto continuo di una struttura su rotaie, sul rapporto fra l’opera d’arte e lo spazio-tempo che la circonda e che, come osservatori attivi, ci ricomprende.


La mostra al Madre esplora in questo modo anche la possibile relazione tra linee di ricerca storiograficamente considerate in opposizione quali l’Arte Povera e laTransavanguardia: se la prima (affermatasi alla fine degli anni Sessanta) fu intesa anche come rifiuto delle tecniche artistiche tradizionali a favore dell’uso di materiali quotidiani, ordinari e organici e di processi in tempo reale in grado di riscrivere l’esperienza del fare artistico in una dimensione critica e conoscitiva, la seconda (affermatasi alla fine degli anni Settanta) fu intesa invece come un fare non lineare che attraversa la storia dell’arte e di tecniche, materiali, forme e motivi ispiratori, per riproporli in un dinamico rapporto con la sensibilità contemporanea. Analizzando le loro possibili e molteplici relazioni, questa mostra diviene quindi uno strumento di ricerca volto a approfondire una pratica artistica complessa e articolata quale quella di Calzolari, ponendola in una relazione criticamente aperta con la storia dell’arte contemporanea italiana. 

Una monografia verrà pubblicata da Edizioni Madre (uscita: estate 2019), con saggi inediti di David Anfam, Vincenzo De Bellis, Andrea Viliani, una conversazione fra l’artista e Achille Bonito Oliva, schede storico-critiche a cura di Anna Cuomo e Eduardo Milone, apparati scientifici e bibliografici e una documentazione iconografica appositamente commissionata per questo volume dal fotografo Michele Alberto Sereniper illustrare tutte le opere in mostra.

La mostra è stata realizzata integralmente con fondi POC (PROGRAMMA OPERATIVO COMPLEMENTARE) 2014-2010



Ufficio stampa Madre 
Enrico Deuringer cell.: +39 335 7249830
Sarah Manocchio cell.: +39 340 2352415
E-mail: ufficiostampa@madrenapoli.it 

Pier Paolo Calzolari. Painting as a Butterfly
a cura di Achille Bonito Oliva, Andrea Viliani 

08.06-30.09.2019

Via Settembrini 79, 80139 Napoli
+39.081.197.37.254


pubblica:

Luca Giannini / Monica Sarandrea - Il peso delle stelle

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Il giorno 13 giugno 2019 alle ore 18.00 Studio Tiepolo 38 presenta la mostra bipersonale Il peso delle stelle di Luca Giannini e Monica Sarandrea a cura di Viviana Quattrini.

“Da sempre l’uomo, volgendo l’occhio e i suoi strumenti verso il cielo, cerca di sondare l’immensamente grande e, osservando l’infinitamente piccolo cerca di capire l’origine della vita. È in queste due direzioni che si muove la ricerca dei due artisti romani Monica Sarandrea e Luca Giannini. Entrambi propongono un’arte che è continuamente immersa nel presente della materia pulsante e allo stesso tempo è evocazione di una dimensione cosmica dove le categorizzazioni e le definizioni decadono lasciando posto all’intuizione archetipica e sustanziale.

In questa mostra gli artisti presenteranno visioni personali, mutevoli e affascinanti dove protagoniste saranno le galassie con le loro stelle. (...)

Nelle loro opere, gli artisti analizzano le proprietà della materia ne sondano, nelle varianti, le possibilità che la rendono elemento ed entità non solo terrena e particolare ma anche astratta e universale. Spazio e materia sembrano coincidere: come “matrici” le masse informi di Monica Sarandrea mettono in relazione la creazione naturale e la creazione artistica divenendo così dei microcosmi, delle galassie animate e plasmate da energia e materia oscura. Simili a meteoriti divengono anche traccia e memoria di quella scia luminosa e misteriosa che attraversa la nostra atmosfera. La lucentezza è una caratteristica di questa serie di lavori in ceramica, questa rievoca la luce nella sua energia primordiale e, nelle sue innumerevoli variazioni, determina un’apertura ed uno scambio con la realtà circostante; in Luca Giannini, segni e strati di materia contengono invece idee di uno spazio poetico, misurato e indagato da linee, masse e ritmi che come costellazioni ne determinano l’orientamento. Il ferro, utilizzato in una parte delle sue opere, rimanda ai processi di sintesi degli elementi pesanti attraverso le reazioni di fusione stellare a partire dagli elementi più leggeri costituenti l’universo. Con le sue costellazioni l’artista stabilisce delle “rotte”, viaggi reali o immaginari oltre i confini della ragione che diventano riflessioni sulle origini e sul destino dell’uomo. Così gli artisti esplorano, al limite del sensibile, una nuova dimensione, uno “spazio poetico” come direbbe il filosofo francese Gaston Bachelard, dove dalla contemplazione e percezione dello spazio intimo e quotidiano si può arrivare a un'intuizione universale, uno stato di benessere, unarêverie di infinito tipica del sognatore.”

Luca Giannini (Bologna, 1972) si forma artisticamente presso l'Accademia RUFA di Roma, seguendo i corsi di pittura, incisione e scultura di Tullio De Franco, Maria Pina Bentivenga e Davide Dormino. Vince nel 2007 l’XI Premio Internazionale Massenzio ed è finalista nel 2012 alla prima edizione del Premio Adrenalina al MACRO Testaccio di Roma. In Sicilia fonda il progetto Anime a Sud, dedicandosi al recupero architettonico e all'interior design di proprietà riconvertite in esclusive strutture ricettive. Con la collaborazione di ArteFact Hotel Art Consultants di Londra nel 2011 sue opere entrano nella collezione di Castel Monastero resort, dove lavora su commissione per una Via Crucis nella Chiesa dei SS. Jacopo e Cristoforo. Nel 2015 collabora con Kavac Film per il set di “Fai bei sogni” di Marco Bellocchio e tra il 2016 e il 2017 partecipa alle prime due edizioni di RAW Rome Art Week. Sue esposizioni personali si tengono tra il 2007 e il 2014 a Roma presso le gallerie Il Laboratorio, Massenzio Arte e RufArt Gallery e nel 2018 ad Atlanta presso Summerour Architects. Tra il 2008 e il 2018 espone in mostre collettive presso la Fortezza Spagnola di Porto Santo Stefano, Palazzo Chigi di Formello e, a Roma, presso l'ISA, il Centro Culturale Elsa Morante, l'Auditorium Parco della Musica e l'Istituto Portoghese di Sant'Antonio. Le sue opere sono parte di collezioni private in Italia, Europa e Stati Uniti. Vive e lavora tra Roma e la Sicilia.

Monica Sarandrea (Roma, 1974) si forma presso La Porta Blu Art School di Roma seguendo i corsi di disegno e pittura del maestro Alberto Parres. Approfondisce lo studio della cromatica e del segno, orientandosi progressivamente verso l’astrazione. Frequenta inoltre il corso di incisione del maestro Roberto Pace e dal 2011 inizia a dedicarsi alla scultura, prediligendo materiali quali la creta e il gesso. Dal 2011 al 2013 partecipa a stage di scultura su marmo nell’isola di Thassos in Grecia. Dal 2006 prende parte ad esposizioni collettive, festival, rassegne di arte contemporanea in Italia e all’estero, tra queste la galleria RvB Arts, MICRO Arti Visive, Centro Culturale Gabriella Ferri, Ex Dogana a Roma, Ca’ dei Carraresi (Treviso), Artbox Project (New York), Galerie L’Atelier (Hünibach, Svizzera). Sue esposizioni personali si tengono a partire dal 2010 in gallerie e spazi istituzionali tra cui Il Laboratorio, Creative Room Art Gallery, Villa Corsini-Sarsina (Anzio) e Palazzo Chigi a Formello. Partecipa inoltre alle due ultime edizioni del RAW – Rome Art Week. Nel 2016 due sculture entrano a far parte della collezione permanente del MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove, Roma. Le sue opere sono presenti in collezioni private in Italia e in Europa. Vive e lavora a Roma.

INFO
Luca Giannini / Monica Sarandrea Il peso delle stelle
A cura di Viviana Quattrini

Inaugurazione 13 giugno 2019 ore 18.00 

Studio Tiepolo 38
Via Giovanni Battista Tiepolo 38 - Roma

Fino al 29 giugno 2019
Orari: lunedì-giovedì 16-22; venerdì-sabato: 16-24; domenica chiuso

Studio Tiepolo 38
tel. +39 335 831 0878 info@studiotiepolo38.eu www.studiotiepolo38.it

Ufficio Stampa
Melasecca PressOffice
Roberta Melasecca 
tel. 3494945612
roberta.melasecca@gmail.com
info@melaseccapressoffice.it
www.melaseccapressoffice.it



Natura Invisibile di Claudia Margadonna

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Il secondo evento nel calendario stagionale della Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni è affidato all'artista milanese Claudia Margadonna che, reduce dalla grande esposizione presso le Filanda di Soncino, propone in galleria una selezione di dipinti di grandi dimensioni per la mostra Natura Invisibile.

L'artista stessa ci parla del suo lavoro, raccontandoci quanto la natura sia una fonte determinante di ispirazione nella sua opera:

“Il contatto con la natura genera in me un senso di appagamento e connessione col mondo. Dipingo in assenza di progettualità e le immagini che appaiono appartengono sempre al mondo naturale. Il mio modo di dipingere è erratico, procedo per divagazioni, seguendo il libero fluire della pennellata, come trasportata da una forza invisibile, alla scoperta di paesaggi naturali e immaginari.
Mi muovo in uno stato di trasognamento, le immagini appaiono da sé, provenienti chissà da quale mondo interiore o arcano, semplicemente seguo questo flusso alla scoperta di nuovi elementi che mi si delineano dinanzi. Non rappresento in modo realistico la natura, ciò che mi interessa è evocare, cogliere e trasporre sulla tela le forze che muovono la natura stessa. L’opera è il frutto della connessione tra l'energia che permea l’esistenza ed il mio modo dinamico di dipingere. Riversando la mia gestualità nell'opera, anch'essa, di riflesso, mi restituisce le sue vibrazioni di colori, forme e materia. Si stabilisce così una forte connessione tra natura, vita e opera. Essendo per me imprescindibile il rapporto con il mondo naturale, il mio invito, anche in questa personale, è quello di
riappropriarci di uno stile di vita che sia più in sintonia con la natura e teso alla sua salvaguardia”.

Natura Invisibile
Opere di Claudia Margadonna
INAUGURAZIONE in galleria DOMENICA 16 GIUGNO 2019 dalle ore 11.00 in poi
dal 16 al 29 giugno 2019

Piazzetta Cattedrale (centro storico)
72017 Ostuni (Br)
Tel. 0831.335373 – Cell. 348.8032506
info@orizzontiarte.it 
F: Orizzontiartecontemporanea

Communication Manager
info@amaliadilanno.com

Chengdu Services alla Florence Design Week 2019

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La città cinese di Chengdu conquista la Florence Design Week mostrando all’Italia i propri migliori lavori contemporanei su varie categorie di design, come quello creativo e industriale. A Firenze nascono nuovi partenariati Italia-Cina per il mercato culturale del design e si aprono nuove frontiere commerciali in Europa. 5 le imprese premiate, 2 gli artisti e 4 i nuovi contratti firmati fra enti di Chengdu e l’Italia.

Fino al 15 giugnonell’ambito della Florence Design Week, la delegazione di Chengdu, composta dall’Ufficio del Commercio della Città e di una decina d’imprese e istituti di cultura e creatività, ha organizzato un’esposizione e una conferenza sul tema “Servizi di Chengdu” e “Creatività di Chengdu”. La delegazione cinese, che ha come obiettivi promuovere discussioni nell’ambito dell’arte, della ricerca e sviluppo del design, a Firenze ha mostrato prodotti e promosso visite di scambio tra artisti, secondo una modalità di cooperazione culturale-commerciale, ma anche e soprattutto guardando alle interessanti risorse industriali che offre l’Italia per lo sviluppo stesso di Chengdu, incontrando alcuni responsabili di vari enti italiani, fra i quali istituti artistici come la Numeroventi e Iaspis. Infine, con l’obiettivo di allargare gli spazi di collaborazione verso l’Europa, Chengdu Services sta avviando una serie di eventi di promozione economica e commerciale anche in Svezia, sicché da aprire più strade per l’integrazione delle risorse industriali internazionali di ottima qualità.

Chengdu ha una storia lunga e millenaria. È una città culturale con profonde risorse interne, e uno snodo di collegamento per enti internazionali provenienti da tutto il mondo. È inoltre il centro di comunicazione con l’estero grazie agli intensi flussi di commercio internazionale, oltre che un’affascinante città stimata per la sua grande vivibilità. Il viaggio dei Servizi di Chengdu in Italia e la sua presenza alla Florence Design Week, significa rafforzare ulteriormente le cooperazioni tra Italia e Chengdu (Italia – Cina) attraverso la stipulazione di nuovi accordi e contratti. Alla Florence Design Week Chengdu sta, infatti, mostrando, i migliori lavori contemporanei su varie categorie di design, come il design creativo, industriale, e le differenti espressioni in differenti tipologie di prodotti, attirando professionisti e compratori internazionali da tutto il mondo. Si tratta di una piattaforma di alto livello, importante per l’avvio di un dialogo fra Chengdu e l’Italia, ovvero, fra due mercati del design, ma anche verso l’Europa. Il design creativo, non solo è portatore di nuove energie ai “Servizi di Chengdu” e alla piattaforma “Creatività di Chengdu”, ma auspica diventare un nuovo canale e un nuovo strumento di comunicazione tra Chengdu e il mondo e viceversa.



5 Imprese e 2 artisti ricevono il premio - 4 Enti firmano il contratto

Il giorno 8 giugno, la grandiosa cerimonia di apertura della Florence Design Week e quella di premiazione si sono svolte presso Palazzo Medici. A presiederla: il Presidente del Consiglio Regionale della Toscana d’Italia Eugenio Giani, il Responsabile Generale per l’organizzazione della Florence Design Week Alessandro Pumpo, il Presidente dell’Associazione artistica-culturale MUSIWA d’Italia Francesco Chimientie altri rappresentanti del governo e degli enti locali. Infine: Yang Li, Presidente dell’Associazione degli artisti e letterari folcloristici di Chengdu al taglio del nastro. Presenti, inoltre, la delegazione del viaggio all’estero di “Servizi di Chengdu” e i rappresentanti dei vari settori in Italia, più di 300 designer e direttori dei vari enti e aziende del design provenienti da tutto il mondo. Eugenio Giani ha affermato: la delegazione di Chengdu ha portato una fresca brezza alla Florence Design Week, e ha introdotto nuove vitalità. Secondo Alessandro Pumpo, l’esposizione di Chengdu ha presentato alla Florence Design Week elementi della Cultura di Tianfu e della città di Chengdu che splendono agli occhi degli italiani.

La premiazione. Sono 5 i membri della delegazione di Chengdu ad essere stati premiati:la Lifang International Digital Technologies Co., Ltd., il Centro di Ricerca di Estetica di Vita della Provincia di Sichuan(Sichuan Life Aesthetic Association), la Chengdu Nongyuan Culture and Art Promotion Co., Ltd., Chengdu Dantang Culture Promotion Co., Ltd., infine, il marchio Bampo, che si sono aggiudicati il Premio Design Firenze per le Aziende. Il grande maestro nel ricamo di stile Shu, Bai Hua, vincitrice del premio d’oro del Golden Panda Design Award, e Wang Shanshanhanno, invece, ottenuto il Premio Design Firenze come artisti individuali.

Durante l’evento, l’Associazione del Commercio di Abbigliamenti di Chengdu (Chengdu Association of Trade in Services), la Chengdu Nongyuan Culture and Art Promotion Co., Ltd. e il marchio Bampo hanno quindi presentato al pubblico possibili temi sullo sviluppo futuro del mercato artistico-culturale, su quello del mercato cinese della pelletteria e dei vari trend di design, mostrando come le aziende di Chengdu, con differenti modalità, sono portatrici, oltre che della cultura di Tianfu, di capacità progettuali inedite e caratteristiche di Chengdu stessa. Oltre a ciò, in questi giorni, è anche emerso che, a rendere Chengdu particolare, è anche la sua grande capacità di accogliere diversi elementi e integrarli a sé, sicché da renderla un fertile terreno pronto a ricevere l'arrivo di enti del design internazionali e di imprese di commercio culturale.

Hanno firmato con successo accordi cooperativi strategici diventando partner: Yang Li, Presidente dell’Associazione degli artisti e letterari folcloristici di Chengdu, la Presidente del consiglio degli amministratori di Nongyuan, la Commissione di Organizzazione della Florence Design Week, il Direttore generale di Pelletteria Viviani e l’amministratore delegato di Bampo, Huang Lang, il Responsabile dell’Associazione Liberi Professionisti Artigiani Toscani e il co-fondatore della Chengdu Wuyu Industry Design Co., Ltd., Liu Cheng, Presidente dell’Associazione degli Artisti Cinesi in ItaliaTang Binge il Direttore generale della Sichuan Menggongfang Shu Embroidery Co., Ltd. Bai Hua.

Chengduè anche chiamata “la Città della Ginestra”, e la ginestra è il fiore di Chengdu; Firenze in italiano significa anche “la città del fiore. Per porre i propri sinceri ringraziamenti, la delegazione di Chengdu ha regalato al presidente della giunta regionale Eugenio Giani la ginestra in cera,un’arte che è un patrimonio culturale immateriale, augurandosi che la ginestra possa diventare il testimone dello sviluppo prospero del commercio culturale e della cooperazione profonda tra i due paesi.


    
La delegazione di Chengdu Services alla Florence Design Week

UFFICIO STAMPA
RUSSO PAIATO
Contatti: Maria Letizia Paiato
Tel: 0039 348 3556821
Mail: press@rp-press.it; letizia.paiato@rp-press.it
Sito: http://www.rp-press.it
Pagina FB:@russopaiatopress


Omar Galliani - Leonardesca

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Omar Galliani rende omaggio a Leonardo Da Vinci nelle nobili stanze del Castello svevo di Bari. Nel cinquecentesimo anniversario della scomparsa di una delle figure più rappresentative del Rinascimento, la grande tradizione del disegno italiano rivive nelle opere di Omar Galliani, artista apprezzato a livello internazionale per la sua capacità di portare la tecnica classica dello “sfumato” ad una dimensione monumentale.

L’esposizione, intitolata Leonardesca, è promossa dalla Direzione del Polo museale della Puglia e dalla Fondazione Musicale Vincenzo Maria Valente in partnership con Exprivia/Italtel, Via Della Spiga Milano, Indeco spa, con il supporto di Accademia di Belle Arti di Brera, Fondazione Puglia, Giuseppe Saverio Poli, Banca Popolare di Puglia e Basilicata, Università degli Studi di Bari, Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale.

«Leonardesca – scrive Mariastella Margozzi– non solo perché omaggio al grande genio del Rinascimento di cui quest’anno ricorre il cinquecentenario della morte, ma leonardesca nel senso che da Leonardo da Vinci Galliani ha tratto da sempre l’ispirazione per il suo sapiente stile disegnativo e per l’uso iper-naturalistico dello “sfumato”. L’esercizio del disegno e il suo essere protagonista assoluto dell’opera è, nell’itinerario creativo di Galliani, la trasposizione nella contemporaneità dello svelamento della natura nella “progettazione” dell’immagine artistica. È lo stesso percorso indicato da Leonardo che ha indirizzato la sua arte, che quindi si mantiene legata con radici profonde nel grembo della storia dell’arte italiana e ne continua a rappresentare in sintesi stilistica l’essenza, la misura (nel senso dell’equilibrio) e la necessità di esprimere l’anima del mondo».

«La mostra – spiega Omar Galliani– muove da un volto, da sembianze immaginarie e da qualche nota storica che da Milano ci porta a Bari, al Castello Svevo. È il volto giovanile di Bona Sforza, tramandato attraverso idealità leonardesche, a cui si sono sovrapposti nel tempo diversi possibili lineamenti, transitati poi in altrettante note opere del genio vinciano. Cercare un volto nella moltitudine potrebbe essere attività di un detective o di un difficile identikit, nel mio caso invece la ricerca è puramente ideale ed enfatica. Le opere che esporrò a Bari appartengono a diversi periodi del mio lavoro e hanno in comune un volto, quello femminile».



GRANDE DISEGNO ITALIANO
Il percorso espositivo, che si snoderà nella Sala Federico II, nella Sala Normanna e nella Sala Bona Sforza, comprenderà circa venticinque opere, tra grandi tavole e lavori su carta. In un lungo corridoio del maniero sarà allestita la più imponente tavola mai realizzata in punta di grafite, “Grande Disegno Italiano”, presentata nel 2005 all’Archivio di Stato di Torino insieme ad un disegno originale di Leonardo Da Vinci. Otto opere inedite ricostruiranno, inoltre, l’identikit di Bona Sforza, che si svilupperà attorno ad un unico soggetto, scandagliato in diverse posture del volto e della nuca. Sarà infine proposta una ricognizione attraverso alcuni lavori giovanili del Maestro, realizzati a partire da dettagli di volti o di disegni tratti da noti quaderni leonardeschi.


LEONARDESCA
Nella Sala Normanna, infine, Via Della Spiga Milano, noto marchio della moda italiana che lo scorso 13 aprile 2019 ha sfilato all’Hotel Excelsior di Roma in occasione della trentesima edizione del Galà delle Margherite, presenterà alcuni pregiati capi sartoriali, firmati da Omar Galliani e realizzati dalla maison milanese su tessuti morbidi ed eleganti, tra arte e sartorialità.

La serata sarà aperta dai discorsi inaugurali di Antonio Felice Uricchio (Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bari), Mariastella Margozzi (Direttore del Polo museale della Puglia), Rocco Nanna (Presidente della Fondazione Musicale Vincenzo Maria Valente), che illustrerà la cartella di grafiche realizzate in onore di Berenice, e Omar Galliani (artista).

Seguirà l’intervento musicale dell’Ensemble dell’Orchestra della Fondazione Musicale Vincenzo Maria Valentecomposto dei fratelli Carabellese (Giuseppe, Daniela e Francesca, rispettivamente al violoncello, violino e viola) e dal pianista Pietro Laera, che eseguiranno brani di Astor Piazzolla, Ennio Morricone e Gioacchino Puccini.

Verrà quindi presentata in anteprima mondiale la Capsule collection di Via Della Spiga Milano ispirata alle opere esposte.

Sarà possibile partecipare all’opening accreditandosi gratuitamente al seguente indirizzo: pm-pug.ufficioeventi@beniculturali.it.

La Mostra che apre sabato 15 giugno 2019 sarà visitabile fino al 9 settembre 2019 con lo stesso biglietto di entrata al Castello e con le medesime modalità di accesso: da mercoledì a lunedì con orario ore 8.30-19.30 (chiusura biglietteria ore 18.30), chiuso il martedì.

Il Catalogo, edito da Corsiero editore, presenta testi critici di Nadia Stefanel e di Mariastella Margozzi e un ricco apparato iconografico.

Per informazioni:
e-mail: pm-pug.castellosvevo@beniculturali.it

FotograficaMONTI – 2019

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Stefano Esposito - LA TV CHE VIVE NELLA REALTA'

La rassegna FotograficaMONTI, curata da Barbara Martusciello, propone mostre – da aprile a luglio 2019 e da fine settembre del 2019 in poi – ogni quindici giorni circa, coinvolgendo fotografi e artisti che si esprimono con la fotografia ognuno in modo diverso, permettendo confronti interessanti, talvolta inconsueti, e un’ideale, ampia panoramica di stili e poetiche differenti nel segno di un linguaggio visivo duttile e di impatto comunicativo sempre molto intenso. Dopo il parallelismo tra Fabio De Benedettis e Fabrizio Borelli, la personale a tema di Guido Laudani, successive mostre in programma di Michelangelo Arizzi, Daniele Cametti Aspri, Alessandro Cidda, Joseph De Felici, Stefano Esposito, Ferdinando Gatta, Dino Ignani, Aurora Maletik, Maria Grazia Mormando, Claudio Orlandi, Massimo Scognamiglio, Paolo Torella, Franz Gustincich e altri, tra i primi autori coinvolti nella manifestazione, è la volta del confronto tra Stefano Esposito e Fabio Gasparri.

Sulla televisione è il titolo della doppia personale, in cui i due autori trattano il tema della Televisione intesa sia come straordinario luogo di effetti sperimentali, in ricordo dell’uso pionieristico, in Italia, di Lucio Fontana, ad esempio, oppure come immenso archivio di immagini, quindi di storie e di vita, come ben sapeva e mostrava Mario Schifano. Due padri putativi acclarati hanno idealmente dato fuoco a una miccia che Esposito e Gasparri hanno mantenuto accesa.

Per quanto riguarda la ricerca di Fabio Gasparri, la raccolta quasi enciclopedica di alcuni frame di film e trasmissioni passate in Tv, selezionati ad hoc, fermati, o rimontati sincopati per creare nuovi racconti, oppure in un singolo fermo-immagine, sono tutti riproposti in fotografie in esemplare unico – che fanno parte della serie Camera True Eye – sovvertendo e ribaltando le regole tipiche del linguaggio televisivo, ovvero il movimento, la ripetitività e riproducibilità.

Stefano Esposito– con tre serie: Television Set, Zapping e La Tv che vive dalla realtà – palesa sfuggenti, a tratti misteriose immagini astratte, tra luce e buio, nate da disturbi di sintonizzazione di un flusso televisivo fatto di pixel, non ancora digitale, con molte potenziali, duttili possibilità creative. 

“Trovo la televisione molto educativa: appena qualcuno l'accende vado in un altra stanza a leggere un libro”affermava con caustico acume Groucho Marx; noi aggiungiamo “o a tradurne gli input in opere d’arte”

In entrambe le riflessioni degli artisti, la Tv non è né buona né cattiva maestra ma un linguaggio e un eterno presente per immagini, notizie e narrazioni liquide da conoscere senza farsi usare ma da sapere adoperare: anche a fini artistici, quindi non utilitaristici, dove forma e contenuto coincidono. Ciò non è sempre vero per la realtà televisiva. Ma questa è… un’altra puntata…

AntiGallery, Piazza degli Zingari, 3 Roma
FotograficaMONTI – 2019
Rassegna di mostre fotografiche | A cura di Barbara Martusciello

Opening: giovedì 20 giugno ore 18.30
#3 - STEFANO ESPOSITO vs FABIO GASPARRI – Sulla televisione

Da giovedì 20 giugno ore 18.30 e fino a martedì 9 luglio; orari: lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato h 18:30–03:00; domenica h 18:00- 02:00 




Tenere il punto di Renzo Marasca

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Sabato 22 giugno alle ore 18.30 il terzo appuntamento della nuova stagione espositiva del TOMAV - Torre di Moresco Centro Arti Visive con Tenere il punto, personale di Renzo Marasca a cura di Milena Becci.

La caratteristica torre eptagonale è sede del Centro Arti Visive e dalla fine del 2010 ospita, con la direzione artistica di Andrea Giusti, proposte artistiche e culturali che si presentano sui quattro piani della costruzione risalente al XII secolo e ubicata nel centro storico del piccolo borgo marchigiano di Moresco. Sabato 22 giugnoquesta peculiare struttura architettonica accoglie il progetto site-specificdi Renzo Marasca, artista nato a Jesi (AN) che dal 2015 vive e lavora a Lisbona dov’è approdato a seguito di numerose esperienze vissute a livello internazionale. Tenere il puntoè nata da una profonda relazione, sempre esistita e naturalmente empatica, con la propria terra d’origine. Lo studio del paesaggio circostante, noto all’artista, diviene registrazione segnica e cromatica rapportandosi con la verticalità della torre. Centrale all’interno della programmazione del TOMAV, questa personale è simbolo di un amore che si trasforma e si imprime sulla tela con il passare del tempo e con i mutamenti dell’esistenza individuale e del vissuto della collettività.

Renzo Marasca realizza piccole tele, carte veline e sottili linee di ferro modellate con le mani che entrano in relazione con lo spazio interno in un rimando poetico con la natura della valle dell’Aso. Tenere il puntosignifica trovare una posizione precisa,affermare la necessità, urgente ed attuale, di pensare per suggestioni e di riappropriarsi di quell’aspetto tipicamente umano che alberga nell’immaginazione, dichiara Marasca. È un percorso politico e poetico sull’idea di libertà. La torre è uno scrigno che contiene qualcosa di prezioso e fragile, qualcosa che deve essere preservato e che ha a che fare con la memoria del sapere. Le opere, anch’esse preziose e fragili, suggeriscono allo spettatore un’apertura verso l’esterno, verso l’altro. Lo sguardo sulla linea dell’orizzonte è attraversato dalla verticalità dell’architettura e dalle opere che cercano di tenere il punto. Il foro circolare chiuso da un vetro, apice della cupola all’ultimo piano, è di per sé idea di libertà rafforzata dal paesaggio mentale ritratto sulla tela. Quella di Renzo Marasca è una presa di posizione specifica che lega l’interno della struttura e l’esterno del paesaggio con ed attraverso la profondità dell’artista e di ogni essere umano.

Un suono proveniente da altre terre invade l’ultimo piano del TOMAV come un ricordo lontano o come un richiamo che giunge da Cabo da Roca, estrema punta del continente europeo, luogo che il poeta portoghese Luís Vaz de Camões definìAqui...Onde a terra se acaba e o mar começa…(Qui…dove la terra finisce e il mare comincia…).

Tenere il punto, personale di Renzo Marasca a cura di Milena Becci, inaugura sabato 22 giugno alle ore 18.30 e sarà visitabile fino al 21 luglio, da venerdì a domenica dalle ore 18 alle ore 20.

In occasione dell’opening verrà servito un aperitivo offerto dalla Cantina CASTRUM MORISCI di Moresco (www.castrummorisci.it).

BIOGRAFIA
Renzo Marasca (Jesi, Ancona) vive e lavora a Lisbona dal 2015.
Dopo il diploma di laurea in Restauro di opere pittoriche, Marasca decide di continuare gli studi di ricerca individualmente. Ha sviluppato la sua conoscenza della pittura in residenze presso il Piramidón Centre d'Art Contemporani a Barcellona (2014) e alla LA54 di Berlino (2012). Ha ricevuto vari riconoscimenti tra cui il premio ORA, Venezia (2013), il Premio Celeste, Milano (2009) e il Premio Morlotti, Milano (2004). Le principali mostre dell'artista includono: From Night to Dawn, Galeria Belo Galsterer, Lisbona (2019); artista invitato nella selezione del Premio Internazionale G.B. Salvi, Italia (2018); Piccola Scala, Istituto Italiano di Cultura, Lisbona (2018); Eutopia - L'Europa come corpo complesso, Fusion Art Gallery, Torino (2016); Ideologie der Nature, Corpo 6 Galerie, Berlino (2013); Blasius / Litzkow / Marasca, S & G Galeries, Berlino (2010). Le opere di Marasca fanno parte della collezione pubblica dell'ambasciata italiana nella Repubblica di San Marino e del Museo d'arte italiano Bengasi, in Libia.



Titolo: Tenere il punto
Artista: Renzo Marasca
A cura di: Milena Becci
Inaugurazione: sabato 22 giugno 2019 ore 18.30
Luogo: TOMAV- Torre di Moresco Centro Arti Visive - Piazza Castello, Moresco (FM)
Direzione Artistica: Andrea Giusti
Durata: dal 22 giugno al 21 luglio 2019
Orari di apertura: da venerdì a domenicaore 18-20
Patrocinio: Comune di Moresco- Assessorato alla Cultura - Pro Loco di Moresco
Graphic Design : Monica Simoni
Sponsor: Cantina CASTRUM MORISCI

Info:
Tel_0734 259983 / Cell_351 5199570
Web site_www.comune.moresco.fm.it
E-mail_tomav@libero.it
Facebook_www.facebook.com/TorreMorescoCentroArtiVisive/


Patrizia Riccioli | Noi

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La pittura della Riccioli rivela l’essenza del “NOI”, il vivere insieme sotto lo stesso tetto, la casa, l’abitazione del vivere civile, ma lontani, conosciuti e insieme sconosciuti, con un linguaggio volutamente deformante, ma attento al suo comporsi e al suo equilibrio, spesso necessitato dalla sua poetica, il vivere civile, che ne è la sua guida. Le sue opere negano il senso dell’atmosfera e la persistenza dello spazio prospettico. Ѐ “una pittura bidimensionale che si affida ai valori della linea e del piano, ma soprattutto ai valori dei moti dell’animo”. La semplificazione dell’immagine, l’espressione delle passioni profonde, ma elementari, che si manifestano entro la ritmica robusta dei contorni, attraverso un segno netto e preciso, preclude, con un grafismo che si fa stile, ad un’architettura civile, che non si esaurisce nel singolo quadro, ma nell’insieme della sua produzione, esprimendo con essa una coerenza morale. Ciò che determina il valore estetico di questa pittura, è la necessità formativa che trova la sua conclusione esterna nel suo stesso formarsi. Essa esprime se’ stessa. Essa esprime un puro atto mentale, una diversa attitudine nei confronti della realtà. Va tenuto presente che il valore dell’opera della Riccioli non si esaurisce nel singolo quadro, ma nell’insieme della sua produzione. Per altro, questi dipinti sembrano proseguire un solo discorso, indicando, accanto alla componente estetica, anche una coerenza morale, stilisticamente legata alle esperienze dell’avanguardia. Ecco, per la Riccioli l’equilibrio nella sua pittura è essenziale come nella vita. Basta rileggere l’entrata e l’uscita dal quadro in alcuni dei suoi lavori, per capire come la libertà pittorica va’ sempre dove il significato vuole. Così la Riccioli, da’, dell’opera sua, un significato originale, che è la libertà e l’invenzione, che sono sempre nuove in tutto il suo lavoro.
Salvatore Vendittelli

Patrizia Riccioli | 'Noi'
a cura di Salvatore Vendittelli
Inaugurazione venerdì 14 giugno, ore 18.30
Fino al 15 luglio 2019

C/O Museo Nuova Era
Strada dei Gesuiti 13, 70122 Bari

Orari di apertura
Martedì - Sabato ore 17.30 / 20.30




Cipro e Italia, nuove date per 'Introspective' di Keziat

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Il terzo ciclo espositivo Introspective di Keziat proseguealla conquista di nuovi spazi culturali e interdisciplinari. Dopo Johannesburg (Sudafrica) presso il prestigioso The Centre for the Less Good Ideadi William Kentridge e la personale a cura di Mary J. Sollway presso la galleria Via Umbriaa Washington Dc (USA), una nuova personale vedrà l’artista al Kimonos Art Center di Paphos (Cipro) in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Nicosia. In esposizione le ultime opere realizzate con la biro, strumento identificativo di Keziat. Il segno lasciato dall’inchiostro, ossessivo e intricato, rievoca l’idea del pensiero che si forma nella nostra mente, del ricordo offuscato, del sogno che riaffiora in superficie svelando in maniera surreale la realtà contemporanea. In occasione del finissage (11 luglio 2019) Keziat si esibirà nella performance Music for your eyescon il violinista Luca Ciarla.

Subito dopo la personale a Cipro, l’artista tornerà in Italia, questa volta al Macro Museo di arte contemporanea, precisamente nella Sala Media con un progetto centrato sul disegno, la video arte e l’installazione: In_visible. Illusioni ottiche e percettive della realtà distorta in tutti gli aspetti del quotidiano. Un mondo fluido, irreale e perennemente in movimento quello di Keziat, che genera sensazioni, percezioni, ricordi, visioni possedute da un’energia primitiva. Il progetto è principalmente installativo e site specificin cui disegni su tela e video proiezioni su superfici in trasparenza dialogano tra loro e diventano veicoli attraverso cui le emozioni si muovono.

In_visible ovvero "nel visibile” non è che una narrazione senza sosta del nostro spazio intimo, dell’interiorità, disordinata, folle, nostalgica, stravolta e talvolta schiava delle strutture sociali e tecnologiche che ci rendono omologati. In_visible è quindi un invito a riappropriarsi di tutto ciò che non si vede con gli occhi ma che bisogna sentire educando e allenando ogni giorno il nostro senso più profondo.

Durante i giorni di esposizione del progetto In_visible Keziat darà vita a un'opera in loco, interagendo con altri artisti e con il pubblico che diverrà parte integrante della performance.


                              

Scheda tecnica:
KIMONOS ART CENTER | Paphos, Cipro
Keziat |Introspective
Opening 2 luglio 2019 ore 20:00
2 – 11 luglio 2019
Finissage 11 luglio 2019 ore 20.00: Performance Music for your eyes
con Luca Ciarla

MACRO, Museo di arte contemporanea Roma

Keziat| In_visible
Opening 16 luglio 2019
16– 21 luglio 2019

Artist Keziat
www.keziat.net

communication manager Amalia Di Lanno
www.amaliadilanno.com - info@amaliadilanno.com




INFINITE TIME — MATERA MOSTRA D’ ARTE CONTEMPORANEA DI PITTURA SCULTURA FOTOGRAFIA INSTALLAZIONE A CURA DI MASSIMO NARDI IN COLLABORAZIONE CON FERRARA ART GALLERY

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INFINITE TIME — MATERA
Mostra d’ Arte Contemporanea di
PITTURA SCULTURA FOTOGRAFIA INSTALLAZIONE
a cura di Massimo Nardi
In collaborazione con Ferrara Art Gallery
Via Stigliano.50 Matera
Presentazione e testo critico di Michela Laporta
Con il Patrocinio del Comune di Matera 2019 
OPEN FUTURE
vernissage 1 luglio 2019 ore 20:00
ESPONGONO
LUIGI BASILE, ANGELO CORTESE, FRANCO CORTESE, GIUSEPPE DE SARIO , PIETRO DE SCISCIOLO, LETIZIA GATTI, ANTONIO GIANNINI, PASQUALE GUASTAMACCHIA, ANTONIO LAURELLI, WALTER LOPARCO, ROBERTO MONTEMURRO , MASSIMO NARDI, ANGELA REGINA, MIRYAM RISOLA, FRANCESCO SIANI, ROBERTO SIBILANO, CLAUDIA VENUTO
INFINITE TIME è la metafora di un tempo infinito che sconfina nell’indefinito.
Una dimensione senza termine simile all’accogliente abbraccio della sperimentazione e della ricerca. 
Terreno in cui far confluire e convergere i diversi codici, tecniche e medium espressivi che compongono il fitto e complesso linguaggio dell’arte contemporanea, dalla pittura alla scultura, dall’installazione fino alla fotografia. Una collettiva che riunisce la produzione di 17 artisti, selezionati dal curatore Massimo Nardi per creare un percorso eterogeneo ma coerente, in cui vengono indagate tematiche esistenziali e universali rappresentate dalle arti occidentali, quanto da quelle orientali. Un richiamo al modello del Nastro di Mobius, a quel concetto di “nastro senza fine” che si risolve in un lineare equilibrio delle due facce opposte, e contrapposte. La stessa armonia la si ritrova in questo progetto espositivo, in cui la personalità di ogni artista è ben riconoscibile attraverso la propria individualità, ognuna di queste pronta a entrare in dialogo con il suggestivo ambiente della Galleria di Enzo Ferrara di Matera.

Ufficio stampa
Il Sito dell’Arte

Ai Bordi dell'identità: videoarte contemporanea dalla Fondazione Han Nefkens

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Ai Bordi dell'identità: videoarte contemporanea dalla Fondazione Han Nefkens Eventi a Lecce

i bordi dell’identità, Videoarte contemporanea dalla Fondazione Han Nefkens, è una mostra di opere video ideata e curata da Giacomo Zaza. 
Il progetto espositivo prevede due tappe italiane: dal 20 giugno al 8 settembre 2019 al MUST - Museo Storico della Città di Lecce – con inaugurazione il 20 giugno alle ore 19:30 e dal 28 settembre al 24 novembre 2019 al MAC - Museo d’Arte Contemporanea di Lissone (MB) – con inaugurazione il 28 settembre alle ore 18:00. 
La mostra presenta opere che affrontano il tema dell’identità interculturale.
Questioni sociali, etniche e di genere invitano a una riflessione che pone l’essere umano al centro dei processi di trasformazione in atto nel mondo contemporaneo. Quindici artisti provenienti da differenti luoghi del mondo - Occidente, Americhe, Africa, Asia e Medio Oriente - propongono considerazioni sociologiche e culturali da punti di vista differenti, attraverso linguaggi narrativi eterogenei.
 
Le opere sono selezionate dalla collezione della Fondazione Han Nefkens di Barcellona e dal Premio de Producción de Video Arte Fundación Han Nefkens – CAC Quito 2018.
 
Il progetto curatoriale è stato ideato per il MAC di Lissone e sarà presentato in anteprima al MUST di Lecce grazie al supporto di UBI Banca e all'interessamento dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Lecce.
 
La mostra sarà documentata da un catalogo bilingue (italiano e inglese) edito da Silvana Editoriale, casa editrice internazionale, e sarà distribuito in Italia ed all’estero dalla fine di settembre 2019.
 
Ai Bordi dell’Identità è un evento espositivo che testimonia quanto la ricerca artistica contemporanea sia coinvolta nel dibattito culturale e sociale riguardante le condizioni dell’esistenza nel mondo globalizzato. Gli artisti coinvolti presentano riflessioni da punti di vista personali e culturali talvolta molto distanti tra loro, con strategie narrative ed espressive dissimili e variegate. Da questo excursus di video-racconti si ricava l’urgenza di porre l’essere umano al centro di un’indagine che coinvolge i processi d’identificazione e di appartenenza, d’individuazione delle differenze, di riconoscimento dell’alterità. Essere ai bordi, come suggerisce il titolo della collettiva, allude a quella condizione di fluidità in cui la definizione individuale si realizza attraverso rapporti di confronto e negoziazione con il prossimo o il diverso. I video in mostra indicano, in una prospettiva positivistica, la direzione dell’interculturalità come matrice costruttiva del percorso di emancipazione dell’uomo, percorso perennemente in divenire.
 
La tematica dell’oppressione delle donne nei territori di guerra dell’ISIS è affrontata con sguardo documentaristico dal video di Erkan Özgen (Derik, Turchia, 1971) Purple Muslin (2018)Shirin Neshat (Qazvin, Iran, 1957) in Tooba (2002) propone, attraverso l’allegoria di un albero, la risoluzione delle tensioni tra uomini e donne grazie alla dimensione trascendente e spirituale. Maya Watanabe (Lima, Perù, 1983) nel video Liminal (2019) si sofferma sui genocidi avvenuti in Perù, occupandosi del lutto non solo come dolore personale, ma anche come esperienza della collettività. Arash Nassiri (Teheran, 1986) in Tehran-geles (2014) ci palesa, sovrapponendo in maniera surreale le città di Teheran e Los Angeles, le urgenze che muovono migliaia di persone alla migrazione. Sempre sulle dinamiche migratorie si soffermano Ramin Haerizadeh (Tehran, 1975), Rokni Haerizadeh (Tehran, 1978), Hesam Rahmanian (Knoxville, 1980) con From Sea to Dawn (2016-2017); il video è un collage di immagini tratte dai media e rielaborate con interventi pittorici che rimanda all’odissea del viaggio. Bárbara Sánchez Barroso (Lleida, Spagna, 1987) in Paradise (2017) sovrappone le registrazioni vocali di un migrante ad immagini dalla valenza simbolica: l’uomo è disposto a pagare con la perdita delle proprie certezze valoriali in favore della speranza di una libertà individuale. Il tema della libertà è affrontato anche da Zwelethu Mthethwa (Durban, Sudafrica, 1960) in Flex (2002) attraverso la metafora dello sforzo e della fisicità, mentre l’utopia comunista sovietica è l’argomento del video intimo e biografico Disappearance of a Tribe (2005) di Deimantas Narkevičius (Utena, Lituania, 1964). Questioni sociali sono i soggetti dei lavori di Araya Rasdjarmrearnsook (Trad, Thailandia, 1957) Village Kid Singing (2004)sulla condizione della sieropositività in Thailandia, e di Gabriel Mascaro (Recife, Brasile, 1983) EBB AND FLOW (A Onda Trás o Vento Leva) (2012)sulla disabilità fisica nella società brasiliana.

 
Un approfondimento della videoarte latinoamericana è proposto da una selezione di opere tratte dall’edizione 2018 del Premio de Producción de Video Arte Fundación Han Nefkens - CAC Quito 2018. Cinque artisti di nazionalità o di origine latinoamericana testimoniano la vivacità di questo background culturale. Adrian Balseca  (Quito, Ecuador, 1989) in Mar Cerrado (2016) costruisce una riflessione sullo sfruttamento delle risorse estrattive comparandole alle icone patriottiche e monumentali dell’Ecuador. Javier Castro (La Habana, Cuba, 1984) con La Edad de Oro (2012) smonta la retorica dell’universalità dei valori umani riportando le fantasiose e ingenue risposte dei bambini cubani alla domanda su cosa vorrebbero fare da grandi. Anche Jonathas de Andrade (Maceió, Alagoas, Brasile, 1982) interviene sui cambiamenti dei valori sociali condivisi, nel video O Levante (2014) l’artista organizza una corsa di cavalli a scopi cinematografici per aggirare il divieto imposto nella città di Racife di far circolare animali rurali. D’impatto autoreferenziale è il lavoro di Luis Gómez Armenteros (La Habana, Cuba, 1968), in Life from the spinig washing machine (2012) una sequenza stop-motion di immagini del proprio volto creano una alterazione visionaria in cui la distinzione tra finzione e realtà diviene impercettibile. Beatriz Santiago Muñoz (San Juan, Porto Rico, 1972) in Otros Usos (2014) analizza gli effetti del postcolonialismo sul paesaggio dei territori caraibici.
 
 
Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh, Hesam Rahmanian / Gabriel Mascaro / Zwelethu Mthethwa / Deimantas Narkevičius / Arash Nassiri / Shirin Neshat / Erkan Özgen / Araya Rasdjarmrearnsook / Bárbara Sánchez Barroso / Maya Watanabe 
 
Adrián Balseca / Javier Castro / Jonathas de Andrade / Luis Gómez Armenteros / Beatriz Santiago Muñoz
La mostra di videoarte Ai bordi dell’identità, a cura di Giacomo Zaza, sarà
 al MUST di Lecce dal 20 giugno al 8 settembre 2019 e
 al MAC di Lissone (MB) dal 28 settembre al 24 novembre 2019.
 Il progetto espositivo è incentrato su questioni d’identità 
culturale, sociale e di genere
Pubblica
Amalia Di Lanno
communication manager Amalia Di Lanno
www.amaliadilanno.com - info@amaliadilanno.com


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SALIGIA di Andrea Chisesi

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L’artista Andrea Chisesi reinterpreta vizi e virtù dal racconto del mito alla contemporaneità.

Alla Reggia di Caserta, nelle retrostanze del Settecento, la Personale di Andrea Chisesi rivisita i 7 vizi riscattando la debolezza umana.

Ospite e padrino della serata sarà lo stilista Rocco Barocco.

Da giovedì 4 luglio, nelle lussuose stanze della Reggia di Caserta, verrà inaugurata SALIGIA, la grande mostra personale dell’artista Andrea Chisesi. L’evento eccezionale, che sarà presentato alla stampa alle ore 11,00 da un lato apre i battenti della stagione estiva della Reggia, e dall’altro costituisce il punto di congiunzione tra l’ideale classico e l’arte contemporanea, con un percorso a serpentina che si svilupperà tra le stanze più ricche di fascino di questo prezioso scrigno settecentesco.

La pluralità dei linguaggi dell’arte contemporanea al confronto con l’eredità antica presente nella collezione permanente del luogo, innesca una riflessione altrettanto fertile sulle ripercussioni visive, estetiche, tecniche che si producono quando tra l’arte antica e quella contemporanea non si pone soltanto un semplice accostamento. Se l’arte di oggi reinventa il presente attraverso il passato, se è capace di rimpastarlo nel tempo della vita, allora va sempre all’arte il merito di sapere rinegoziare un patto antico, che attraverso il racconto di una memoria visiva e condivisa, sia capace di ricomporre il filo, in fondo mai spezzato, tra il passato e il presente.

Allora ecco che SALIGIA, la mostra di Andrea Chisesi che presenta un nucleo di 62 opere, molte delle quali site specific, realizzate dalla tecnica da lui stesso coniata delle “Fusioni”, costituisce il presupposto ideale di questo legame dell’antico versus il contemporaneo. Acronimo dei 7 vizi capitali, SALIGIA racconta quanto l’idea del vizio umano non sia soltanto già ampiamente connotata negativamente dal sentire comune, ma a riconferma della fragile natura umana, stabilisce come sia impensabile abbandonare una visione che incentra nella dualità vizio - virtù, la vera essenza dell’uomo e della donna. È cosi che le storie antiche come quelle di Diana e Atteone, il richiamo alle tre Grazie, i canoni formali intrappolati nel manifesto strappato, cosi come i numerosi riferimenti ai miti presenti nella Reggia, assumono un significato diverso poiché tutti insieme compongono un patrimonio universale capace di leggere i difetti umani in chiave simbolica mentre in contemporanea recano un augurio di eterna bellezza, tema non esclusivamente di matrice foscoliana e già presente nei “Matrem” di Chisesi. Non è un caso infatti, che l’inedita chiave di lettura chisesiana reinterpreta alla luce di una più ampia visione i fatti storici, mitici e letterari: narrando come dall’egoismo del conte Ugolino, all’accidiosa posa del Satiro dormiente, dall’ira di Achille, o del peccato di gola di Bacco, si giunga senza soluzione di continuità fino a una profonda rivisitazione della superbia di Adamo ed Eva, nonché all’estrema sintesi del peccato di lussuria inquadrata in un’odierna scena di film osé. È l’arte quindi, che ristabilisce i confini ripristinando i valori nella giusta collocazione. Con la forza delle sue immagini in quanto valori muti, possiede anche una componente decisamente impattante sui presupposti ideologici che guidano una società civile; Amy Winehouse oggi per Chisesi rappresenta il peccato di gola, Trump la superbia, ed ancora, legata alla nostra contemporaneità, il ritratto del Cardinal Bertone che connota meglio oggi il peccato dell’avarizia. In questi termini la poetica di Chisesi, narrata attraverso la sua personale tecnica pittorica che si declina in stratificazioni di pittura, manifesti ed immagini iconiche, contribuisce non solo a svecchiare idee consunte che oggi non trovano più spazio, ma pone domande artisticamente scomode, entrando nel vivo delle questioni attuali. 

Come è da intendersi infatti oggi l’idea di “vizio” rispetto per esempio alla visione dantesca della Commedia? A riprova di come l’arte sia l’unico strumento capace di liberare l’umanità dai preconcetti, il confronto tra canone antico e sguardo contemporaneo è quanto mai stringente con i temi presentati. La lezione d’arte di Chisesi, mai didascalica, mette davanti agli occhi le molteplici possibilità dell’arte contemporanea, la sua capacità di usare ampiamente tutti quei filtri interpretativi che possono rielaborare un’immagine classica attraverso il medium artistico.

Info
SALIGIA_ Mostra personale di Andrea Chisesi
04 luglio – 19 agosto 2019
Viale Douhet, 2/a, 81100
Reggia di Caserta
Orari: aperto tutti i giorni tranne martedì dalle 08,30 alle 19,00

Ufficio stampa e Comunicazione
Artpressagency di Anna de Fazio Siciliano 
Contatti: E. annasicilianodefazio@gmail.com - M. 349/15.05.237

Arianna Matta - Romanticismo digitale

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L'artista romana Arianna Mattaè la protagonista della terza mostra nel calendario degli eventi della galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni. Con la personale Romanticismo digitale l'artista propone una selezione di dipinti di grandi dimensioni puntando l'attenzione sul flusso del tempo, liquido, interrotto e sospeso che attraversa luoghi fermi ma vibranti, proiezione di immagini interiori. 

L'artista stessa ci parla del suo lavoro, raccontandoci quanto il trascorrere del tempo, il passato inteso come radici, siano elementi fondamentali nel suo lavoro. 

“Il tempo è per me un fattore determinate, difficile se non impossibile fissarne la memoria. Noi siamo la nostra memoria, noi siamo questo museo chimerico di forme incostanti, questo mucchio di specchi rotti– scriveva Borges – autore che amo molto e, in un certo senso, la mia pittura traduce in immagini tali parole. Anche se l'incertezza di un tempo o di uno spazio credo sia connaturata all’esistenza stessa, ogni azione umana si nutre dell’illusoria volontà del superamento della stessa. Infatti la pittura è la mia illusione, il mio prendere tempo, una specie di pacificata rassegnazione. Forse è un modo per fissare sulla tela la nostalgia attraverso una sorta di archeologia della memoria, non per testimoniare quello che è stato, ma per vivere, per andare avanti. Ricostruiamo noi stessi attraverso un puzzle di ricordi, che plasmiamo di volta in volta, per come ci fa più comodo, per come dobbiamo o riusciamo a essere in un preciso momento. Pertanto, una certa tensione nostalgica e malinconica è presente nel mio fare pittura e non potrebbe essere altrimenti. 

In riferimento a un onirismo liquido cosi definito e ravvisato nelle mie opere, alcuni amici mi fecero notare certe analogie tra il pensiero di Bauman, in merito appunto alla liquidità e il mio modo di dipingere. In realtà, non c’è un riferimento conscio e diretto, ma vivendo in questo tempo non posso che essere il frutto, oserei dire, l’anello debole, di questa vita liquida. Anello debole in quanto non mi ritengo una pittrice contemporanea, mi definirei ‘neoromantica digitale’, destinata in un certo senso a soccombere, se proprio vogliamo riferirci a Bauman. In questa vita liquida, o cambiamo pelle di continuo o siamo destinati a essere sopraffatti. Io ho deciso di tenere la mia pelle, di essere aderente a me stessa. Ed è per questo che la mia ricerca pittorica si sviluppa intorno all’esigenza di una pittura intimista. Il gesto tecnico, nella mia visione dell’arte, è fortemente legato a quello concettuale; di conseguenza la mia, è una pittura gestuale, che si nutre dell’immediatezza delle emozioni. Non realizzo disegni preparatori o bozzetti, lascio che il movimento sia naturale e svincolato dalla forma, Il mio è un ’romanticismo digitale’, vale a dire un romanticismo che si nutre delle nuove tecnologie, sviluppandole in ‘analogico’. Tendo ad evocare spazi vissuti ed emozioni strizzando l’occhio alla glitch art, come se il richiamo al ’disturbo digitale’ fosse, ad oggi, il modo più naturale per raccontare le inquietudini quotidiane”.



Romanticismo Digitale
Opere di Arianna Matta

INAUGURAZIONE in galleria DOMENICA 30 GIUGNO 2019 dalle ore 11.00 in poi
dal 30 giugno al 14 luglio 2019

GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANEA 
Piazzetta Cattedrale (centro storico)
72017 Ostuni (Br)
Tel. 0831.335373 – Cell. 348.8032506
info@orizzontiarte.it
F: Orizzontiartecontemporanea

Communication Manager
Amalia Di Lanno 
info@amaliadilanno.com

Biennale del libro d’artista V^ edizione

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La Biennale del libro d’artistaè una manifestazione curata e ideata da Gennaro Ippolito e Giovanna Donnarumma , promossa da Lineadarte Officina Creativa in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli, per la promozione e divulgazione del media libro d’artista, si propone di far emergere quella che è oggi la pratica del libro d’artista in ambito nazionale ed internazionale. 
Presenti alla manifestazione oltre 400 ARTISTI , provenienti dai cinque continenti. 
Attualmente la Biennale del Libro d’artista è la più importante manifestazione del genere in Italia .
In esposizione: mail art, fanzine, unique, libri oggetto, libri muti, poesia visiva, ebook multimediali e non , taccuini d’artista, box d’artista. Arte libera per una libera manifestazione , che ha scelto come palcoscenico la città di Napoli , anche per questa V edizione . 
In questa edizione saranno ospiti il libro collettivo “ONDA SONORA” a cura di Ruggero Maggi.
©Archivio Internazionale ”TACCUINI D’ARTISTA” di Donato Di Poce Grupo Gralha Azul

Artisti ospiti Mail Art Project TRENTATRE PIU’ 5 Edizione a cura di Antonio Conte.
I giovani allievi dell'Accademia delle Belle Arti di Napoli del corso “ Tecnologia della carta e dei materiali” diretto dalla professoressa Nicca Iovinella. 



PROGRAMMA
05 LUGLIO
Apertura dell’esposizione ORE 16.30
interverranno: 
Giovanna Donnarumma, Gennaro Ippolito, 
Calogero Barba, Ruggero Maggi

performance di 
Ina Ripari 
“La baccante”

Lucia Longo
“I monologhi di Eco”

Presentazione del Catalogo della V edizione
12 LUGLIO
"Giocare con i libri" ORE 10.00
Gioielli letterari di Anna Maria Scocozza 
Imparare una nuova tecnica creativa che invita a guardare gli “scarti” in un'ottica di" rinascita creativa", ed a realizzare originali bijoux di design contemporaneo ed ecosostenibile.
I Gioielli letterari sono realizzati con le pagine di vecchi libri che, con semplici piegature, tagli, attorcigliamento della carta, diventano originali monili (orecchini, spille, ecc.).
Un approccio mentale divertente e facile, che introduce anche alla filatura della carta, altrimenti destinata al macero (quotidiani, riviste, volantini ecc.).

PRESSO 
Lineadarte Officina Creativa | Via San Paolo ai Tribunali 31 Napoli


20 LUGLIO
ORE 17
intervento critico/poetico di Donato Di Poce (Poeta e Critico d’Arte) che illustrerà il progetto del suo ©Archivio Internazionale Taccuini d’Artista e Poetry Box con lettura di alcuni testi poetici.

performance di 
Ina Ripari 
Mariano Bellarosa


ARTISTI PROTAGONISTI
Artisti della Biennale del libro d'artista
_guroga | Abbondi Paola | Abenante Arianna | Adamo Flora | Agostini Laura |Alarcón Echenique Felipe | Anastasiou Ioannis | Antolini Pietro | Ardillo Letizia |Argentino Monica | Argiolas Andreina | Aspide Aurora | Assenza Valentina | BacciGraziani Lido | Baldassarre Raffaella | Baldassini Paola | Balzano Ciro | BarbaCalogero | Barba Vincenzo | Barna Fabiola | Basso Marcella | Battaglia Xante | Bertulli Elisabetta | Bevilacqua Marco | Bologna Tiziana | Bonanno Giovanni |Bongiovanni Daniele | Bornancin Gloria | Bossi Cecilia | Bracati Domenico |Branella Isabella | Bucci Rossana | Buggio Annunziata | Buratti Marina | CaccavaleAlfonso | Calì Marzia | Cammarella Maria Vittoria | Capacchione Annamaria |Capiluppi Silvia | Caporaso Angela | Carbone Antonio | Carotenuto Umberto |Cavicchini Sofia | Cecere Rosaria | Cenci Fabiola | Cerella Patrizia | CerretoRossella | Charif Khalil | Charif Jane | Chionna Daniela | Ciaffi Isabella | CiprianiElettra | Claudia Umpierrez | Cobàs ( Carchini ) Mario | Cognigni Anna Maria |Contardi Sara | Conte Antonio | Coppola Anna | Correnti Enzo | Courto Laurence |Cozza Maria Rosaria | Credidio Maria | Cutolo Anna Maria | Cuzzocrea Antonella |D’Alessandro Bruna | D’Antonio Antonio | Desogus Marina | Di Caterino Domenico | Di Martino Maurizio | Di Miceli Lucia | Diotallevi Marcello | Di pasquale Simona |Di Trani Gabriella | Dokudowicz Majka | Donnarumma Giovanna | Emily Joe | Ermilli (Compagnia dello Zukkero) Alessandra | Esposito Maurizio | Farina Cinzia | Farinelli Riccardo | Feleppa Federica | Feoli Ilaria | Ferraro Ivana | FestaFrancesco | Fidentea Piera | Filizzola Giuseppina | Minedi Gabi + Patrizio Maria |Galassi Ivo | Gallo Francesco | Gancie Rosalie | Giacobbe Luca | Giunta Salvatore |Graziani Lido Mario | Grimaldi Maria Priya | Grittani Dora | Groccia Giuseppina Irene | Guarino Carla | Gubinelli Paolo | Iannello Giuse | Ippolito Gennaro |Jandolo Benedetta | Khalil Charif | Lambitelli Paola | Landucci Beatrice | LavagniniGloria Veronica | Leonardi Silvana | Liccardo Stefania | Liuzzi Oronzo | Lo RussoCinzia | Longo Lucia | Lopez Muro Maya | Lovati Veronica | Maggi Ruggero | MahaCaetano | Maione Giuseppe | Maisto Alessandra | Mammina Sergio | ManciniFernanda | Manna Maria | Marsigliotti Emanuele | Martone Giordano | MasoniAnna Maria | Mastrogiacomo Pasquale | Matrone Francesco | Meisner Judith |Menerella Clara | Michelotti Monica | Micocci Roberta | Mingaleev (Мингалеев) Marat (Марат) | Mitrano Annalisa | Molinari Mauro | Molinari Patrizia |Montagnani Gianremo alias MORE | Monti Alessandro | Morell Francis | MoroAlbino | Nery Maria | Pacifico Maya | Pál Csaba | Paljocha Joanna | Panella Franco | Paoli Linda | Parentela Claudio | Patrikiou Stefania Anastasia | Patti Enzo |Pellarin Sandro | Piano Ivan | Pollidori Teresa | Pompeu Chica | Pompeu deCamargo Francisca Paula | Presotto Nadia | Prota - Giurleo Antonella | PruontoDario | Puzzo Luciano | Quintavalle Rebecca | Raft Franquilandia | Renna Nicola |Riggi Giuseppina | Ripandelli Giulia | Ripari Ina | Rocchia Églantine | RomanoMario | Romitelli Maria Teresa | Romualdo Luciano | Ruggiero Giovanni |Saedaway Maha | Sala Silvia | Sansone Gino (Luigi) | Sark Paul | SassanelliAntonella | Saviano Agostino | Scala Roberto | Scocozza Anna Maria |Scognamiglio Marina | Serafini Eugenia | Sforza Antonella | Soccol Ermínia Marasca | Soriato Luciana | Sormani Antonio | Springborn Radina | Stilo Sofia |Storto Ivana | Tafolla Rodríguez Albertina | Tarabusi Ginevra | Tornaghi Micaela | Treno Luigi |Tsitsela Katerina | Tufano Ilia (Ersilia) | Turrini Stefano | Ugolini Livia | Urso Ivana | Vallini Diana Isa | Van Wichelen Nancy | Vanacore Romana | Vanacore Vittorio |Vargas Marize | Vecchio Sonia | Vianello Claudia | Vitiello Raffaella | VivianoMarilù | Xaxa Odile | Zaffarano Gaia Lucrezia | Zampieri Oriano

Artisti progetto ONDA SONORA di Ruggero Maggi
Lorenzo Alagio | Salvatore Anelli | Francesco Aprile | Franco Ballabeni |Calogero Barba - Vincenzo Barba - Giuseppina Riggi | Piergiorgio Baroldi | Vittore Baroni |Carla Bertola – Alberto Vitacchio | Rovena Bocci | Mariella Bogliacino - Fernando Montà |Giovanni Bonanno | Silvia Capiluppi | Bruno Cassaglia | Pino Chimenti | Natale Cuciniello |Giampietro Cudin | Teo De Palma | Concetta De Pasquale | Adolfina De Stefani - Antonello Mantovani |Giuseppe Denti | Anna Maria Di Ciommo | Franco Di Pede | Marcello Diotallevi |Rita Esposito - Daniele Galdiero | Gretel Fehr | Giuseppe Filardi | Alessandra Finzi |Claudio Grandinetti | Paolo Gubinelli | Peter Hide 311065 – Isabella Rigamonti | Franca Lanni |Alfonso Lentini | Silvia Lepore | Livia Liverani | Ruggero Maggi |Gianfranco Maggio - Monica Scardecchia | Loredana Manciati | Ruggero Marrani |Maria Grazia Martina | Fabrizio Martinelli | Gianni Marussi | Lorenzo Menguzzato | Lucia Paese |Pupi Perati | Marisa Pezzoli | Tiziana Priori – Simonetta Chierici | Antonella Prota Giurleo |Mario Quadraroli – Daniela Gorla Fossa | Carla Rigato | Marco Rizzo | Cesare Serafino | Elena Sevi |Lucia Spagnuolo | Ilaria Sperotto | Nello Teodori | Ernesto Terlizzi | Roberto Testori | topylabrys

©Archivio Internazionale ”TACCUINI D’ARTISTA” di Donato Di Poce
Alunni Scuola Media Capistrello | Antonucci Alessandro | Apostolo |Baj Marco | Barone Nino | Bencini Ennio | Boschi Anna | Casiraghy Alberto | Colnaghi Franco | Corsitto Carmela | Crisanti Giulio | De Santis Scipioni Fabio | Di Poce Donato | Dossi Fausta | Farina Cinzia |Gabriele Sergio | Gismondi Federico | Izumi Oki | Lauria Anna | Lentini Alfonso |Lorandi Tania | Magnabosco Nadia | Marra Max |Martin Monica | Mesch Maria | Miglietta Enza | Milot Mirashi Alfred |Minedi Gabi + Patrizio Maria | Orazio Gaetano | Pace Achille | Pacifico Maya | Prota Giurleo Antonella | Ragozzino Luciano | ReaMauro | Ronzoni Giovanni | Rosi Chiara | Sangermano Paolo | SantoliLeonardo | Sbarbati Stefania | Schatz Evelina | Sinisi Franco | TalòRaffaello | Tamegaya Fumiyo | Zola Betty



Grupo Gralha Azul
Araújo, Darmeli | Marasca Soccol Ermínia | Sperandio Balconi Jane | Gutierrez Luiza | Ecker Koehler Jeanete | Kronbauer Jussara Leite | Presotto Vera | Luzzatto Tania | Fogliato Lima Therezinha | Damasceno Ferreira Maria Julieta | Caruso Mara | Caetano Sirlei | Toniolo Kuhn Maria do Carmo | Bergamin Marithê 


Libro collettivo donne "Presenze"
Caporaso Angela | Bossi Cecilia | Fatone Nunzia | Mabi Col 


Libro collettivo donne "Musica divina"
Bilar Lucia| Bossi Cecilia | Carcaro Mirta | | Di Palma Renata | MabiCol | Toffolon Paola

Libro collettivo
Caccavale Alfonso | D’Antonio Antonio 

Artisti ospiti Mail Art Project TRENTATRE PIU 5 Edizione
di Antonio Conte
Bacchilega Anna | Bana Sabela | Baroni Vittore | Basin Ilya Semenenko | Baudet Richard | Beeke Lutz | Besozzi Alejandra | Biral Lucia | Bressa Carmen | Bossi Cecilia | Bulla Valeria | Caccavale Alfonso | Cazzaro Maria Teresa | Cohen Ryosuke | Colella Angelo Nge | Conte Antonio | Correnti Enzo | Brhuno Waam Mru Debenedetti | De Marchi Antonio | Di Palma Renata | Farina Cinzia | Fierens Luc | Finazzi Mimicha | Follin Maurizio | Fuhrmann Thorsten | Guerra Valentina | Guroga | Venezuela Alexandru Jakabházi | Jakabhazi Eduard | Kata Marosi | Ildiko Bir | Leti Vanna | Lentini Alfonso | Limongelli Pierpaolo | Lo Gerfo Mariano | Longo Lucia | Lopez Muro Maya | Luigetti Serse | Ma Rea | Mabi Col | Marcuse Morice | Martell Rebecca | Masiello Annamaria | Mastromauro Daniela | Meral Agar | Neri Barbara | Pennacchi Walter | Patrickt Joey | Patrone Gennaro | Paz hilada | Piroska Hoervath | Piscitelli Luca | Poclage Poul | Ripari Ina | Romualdo Luciano | Aranyi Sandor | Sassanelli Antonella| Sanseruerino Sergio | Scala Roberto | Schumacker Lars | Storto Ivana | Strada Giovanni e Renata |Untzilla Mikel | Vanfiori Eugenio | Velasco Stella Maris | Verdi Raj | Vesovic Dragana | Valle Antonio 

Biennale del libro d’artista V^ edizione 
5-20 luglio 2019
Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore - Sala della biblioteca 
VERNISSAGE VENERDI 5 LUGLIO ORE 16.30

Dal 5 luglio al 20 luglio 2019
LUOGO: Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore
INDIRIZZO: piazza S. Domenico Maggiore -Napoli
ORARI: dal lunedì al sabato dalle 10.00 alle 18:30

ENTI PROMOTORI:
LineaDarte Officina Creativa

IN COLLABORAZIONE:
Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli


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