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NINNI PEPE. THE FORM’S MACHINE

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NINNI PEPE
THE FORM’S MACHINE
mostra a cura di Denis Curti
11 ottobre 2016 ore 18.30| MILANO

Francesco “Ninni” Pepe nasce nel 1956 a Fasano di Brindisi dove tuttora vive e lavora. Nel 1978 inizia a scattare e ad appassionarsi di fotografia, collaborando a diversi progetti - ricordiamo la partnership con Spazio Immagine (Bari) - e partecipando a numerose mostre collettive. Nel 2005 porta a Milano “The men of family”, mostra personale curata da Denis Curti.

Ed è proprio a Milano, presso la galleria Still, che lo rincontriamo con il suo ultimo lavoro intitolato “The form’s machine”, nuovamente curato da Denis Curti, che così commenta il progetto:

Ninni Pepe ha saputo riflettere su temi e argomenti che, a partire da una esperienza intima e personale, hanno toccato le corde del linguaggio fotografico, nel vivo della sua evoluzione verso una nuova consapevolezza artistica. Nell’intima rappresentazione del suo corpo, l’autore ha realizzato una serie di grande interesse, in grado di esprimersi su più livelli di linguaggio e di significato.

The form’s machine, in omaggio al gruppo jazz rock The Soft Machine, è una serie di 8 grandi stampe che ritraggono con leggere varianti un unico soggetto: il torso del fotografo stesso, il suo ventre, che grazie all’imposizione delle mani assume diverse forme simboliche, nel tentativo, vano, di esorcizzare la decadenza del tempo, come dalle sue parole:

Se il suicidio interrompe il corso del tempo, l’autoritratto fotografico fa del nostro corpo un cadavere più giovane, se possibile più bello, di quello che prima o poi sarà effettivamente. Quando, però, gli autoritratti riguardano un’età avanzata come la mia, l’operazione riesce meno, e oltre un residuo d’illusione c’è una sorta di punizione, di leggero masochismo.



Nini Pepe
The form’s machine
11 ottobre | 13 novembre 2016
Still, via Balilla 36, 20136 Milano
opening Martedì 11 ottobre ore 18.30
lunedì | venerdì 9,00 | 18,00
sabato - domenica su appuntamento
ingresso libero
per materiale stampa:
www.stillfotografia.it, info@stilllove.it
tel. 02 36 74 45 28

pubblica:

Q.I. VEDO - Igor Grubic "Monument"& Piano City

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Sabato 15 ottobre, durante la XII Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI - Associazione dei Musei d'Arte Contemporanea Italiani, Q.I. VEDO, il progetto d'arte pubblica del Quartiere Intelligente a cura di Adriana Rispoli, presenta l'artista Igor Grubic.


h.19.00
Talk
Adriana Rispoli, curatrice Q.I. Vedo
Eugenio Viola, curator at large Museo Madre
Igor Grubic, artista


Seguirà in occasione dell'iniziativa PIANO CITY NAPOLI il concerto di Ramin Bahrami sulla Scala di Montesanto alle ore 21.30.

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XII Giornata del Contemporaneo

15 ottobre – 30 ottobre 2016
Quartiere Intelligente, Scala Montesanto 3, Napoli
h 19.00 - 24

Q.I. VEDO a cura di Adriana Rispoli
Igor Grubic
Monument
2015
50’

Monument è un documentario poetico-sperimentale composto da una serie di nove ritratti di imponenti memoriali di cemento antifascisti commissionati dalla Ex Jugoslavia. Durate la guerra degli anni ’90 nei Balcani questi “guardiani della storia”, costruiti per onorare le vittime della II Guerra Mondiale, sono stati in parte distrutti perché percepiti come meri monoliti di un’ideologia comunista superata. Il tentativo di cancellare queste costruzioni è alla base di questo lavoro che punta dunque a rileggerne nella storia l’eco della questioni politiche nei Balcani. L’artista sottolinea l’inaspettata fragilità di queste strutture monumentali riprendendole in uno scenario naturale di passaggio, di cambio stagionale, evidenziando metaforicamente anche il ruolo e la ciclicità della natura che è stata testimone di una serie di traumi e di cambiamenti radicali. In una atmosfera quasi spirituale l’artista lascia che i monumenti si raccontino da soli innescando allo stesso tempo un interrogativo sul valore ed il senso del monumento oggi.

Igor Grubić (Croazia 1969) è noto per il suo attivismo politico e morale e per le sue operazioni negli spazi pubblici, spesso nati in una atmosfera misteriosa di anonimato, che mirano a generare nuovi significati come la serie 366 Liberation Rituals (2008) o Angel with dirty faces (2006). Attivo dagli anni 90 il suo lavoro include performance, fotografia e video e dal 2000 inizia a lavorare anche come produttore. I suoi lavori sono stati esposti in numerose rassegne ed istituzioni internazionali tra cui Manifesta 4, Francoforte; Tirana Biennale 2; 50.October Salon Belgrade; 11. Istanbul Biennial; Manifesta 9, Genk, , Gwangju Biennale 20th; 'Zero Tolerance', Moma PS1, New York, Tate Modern, Londra.

Il progetto è realizzato in collaborazione con l'Ambasciata della Repubblica di Croazia a Roma, l’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria, con il sostegno del Ministero della Cultura della Repubblica di Croazia, con il patrocinio dell’MSU di Zagabria e il matronato della Fondazione DonnaRegina per le Arti Contemporanee.


Gruppo REC. Léggere forme leggére

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Léggere forme leggére
Il Gruppo REC a Palazzo Tupputi

30 ottobre – 26 novembre 2016
Palazzo Tupputi, via Cardinale dell’Olio, 30 – Bisceglie (BT)

Domenica 30 ottobre 2016, alle ore 18, presso Palazzo Tupputi di Bisceglie (BT), si inaugura Leggere forme leggere, mostra del Gruppo REC, a cura di Edoardo Trisciuzzi.
La mostra si ispira all’opera letteraria di Italo Calvino e ne interpreta le possibili letture metatestuali e ipertestuali, con dipinti, installazioni, video, sound-art e performance.
Gli interventi, concepiti in dialogo con gli ambienti del Palazzo, intendono sviluppare, attraverso una fruizione sinestetica, le molteplici interazioni tra la parola e l’immagine.
Negli ultimi anni la ricerca del Gruppo REC si è confrontata con i lavori di Italo Calvino in numerosi eventi espositivi, tra cui Le città invisibili (nell’ambito del Festival di Musica Contemporanea URTICanti) presso la chiesa di Santa Teresa dei Maschi a Bari, Ti con zero alla Galleria Formaquattro di Bari e Lezioni Americane (six+one). Omaggio a Italo Calvino presso il Fortino Sant’Antonio di Bari.
La mostra sarà anticipata da un incontro introduttivo sabato 15 ottobre, presso la chiesa di Santa Margherita di Bisceglie, in occasione della XII edizione della Giornata del Contemporaneo promossa dall’AMACI (Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani).
Il Gruppo REC – Ricerca Estetica Contemporanea è un collettivo di artisti (Alessandra Lama, Natalia Bartoli, Mimmo Avellis, Francesco Avellis) nato a Bari nel 2012, che condividono la propensione a rappresentare la realtà contemporanea con linguaggi eterogenei, ma per mezzo di una simile vocazione intellettuale. Nei vari progetti, il Gruppo REC si arricchisce della collaborazione di altri artisti, come Vincenzo Chiatante, già presente nelle mostre del 2015. Per l’occasione, il Gruppo accoglie gli interventi di video-arte di Francesco Scagliola, artista multimediale e professore di Composizione musicale elettroacustica presso il Conservatorio di Bari “N. Piccinni”.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo pubblicato da Mario Adda Editore, con fotografie di Beppe Gernone.

Leggere forme leggere. Il Gruppo REC a Palazzo Tupputi

Presentazione: sabato 15 ottobre, chiesa di Santa Margherita, strada S. Margherita – Bisceglie (BT), ore 18:30
Inaugurazione: domenica 30 ottobre, ore 18
La mostra rimarrà aperta fino al 26 novembre 2016
Orari di apertura: dal lunedì al sabato, dalle ore 18 alle ore 20 (su appuntamento)

Palazzo Tupputi, via Cardinale dell’Olio, 30 – Bisceglie (BT)

Per info:
328 8459480 – 347 1876708 – 348 5626881
alelama@gmail.com / edoardo.trisciuzzi@gmail.com / grupporec@libero.it


How do landscapes shape human imagination?

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How do landscapes shape human imagination?
Presentazione della residenza Mediterranean landscapes

Giovedì 20 Ottobre 2016 ore 18.00
AlbumArte | Via Flaminia 122, Roma

Partecipano: Federica Candelaresi, segretario generale Biennale dei Giovani Artisti d'Europa e del Mediterraneo (BJCEM); Carlo Testini, Arci nazionale; Marco Trulli, curatore di Cantieri d’arte
Laura Lecce e Fabrizio Vatieri, curatori di Pelagica; Ryts Monet, Ieva Saudargaite Douaihi e Neza Knez, artisti.

Il 20 ottobre 2016 viene presentato, presso lo spazio indipendente e no profit per l’arte contemporanea AlbumArte, il progetto di residenza internazionale La Ville Ouverte | Mediterranean landscapes, promosso da Arci con il sostegno di BJCEM (Biennale des jeunes créateurs de l'Europe et de la Méditerranée) in vista della nuova edizione della Biennale nel 2017. How do landscapes shape human imagination? Questa è la domanda chiave della residenza artistica Mediterranean landscapes, che intende riflettere sulle mutazioni in atto nel paesaggio mediterraneo, sulle migrazioni che cambiano il volto sociale del Mediterraneo ma ne ridefiniscono, in qualche modo, anche il paesaggio urbano e la sua fruizione. Dal 21 al 31 Ottobre a Viterbo si terrà il primo step della residenza internazionale La Ville Ouverte | Mediterranean Landscapes che si svolge nella Tuscia nell’ambito del programma d residenze che Cantieri d’Arte coordina nel territorio. La residenza è un percorso internazionale che si snoda tra le aree della Tuscia e del Tigullio e che prevede un secondo step a Lubiana e la conclusione a Tirana, nell’ambito di Mediterranea 18. Biennale dei Giovani Artisti. La residenza che si terrà a Viterbo e nella Tuscia sarà un momento di riflessione e progettazione sull'immaginario collettivo e sugli spazi pubblici del Mediterraneo che vedrà protagonisti tre artisti selezionati tramite una call internazionale Ryts Monet, Neza Knez e Ieva Saudargaite Douaihi. Dieci giorni di esplorazioni e incontri con le comunità locali e con artisti, curatori, architetti, urbanisti e sociologi. Un percorso fatto di osservazione, classificazione, rilettura e riattivazione dei territori, che unisce elementi immaginari e reali, partendo dai concetti di identità e migrazione, che vedrà come ospiti diversi visiting professor, tra cui l’antropologo Franco La Cecla. La residenza invita gli artisti a interpretare il paesaggio mediterraneo, un universo multiforme e complesso da ritrarre e su cui riflettere, sotto l’aspetto geologico e fisico, ma anche politico ed antropologico. La sua natura "narrativa" genera innumerevoli ispirazioni e produzioni, i suoi confini variabili invece restituiscono infinite sfumature e identità. Per questi motivi questo paesaggio è stato scelto come materia fertile di lavoro per giovani artisti contemporanei, uno scenario dalle molteplici fisionomie e innumerevoli contraddizioni, che vorremmo fossero il punto di partenza per un dibattito su una zona geografica, che oggi si presenta come uno dei più complessi ecosistemi culturali e umani, al mondo. Attraverso l'invito di antropologi, geografi, artisti e curatori, la residenza intende condurre gli artisti selezionati a compiere una ricerca partendo da una lettura del paesaggio mediterraneo (inteso anche come paesaggio sociale, politico) non con l'obiettivo di produrne una impossibile rappresentazione, ma per immaginare nuovi paesaggi riconfigurati attraverso il confronto tra lingue, alfabeti e geografie diverse.

Un progetto promosso da Arci, Arci Lazio e Arci Liguria con il sostegno della Biennale dei Giovani Artisti d'Europa e del Mediterraneo nell'ambito del programma Europa Creativa
dell'Unione Europea.
In collaborazione con Pelagica, A pois association, Skuc association, Raj association.
Si ringrazia Albumarte

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ENGLISH VERSION

How do landscapes shape human imagination?
Presentation of Mediterranean landscapes residency

Thursday, October 20th, 2016 at 6:00 p.m.
AlbumArte | Via Flaminia 122, Rome, Italy

With: Federica Candelaresi, General Secretary of BJCEM; Carlo Testini, Arci nazionale; Marco Trulli, Curator of Cantieri d’arte; Laura Lecce e Fabrizio Vatieri, Curator of Pelagica; Ryts Monet, Ieva Saudargaite Douaihi e Neza Knez, artists.

On October 20th, 2016 at Albumarte spaces will be presented, the international artist residency La Ville Ouverte | Mediterranean landscapes, promoted by Arci with the support of BJCEM (Biennale des jeunes créateurs de l'Europe et de la Méditerranée) in view of the 2017 Bjcem Biennale in Tirana, Albany. How do landscapes shape human imagination? This is the key question of the artist residency Mediterranean landscapes, which aims to reflect on the changes and transformation in the Mediterranean landscape. With a focus on migration flows that are changing the social dynamics of the Mediterranean area and are redefining, in some way, even the urban landscape and its enjoyment. From October 21 to 31 in Viterbo will take place the first step of residency, which takes place in the context of Tuscia residency program promoted by cultural association Cantieri d'Arte. The residency is an international path that winds through the areas of Tuscia and Tigullio, with a second step in Ljubljana and the conclusion in Tirana, for the Mediterranean 18. Biennale of Young Artists. The stage in Viterbo and Tuscia is a time of reflection about the collective imagination, and public spaces in the Mediterranean area that will feature three artists selected through an international call. The artists selected, Ryts Monet, Neza Knez and Ieva Saudargaite Douaihi will spend ten days of explorations, meetings with local communities and with artists, curators, architects, urban planners and sociologists. A path of observation, classification, re-reading and re-activation of the territories, combining fictional and real elements, starting with the concepts of identity and migration, which will see as guests several visiting professors, including the anthropologist Franco La Cecla. The residence invites the artists to interpret the Mediterranean landscape, a multifaceted and complex world to portray and reflect on, under the geological and physical appearance, but also political and anthropological. Its "narrative nature" creates innumerable inspirations and productions, and its variable boundaries return refers infinite shades and identity. For these reasons, this landscape has been chosen as subject of research for young contemporary artists, a scenario with multiple faces and countless contradictions, that we would like to be the starting point for a debate on a geographical area, which today is seen as one of the most complex cultural and human ecosystems in the world. Through the invitation of anthropologists, geographers, artists and curators, the residence intends to conduct the artists selected to perform a research from a reading of the Mediterranean landscape (also as a social landscape, political) not with the aim of producing an impossible representation but to imagine new reconfigured landscapes by comparing languages, alphabets and other geographies.

A project promoted by Arci, Arci Lazio e Arci Liguria with the support of BJCEM into the Creative Europe Programe of the European Union
In cooperation with Pelagica, A pois association, Skuc association, Raj association
Thanks to Albumarte

Non c’è abbastanza passato da andare a visitare

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Non c’è abbastanza passato da andare a visitare è una sequenza onirica applicata all’archivio di ARTcore. È uno sgombero curatoriale che coinvolge opere in deposito, ephimera, buchi neri, polvere, ornamenti e idealismi tirati in ballo da artisti visivi, parenti stretti, collezionisti e amici ora chiamati a dividere il peso del trasloco imminente della galleria. Per partito preso opera smontando. È l’amplificazione di una cimice applicata negli interstizi di un mobile che fotografa il white cube come luogo cerniera tra lo studio d’artista e il pubblico visualizzandone flussi di lavoro, opere, apparati, picchi d’intensità, oggetti d’uso quotidiano, relazioni e azzardi connessi con le forme del fare arte. Nelle tre sezioni che abbraccia Non c’è abbastanza passato da andare a visitare mette in discussione le cronologie: è fantascienza pura perché non segue ordini temporali. A questo criterio predilige di gran lunga principi di compresenza e sovrapposizioni in grado di sovvertire i primati ottici delle opere con quelli di memorizzazione e oralità. Il paesaggio che si presenta non è più quello sublime a cui la galleria nel suo lustro di attività ci ha abituati ma uno spazio sfatto. Si cammina tra affollamenti e vuoti, comunicazioni interne e non sense misti all’incoscienza di cui occorre armarsi quando si fa i conti con gli aspetti enigmatici della contemporaneità ed una comunità artistica fragile e complessa. Non c’è abbastanza passato da andare a visitare è una mostra fuga. Colpo di grazia e scompiglio per lo show closing di ARTcore.

Non c’è abbastanza passato da andare a visitare 
a cura di Valeria Raho
dal 21 ottobre al 21 dicembre 2016

ARTCORE
via N. De Giosa, 48/1°piano_Bari
info@artcore.it

Dodicesima Giornata del Contemporaneo

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AMACI ha scelto sabato 15 ottobre 2016 per la Dodicesima Giornata del Contemporaneo, la grande manifestazione organizzata ogni anno per portare l’arte del nostro tempo al grande pubblico.

Anche per questa edizione la Giornata del Contemporaneo aprirà gratuitamente le porte dei 24 musei AMACI e di un migliaio di realtà in tutta Italia per presentare artisti e nuove idee attraverso mostre, laboratori, eventi e conferenze. Un programma multiforme che di anno in anno ha saputo regalare al grande pubblico un’occasione per vivere da vicino il complesso e vivace mondo dell’arte contemporanea, portando la manifestazione organizzata da AMACI a essere considerata l’appuntamento annuale che ufficialmente inaugura la stagione dell’arte in Italia.

Come per le ultime edizioni, la possibilità di aderire alla Giornata del Contemporaneo per gli enti interessati è offerta tramite questo sito internet: gli aderenti possono caricare autonomamente i propri dati e il programma delle manifestazioni promosse dopo essersi registrati al sito AMACI in qualità di “Aderente GDC”.

Per questa dodicesima edizione, i direttori dei 24 musei associati hanno chiamato a realizzare l'immagine guida Emilio Isgrò, proseguendo il progetto avviato nel 2006 di affidare a un artista italiano di fama internazionale la creazione dell’immagine guida della manifestazione. Isgrò succede a Michelangelo Pistoletto (2006), Maurizio Cattelan (2007), Paola Pivi (2008), Luigi Ontani (2009), Stefano Arienti (2010), Giulio Paolini (2011), Francesco Vezzoli (2012), Marzia Migliora (2013), Adrian Paci (2014) e Alfredo Pirri (2015).

Preghiera per l’Europa, l’immagine creata appositamente dall’artista per la Giornata del Contemporaneo, mostra un’Europa cancellata che estende i suoi confini oltre a quelli dell’Unione Europea, abbracciando idealmente i paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Realizzata a marzo 2016, prima del referendum che ha sancito la scelta della Gran Bretagna di uscire dalla EU, l’immagine vuole essere una riflessione sulle divisioni – geografiche, politiche, culturali – che oggi più che mai alimentano sentimenti e spinte nazionaliste che la storia sperava di aver cancellato. “La mia Preghiera per l’Europa – sottolinea Emilio Isgrò – non vuole suggerire sgomento e paura; ma offrire, piuttosto, la possibilità di un confronto con chi, al di qua e al di là del Mediterraneo, chiede alla terra dei tre monoteismi di sovrapporre il suo “volto umano” alla maschera atroce di un mondo troppo condizionato da guerre e da conflitti. Nessuno può illudersi che l’arte, da sola, possa cambiare l’universo ma certamente tocca agli artisti e alle formiche, cioè alle creature più fragili, esprimere quella forza oscura capace di mutare la disperazione in speranza. Per questo l’arte deve essere libera da condizionamenti ideologici e mercantili: per riacquisire la credibilità perduta agli occhi di chi ne ha veramente bisogno […] È quando cominciamo a pregare tutti insieme – artisti e formiche, religiosi, miscredenti e laici – che la preghiera diventa finalmente efficace. E il cielo si intenerisce”.

Una riflessione sulle divisioni, dunque, e sulla necessità di recuperare dal profondo quel senso di inclusione, quella capacità di sentirsi uniti e fare fronte comune che permette di costruire, anziché distruggere, e di essere più forti di fronte alle difficoltà.


Regarde. Une partie d’une collection

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R | e | g | a | r | d | E
Une partie d’une collection
15.10 | 06.11 2016

VERNICE // sabato 15 ottobre 19h00
@luciferi_secret_gallery

LUCIFERI fineartlab
Piazza San Michele, 2 // Arezzo

in mostra opere di
Erica Andreini / Luca Cacioli / Luca De pasquale / Enrico Fico / Pierluigi Fresia / Chiara Gini / Danilo Giungato / Nicola Gnesi / Giulia Madiai / Simone Martini / Luca Palatresi / Alessandro Schinco / Alberto Setti / Giulia Gypsy Sgherri / Luigi Torreggiani / Frances Von Fleming

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LUCIFERI_SECRET_GALLERY presenta "Regarde /// une partie d'une collection", in mostra dal 15 ottobre al 6 novembre 2016, omaggio al collezionismo fotografico.
Dopo il progetto TALES OF, dedicato alla scultura di grandi maestri internazionali e nazionali, LUCIFERI fineartlab apre la nuova stagione espositiva della SECRET GALLERY con una mostra collettiva di opere selezionate da una collezione privata interamente dedicata alla fotografia d'autore.
Una collezione privata che è più di una semplice raccolta; è una ricerca incessante di immedesimazione, di corrispondenza, di comprenetazione tra l'opera d'arte e il suo fruitore.
Proprio in quest'ottica, nulla può esprimere meglio il senso di questa esposizione se non il diretto fautore della collezione:

"Questa collezione è nata da un’urgenza personale ed intima.

Per quanto essa sia inevitabilmente legata al mio lavoro, riguarda solo ed esclusivamente Tiziana.
Non ha avuto origine da un impulso all’acquisto e ancor meno da smania di possesso. Anche se prende sempre le mosse da un input, in ultima istanza è il risultato di una riflessione e di un confronto con me stessa, nonché di una ricerca all’esterno, e quindi su scatto, progetto e autore.

Perché la fotografia?
Non so rispondere, o almeno non ancora…
Posso dire solo che quell’impulso di cui ho già accennato lo avverto, per ora, solo di fronte ad opere fotografiche.

La scelta di esporre una parte della mia collezione mi ha permesso di tornare a guardarla, sperimentando un primo tentativo di oggettivizzazione. In questo senso, il titolo Regarde è da intendersi nella duplice accezione di osservare e concernere. Esse rifletteono una parte profonda di me e si legano, ciascuna, ad un periodo preciso della mia vita. Parlano indirettamente di me.
A latere di una lettura simbolica, concentrando l’attenzione su temi e soggetti, emergono precise costanti e a dominare su tutte è la predilezione per “cellule” isolati. Figure umane di spalle, in cammino o in stasi; nudo femminile; gesti o dettagli che rimandano a soggetti religiosi; oggetti come sospesi, architetture silenti: questi elementi tornano sempre, a dispetto dell’eterogeneità di tecniche, formati, stili e generi.

Tuttavia, per quanto io sia al centro nella scelta, va ribadito che ad avere un peso enorme è l’autore, la sua storia e quella della fotografia. Credo fortissimamente nella forza delle idee, come credo nei giovani, forse semplicemente perchè sono una di loro, vedo e sento nello stesso modo e condivido con essi dubbi e interrogativi sul tempo che stiamo vivendo. Anche per queste ragioni, è fondamentale per me che l’opera sottintenda un concetto e sia parte di un iter personale."
Tiziana Tommei
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LUCIFERI fineartlab
info@luciferi.it / lab@luciferi.it
334 8304757 / 320 8362009

Savino Aprea

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Savino Aprea
22 Ottobre 2016 - 20 Novembre 2016
Sabato 22 Ottobre alla GALLERIA NINNI ESPOSITO ARTE CONTEMPORANEA alle ore 18,00 saranno presentati gli ultimi lavori di Savino Aprea, dal titolo: Paesaggi "orizzonte degli eventi".


Rispetto alla sua ultima personale tenuta nel 2013 sempre da Ninni Esposito, in cui l'artista presentava un ciclo di opere di grande formato, in questa personale Savino Aprea, espone una nuova ricerca con 30 lavori di piccolo e medio formato. L'idea è di formare una sorta di installazione continua in cui le opere si inseguono e si interfacciano tra loro.
Nel momento in cui sembra prevalere un disordine emotivo e sociale, dove l'essere umano perde ogni riferimento rispetto alle leggi universali della natura e con il suo stesso rapportarsi, l'arte si fa carico, attraverso i suoi svariati "linguaggi espressivi" di riportare quel senso d'ordine emotivo... Da questa riflessione Savino Aprea elabora da sempre il suo lavoro artistico, che per questa personale, presenta con un linguaggio più lirico le sue ultime opere
Elementi-frammenti-geometrie-simboli, si sovrappongono vaganti, sospesi senza una provenienza o meta, in un unico percorso possibile.....
Il ramo di un albero, un frammento, cosi come un " paesaggio - territorio", sono allo stesso momento linee della nostra esistenza, in cui la sorte ci ha destinato a vivere.

GALLERIA NINNI ESPOSITO Arte Contemporanea
Via San Francesco d’Assisi, 26 • 1° Piano
70122 BARI
Tel. 080•5214904 347• 6754203
ninniespositoartgallery@gmail.com



 


Transfusioni #2 Luca Maria Patella / Federica Di Carlo e Marco Palladini

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Il Lavatoio Contumaciale presenta
Transfusioni #2 Luca Maria Patella / Federica Di Carlo
e Marco Palladini
presso
l’Archivio Menna/Binga – sede romana della “Fondazione Filiberto Menna”
via dei Monti di Pietralata 16, 00157 Roma
lunedì 17 ottobre 2016, ore 18.30-21.00

Il progetto Transfusioni, a cura di Anna D’Elia con il contributo di Bianca Menna, Silvia Stucky e Paola Romoli Venturi, collega in un percorso unico gli spazi del Lavatoio Contumaciale e dell’Archivio Menna/Binga aprendo un dialogo tra gli artisti presenti nell’archivio e il mondo culturale contemporaneo per favorire e sollecitare la trasfusione di idee, luoghi, contesti e soggetti di provenienze diverse con artisti italiani ed esteri.
Transfusioni vuole essere un omaggio a Filiberto Menna, presente in ognuna delle quattro mostre in programma attraverso le citazioni degli artisti, le cui opere a lui dedicate sono conservate nell’Archivio.
Transfusioni #2 (17 ottobre - 7 novembre 2016) ha come protagonista Luca Maria Patella (Roma, 1934), artista di ricerca noto in ambito internazionale, pioniere nella sperimentazione interdisciplinare dei media foto-cinematografici, sonori, digitali, scrittoriali e teorici, e grande innovatore nella perlustrazione dei molteplici rapporti che legano arte e scienza.
In mostra sarà esposta un’opera fotografica del 1976 dal titolo “Tessitura solare con Arcobaleno”. Nell’inquadratura compare la mano dell’artista che, sfidando l’impermanenza del fenomeno atmosferico, sembra tracciare l’arcobaleno con un compasso sfruttando le potenzialità del mezzo fotografico.
Il confronto tra mondo fisico e psichico, universo e soggetto è sempre presente nel lavoro di Patella e ritorna in quest’opera che si può collocare nella più ampia indagine che l’artista ha dedicato a partire dagli anni ottanta al "Mysterium Coniunctionis" attraverso un complesso corpus teorico accompagnato da installazioni e oggetti. Il lavoro esposto reca testimonianza della sperimentazione cara all’artista sui metodi fotografici di ripresa, in cui l’originaria tecnica del foro stenopeico si confronta con quella più moderna dell’obbiettivo fisheye. Ne parlerà al pubblico lo stesso Patella, attraverso una “dialettica telefonica in atto” che si terrà in galleria nel corso della giornata inaugurale.
A dialogare con Patella è stata invitata Federica Di Carlo (Roma, 1984) scelta per la centralità che anche nella sua ricerca hanno i rapporti tra arte e scienza, con particolare attenzione alle tematiche della luce e della visione.
L’arcobaleno è infatti un soggetto caro a Federica in quanto fenomeno non misurabile e non definibile in forma oggettiva. Ed è proprio questa presenza aleatoria che affascina scienziati e artisti poiché consente di riflettere sull’apparente realtà in cui viviamo. L’opera "Misurazione diffusa", ideata per dialogare con quella del maestro coinvolgerà il pubblico in un’azione-lettura, nel corso della quale gli spettatori saranno invitati a misurarsi con lo spazio e una scritta attivata dalla luce del luogo.
Nella serata inaugurale a Marco Palladini, scrittore, drammaturgo, regista e attore con Claudio Mapelli al sax tenore, è affidata l’interpretazione d’autore del testo poetico-filosofico Atto Unico Filosofico per Apelle figlio di Apollo Uccelli e Pesci al quale Filiberto Menna consegna la sua riflessione sulla pittura e il teatro come spazio della finzione, e dunque, della costruzione linguistica. Il testo scritto attorno al 1981, è stato pubblicato per i tipi di Le Impronte degli Uccelli nel 2001 in 500 esemplari numerati con in copertina l’opera "MUT/TUM" di Luca Maria Patella (omaggio a Marcel Duchamp).

La mostra sarà visibile su appuntamento
Info: transfusioni2016@gmail.com | 339 8053993
fino al 7 novembre 2016
Apertura speciale per la RAW Rome Art Week:
24/25/26/28/29 ottobre ore 16.00-19.00
27 ottobre ore 11.00-19.00

Transfusioni è un progetto ideato e curato da Anna D’Elia con il contributo di Bianca Menna, Silvia Stucky e Paola Romoli Venturi

Romana Vanacore. La natura delle cose

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Partendo dalla materia che le è più congeniale, Romana Vanacore si concentra sulla forza e la fragilità delle “cose”. Nelle sue mani argille, fibre vegetali, prendono forma e si trasformano in elementi che si aggregano per svilupparsi secondo un’ idea a priori. Con la materia plastica traduce il senso del divenire, della fragilità della bellezza, della forza del tempo nella instancabile ricerca della vera natura delle cose. Nascono forme di memorie organiche frutto di aggregazioni di elementi dagli equilibri apparentemente incerti in cui flebili impronte, antiche tracce di materia, documentano il nostro breve passaggio nel tempo, dando forse un senso alla natura delle cose.
Laura Mocci, art curator


BIOGRAFIA:
E’ la “terra” il mezzo di espressione artistico di Romana Vanacore. Inizialmente orientata verso la rielaborazione delle antiche tecniche di lavorazione della ceramica Romana Vanacore sin dagli anni Ottanta sperimenta le potenzialità plastico espressive di impasti di diversa provenienza, reinterpretando le forme, alterando dialetticamente i tradizionali rapporti di decorazione e forma. Sceglie l’argilla, duttile ed espressiva, per tradurre in forma le proprie emozioni rendendole esplicite e condivisibili. Alla fine degli anni ’90, la ciotola, forma primigenia, assoluta, libera da qualsiasi applicazione utilitaristica, diviene il punto di riferimento della ricerca. Assemblaggi, sovrapposizioni, danno vita a forme dinamiche con basi fluttuanti dagli equilibri morbidi ed incerti. L’orientamento sperimentale ed espressivo è rivolto alle potenzialità di trasformazione di forma e superficie, alla necessità di far convivere, confrontandosi, gli opposti, attraverso un cromatismo ridotto all’essenzialità del bianco e nero.


La ricerca la porta a lavorare con argille più raffinate come la porcellana, il grès e la paper clay. Crea impasti con fibre vegetali che bruciano durante la cottura lasciando una delicata impronta, una traccia, una memoria. Realizza forme organiche, dove l’intenzionalità compositiva lascia affiorare un retroterra concettuale che dialoga con una casualità cromatica di matrice informale. Il riferimento alla natura rende la sua ricerca arcaica ed attuale.
Romana Vanacore vive e lavora a Roma.




INAUGURAZIONE: 21 OTTOBRE 2016, ORE 17-20
DURATA : 22-23 OTTOBRE 2016, ORE 11-20 ORARIO CONTINUATO
LUOGO: MYDAY-BYDAY, VIA LUCA DELLE ROBBIA, 76 (TESTACCIO) RM
ART CURATOR: LAURA MOCCI


pubblica:

AdriaWealth. Presentazione della rete dei musei dell'Adriatico

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Il 24 ottobre alle ore 15 un workshop con realtà museali provenienti dall’Italia, Albania, Grecia, Croazia, Montenegro, Slovenia per presentare il progetto

la partecipazione al convegno è a iscrizione: info: stampa@museopinopascali.it

È stata costituita una Rete transfrontaliera dei Musei dell’Adriatico nell’ambito del progetto AdriaWealth (Ricchezza dell’Adriatico), finanziato dal Programma di cooperazione transfrontaliera IPA Adriatico 2007-2013 – capofila il Teatro Pubblico Pugliese, partner la Regione Puglia/Dipartimento Turismo, Economia della Cultura, Valorizzazione del Territorio, con il supporto di Fondazione Museo Pino Pascali e Apulia Film Commission.

Il network mette insieme diverse realtà museali dell’area adriatica al fine di definire nuove forme di approccio interdisciplinare e interculturale, sarà presentato pubblicamente per la prima volta il 24 ottobre 2016 dalle ore 15 al Museo Pino Pascali di Polignano a Mare con un workshop che farà dialogare realtà museali provenienti da Albania, Croazia, Grecia, Montenegro, Slovenia, con rappresentanti dei musei delle regioni adriatiche italiane. I lavori si aprono con l'intervento di Marcello Tagliente, per la Direzione generale Musei - MiBACT.

Seguono gli interventi di Ludovico Pratesi, direttore del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro, nelle Marche, Vincenzo Tini D’Ignazio direttore della Fondazione Menegaz di Castelbasso, in Abruzzo, Monica Gori del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, in Emilia Romagna, Cristiana Colli, co-direttrice della manifestazione Demanio Marittimo.Km-278 che si tiene tutti gli anni a Marzocca di Senigallia, nelle Marche, che ogni anno riflette proprio sulle potenzialità culturali dell’area adriatica e sul dialogo tra le due sponde.

Insieme a loro, la direttrice Gloria Fazia del Museo Civico di Foggia e Daniela De Vincentis, direttrice del Museo della Ceramica di Grottaglie. A moderare la discussione, i critici d’arte Christian Caliandro, Lia De Venere, Roberto Lacarbonara, Santa Nastro.

La Rete dei Musei dell’Adriatico si propone di favorire il confronto, il collegamento e la collaborazione tra realtà museali analoghe che si affacciano sull’Adriatico per valorizzare non solo ciascuna singola realtà ed il proprio patrimonio, ma soprattutto per favorire lo scambio di buone pratiche, conoscenze e competenze.

Inoltre, di promuovere politiche di cooperazione per migliorare la qualità e le modalità di accesso dei servizi culturali offerti al pubblico, di attivare sinergie per lo sviluppo dei “distretti museali”, di proporre forme di gestione innovative dei servizi museali per l’innalzamento della qualità dell’offerta museale, di stimolare la nascita di una realtà museale nuova, capace di generare nuove forme di innovazione tecnologiche, crescita economica e mutamento degli stili e qualità della vita, tra gli altri obiettivi previsti dalla convenzione.

Il progetto AdriaWealth (Ricchezza dell’Adriatico), finanziato dal Programma di cooperazione transfrontaliera IPA Adriatico 2007-2013, mira alla creazione di una serie di network pubblico-privati per la capitalizzazione dei risultati ottenuti da cinque precedenti progetti IPA (Archeo.S. Artvision, Adriacold, Medpaths, Roofofrock). In particolare, esso intende divulgare le buone prassi sviluppate in tema di turismo sostenibile, valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, gestione delle risorse naturali. AdriaWealth, guidato dal Teatro Pubblico Pugliese, vede tra i partner la Regione Puglia - Dipartimento Turismo, Economia della Cultura, Valorizzazione del Territorio, con il supporto della Fondazione Apulia Film Commission e della Fondazione Museo Pino Pascali.


La partecipazione al convegno è gratuita. I posti sono limitati; occorre registrarsi all’indirizzo:

Info:
press: Santa Nastro snastro@gmail.com

Fondazione Pino Pascali
Via Parco del Lauro 119
Polignano a Mare (Ba)



Fabrizio Ceccardi. Personal Landscapes

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Fabrizio Ceccardi
Personal Landscapes

27 ottobre – 30 novembre 2016 Inaugurazione (alla presenza dell’artista): giovedì 27 ottobre 2016, ore 19.00-22.00

Carlo Gallerati è lieto di presentare Personal Landscapes, una mostra personale di Fabrizio Ceccardi a cura di Serena Silvestrini, evento ideato e realizzato in collaborazione con la Galerie Eulenspiegel di Basilea (CH) e inserito nel programma della prima edizione di Rome Art Week (settimana dell’arte contemporanea a Roma).

“Vado verso la natura per essere cullato e guarito, e avere i miei sensi messi in ordine.” (John Burroughs) “Fabrizio Ceccardi espone per la prima volta a Roma alcuni scatti della serie Out of Eden. Nelle opere in mostra – raccolte e presentate come ‘paesaggi personali’, Personal Landscapes – i soggetti emergono da un'atmosfera fredda e rarefatta, isolati nello spazio e nel tempo. Lo scenario naturale è lontano dall'immaginario paradisiaco, come suggerisce il titolo della rassegna completa, ‘fuori dall'Eden’: non ci sono panorami ideali, incontaminati, irreali; al contrario, la natura appare ostile, come a voler reagire agli abusi dell'uomo, che negli anni ha perpetuato lo sfruttamento delle sue risorse, lasciando sul territorio soltanto i rottami di manufatti che ormai non hanno più alcuna funzione. Lo sguardo di Ceccardi è catturato dagli oggetti abbandonati a cui l'incuria del disuso ha negato il ruolo originale: un osservatorio inattivo non scruta più il cielo ma, all'inverso, si offre per essere a sua volta contemplato; un'imbarcazione non salpa più le acque marine, ma vi resta intrappolata in eterno, inglobata nel paesaggio secondo un lento processo di appropriazione da parte dell'ambiente circostante. Tra l'autore e i soggetti immortalati s'instaura dunque un dialogo fatto da continui rimandi di significati, valori e considerazioni intime; le fotografie nascono dalla totale immersione di Ceccardi nella realtà che lo circonda, come fossero interamente frutto della sua immaginazione. Il tempo, immobile e sospeso, è indecifrabile, così come il luogo esatto in cui vengono scattate le fotografie; estrarre gli oggetti da un contesto anonimo rende le immagini universalmente comprensibili e aperte a molteplici possibilità di riflessione. Nel viaggio nella Terra del Fuoco, agli antipodi del globo terrestre, i paesaggi si manifestano agli occhi del fotografo come un'apparizione da osservare, studiare e infine assimilare. L’autore intuisce le controversie derivate dagli interventi dell'uomo nell'ambiente, soffermandosi sulla negazione della loro funzionalità originaria. L'osservazione delle conseguenze del rapporto conflittuale tra uomo e natura, rivela la necessità di salvaguardare l'ecosistema oppresso dal costante sfruttamento del genere umano.” (Serena Silvestrini)

Fabrizio Ceccardi vive e lavora a Reggio Emilia. Sue opere sono state esposte in numerose mostre personali e collettive a Parigi, Basilea, Strasburgo, Tolosa, Biarritz, Roma, Ferrara, Mantova, Bologna, Modena. Ha svolto, in Italia e all’estero, varie collaborazioni editoriali con scrittori e artisti.

Fabrizio Ceccardi
Personal Landscapes

A cura di Serena Silvestrini Galleria Gallerati (Via Apuania, 55 – I-00162 Roma – Tel. +39.06.44258243 – Mob. +39.347.7900049) In collaborazione con la Galerie Eulenspiegel di Basilea (CH) Nel programma di Rome Art Week (settimana dell’arte contemporanea a Roma, prima edizione, 24-29 ottobre 2016) Inaugurazione: giovedì 27 ottobre 2016, ore 19.00-22.00 Fino a mercoledì 30 novembre 2016 (ingresso libero) Orario: dal lunedì al venerdì: ore 17.00-19.00 / sabato, domenica e fuori orario: su appuntamento Mezzi pubblici: bus: 61, 62, 310, 542; metro: linea B, ferm.Bologna (da P.Bologna: 400 m lungo V.Livorno o V.M.di Lando) Ufficio stampa: Galleria Gallerati Informazioni: info@galleriagallerati.it, www.galleriagallerati.it, www.fabrizioceccardi.com, www.romeartweek.com

Via Apuania, 55 | I-00162 Roma | Tel. +39.06.44258243 | Mob. +39.347.7900049 info@galleriagallerati.it | www.galleriagallerati.it | www.facebook.com/galleria-gallerati-483165881756287/ | #galleriagallerati

LETIZIA BATTAGLIA, LA FOTOGRAFA E LA CITTÀ - PALERMO

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Il 3 novembre alle ore 18,30 presso l’American Academy in Rome.
Sarà possibile seguire l'evento in diretta streaming: https://livestream.com/aarome

Il 3 novembre alle ore 18,30 l’American Academy in Rome invita la grande fotografa siciliana Letizia Battaglia a raccontare, con il suo sguardo particolare la città di Palermo, nell’ambito del ciclo di incontri La Fotografa e la Città realizzato collateralmente alla mostra A View of One’s Own. Tre fotografe a Roma (fino al 27 novembre 2016).

La fotografa e fotoreporter, nata a Palermo nel 1935, ha dedicato gran parte della carriera a ritrarre la sua città natale. “Con Palermo c’è sempre stato un rapporto misto di rabbia e dolce disperazione. La vedo malata e mi fa arrabbiare,” afferma Battaglia. “Vorrei andarmene ma non ci riesco, la amo in maniera morbosa e ho ancora tante cose da fare nella mia città.” Molte delle sue foto analizzano il capoluogo siciliano nel suo periodo più buio, dilaniato dalle stragi interne degli anni ’70. Dopo aver testimoniato coraggiosamente per anni l’attacco della mafia alla società civile e il suo impatto sul tessuto urbano, ha scoperto che “improvvisamente, [ha] avuto un archivio di sangue.” Il suo impegno verso Palermo l’ha condotta anche a servire come Deputato all’Assemblea della Regione Sicilia e a giocare un ruolo determinante nel restauro del centro storico.

In questo intervento, che analizza i temi centrali della mostra A View of One’s Own, Battaglia rifletterà sulla sua carriera ormai leggendaria come fotografa all’avanguardia di una delle più complicate e affascinanti città del mondo. La conferenza aderisce al programma Fuori Quadriennale (16° Quadriennale d’Arte) e alla XV edizione di FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma (MACRO, 21 ottobre 2016 – 8 gennaio 2017).

“A View of One’s Own: Tre fotografe a Roma. Esther Boise Van Deman, Georgina Masson, Jeannette Montgomery Barron è una mostra a cura di Lindsay Harris, Peter Benson Miller e Angela Piga (fino al 27 novembre).

La mostra espone una selezione di fotografie di donne straniere che hanno vissuto a Roma per tre successive generazioni, tutte collegate in qualche modo all’American Academy in Rome.

Le foto di Van Deman e Masson fanno parte dell’Archivio della Fototeca dell’American Academy in Rome, che costituisce, attraverso gioielli come questi, uno strumento ed una risorsa preziosa per studiosi e amanti della fotografia nel racconto e nella documentazione della città di Roma. Il loro lavoro confronta aspetti della Città Eterna e le sue trasformazioni urbane nel corso di più di un secolo, dalla Belle Epoque ai nostri giorni. Allo stesso modo, traccia l’emergere della fotografia come mezzo indipendente esercitato da donne con un punto di vista distintivo, che si evolve passando dall’approccio documentaristico all’interpretazione di una visione in soggettiva che richiama anche ad una “espressione di genere”.

Il progetto si colloca nell’ambito di American Classics, una serie di appuntamenti promossi dall’American Academy in Rome che riconsiderano idee, testi, canzoni e immagini, i “classici” che definiscono ciò che dà senso alla parola “Americano”. In un immaginario sempre più internazionale che sta modificando i suoi centri del potere, i tropi che per lungo tempo sono stati identificati alla base dell’identità americana sono messi al centro di una nuova indagine, mettendo in discussione le verità culturali che gli americani ritenevano un tempo acquisite. Traendo ispirazione dalla sede dell’American Academy in Rome, questa serie ha l’obiettivo di comprendere l’americanità nel XXI secolo indagando la relazione tra gli ideali americani e il mondo antico, tra l’individualismo del XXI secolo e le immagini e l’architettura dell’impero. Esplora anche i modi in cui i tratti distintivi dell’identità americana evolvono una volta sradicati dagli Stati Uniti e messi a confronto con altre culture.


The American Academy in Rome, Via Angelo Masina 5, Roma


Letizia Battaglia, La Fotografa e la Città - Palermo

Il 3 novembre alle ore 18,30 il confronto è con la grande fotografa siciliana Letizia Battaglia. La conferenza di Letizia Battaglia aderisce al programma Fuori Quadriennale (16° Quadriennale d’Arte) e alla XV edizione di FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma (MACRO, 21 ottobre 2016 – 8 gennaio 2017). La mostra sarà visitabile in via eccezionale dalle 17 alle 20.


Fino al 27 novembre 2016: A View of One’s Own: Three Women Photographers in Rome. Esther Boise Van Deman, Georgina Masson, Jeannette Montgomery Barron. Immagini della mostra http://bit.ly/2c02nkg

A cura di Lindsay Harris, Peter Benson Miller e Angela Piga

La mostra è visitabile ogni venerdì sabato e domenica dalle 16 alle 19

Contatti:
Marques McClary, Responsabile della Comunicazione, Tel: 212.751.7200, ext 342, m.mcclary@aarome.org

Santa Nastro, Rome Press Officer, Tel: +39 3928928522, s.nastro.ext@aarome.org

A Palazzo Magnani, il Liberty come non l’avete mai visto

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Duilio Cambellotti: Bozzetto esecutivo per il Manifesto dell’Esposizione nazionale di Torino del 1898, 1897 China carbonino e biacca, cm 113,5 x 79 Roma, Archivio Cambellotti
 
 
Mostra a cura di Francesco Parisi e Anna Villari
Palazzo Magnani popone dal 5 novembre 2016 al 14 febbraio 2017 una ampia e raffinata indagine sul Liberty in Italia. Sette sezioni che vedono riunite quasi 300 opere: dipinti, sculture, illustrazioni, progetti architettonici, manifesti, ceramiche, incisioni. Selezionatissimi i prestiti provenienti dai più importanti Musei italiani e da straordinarie Collezioni private, e molti dei quali, oggetto di recenti studi, vengono presentati al grande pubblico per la prima volta.
Ogni sezione della mostra – dedicata al dialogo tra le diverse arti – mette in luce l’alternanza tra le due “anime” del Liberty italiano: quella propriamente floreale e quella “modernista”, più inquieta, stilizzata ed essenziale e che precederà le ricerche delle avanguardie, in primis il Futurismo.
“All’interno di una idea più ampia e generale di “Liberty italiano” – anticipano i Curatori Francesco Parisi e Anna Villari – abbiamo voluto porre a confronto le due diverse tendenze; cercando di assecondare in questo modo il dibattito storico artistico dell’epoca che individuava, come vera essenza del Liberty, la linea fluente, floreale e decorativa e, d’altra parte, recuperando il modello critico della letteratura coeva che identificava nel Liberty tutto ciò che era considerato moderno e di rottura, includendo quindi anche quelle esperienze non propriamente classificabili in Italia come floreali ma piuttosto moderniste o secessioniste”.
Il percorso della mostra si sviluppa secondo una scansione per sezioni “tradizionali”: pittura, scultura, decorazione murale, ceramiche, progetti di case d’artista (come chiave nuova per entrare nell’idea progettuale dell’architetto che lavora, eccezionalmente e con la massima libertà espressiva, per se stesso), manifesti, illustrazione e incisione.
Filo rosso che collega tutte le sezioni di mostra è lo stretto dialogo tra opera e processo creativo, che si manifesta attraverso la pratica del disegno e l’esercizio sulla linea grafica: alle pitture, sculture, ceramiche, ai progetti decorativi e ai manifesti sono stati infatti accostati bozzetti preparatori, cartoni, i disegni relativi a vasi, piatti e oggetti, in un continuo scambio tra arti e campi di ricerca: si potrà così anche scoprire che lo scultore Arturo Martini ha disegnato vasi in ceramica, Felice Casorati ha progettato una fontana, Vittorio Corcos è stato anche cartellonista e Umberto Boccioni, oltre che cartellonista, ha disegnato alcune vignette per il “Corriere dei Piccoli”. Che risale insomma proprio al Liberty la ricerca di una bellezza applicata, grazie alla firma di un “autore”, a tutte le forme del vivere quotidiano.
Una chiave inconsueta che rivela, entrando nel vivo del “fare” e nella mente dell’artista, la vera essenza concettuale e espressiva del Liberty, un movimento, una tendenza e una moda che, a distanza di più di cento anni, non ha ancora esaurito il suo potere seduttivo.
LE SEZIONI DELLA MOSTRA
LA PITTURA
Nelle tre ampie sale dedicate interamente alla pittura emergerà come in Italia non sia possibile individuare uno stile unitario riconducibile ad una ortodossia Liberty, ma piuttosto una varietà dovuta da una parte alla fedeltà al tradizione regionale, dall’altra alla volontà di adeguarsi a esperienze straniere. Il percorso si snoda attraverso i primi tentativi di aggiornamento del gusto, con l’opera degli artisti del gruppo “In Arte Libertas” di matrice preraffaellita, e con la pittura a pennellate filamentose di Nomellini e Previati, che filtrarono le ricerche del divisionismo attraverso temi ed atmosfere simboliste; un’ampia sezione di ritratti, nudi e allegorie, da Giulio Bargellini a Giovanni Costetti, da Amedeo Bocchi ad Armando Spadini, accostati ai disegni preparatori, evidenziano la pluralità delle ricerche e come in Italia non fosse affidata solo alla linea sinuosa e fluttuante, derivata principalmente dal mondo vegetale, la ricerca di innovazione di linguaggio.
L’ILLUSTRAZIONE E LA GRAFICA
Forse più di ogni altra, l’espressione artistica caratterizzante la Belle Epoque è stata quella grafica, sia quella applicata – ovvero il manifesto e l’illustrazione libraria – sia quella produzione più personale sortita dai torchi dei singoli artisti che, in un’accezione più vasta, alle Esposizioni d’arte veniva definita “Bianco e Nero”. Nel caso della produzione grafica originale, si trattava quasi sempre di opere ispirate ai grandi temi della letteratura decadente o storicista; nel caso, invece, della grafica editoriale si vennero a creare importanti binomi tra artista e letterato. Ne sono un esempio i rapporti tra De Carolis e D’Annunzio, oppure tra Francesco Nonni e Antonio Beltramelli.
Ampio spazio è dato all’incisione originale e verranno esposte le opere dei più influenti artisti con rari e preziosi esemplari provenienti da diversi Archivi privati e dalle collezioni della Calcografia Nazionale di Roma.
LE CASE D’ARTISTA
I temi correlati della dimora d’artista e della autocommittenza forniscono un punto di osservazione privilegiato per guardare all’architettura del liberty italiano e al tema, di primaria importanza, della casa. Anche in Italia le dimore d’artista offrono agli architetti per un verso imprescindibili spunti di riflessione sui temi dello spazio della creatività, e sull’autorappresentazione dell’artista all’interno della società; per altro offrono l’opportunità di singolari rapporti con il committente finalizzati alla creazione di importanti esperimenti di “opere d’arte totali. A questo poi si collega il tema della autocommittenza, allorché l’architetto – svincolato da ogni imposizione del cliente e dal suo gusto – è libero di esprimersi nella massima autonomia. Il progetto della propria dimora cosi offre – anche per quanto attiene i massimi protagonisti dell’architettura liberty italiana, quali Raimondo D’Aronco e Ernesto Basile – il migliore campo di sperimentazione per il linguaggio modernista, anche in tutte le sue contaminazioni e contraddizioni.
LE ARTI DECORATIVE
L’affermazione delle tendenze Liberty in Italia si ebbe soprattutto in occasione dell’Esposizione delle Arti Decorative di Torino del 1902, dove l’influsso dell’arte si estese verso tutti gli aspetti della vita quotidiana, sotto il motto “L’Arte si democratizza come la scienza”.
Innestato su un’impareggiabile manualità artigiana dalla secolare tradizione, il gusto modernista italiano si sviluppò con tendenze anche contrastanti legate alla complesse realtà regionali: dalla vitale area del Piemonte-Lombardia-Liguria alla Toscana dei ceramisti, dall’”Emilia Ars” alla geniale fioritura palermitana del binomio Basile-Ducrot. Le arti decorative in mostra si articolano in due diverse sezioni: la ceramica d’artista, e piccoli manufatti in bronzo, tra scultura e oggetti di uso comune. In entrambi i casi si tratta di opere non filtrate dal lavoro dell’artigiano che realizza l’opera da un progetto dell’artista, come nel caso dei mobili, ma dal diretto intervento del creatore evidenziato, nella mostra, dai disegni preparatori delle opere. In mostra le ceramiche di Domenico Baccarini, Giuseppe Cellini, Galileo Chini, Arturo Martini, Giovanni Prini, Achille Calzi e i bronzi di Duilio Cambellotti, Alessandro Zanelli, Giovanni Alloati e Renato Brozzi etc.
LA SCULTURA
Sulla scia dei nudi sinuosi e delle ninfe marine che avevano caratterizzato molte sculture pubbliche di fine Ottocento, la tendenza più marcatamente Liberty in scultura è espressa dall’opera di artisti come Domenico Trentacoste o Pietro Canonica. Ma gli scultori italiani avevano iniziato già attorno al 1880 ad avvertire le prime inquietudini del Simbolismo, come ad esempio Leonardo Bistolfi e, accanto a questi, muovevano i primi passi anche i giovani cresciuti non più sui modelli ottocenteschi nazionali ma sui grandi maestri stranieri. Una moltitudine di artisti le cui ricerche forse più che in pittura mostravano una maggiore aderenza ai principi fondanti dell’Art Nouveau e la sua capacità di adattarli alla sensibilità della nostra committenza. La sezione traccia una mappa della scultura Liberty in Italia con opere mai prima d’ora esposte e realizzate, orientativamente, nel periodo compreso tra il 1895 e il 1920. Partendo dalla produzione di quei scultori nati tra l’inizio degli anni Cinquanta e la fine degli Ottanta dell’Ottocento, fino ai più giovani come Attilio Selva, Giovanni Primi, Ercole Drei, Nicola d’Antino.
LA GRANDE PITTURA DECORATIVA
Nella pittura decorativa, specie nella grandi commissioni pubbliche, continuarono a riaffiorare in maniera evidente stilemi desunti dalla grande tradizione italiana. Basti pensare alle inflessioni rinascimentali di Galileo Chini nei pannelli per la sala del Sogno alla Biennale di Venezia, al michelangiolismo di Adolfo De Carolis nel Palazzo del Podestà di Bologna, al neocinquecentismo di Edoardo Gioja per il Villino Ravà delle Rose a Roma o ancora alla marca tiepolesca di Ettore Tito per il soffitto della sala centrale del Padiglione di Venezia all’Esposizione Internazionale di Roma del 1911.
La sezione si apre con i bozzetti per la Galleria Sciarra di Roma realizzati da Giuseppe Cellini, esempio di proto Liberty, si snoda attraverso la linea francesizzante di ettore Maria Bergler per giungere alle inflessioni bizantineggianti e klimtiane di Giulio Bargellini fino alle tensioni dinamiche di Duilio Cambellotti.
I MANIFESTI
In anni in cui è massima l’attenzione verso il mondo delle arti applicate, della decorazione, di quello che verrà chiamato design, nella necessità di rivalutare il rapporto tra industria e artigianato educando il popolo ad una diffusa bellezza dell’oggetto di uso quotidiano, anche il manifesto diventa un canale attraverso il quale l’artista moderno può veicolare la propria creatività, rendendosi attivo e utile nel diffondere i frutti benefici della rivoluzione industriale.
Partecipando dell’atmosfera culturale dominante, artisti come Adolfo De Carolis, Adolfo Hohenstein, Aleardo Terzi, Plinio Nomellini, Galileo Chini, Leonardo Bistolfi, Vittorio Grassi o Umberto Boccioni si dedicano alla nuova “arte del manifesto”, e applicano anche in questo settore gli stilemi delle tendenze figurative del momento. In mostra manifesti mai visti di grandi dimensioni e dall’impatto coloristico dirompente.
SCHEDA DELLA MOSTRA
LIBERTY IN ITALIA. ARTISTI ALLA RICERCA DEL MODERNO
PALAZZO MAGNANI – REGGIO EMILIA, 5 novembre 2016/14 febbraio 2017
con il Patrocinio e il Contributo del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
Mostra promossa da
Fondazione Palazzo Magnani
Silvana Editoriale
con la partecipazione di
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
Comune di Reggio Emilia
Regione Emilia Romagna
Provincia di Reggio Emilia
Fondazione Cassa di Risparmio Pietro Manodori
Camera di Commercio di Reggio Emilia
Sponsor Tecnici
Gondrand
Audioguide®
Area Borkers
Computers Service
Sponsor
Unindustria Reggio Emilia
Media Parnter
Corriere della Sera
Mostra organizzata da
Fondazione Palazzo Magnani
Cura della mostra e del catalogo
Francesco Parisi e Anna Villari
Ufficio Stampa
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
tel. 049.663499 – info@studioesseci.net
Orari
Dal martedì al giovedì 10.00-13.00/15.00-19.00
venerdì, sabato e festivi 10.00-19.00 – lunedì chiuso
Ingressi
Intero € 11
Ridotto € 10 (Residenti della provincia di Reggio Emilia)
Ridotto € 9 (Amici della FPM; Amici dei Teatri; militari; over 65; diversamente abile; studenti dai 18 ai 26 anni)
Studenti € 5 (studenti dai 6 ai 18 anni)
Ingresso omaggio (bambini fino ai 6 anni; accompagnatore per visitatore diversamente abile; Giornalista iscritto all’albo con tessera di riconoscimento valida)
Ingresso famiglia
Ingresso € 22 (2 adulti + 1 bambino dai 6 ai 14 anni)
Ingresso € 28 (2 adulti + 2 bambini dai 6 ai 14 anni)
Ingresso € 35 (2 adulti + 3 bambini dai 6 ai 14 anni)
VISITA GUIDATA PER ASSOCIAZIONI E GRUPPI
VISITA GUIDATA GRUPPO MINIMO
Gruppo fino a 20 persone
Durata: 1 ora e un quarto
Visita condotta da personale della Fondazione con laurea in Storia dell’Arte
Costo a persona: 9 euro (ingresso ridotto) + 60 euro per visita guidata
VISITA GUIDATA GRUPPI
Gruppo: minimo 20, massimo 26 persone
Durata: 1 ora e un quarto
Visita condotta da personale della Fondazione con laurea in Storia dell’Arte
Costo a persona: 12 euro (ingresso ridotto + visita guidata)
VISITA GUIDATA (inglese/francese)
Gruppo: minimo 20, massimo 26 persone
Durata: 1 ora e un quarto
Visita condotta da personale della Fondazione con laurea in Storia dell’Arte
Costo a persona: 9 euro (ingresso ridotto) + 100 euro per visita guidata
Pagamento visite guidate per gruppi:
E’ vivamente consigliato effettuare il pagamento della visita tramite bonifico bancario indicando nella causale:
VISITA MOSTRA LIBERTY, nome dell’associazione o referente del gruppo, giorno, ora della prenotazione:
FONDAZIONE PALAZZO MAGNANI, Corso Garibaldi 29 – 42121 Reggio Emilia
IBAN: IT 38 K 02008 12834 000101184451
(segue fattura se richiesto)
Disdetta della prenotazione:
entro 10 gg dalla visita: nessuna penale
entro 2 gg dalla visita: pagamento della visita guidata 60 euro
VISITA GUIDATA GRUPPI CON APERITIVO
Gruppo: minimo 20, massimo 26 persone
Durata della visita guidata: 1 ora e un quarto
Visita condotta da personale della Fondazione con laurea in Storia dell’Arte
Costo a persona: 12 euro (ingresso + visita guidata)
Al termine della visita guidata alla mostra sarà possibile organizzare un aperitivo nel ristorante di Palazzo Magnani BOTTEGA BB (Guida Street Food Gambero Rosso 2016/2017).
Costo aperitivo da concordare con il Ristorante secondo le richieste/esigenze del gruppo
VISITE GUIDATE PER VISITATORI SINGOLI a partire da 19 novembre 2016
Ogni sabato alle ore 15 – Ogni domenica alle ore 11
Durata della visita guidata: 1 ora e un quarto
Visita condotta da personale della Fondazione con laurea in Storia dell’Arte
Costo a persona: 12 euro (ingresso + visita guidata)
Obbligo di prenotazione: tel. 0522/454437–444446; mail info@palazzomagnani.it
Disponibilità: fino ad esaurimento posti
Audioguide
Comprese nel biglietto d’ingresso. Anche in lingua inglese.
ACQUISTA ON LINE I BIGLIETTI
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per informazioni e prenotazioni
Palazzo Magnani – Biglietteria Tel. 0522 454437 – 444446 – info@palazzomagnani.it
Attività didattica per gli studenti
Per le scuole è possibile prenotare visite guidate e laboratori anche in giorni e orari di chiusura al pubblico. È d’obbligo la prenotazione. Tutte le proposte didattiche sono consultabili sul sito
www.palazzomagnani.it
PACCHETTI TURISTICI
ITINERE – Club di Prodotto Reggio Tricolore
www.itinere.re.it – e-Mail: mailto:info@itinere.re.it– tel: work +39 0522 1696020
Ufficio stampa Studio ESSECI 

I Martedì Critici 2010-2015. La parola all’arte

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Giovedì 27 ottobre alle ore 19.30 al Palazzo Tupputi - Laboratorio Urbano Bisceglie (via C. Dell'Olio 30 - 2° piano) il Cineclub Canudo in collaborazione con l'Accademia di Belle Arti di Foggia, presenta il volume "I Martedì Critici 2010-2015. La parola all’arte", scritto da Alberto Dambruoso e pubblicato da Maretti Editore. A dialogare con l'autore ci saranno Pietro Di Terlizzi, Direttore dell'Accademia di Foggia, Gaetano Centrone e Antonio Musci.
La pubblicazione racconta la storia dei primi cinque anni di attività de I Martedì Critici, un progetto di divulgazione e approfondimento sui temi della contemporaneità artistica, attuato attraverso la formula dell’intervista pubblica condotta ogni martedì da due critici d’arte a una figura di primo piano del panorama artistico nazionale e internazionale.
Il progetto, unico nel suo genere in Italia, è nato ormai sette anni fa nello studio/abitazione a Roma del critico d’arte Alberto Dambruoso, che ha condotto gli incontri negli anni insieme ad altri colleghi (Di Veroli, Tonelli, De Chiara, Pezzato, Bazzini, Gigliotti, Marsala, Gramiccia, Brogna, Crescentini, Canova, Di Capua) ed è approdato, nel giro di qualche anno, in alcuni dei maggiori musei e luoghi istituzionali del nostro Paese: tra le sedi romane, il MAXXI, il MACRO, l’Accademia di Belle Arti, l’Accademia di Spagna e il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale - La Farnesina, e presso il Museo Pecci a Milano e il MADRE a Napoli.
Il libro si divide in due sezioni.
Nella prima sono raccolte le testimonianze dei critici che insieme a Dambruoso hanno condotto gli incontri dal 2010 al 2015, seguite dalle testimonianze di coloro che hanno partecipato alle serate, la maggioranza rappresentata da storici e da critici d’arte, ma dove figurano anche direttori di Museo, direttori di riviste di settore e di importanti galleristi, come Fabio Sargentini. Questa prima parte si conclude con una poesia che Maurizio Calvesi ha voluto dedicare all’ideatore degli incontri.
La seconda sezione è dedicata ai centotrentatré ospiti delle serate, presentati nei cinque anni di attività. Si tratta prevalentemente di artisti, ma anche galleristi, storici dell’arte e critici. Disposti in ordine cronologico di partecipazione agli incontri, a ognuno di loro sono state riservate due pagine, contenenti o il comunicato stampa dell’evento o gli articoli scritti da Helga Marsala e pubblicati su “Artribune”, media partner del progetto dal 2011, insieme a fotografie scattate in occasione della serata e a ritratti e immagini di opere con cui gli artisti hanno scelto di presentarsi ai lettori.
Il volume è accompagnato da due DVD, prodotti grazie al contributo di “Cortoartecircuito” di Beatrice Bulgari.
Il primo raccoglie i video inediti del primo anno di attività (2010) svoltosi nella casa/studio di Dambruoso a Roma a Colle Oppio. Nonostante la qualità dei filmati, per il carattere di sperimentazione del progetto nel suo primo anno di attività, non sia eccellente, si è scelto d’inserirli ugualmente nel DVD, così da trasmettere la testimonianza di alcuni incontri memorabili, come quelli con Renato Mambor e Cesare Tacchi, due dei principali protagonisti della “Scuola romana” degli anni Sessanta che ci hanno lasciato di recente.
Il secondo raccoglie un montaggio di centoventi minuti di brevi sequenze tratte da tutti i video degli incontri tenutisi tra il 2011 e il 2015. La selezione è avvenuta estrapolando un momento saliente della conversazione in cui il protagonista esprime un concetto essenziale inerente alla propria opera, oppure dà una personale definizione dell’arte o ancora tratta di temi e problematiche nodali dell’arte contemporanea.

Ingresso libero fino a esaurimento posti

Info: 3402215793 - 3406131760
info@palazzotupputi.it


La Tenda Verde (Das Grüne Zelt). Joseph Beuys e il concetto ampliato di ecologia

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La Tenda Verde (Das Grüne Zelt)
Joseph Beuys e il concetto ampliato di ecologia

Sabato 5 novembre 2016 – Domenica 19 marzo 2017

Venerdì 4 novembre alle ore 18.00 inaugura La Tenda Verde (Das Grüne Zelt), a cura di Marco Scotini che si colloca quale terzo capitolo di un’ideale trilogia, concludendo il ciclo di mostre con cui il PAV si è proposto di ricostruire una possibile genealogia del rapporto tra pratiche artistiche e coscienza ecologica negli anni ’70 in Europa.
Facendo seguito a Earthrise. Visioni pre-ecologiche nell’arte italiana (2015) ed ecologEast. Arte e natura al di là del Muro (2016), questa nuova mostra intende focalizzare la propria attenzione sull’attività di uno dei più noti artisti della seconda metà del secolo scorso come Joseph Beuys, privilegiando il suo rapporto con le istituzioni politiche e la minaccia della crisi ambientale.

La mostra La Tenda Verde (Das Grüne Zelt), che coincide con il trentennale della scomparsa di Beuys (1986), vuole rendere omaggio all’autore della ‘scultura sociale’, proprio nel luogo fondato da Piero Gilardi che già nel 1967 fu il primo a scrivere di Beuys in Italia.
Nonostante la sterminata letteratura critica sull’attività dell’artista tedesco, soltanto in rari casi questa è riuscita a trasformare la matrice romantica e spirituale della parola natura in quella politica del termine ecologia. Tutto questo a dispetto del fatto che la prospettiva di Beuys militasse in quella direzione tanto da condurlo a presiedere alla fondazione del movimento tedesco dei Verdi che, per un breve periodo, lo ha visto candidato al Parlamento.

“Ovunque in futuro si dovranno innalzare tende verdi su tutto il pianeta! Dovranno essere le incubatrici di una nuova società” è il noto appello di Beuys che, nel 1980, accompagna la nascita del partito. Proprio un grande tendone di colore verde è, infatti, quello che fa la sua comparsa la mattina del 28 settembre 1980 nella Gustaf-Gründgens-Platz di Düsseldorf, di fronte all’edificio dello Schauspielhaus, opera di Alvar Aalto. La tenda allestita da Beuys assieme ai suoi collaboratori serve come reale e ideale punto di riferimento - di raccolta e di organizzazione - della prima campagna elettorale dei Verdi. Nell’autunno dell’80, di fatto, Beuys è candidato diretto dei Verdi per le elezioni del Bundesstag, assieme a Otto Schily, l’ex-avvocato difensore della RAF e successivo ministro degli interni. Come è noto, questa proposta sarà destinata all’insuccesso come già lo era stata la sua precedente candidatura con i Verdi tedeschi per il Parlamento europeo e per cui Beuys aveva concepito il suo noto poster elettorale L’invincibile (Bei dieser Wahl). Nonostante il ritiro immediato di Beuys dalla scena politica e l’astrattezza costitutiva di certe sue posizioni, una personalità fondamentale come Petra Kelly continuerà a considerare Beuys l'ideologo verde (der grüne Vordenker). E, senza questa esperienza, non sarebbe stata pensabile una delle più grandi azioni della sua ‘plastica sociale’: il progetto dell'82 7000 Querce.
Nella mostra, oltre questo capitolo, saranno presentate tutte quelle operazioni artistiche che, a partire dall’inizio degli anni ’70, hanno visto il progressivo consolidamento della consapevolezza ecologica di Beuys, indissociabile da una concezione della rigenerazione ambientale in senso allargato. L’azione Űberwindet endlich die Parteienddiktatur (Superate una volta per tutte la dittatura dei partiti) contro la distruzione di un’area boschiva di Düsseldorf; l’Aktion im Moor (Azione nella palude) contro la distruzione dell’equilibrio idrogeologico in Olanda assieme all’operazione Difesa della Natura e alla Fondazione per la rinascita dell’agricoltura, così come molti altri interventi fino al progetto 7000 Querce, saranno al centro dell’esposizione.

La mostra si avvale della collaborazione con la Fondazione Bonotto, Collezione Palli, l'Archiv Grünes Gedächtnis ed altre collezioni private.


All’interno delle iniziative previste per l’approfondimento della mostra Das Grünes Zelt le Attività Educative e Formative del PAV propongono MOVIMENTO TERRA, un laboratorio rivolto alle scuole superiori che trae ispirazione dall’esperienza di Joseph Beuys, un artista che ha saputo tradurre i suoi assunti teorici e politici in una pratica connotata dall’impegno civile in termini ecologici che, pur rivolgendosi a comunità ristrette, ha assunto un respiro universale. L’attività affronta il tema del bene comune, inteso come totalità planetaria da preservare, e sottende una grammatica collettiva che è propria di tutte le specie viventi dove gli individui in movimento producono una continua contaminazione tra locale e globale e dove le geografie e le culture si ridistribuiscono e mutano secondo criteri di adattabilità e incontro. Formalmente, durante l’attività viene prodotto un elaborato collettivo a partire dall’esperienza materica con la terra e il suo significato simbolico per dar vita a una mappatura fatta di tracce e traiettorie verso nuovi mondi possibili.

Per partecipare alle attività è necessaria la prenotazione:
011 3182235 - lab@parcoartevivente.it


Continua e-Contest, progetto di mediazione interattiva che durante la visita della mostra raccoglie i pensieri del pubblico per registrarne impressioni e considerazioni in una dimensione fluida e dialogante che permetterà la catalogazione dei più ampi e inediti contenuti. Il risultato del progetto in progress è fruibile all’interno del museo attraverso l’utilizzo del sistema QRcode e online alla pagina www.parcoartevivente.it/e-contest


La mostra è realizzata con il sostegno della Compagnia di San Paolo e della Fondazione CRT.

SI SENTE ANCORA L'ODORE DEGLI ACIDI_2 COLLECTIVE WORK

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F.project Scuola di Fotografia e Cinematografia presenta il
I° appuntamento della seconda edizione
della rassegna sulla fotografia contemporanea:

SI SENTE ANCORA L'ODORE DEGLI ACIDI_2
COLLECTIVE WORK

Gli incontri, le mostre e i laboratori saranno aperti al pubblico e seguiranno il corso dell'intera annualità, sviluppandosi su temi e argomenti specifici, nelle sessioni di ottobre, dicembre, marzo e giugno.

L'appuntamento di venerdì 28 e sabato 29 inaugura questa seconda stagione di attività e verterà sul tema del Collective Work: una pratica, una risorsa attraverso cui fotografi e artisti mettono a disposizione la propria produzione per un fine condiviso. Nuove modalità di ricerca e tendenze ridisegnano il mercato dell'immagine, dall'editoria, all'arte al reportage.
La rassegna che scandirà i prossimi mesi intende stabilire un dialogo profondo e duraturo con il territorio in cui opera e con il pubblico, a vario titolo, interessato al ruolo della fotografia nella realtà che viviamo ogni giorno. In continuità con le attività didattiche di richiamo nazionale e internazionale che la scuola porta avanti da tre anni nella città di Bari, questa rassegna conferma l'impegno di una realtà interessata alla divulgazione e alla valorizzazione della cultura fotografica in Puglia e più in generale nel sud Italia.


OSPITI
− CESURA (del collettivo saranno presenti Alessandro Sala, Arianna Arcara, Luca Santese)
- RUMORE PAIR (Domenico D'Alessandro e Maria Palmieri)
− DAV (Antonio Maria Fantetti, Dalila Ditroilo, Vito Bellino)
− ANATOMIE (Claudia Gori, Giulia Maria Falzea)

BOOKSTORE a cura di SPINE Temporary Small Press Bookstore

MOSTRE
− Collective Work _ Installazione/display a cura di: Rumore Pair, DAV, Anatomie
− In Limine_ Campi di prigionia in Puglia e Basilicata (esito del laboratorio di "fotografia di ricerca e rappresentazione del territorio" a cura di Michela Frontino)
− mostra collettiva: progetti e worktable degli studenti del biennio 2014/2016


PROGRAMMA

28 ottobre h 18:00
- Opening MOSTRE
- TALK: CESURA_
Presentazione del collettivo CESURA con Arianna Arcara, Alessandro Sala e Luca Sentese. Le origini del collettivo e le loro modalità di lavoro, dalla ricerca alla produzione.

29 ottobre h 18:00

TALK: Pratiche collettive a confronto con Rumore Pair, Anatomie, DAV
Gli autori accompagneranno il pubblico nella lettura e nella fruizione dei loro progetti editoriali, artistici e di ricerca.

27 / 28 ottobre
Workshop di editing e self-publishing
a cura di Arianna Arcara e Luca Santese del collettivo Cesura (www.cesura.it)
Arianna Arcara e Luca Santese, co-fondatori del gruppo, attraverso l’analisi delle pratiche di editing e storytelling, forniranno gli strumenti necessari alla realizzazione di un libro fotografico secondo le attitudini e le finalità specifiche di ogni singolo progetto presentato dai partecipanti.�
Programma workshop
giovedì 27 10.00-13.00 / 14.00-18.00
venerdì 28 10.00-13.00 /14.00-18.00
c/o Ex Laboratorio Fotocine Meridionale via Amendola 124/a1_Bari
Per il workshop posti sono limitati ed è necessaria la prenotazione.

Trovate tutte le info del workshop tramite questo link: https://www.facebook.com/events/1466660860017519/

Tutte le presentazioni e gli incontri sono gratuiti e aperti al pubblico e si terranno negli spazi dell'Ex Laboratorio Fotocine Meridionale | via Amendola 124 /A1 - Bari

info: fproject.didattica@gmail.com / Roberta Fiorito

Fixer | A residency enquiry on urban intelligence_Open Call

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È online Fixer | A residency enquiry on urban intelligence, programma di residenza con annessi tre premi di produzione per ricercatori, creativi, artisti e collettivi under 35. La sua open call è aperta su tutto il territorio nazionale, con un supporto specifico per gli artisti, ricercatori e creativi provenienti dall’area mediterranea, chiamati a indagare il quotidiano urbano e la sua fenomenologia ed entrare in contatto con realtà produttive, luoghi comuni e vuoti a rendere che caratterizzano contesti reali.
Il bando non coltiva dunque steccati disciplinari: sono ben accette candidature e proposte che utilizzano i linguaggi della performance, delle arti visive, grafica, fotografia, video, installazione, inclusi interventi relazionali, design, sound art, moda, media art a patto che siano in grado di interagire e relazionarsi con lo spazio urbano e naturale della città per la creazione di una produzione a tiratura limitata da presentare al termine della residenza.
La formula che ha scelto Fixer è dunque quella di una residenza investigativa che si svolgerà, per questa prima edizione, da metà novembre sino alla fine di dicembre nel quartiere San Pio di Lecce ed è finalizzata alla produzione di un multiplo d’artista. Da bando le tre idee progettuali riceveranno un finanziamento di 1000,00 €. La selezione delle candidature è affidata al board curatoriale di Fixer, affiancato da una serie di partner che opereranno al suo fianco, curatori, artisti e direttori artistici dei partner coinvolti nella sua progettualità. Nella valutazione delle candidature si terrà conto delle analogie o dissonanze tra la filosofia di Fixer e l’idea progettuale presentata; dell’incisività e chiarezza del concept; della sua praticabilità attraverso uno studio di fattibilità; dell’interdisciplinarietà dei linguaggi messi in atto. Fixer | A residency enquiry on urban intelligence è un progetto curatoriale supportato da Creare Giovane, vincitore dell’avviso pubblico Giovani per il sociale del Dipartimento della Gioventù e realizzato insieme ad una crew di partner attivi su tutto il territorio regionale e non come Manifatture Knos, Labuat, Like a little disaster, 0riente, DamageGood, ARTcore, Spine Temporary Small Press Bookstore, Caffé Internazionale, Scuola Fuorinorma.

La deadline è attiva fino al 2 novembre 2016.
I vincitori della call for entries saranno annunciati entro lunedì 7 novembre.
Tutte le informazioni e l’application form sono disponibili sul sito befixer.com.

Email: info@befixer.com
Twitter: @FixerResidency
Instagram: instagram/befixer


MICHAEL ROTONDI. POST-ORNAMENTO

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Milano, galleria Area B
a cura di Alberto Zanchetta
11 novembre – 20 dicembre 2016
Inaugura giovedì 10 novembre, ore 18.30

Con oltre venti opere – tra tecniche miste su tela, su carta e su tessuti non intelaiati – la galleria Area B di Milano presenta dall’11 novembre al 20 dicembre 2016 il nuovo ciclo di lavori di Michael Rotondi (1977).

Curata da Alberto Zanchetta, la personale “Post-ornamento” propone un ritorno alla natura inteso come rivincita della semplicità, una sorta di “decrescita felice”, o “festosa” come preferisce definirla l’artista, della pittura che torna ad uno dei suoi temi più classici: quello della natura morta.  Un riscatto che viene riscosso senza traumi o azioni aggressive, ma tutto sul piano iconografico restituendo all’aspetto decorativo e all’ornamento, parti spesso marginali e di puro abbellimento, il ruolo di protagonista dell’opera. Un’arte fatta di rimandi, che non attinge alla realtà, ma all’arte stessa: le immagini di Rotondi nascono da altre immagini. Ispirandosi alle figure floreali di antichi erbari e stampe medievali, l’artista sperimenta fino ad approdare ad un linguaggio che, a partire dall’iconografia antica, mescola suggestioni contemporanee provenienti dal mondo della musica, dall’universo della street art, dell’illustrazione indipendente e dell’immaginario punk, indie e pop, con incursioni sia nella cultura “alta” che popolare. Una ricerca che giunge, in alcuni casi, a perdere il suo figurativismo e a sfociare nell’astratto dando vita a una concezione di natura morta del tutto nuova.

Influenzato dal Beuys di Difesa alla Natura, azione del 1984, che incoraggiava una riconciliazione con l’elemento naturale, ma anche dall’idea sempre beuysiana di una funzione sociale dell’arte, per Michael Rotondi l’arte è prima di tutto “bene comune, sociale e pubblico”.  Per questo motivo all’interno dei suoi lavori si ritrovano sempre elementi che, oltre a provenire da suoi ricordi personali e da immagini legate alla sua biografia, attingono alla memoria collettiva, a un immaginario che appartiene a tutti. Non solo. Le opere dell’artista, barese di nascita e livornese d’adozione, sono “bene pubblico” anche perché, talvolta, frutto dell’intervento di più mani. Se in passato Rotondi ha infatti invitato più volte altri artisti ad agire insieme a lui sui suoi lavori, in questa occasione la richiesta è stata inoltrata al curatore Zanchetta che in fase di allestimento negli spazi della galleria Area B sarà libero di intervenire sulle opere e assemblarle anche secondo la propria interpretazione.

Completa la mostra un catalogo edito da Area B con testo critico di Alberto Zanchetta.


Informazioni utili
Titolo Michael Rotondi. Post-ornamento
A cura di Alberto Zanchetta
Sede Area B, Via Marco D’Oggiono 10, 20123 Milano
Date 11 novembre – 20 dicembre 2016
Inaugura giovedì 10 novembre, ore 18.30
Orari dal martedì al sabato, h. 10-13 / 15-18. Chiuso domenica e lunedì.
Ingresso libero
Catalogo edito da Area B con testo di Alberto Zanchetta
Info al pubblico info@areab.it | +39 02 89059535

Ufficio stampa NORA comunicazione - Eleonora Caracciolo di Torchiarolo
Via Lazzaro Papi 18 – 20135 Milano 
t. +39 339 89 59 372 – info@noracomunicazione.it - www.noracomunicazione.it




DENIS RIVA. Attendere il nulla

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ATTENDERE IL NULLA – DENIS RIVA
5 Novembre 2016 – 21 Gennaio 2017
BLU GALLERY
Via Don Giovanni Minzoni 9 Bologna
Inaugurazione Sabato 5 Novembre alle ore 18

Prima mostra personale alla Blu Gallery per Denis Riva ( Deriva )
E’ un vero poeta padano , di questa area ne sonda gli umori e ne coglie gli aspetti più autentici . La sua visione di questa terra prevede che gli uomini vivano concentrati in grandi centri urbani e lascino la campagna e tutta l’area pedemontana agli abitanti che più la rappresentano e la vivono con le leggi e i ritmi che la natura le ha riservato .I suoi protagonisti sono infatti le piante che popolavano ed in parte ancora sono presenti sulla “ sua “ pianura in simbiosi perfetta con piccoli volatili e roditori che occupano la terra , i corsi d’acqua , le paludi e la prima collina .
Sono protagoniste le stagioni , tutte ,per Deriva non esistono le cattive stagioni , ogni momento è quello giusto per vivere e per cogliere la poesia che si può nascondere dietro ad ogni pianta caduta e alla vita che fa comunque il suo corso . Il poeta si limita ad osservare , vedere quello che accade e quello che potrebbe accadere , oppure , forse , quello che gli piacerebbe accadesse , così , un osservatore muto e inerte , che vive in questo modo , aspettando il nulla .
Poi tutto questo lavoro di osservazione , produce delle opere di piccolo formato che messe assieme raccontano tutta la poesia raccolta . Oppure viene riversata su carte di grande formato come nel caso di questa mostra .
Per l’occasione verrà stampato un libro di cui l’autore dice :
Nel libro non viene raccontata una vera e propria storia ma solo attimi rubati all'esistenza.
Attendere il nulla è una raccolta di disegni che attraverso la gestione dei fluidi indaga lo svolgimento del quotidiano in un contesto rurale-pedemontano dove è possibile assistere a pratiche autentiche di scambio e incontro tra natura e uomo. Un'esplorazione dell'occulto, del non detto, del silenzio del giorno, delle discussioni tra rocce millenarie, di azzardi migratori, del vivere bene senza niente.
BIOGRAFIA
Denis Riva detto Deriva, nato nel 1979 a Cento, Ferrara. vive e lavora a Follina, Treviso.
Deriva ha esplorato a fondo il Ganzamonio, sua terra di origine, usandolo come atomizzatore di idee. Perennemente impegnato nella propria ricerca personale, adora sperimentare e fondere tecniche artistiche diverse. Lavora con la precisione dello scienziato, la semplicità del bambino e la produttività della formica, affidandosi anche all’intervento del caso.
Riporta l’equilibrio nel caos degli elementi, o lo sconvolge provocando reazioni imprevedibili in un’oscillazione continua fra ironia e riflessione profonda.

BLU GALLERY
Artecontemporanea
Cell. 338 7608324
Via Don G.Minzoni 9 Bologna



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